Papa Francesco: “Perdiamo il senso del Natale per tanto consumismo”

Pontefice, durante l’omelia per la Messa di Natale invita alla “vicinanza, povertà e concretezza”. E rivolge un pensiero “ai bambini divorati da guerre, povertà e ingiustizia”

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AGI – “Dopo molti Natali festeggiati tra addobbi e regali, dopo tanto consumismo che ha avvolto il mistero che celebriamo, c’è un rischio: sappiamo tante cose sul Natale, ma ne scordiamo il significato“. Lo ha detto Papa Francesco nell’omelia della Messa di Natale. Il Pontefice evoca la Natività per sollecitare la riflessione: “Che cosa ci vuole dire dunque attraverso la mangiatoia? Almeno tre cose: vicinanza, povertà e concretezza”.

“Mentre gli animali nella stalla consumano cibo – spiega Francesco – gli uomini nel mondo, affamati di potere e di denaro, consumano pure i loro vicini, i loro fratelli. Quante guerre! E in quanti luoghi, ancora oggi, la dignità e la libertà vengono calpestate! E sempre le principali vittime della voracità umana sono i fragili, i deboli. Anche in questo Natale un’umanità insaziabile di soldi, potere e piacere non fa posto, come fu per Gesù, ai più piccoli, a tanti nascituri, poveri, dimenticati”.

E durante la messa solenne si fa più intenso il pensiero per i più fragili. “Penso soprattutto ai bambini divorati da guerre, povertà e ingiustizia. Ma Gesù viene proprio lì, bambino nella mangiatoia dello scarto e del rifiuto. In Lui, bambino di Betlemme, c’è ogni bambino. E c’è l’invito a guardare la vita, la politica e la storia con gli occhi dei bambini”.

Nella sua omelia il Papa ricorda che “Gesù, che nasce povero, vivrà povero e morirà povero, non ha fatto tanti discorsi sulla povertà, ma l’ha vissuta fino in fondo per noi. Dalla mangiatoia alla croce, il suo amore per noi è stato tangibile, concreto: dalla nascita alla morte il figlio del falegname ha abbracciato le ruvidità del legno, le asperità della nostra esistenza. Non ci ha amato a parole, non ci ha amato per scherzo”, ha aggiunto il Pontefice, “E dunque, non si accontenta di apparenze. Non vuole solo buoni propositi, Lui che si è fatto carne. Lui che è nato nella mangiatoia, cerca una fede concreta, fatta di adorazione e carità, non di chiacchiere ed esteriorità. Lui, che si mette a nudo nella mangiatoia e si metterà a nudo sulla croce, ci chiede verità, di andare alla nuda realtà delle cose, di deporre ai piedi della mangiatoia scuse, giustificazioni e ipocrisie. Lui, che è stato teneramente avvolto in fasce da Maria, vuole che ci rivestiamo di amore. Dio non vuole apparenza, ma concretezza. Non lasciamo passare questo Natale senza fare qualcosa di buono”.

Natale. Per ricominciare


di: Francesco Cosentino in settimananews.it

C’è una luce timida che si accende in una mangiatoia situata in una campagna sperduta, lontano dal fasto di Gerusalemme, dal rumore trionfante dei palazzi del potere, dall’esteriorità del Tempio e dei suoi sacerdoti: Dio nasce ai margini, ai confini del mondo, dove tutto sembra perduto. Nella notte oscura e nella piccolezza fragile di un Bambino, Dio nasce.

Forse è per questo che il Natale del Signore ci attrae e ci affascina. Perché un bambino ci riconsegna alla nostra fragilità, alla pochezza che, a volte, stringiamo tra le mani, al desiderio di semplicità che ci pervade il cuore, alla speranza che non è tutto finito e che sempre possiamo ricominciare.

Natale, in fondo, è questo: Dio che viene e si fa vicino, perché anche nel cuore della notte, nella più sperduta delle esistenze, laddove tutto sembra senza vita, un nuovo inizio è possibile. Una nuova aurora può sbocciare. Un nuovo cammino può ricominciare. Perché Dio è con noi e non ci lascia soli.

Nasce Gesù. Laddove i percorsi della nostra vita sono talvolta faticosi;

laddove nostri giorni sembrano tutti uguali e manca un sussulto di entusiasmo; l
laddove ci manca la spinta interiore che ci fa battere davvero il cuore e procediamo stanchi e passivi nelle mille attività da portare avanti;
laddove ci sentiamo respinti, giudicati, umiliati o semplicemente non riconosciuti e non amati come desideriamo;
laddove cerchiamo anche noi un posto dove far nascere e brillare noi stessi e a volte ci scoraggiamo sotto i colpi della sfiducia;
laddove ci impegniamo con il poco che abbiamo ma con la costanza di ogni giorno e sembra che i risultati tardino a venire e che nel mondo non cambi nulla e continuino a sbocciare le ingiustizie e il dolore di sempre;
laddove vediamo lentamente consumarsi le riserve di speranza che tanto sono necessarie al cuore dell’uomo e alla società per non perdere di vista la meta e perseguire il sogno di una vita più umana e più bella;
proprio lì, e in altri tanti luoghi della nostra esistenza e della storia del mondo, ancora una volta nasce Gesù.

A dirci che possiamo ancora tramutare ogni lutto in festa. Che possiamo nuovamente alzare il capo e provare a cambiare. Che possiamo ricominciare sempre, perché non siamo mai più da soli: Egli è il Dio con noi, l’abbraccio di amore che ci sorregge, la luce che rischiara il cammino.

In quella notte la giovane Maria diede alla luce Gesù, «lo avvolse in fasce e lo depose nella mangiatoia». Non ci sono parole, ci sono solo gesti di cura e di attenzione per il Bambino che è nato.

Anche noi possiamo festeggiare così: avvolgiamo in fasce il Dio che viene, prendiamocene cura, esercitiamo l’arte della tenerezza; non riduciamolo al bambino di cartapesta dei nostri presepi dimenticandoci dei bambini di carne che spesso muoiono di fame sotto le bombe degli adulti (Primo Mazzolari); non deponiamolo nelle teorie, nei riti senza anima, nelle devozioni senza carne, nelle tradizioni senza vita. Accogliamolo nella Parola di vita che Egli ci rivolge. Incontriamolo nella preghiera. Avvolgiamolo in fasce, prendendoci cura di coloro che incontriamo sul cammino, specialmente dei più poveri.

E allora spunterà una nuova alba anche dalla notte oscura. E scopriremo che davvero è possibile ricominciare, ricostruire la speranza, edificare un mondo nuovo.

NATALE DEL SIGNORE – MESSA DELL’AURORA

Grado della Celebrazione: SOLENNITA’
Colore liturgico: Bianco

“Mentre un profondo silenzio avvolgeva l’universo e la notte nella sua rapida corsa era giunta nel mezzo del suo cammino, il Verbo onnipotente, dagli altissimi cieli, balzò dal suo trono regale” (Liturgia).
“Solo il silenzio rivela gli abissi della vita” (Zundel). Le più grandi opere di Dio sono frutto del silenzio. Solo Dio ne è testimone e, con lui, coloro che vedono interiormente, che fanno silenzio e vivono della presenza del “Verbo silenzioso”, come Maria che sapeva e meditava questi avvenimenti nel suo cuore.
La parola eterna è il Verbo silenzioso. E Maria, sua madre, si fa discepola del Verbo. “Maria ascolta, condivide, si dà, si perde nei suoi abissi… Ogni fibra del suo essere reagisce a questo richiamo: “Fammi sentire la tua voce” (Ct 2,14). Maria dà ascolto al Verbo silenzioso, l’unica verità. La sua carne può divenire allora culla della parola eterna. Maria non dice nulla di sé, non aggiunge nulla di sé… Offre la sua trasparenza come un puro vetro ai raggi del sole e il mistero di Gesù vi risplende per intero” (Zundel).
Maria è la realizzazione della profezia di Isaia: “Nessuno ti chiamerà più Abbandonata, …ma tu sarai chiamata Mio Compiacimento”. Per mezzo del silenzio in cui avvolge l’avvenimento del quale è stata protagonista, Maria è la dimora della presenza di Dio.
Il Verbo cerca in lei dimora.
In lei ogni uomo si vede chiamato allo stesso destino: divenire dimora di Dio, del Verbo silenzioso. Perché, se è vero che Dio ha creato la natura umana solamente per ricevere da essa la madre di cui egli aveva bisogno per nascere (Nicolas Cabasilas), ogni uomo è chiamato, attraverso l’accoglienza silenziosa del Verbo, a diventare tempio del Verbo, “Basilica del silenzio” così come Maurizio Zundel immaginava la Madonna.

Antifona d’ingresso
Oggi la luce splenderà su di noi:
è nato per noi il Signore.
Il suo nome sarà: Consigliere mirabile, Dio potente,
Padre per sempre, Principe della pace.
Il suo regno non avrà fine. (Cf. Is 9,1.5; Lc 1,33)

Colletta
Signore, Dio onnipotente,
che ci avvolgi della nuova luce del tuo Verbo fatto uomo,
fa’ che risplenda nelle nostre opere
il mistero della fede che rifulge nel nostro spirito.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

Prima lettura

Is 62,11-12
Ecco, arriva il tuo Salvatore.

Dal libro del profeta Isaìa

Ecco ciò che il Signore fa sentire
all’estremità della terra:
«Dite alla figlia di Sion:
Ecco, arriva il tuo salvatore;
ecco, egli ha con sé il premio
e la sua ricompensa lo precede.
Li chiameranno Popolo santo,
Redenti del Signore.
E tu sarai chiamata Ricercata,
Città non abbandonata».

Parola di Dio

Salmo responsoriale

Sal 96

Oggi la luce risplende su di noi.

Il Signore regna: esulti la terra,
gioiscano le isole tutte.
Annunciano i cieli la sua giustizia
e tutti i popoli vedono la sua gloria.

Una luce è spuntata per il giusto,
una gioia per i retti di cuore.
Gioite, giusti, nel Signore,
della sua santità celebrate il ricordo.

Seconda lettura

Tt 3,4-7
Ci ha salvati per la sua misericordia.

Dalla lettera di san Paolo apostolo a Tito

Figlio mio,
quando apparvero la bontà di Dio, salvatore nostro,
e il suo amore per gli uomini,
egli ci ha salvati,
non per opere giuste da noi compiute,
ma per la sua misericordia,
con un’acqua che rigenera e rinnova nello Spirito Santo,
che Dio ha effuso su di noi in abbondanza
per mezzo di Gesù Cristo, salvatore nostro,
affinché, giustificati per la sua grazia,
diventassimo, nella speranza, eredi della vita eterna.

Parola di Dio

Canto al Vangelo (Lc 2,14)
Alleluia, alleluia.
Gloria a Dio nel più alto dei cieli
e sulla terra pace agli uomini, che egli ama.
Alleluia.

Vangelo Lc 2,15-20
I pastori trovarono Maria e Giuseppe e il bambino.

+ Dal Vangelo secondo Luca

Appena gli angeli si furono allontanati da loro, verso il cielo, i pastori dicevano l’un l’altro: «Andiamo dunque fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere».
Andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro.
Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore.
I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro.

Parola del Signore

Preghiera dei fedeli
(Dall’Orazionale CEI 2020)
Oggi su di noi splende la luce vera. Ricolmi di gioia, rivolgiamoci al Padre che manifesta la sua grandezza nel Bambino di Betlemme, nato dalla Vergine Madre.
Preghiamo insieme e diciamo: Rinnova, Padre, i prodigi del tuo amore.

1. Per la Chiesa: le sia donata la stessa fede con cui Maria accolse, in umile silenzio, il Verbo divino e lo offrì al mondo. Preghiamo.
2. Per il papa e per tutti i pastori della Chiesa: la presenza dell’Emmanuele, il Dio con noi, li illumini e renda feconde le fatiche del loro ministero. Preghiamo.
3. Per quanti sono segnati da un recente lutto: la nuova venuta del Figlio di Dio sia fonte di consolazione e di speranza. Preghiamo.
4. Per tutti i credenti in Cristo: siano aperti allo stupore, alla gioia e al rendimento di grazie davanti all’opera che il Signore compie per i suoi figli. Preghiamo.
5. Per noi qui riuniti: ci sia donato di ritrovare la semplicità dei piccoli, per imparare da Gesù la via del vero amore, nell’umiltà e nell’offerta generosa di noi stessi. Preghiamo.

Padre, sorgente di amore, hai voluto che il tuo Figlio si facesse nostro fratello, perché noi diventassimo in lui tuoi figli ed eredi: accogli l’umile ringraziamento del nostro cuore, che esulta per le meraviglie da te operate. Per Cristo nostro Signore.

Preghiera sulle offerte
Le nostre offerte, o Padre,
siano degne dei misteri che oggi celebriamo:
come il tuo Figlio, generato nella carne,
si manifestò Dio e uomo,
così questi frutti della terra ci comunichino la vita divina.
Per Cristo nostro Signore.

PREFAZIO DI NATALE I
Cristo luce

È veramente cosa buona e giusta,
nostro dovere e fonte di salvezza,
rendere grazie sempre e in ogni luogo
a te, Signore, Padre santo,
Dio onnipotente ed eterno.
Nel mistero del Verbo incarnato
è apparsa agli occhi della nostra mente
la luce nuova del tuo fulgore,
perché conoscendo Dio visibilmente,
per mezzo di lui siamo conquistati
all’amore delle realtà invisibili.
E noi,
uniti agli Angeli e agli Arcangeli,
ai Troni e alle Dominazioni
e alla moltitudine dei cori celesti,
cantiamo con voce incessante
l’inno della tua gloria: Santo, …

PREFAZIO DI NATALE II
Nell’incarnazione Cristo reintegra l’universo

È veramente cosa buona e giusta,
nostro dovere e fonte di salvezza,
rendere grazie sempre e in ogni luogo
a te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno,
per Cristo Signore nostro.
Nel mistero adorabile del Natale
egli, Verbo invisibile,
apparve visibilmente nella nostra carne,
per assumere in sé tutto il creato
e sollevarlo dalla sua caduta.
Generato prima dei secoli,
cominciò a esistere nel tempo,
per reintegrare l’universo nel tuo disegno, o Padre,
e ricondurre a te l’umanità dispersa.
Per questo dono della tua benevolenza,
uniti a tutti gli angeli,
cantiamo esultanti la tua lode: Santo, …

PREFAZIO DI NATALE III
Il sublime scambio nell’incarnazione del Verbo

È veramente cosa buona e giusta,
nostro dovere e fonte di salvezza,
rendere grazie sempre e in ogni luogo
a te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno,
per Cristo Signore nostro.
In lui [oggi] risplende in piena luce
il sublime scambio che ci ha redenti:
la nostra debolezza è assunta dal Verbo,
la natura mortale è innalzata a dignità perenne,
e noi, uniti a te in comunione mirabile,
condividiamo la tua vita immortale.
Per questo mistero di salvezza,
uniti ai cori degli angeli,
proclamiamo esultanti
la tua lode: Santo, …

Nel Canone Romano, si dice il Communicantes proprio.
Nelle Preghiere eucaristiche II e III si fa il ricordo proprio.

Antifona alla comunione
Esulta grandemente, figlia di Sion,
giubila, figlia di Gerusalemme!
Ecco, viene il tuo Re, il Santo e Salvatore del mondo.
(Cf. Zc 9,9)

Oppure:
I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio
per tutto quello che avevano udito e visto. (Lc 2,20)

Preghiera dopo la comunione
O Dio, che ci hai radunato a celebrare in devota letizia
la nascita del tuo Figlio,
concedi alla tua Chiesa
di conoscere con la fede le profondità del tuo mistero
e di viverlo con amore intenso e generoso.
Per Cristo nostro Signore.

Si può utilizzare la formula della benedizione solenne:

Dio infinitamente buono, che nella nascita del suo Figlio
ha inondato di luce questo giorno santissimo,
allontani da voi le tenebre del male
e illumini i vostri cuori con la luce del bene. R. Amen.

Dio, che inviò gli angeli ad annunciare ai pastori
la grande gioia del Natale del Salvatore,
vi ricolmi della sua beatitudine
e vi faccia messaggeri del suo Vangelo. R. Amen.

Dio, che nell’incarnazione del suo Figlio
ha congiunto la terra al cielo,
vi conceda il dono della sua pace e della sua benevolenza
e vi renda partecipi dell’assemblea celeste. R. Amen.

E la benedizione di Dio onnipotente,
Padre e Figlio e Spirito Santo,
discenda su di voi e con voi rimanga sempre. R. Amen.

Papa Francesco: nella mangiatoia il senso del Natale, Dio è vicino, povero, concreto

La statua di Gesù Bambino attorniata da dodici bambini da tutto il mondo che portano omaggi floreali

Nell’omelia della Messa della Notte di Natale, il Papa invita a guardare la mangiatoia dove nasce Gesù, per far rinascere la fiducia nella sua vicinanza, la carità verso gli ultimi e la speranza “in chi l’ha smarrita” facendo “qualcosa di buono”. E denuncia che gli uomini, “affamati di potere e di denaro, consumano pure i loro vicini, i loro fratelli” nelle guerre

Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano

“Per ritrovare il senso del Natale” guardiamo Gesù adagiato nella mangiatoia: un piccolo oggetto, ma il segno “con cui Cristo entra nella scena del mondo”. E che ci dice che a Natale “Dio è vicino, rinasca la fiducia”, Dio è povero, per questo “rinasca la carità” e infine Dio è concreto, e “nel suo nome facciamo rinascere un po’ di speranza in chi l’ha smarrita!”. Prende spunto dalla mangiatoia di Betlemme, Papa Francesco, nell’omelia della Messa della Notte di Natale, per spiegare cosa Dio ci vuole dire in questa Notte santa. Una mangiatoia come quella sulla quale è posta la statua di Gesù Bambino svelata dal diacono dopo il canto della Kalenda, prima dell’inizio della celebrazione.

Per ritrovare il senso del Natale, guardiamo alla mangiatoia
Luca, nel suo Vangelo della natività, lo menziona per ben tre volte, sottolinea il Papa: con Maria, che pone Gesù “in una mangiatoia”; poi gli angeli, che annunciano ai pastori “un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia”; quindi i pastori, che trovano “il bambino, adagiato nella mangiatoia”. Intorno, a Betlemme “una situazione simile alla nostra: tutti sono presi e indaffarati per un importante evento da celebrare, il grande censimento, che richiedeva molti preparativi. In tal senso, il clima di allora era simile a quello che ci avvolge oggi a Natale”.

“La mangiatoia: per ritrovare il senso del Natale bisogna guardare lì. Ma perché la mangiatoia è così importante? Perché è il segno, non casuale, con cui Cristo entra nella scena del mondo. È il manifesto con cui si presenta, il modo in cui Dio nasce nella storia per far rinascere la storia.”
Nella mangiatoia Dio ci parla di vicinanza, povertà, concretezza
E attraverso la mangiatoia, chiarisce Francesco, Dio vuole dirci “almeno tre cose: vicinanza, povertà e concretezza”. Vicinanza, innanzitutto, perché “la mangiatoia serve a portare il cibo vicino alla bocca e a consumarlo più in fretta”. Così può simboleggiare “la voracità nel consumare” dell’umanità: gli uomini, anche oggi, “affamati di potere e di denaro, consumano pure i loro vicini, i loro fratelli. Quante guerre! E in quanti luoghi, ancora oggi, la dignità e la libertà vengono calpestate! E sempre le principali vittime della voracità umana sono i fragili, i deboli”.

Anche in questo Natale un’umanità insaziabile di soldi, potere e piacere non fa posto, come fu per Gesù, ai più piccoli, a tanti nascituri, poveri, dimenticati. Penso soprattutto ai bambini divorati da guerre, povertà e ingiustizia. Ma Gesù viene proprio lì, bambino nella mangiatoia dello scarto e del rifiuto. In Lui, bambino di Betlemme, c’è ogni bambino. E c’è l’invito a guardare la vita, la politica e la storia con gli occhi dei bambini.

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Coraggio, Dio ti fa rinascere “dove pensavi di aver toccato il fondo”
Nella mangiatoia “del rifiuto e della scomodità”, prosegue il Pontefice, c’è il problema dell’umanità: “l’indifferenza generata dalla fretta vorace di possedere e consumare”. Cristo nasce lì e in quella mangiatoia “lo scopriamo vicino”, viene “dove si divora il cibo per farsi nostro cibo”. Dio in Gesù “ci fa suoi figli e ci nutre di tenerezza. Viene a toccarci il cuore e a dirci che l’unica forza che muta il corso della storia è l’amore. Non resta distante e potente, ma si fa prossimo e umile”. Si fa vicino, spiega Papa Francesco, “perché gli importa di te”. Dalla mangiatoia ti dice: “Se ti senti consumato dagli eventi, se il tuo senso di colpa e la tua inadeguatezza ti divorano, se hai fame di giustizia, io, Dio, sono con te. So quello che vivi, l’ho provato in quella mangiatoia. Conosco le tue miserie e la tua storia. Sono nato per dirti che ti sono e ti sarò sempre vicino”.

“Coraggio, non lasciarti vincere dalla paura, dalla rassegnazione, dallo sconforto. Dio nasce in una mangiatoia per farti rinascere proprio lì, dove pensavi di aver toccato il fondo. Non c’è male, non c’è peccato da cui Gesù non voglia e non possa salvarti. Natale vuol dire che Dio è vicino: rinasca la fiducia!”

La fredda stalla ci dice che “le persone sono le vere ricchezze”
La mangiatoia di Betlemme ci parla però anche di povertà, continua il Papa. E’ in una fredda stalla, non nel caldo di un albergo, e Gesù nasce lì, attorniato solo da “chi gli ha voluto bene: Maria, Giuseppe e dei pastori; tutta gente povera, accomunata da affetto e stupore, non da ricchezze e grandi possibilità”. Ma queste, commenta Francesco, sono “le vere ricchezze della vita: non il denaro e il potere, ma le relazioni e le persone”. E “la prima ricchezza, è Gesù”. Ma noi, si chiede, “vogliamo stare al suo fianco? Ci avviciniamo a Lui, amiamo la sua povertà? O preferiamo rimanere comodi nei nostri interessi?”

Soprattutto, lo visitiamo dove Lui si trova, cioè nelle povere mangiatoie del nostro mondo? Lì Egli è presente. E noi siamo chiamati a essere una Chiesa che adora Gesù povero e serve Gesù nei poveri.Non è veramente Natale senza i poveri
E qui il Pontefice cita monsignor Oscar Romero, vescovo santo e martire, nel messaggio pastorale nel quale spiegava che: “La Chiesa appoggia e benedice gli sforzi per trasformare le strutture di ingiustizia e mette soltanto una condizione: che le trasformazioni sociali, economiche e politiche ridondino in autentico beneficio per i poveri”. Non è facile, ammette poi, “lasciare il caldo tepore della mondanità per abbracciare la bellezza spoglia della grotta di Betlemme, ma ricordiamo che non è veramente Natale senza i poveri”. “Fratelli, sorelle – è l’appello di Papa Francesco – a Natale Dio è povero: rinasca la carità!”
Gesù cerca una fede fatta di adorazione e carità, non chiacchiere
Infine, prosegue, “la mangiatoia ci parla di concretezza. Infatti, un bimbo in una mangiatoia rappresenta una scena che colpisce, persino cruda. Ci ricorda che Dio si è fatto davvero carne”. Gesù, “che nasce povero, vivrà povero e morirà povero – sottolinea il Papa – non ha fatto tanti discorsi sulla povertà, ma l’ha vissuta fino in fondo per noi”. Dalla mangiatoia alla croce, il suo amore per noi è stato tangibile, concreto: dalla nascita alla morte, “non ci ha amato a parole, non ci ha amato per scherzo!”. E dunque, “non si accontenta di apparenze. Non vuole solo buoni propositi”.

Lui che è nato nella mangiatoia, cerca una fede concreta, fatta di adorazione e carità, non di chiacchiere ed esteriorità. Lui, che si mette a nudo nella mangiatoia e si metterà a nudo sulla croce, ci chiede verità, di andare alla nuda realtà delle cose, di deporre ai piedi della mangiatoia scuse, giustificazioni e ipocrisie.
Non lasciamo passare Natale “senza fare qualcosa di buono”
Dio non vuole apparenza, ma concretezza, conclude Francesco. Per questo: “Non lasciamo passare questo Natale senza fare qualcosa di buono. Visto che è la sua festa, il suo compleanno, facciamogli regali a Lui graditi! A Natale Dio è concreto: nel suo nome facciamo rinascere un po’ di speranza in chi l’ha smarrita!”

“Gesù, guardiamo a Te, adagiato nella mangiatoia. Ti vediamo così vicino, vicino a noi per sempre: grazie, Signore. Ti vediamo povero, a insegnarci che la vera ricchezza non sta nelle cose, ma nelle persone, soprattutto nei poveri: scusaci, se non ti abbiamo riconosciuto e servito in loro. Ti vediamo concreto, perché concreto è il tuo amore per noi: Gesù, aiutaci a dare carne e vita alla nostra fede. Amen”

Preghiera in arabo perchè i responsabili “rigettino la violenza”
Nelle cinque preghiere dei fedeli, insieme a quelle in cinese, francese, portoghese e malayalam, l’invocazione, in arabo, al “Padre di tutti, che ama e dona la pace, affinché conceda a quanti hanno responsabilità politiche, sociali ed economiche il coraggio di rigettare la violenza e di costruire l’amicizia tra i popoli”. A portare l’omaggio floreale alla statua di Gesù Bambino, sono 12 piccoli dall’Italia, India, Filippine, Messico, San Salvador, Corea e Congo. Celebrante all’altare, nella Messa presieduta da Papa Francesco, il cardinale decano Giovanni Battista Re. Al termine della celebrazione, è lo stesso Pontefice, in sedia a rotelle, a portare il Bambinello al presepe della Basilica, mentre la schola canta “Tu scendi dalle stelle”