Incidenti montagna: caduti su Monte Rosa, uno è rianimazione

E’ ricoverato in prognosi riservata nel reparto di rianimazione dell’ospedale Umberto Parini di Aosta uno degli alpinisti, di 26 anni, residente nella provincia di Verona, precipitato oggi assieme ad altri due compagni di cordata da una cresta del versante occidentale del Lyskamm occidentale, a 4.400 metri di altitudine, nel massiccio del Monte Rosa. L’altro ferito, di 25 anni, veronese, è in cura ad Aosta, nel reparto di Medicina d’urgenza con 40 giorni di prognosi. Il terzo alpinista è stato trasportato dai soccorritori svizzeri a Zermatt. (ANSA).

Fase 3: Uncem, gravissimo ritardo su Piano banda ultralarga

“Siamo molto preoccupati, sono preoccupati i Sindaci, le imprese, le Associazioni del territorio. Ci lascia molto perplessi la nuova mappa grafica del Paese, le Regioni arancioni e gialle, e poi Comune per Comune dove il blu del ‘collaudo’ è una rarità”: lo evidenzia il presidente dell’Unione delle comunità montane (Uncem) Marco Bussone a proposito del Piano per la banda ultralarga, soprattutto nelle aree interne e montane dell’Italia, citando la piattaforma grafica degli interventi Regione per Regione e Comune per Comune (https://bandaultralarga.italia.it/).

“Non solo siamo preoccupati e un po’ arrabbiati per i rallentamenti di progettazioni, cantieri, fine lavori e collaudi, ma per altri due motivi: il primo – spiega Bussone – è che vengono tagliate in due le valli alpine e appenniniche, vengono cioè aperti contemporaneamente cantieri per la banda ultralarga in Comuni di bassa e media valle. Si torna dopo mesi a intervenire nei Comuni dell’Alta Valle. Assurdità totale. Diciamo dal primo giorno del Piano Bul che le valli vanno completate insieme, intere. Se un’impresa che ottiene da Open Fiber il subappalto porta materiali e mezzi in una valle, la completa. Da fondovalle fino in cima”. Secondo punto “è che siamo fortemente sorpresi dal forte ritardo anche nei progetti dell’FWA, cioè le linee senza fili che secondo il Piano Bul devono completare gli interventi in fibra ottica. Non è accettabile perché è proprio grazie all’FWA che si salva la connettività nelle aree montane. Già oggi è stato così. Le reti senza fili di operatori privati, ci hanno salvato. Nel Piano ‘Progettiamo il Rilancio’ si fa riferimento alla rete unica, all’impegno sulle aree bianche. Occorre concretezza. E soprattutto tempi certi. Non si provino a scaricare le responsabilità sui Sindaci, sui Comuni che non rilasciano le autorizzazioni. Ci sono altri soggetti pubblici nazionali che hanno rallentato e stanno ancora rallentando il Piano”.(ANSA).

Asta per curare i monti feriti

da Avvenire

Dopo l’alluvione del territorio montano della provincia di Belluno nell’ottobre 2018, la voglia di ripartire e di coinvolgere sempre più persone passa ancora una volta dalla solidarietà. Come dimostra la grande partecipazione al “RestartDolomiti”, progetto di raccolta fondi dedicato proprio alla ricostruzione del Bellunese messo in campo da “Noi DoloMitici”, gruppo di amici che nel 2008 hanno deciso di condividere su Facebook il legame e l’attaccamento alla propria terra e che oggi conta oltre 80mila adesioni. All’appello, nato dal desiderio di contribuire a curare la montagna ferita, stanno rispondendo artisti e personaggi del mondo sportivo. Le opere e gli oggetti personali donati saranno esposti dal 19 al 26 gennaio alla mostra che verrà allestita a Villa Patt di Sedico, sede di rappresentanza dell’amministrazione provinciale di Belluno. E proprio qui sarà possibile aggiudicarsi all’asta opere e oggetti donati (https://dolomitici.landen.co/restartdolomiti), tra gli altri, da Manrico Dell’Agnola, alpinista-fotografo, Fabio Vettori, disegnatore, Silvia De Bastiani, pittrice, dal campione di hockey Diego Riva e dallo sciatore Kristian Ghedina. Il ricavato sarà poi devoluto al fondo della Provincia di Belluno “Welfare e identità territoriale. Solidarietà per l’emergenza nel Bellunese”.

La montagna si spopola, con due eccezioni

La montagna si spopola. Non è una novità. Ma i dati rendono evidente la dinamica in tutta la sua crudezza.

Dal 1951 a oggi, se la popolazione italiana negli ultimi 60 anni è cresciuta di circa 12 milioni di persone infatti, la montagna ne ha perse circa 900mila.

A mettere in luce questo fenomeno è il rapporto “La montagna perduta. Come la pianura ha condizionato lo sviluppo italiano” realizzato da Cer (Centro Europa Ricerche) e tsm-Trentino School of Management, che verrà presentato martedì 9 febbraio alle 15.30 presso il Senato della Repubblica, Palazzo Giustiniani (Sala Zuccari). Ad introdurre i lavori il presidente del Senato Pietro Grasso.

Secondo il rapporto tutta la crescita, in pratica, si è concentrata in pianura (8,8 milioni di residenti) e collina (circa 4 milioni).

Lo spopolamento della montagna ha però un’eccezione in due regioni: in Trentino-Alto Adige e in Valle d’Aosta, dove lo spopolamento non c’è stato e la popolazione ha registrato una forte crescita negli ultimi 60 anni.

Il rapporto raccoglie le statistiche dal 1951 agli anni più recenti sull’andamento della popolazione, dell’economia e delle infrastrutture, nelle varie regioni italiane, con uno speciale riferimento alla montagna. La ricerca, dedicata alla cosiddetta “questione montana”, è stata realizzata da un gruppo di lavoro composto da Gianfranco Cerea, Stefano Fantacone, Petya Garalova, Mauro Marcantoni e Antonio Preiti.

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