Papa Francesco ancora in ospedale, i medici: “Bronchite su base infettiva, potrebbe essere dimesso nei prossimi giorni”

Fotogallery - Il Papa affaticato durante l'udienza generale: intervengono le guardie svizzere - foto 1

Papa Francesco sta meglio, ma non sarà lui a celebrare la messa della mattina nel giorno di Pasqua. Lo ha detto il cardinale Giovanni Battista Re, prefetto emerito della Congregazione per i vescovi e decano del Collegio cardinalizio, precisando che sarà lui stesso a presiedere la sacra funzione in San Pietro domenica 9 aprile. Intanto, lo staff medico che segue il Pontefice al Gemelli, ha reso noto che, “nell’ambito di controlli clinici programmati, al Santo Padre è stata riscontrata una bronchite su base infettiva che ha richiesto la somministrazione di una terapia antibiotica su base infusionale che ha prodotto gli effetti attesi con un netto miglioramento dello stato di salute. Sulla base del prevedibile decorso il Papa potrebbe essere dimesso nei prossimi giorni”.

tgcom24

La direttrice dell’Ausl Reggio Emilia Cristina Marchesi fa il quadro della situazione in ospedale: «Per garantire un servizio adeguato e di buon livello mancano circa 40 medici»

Reggio Emilia «Per il corretto funzionamento del Pronto soccorso servirebbero 90 medici, ma al momento ne abbiamo solo una cinquantina». Non usa giri di parole Cristina Marchesi, direttrice generale dell’Ausl reggiana. Per cercare di risolvere il problema, che non è certo recente e non riguarda solo la nostra città, l’Ausl ha da poco pubblicato un bando per assumere i medici specializzandi nei Pronto soccorso con contratti da liberi professionisti, così come previsto dalla legge finanziaria regionale. «Vedremo quanti ci risponderanno – commenta Marchesi – anche perché non essendo sede di dipartimento di medicina o di scuola di specialità siamo senza dubbio più svantaggiati di altri».

Con il decreto Calabria fino allo scorso 31 dicembre si potevano già assumere specializzandi. Ne sono entrati in questo modo? Quanti?

«Ne abbiamo assunti tre, che sono già in forza al Pronto soccorso. Poi ci sono gli specializzandi che, grazie alla convenzione firmata con l’Università di Modena e Reggio, mettono a disposizione un monte ore di tre turni al mese. Questi ultimi non sono ancora pronti per lavorare in autonomia, né possono farlo, mentre i tre entrati con il decreto Calabria hanno un contratto di 32 ore settimanali. Ciononostante, considerati i doppi percorsi per Covid e non Covid, i turni notturni e così via, siamo sotto organico di 37 persone. Stiamo comunque lavorando per riaprire i Pronto soccorso di Scandiano e Correggio e dovremmo riuscirci entro primavera».

A Bologna l’Ausl ha deciso di usare gli specializzandi anche nel Pronto soccorso pediatrico. Lo faremo anche noi?

«No, il Pronto soccorso pediatrico si avvale di pediatri e di medici convenzionati che da anni si occupano dei codici minori. Anche in questo reparto, comunque, abbiamo delle carenze: per esempio adesso ci sono cinque medici in maternità. Ma questa è una cosa bellissima e che ci rende felici».

Qual è la situazione negli altri reparti dell’ospedale?

«Quando parliamo di branche specialistiche presenti solo al Santa Maria Nuova, come ad esempio la Dermatologia, la Nefrologia o le Malattie infettive, va più o meno tutto bene. Quando invece parliamo di branche disseminate sul territorio, come l’Emergenza urgenza, la Medicina interna, la Ginecologia (che non opera solo negli ospedali ma anche nei consultori), le carenze si fanno sentire. Se il Santa Maria Nuova è più o meno in equilibrio abbiamo aree di sofferenza nella Medicina interna di Castelnovo Monti, sotto di sei persone; o in quella di Guastalla, dove mancano quattro medici. Per non parlare degli anestesisti: abbiamo sale operatorie in funzione in tutti gli ospedali e siamo sotto di 21 medici. Mancano all’appello anche 880 ore di medici specialisti ambulatoriali convenzionati, quelli che lavorano ai poliambulatori per intenderci. I loro contratti sono diversi da quelli dei dipendenti, sono ad ore. Dire che siamo scoperti per 880 ore settimanali significa dire che mancano circa 23 medici».

Uscendo dall’ospedale, qual è la situazione dei medici di medicina generale, i cosiddetti medici di famiglia?

«Al momento sul territorio provinciale abbiamo 64 zone sprovviste di medici di medicina generale. I medici in attività (che sono circa 330) sono già stati caricati oltremodo di pazienti: ci vorrebbe un medico di medicina generale ogni 1.200 assistiti, ma adesso i medici arrivano a 1.800 pazienti. Restano però queste 64 zone che non hanno un medico titolare, e vengono coperte da sostituti o dai medici che stanno frequentando la scuola di formazione specifica in medicina generale. Questi ultimi possono essere utilizzati da poco, da quando cioè la Regione Emilia-Romagna ha deciso che gli studenti di questo corso possono acquisire una sede di assegnazione ma in modo temporaneo. Non è il massimo per i pazienti, che prediligono continuità, ma questi medici ci stanno dando una grande mano. All’appello mancano anche quattro pediatri di libera scelta e circa 97 medici nel servizio di continuità assistenziale, ovvero l’ex guardia medica».

Per gli anestesisti era stato fatto un bando lo scorso anno. Com’era andato?

«Se riuscissimo a coprire tutte le posizioni aperte con i bandi che facciamo non saremmo in questa situazione. Solo nel 2022 abbiamo fatto 20 concorsi per lavori a tempo indeterminato (altri sei sono da completare in questi mesi), e dodici selezioni per titoli per ruoli a tempo determinato. Poi abbiamo aperto bandi per gli specializzandi e per attività libero professionali. Ma le dico solo questo: abbiamo fatto l’ennesimo concorso per reperire medici di Emergenza urgenza, si è iscritto un solo candidato che poi non si è presentato alle prove. Ha rinunciato».

E dunque? Cosa si può fare?

«Dobbiamo pazientare. C’è stato un incremento delle borse di studio per le specialità e anche se è vero che non sempre vengono tutte coperte (è il caso appunto della specialità di Emergenza urgenza), dobbiamo darci il tempo che queste persone si formino per poi poterle assumere. Nel frattempo credo si dovrebbe prendere spunto dal passato, quando si potevano assumere medici specializzandi che non avevano ancora terminato la scuola di specializzazione. Funzionava così fino ai primi anni Duemila, io stessa sono stata assunta in questo modo. Adesso per assumere un medico specializzando ci vuole il parere positivo del direttore di specialità, e poi ci sono limitazioni nell’orario e anche nelle mansioni. Si potrebbe snellire la burocrazia e rendere l’operazione più semplice. L’unico bacino che abbiamo per colmare le carenze di personale è quello iscritto alle scuole di specialità e lì si dovrebbe pescare la forza 

Missionari di Reggio Emilia morti in Madagascar nell’incidente. Bonaccini: “Dedicavano la loro vita agli altri” La diocesi di Reggio in lutto per l’incidente avvenuto nel paese malgascio. Nella città di Manakara sono tanti i progetti sostenuti da nostri concittadini

Il medico Randriatioana Raoelina Martin

Il medico Randriatioana Raoelina Martin

Reggio Emilia, 28 dicembre 2022 – Un tragico schianto fa calare il lutto sulla diocesi reggiana e sulla Congregazione delle Case della Carità. Oggi pomeriggio in Madagascar cinque persone sono morte in un incidente, a bordo di un grosso 4×4. L’auto sulla quale viaggiavano nove persone impegnate nella missione di Ampasimanjeva è uscita di strada al rientro da un pellegrinaggio a Vohipeno e in cinque hanno perso la vita.

Sono morti il dottor Randriatioana Raoelina Martin, direttore dell’ospedale Fondation Médicale d’Ampasimanjeva insieme alla moglie la dottoressa Nivo, don Didier Razafinjatovo (Fratello della Carità) e le Carmelitane Minori della Carità suor Justine Lalao e suor Marie Louise.

Nell’incidente sono rimasti feriti gravemente suor Marie Odette, Carmelitana Minore della Carità e i novizi dei Fratelli della Carità Fidson ed Herschel. Suor Hary Berthine, Carmelitana Minore della Carità, è rimasta ferita in modo meno grave.

“Affidiamo al Signore della vita il nostro dolore e la nostra supplica”, scrivono dalla diocesi. Proprio una decina di giorni fa era stata data notizia di un finanziamento importante per il progetto di gestione dell’ospedale, affidato alla diocesi reggiana. Il progetto è intitolato “Ero malato…” per una sanità accessibile e sostenibile nel basso Farahony – Madagascar (Ospedale di Ampasimanjeva).

Manakara è una città del Madagascar a Sudest del Paese, povera. Poverissima. Conta 60.000 abitanti, anche se, in modo non ufficiale, potrebbero essere molti di più. Il popolo malgascio si riproduce in modo costante: a volte sono anche 7-8 figli per famiglia, da sfamare, senza saper come. Ciò che in questa area sta facendo il Centro missionario diocesano di Reggio Emilia, con la Parrocchia locale intitolata alla Divina Misericordia, guidata da don Luca Fornaciari, coadiuvato da don Simone Franceschini, è immane. Enrica Salsi, reggiana, porta avanti uno sforzo immane presso l’ospedale psichiatrico di Ambokala, sempre a Manakara, di cui è responsabile del progetto. I pazienti affetti da malattie mentali sono molti e scompensati. Non trovandosi sotto trattamento farmacologico, arrivano spesso ad Ambokala, in situazioni gravi.
Il cordoglio di Bonaccini
“Esprimo massima solidarietà e vicinanza alla diocesi di Reggio Emilia e Guastalla e al vescovo Giacomo Morandi per la morte di cinque persone della missione di Ampasimanjeva, in Madagascar, nella diocesi di Manakara, dove si trova una Casa della Carità della diocesi Reggiana”. Il presidente della Regione, Stefano Bonaccini,
esprime il suo cordoglio per le vittime del tragico incidente stradale di Ampasimanjeva.

“Medici e religiosi, donne e uomini – ricorda Bonaccini – che alla fede univano l’impegno per gli altri, persone che dedicavano la loro vita a curare e assistere i più deboli e sfortunati. A loro va il nostro pensiero. Ai loro cari, alla diocesi di Reggio Emilia e Guastalla, al vescovo Morandi e alla missione di Ampasimanjeva il più profondo cordoglio”.
ilrestodelcarlino.it

In ospedale. Il Papa reciterà l’Angelus dal Gemelli. I disegni dei bambini per lui

Il bollettino: non ha più febbre, ha passeggiato in corridoio e ieri pomeriggio ha celebrato la Messa
L'ospedale Gemelli dove il Papa è ricoverato da domenica scorsa

L’ospedale Gemelli dove il Papa è ricoverato da domenica scorsa – Ansa

Avvenire

Il Papa sta sempre meglio, non ha più avuto febbre, e domenica reciterà l’Angelus dal Gemelli. Lo ha annunciato il portavoce vaticano, Matteo Bruni, nel consueto punto sulle condizioni del Pontefice. “Sua Santità Papa Francesco ha trascorso una giornata tranquilla, con un normale decorso clinico. Ha continuato ad alimentarsi regolarmente ed ha proseguito le cure programmate – si legge nella nota -. Ha passeggiato nel corridoio ed ha ripreso il lavoro alternandolo con momenti di lettura di testi. Nel pomeriggio – prosegue Bruni – ha celebrato la Santa Messa nella Cappellina dell’appartamento privato alla quale hanno partecipato quanti lo assistono in questi giorni di degenza. Dopo il lieve episodio febbrile, il Santo Padre è apiretico. In occasione della prossima domenica è prevista la recita dell’Angelus dal 10° piano del Policlinico Universitario “A. Gemelli”. Il Santo Padre – conclude la nota – ringrazia per i numerosi messaggi di affetto e vicinanza che quotidianamente riceve e chiede di continuare a pregare per lui”.

 

Intanto anche i bambini del reparto di oncologia pediatrica del Gemelli, ai quali il Papa aveva fatto pervenire il suo saluto, hanno voluto rispondere al Papa. Come informa Vatican News, hanno scritto, a margine di un bel disegno: “Abbiamo saputo che non stai tanto bene e che adesso ti trovi nel nostro stesso ospedale”. Un breve messaggio scritto con il cuore che il Santo Padre ha potuto leggere. “Anche se non possiamo vederci – si legge ancora nella letterina – ti mandiamo un forte abbraccio e ti auguriamo di guarire presto”.

 

 

Disegni e auguri di pronta guarigione anche dall’Ospedale Bambino Gesù, come anticipato nell’edizione di Avvenire in edicola oggi, venerdì 9 luglio. Qui di seguito pubblichiamo uno dei disegni dei piccoli, in cui si vede uno dei bimbi che tiene la mano del Papa allettato, con la scritta: “Caro Papa Francesco, senti la mia preghiera, come io sentivo la tua quando stavo male”.