Messico: inondazioni, in Tabasco coccodrilli invadono città

Le inondazioni avvenute nelle scorse settimane nel Messico sud-orientale sono state particolarmente intense nello stato di Tabasco, causando gravi danni ed anche una invasione di coccodrilli nella capitale di questo Stato, Villahermosa. Lo riferisce il quotidiano locale El Heraldo de Tabasco.

Questi rettili, spiega il giornale, vivono nei fiumi della regione, ma lo straripamento di molti di questi, ed in particolare del Río Grijalva che attraversa Villahermosa, hanno causato l’apparizione dei coccodrilli nelle strade cittadine, generando panico nella popolazione.
Abitanti della città hanno postato nelle reti sociali video che provano la presenza di almeno sette di questi animali che possono raggiungere la lunghezza di tre metri.
Il fatto è che molta gente non ha abbandonato le case, nonostante gli allagamenti, e spesso è costretta ad addentrarsi nell’acqua che scorre lungo le strade per cercare alimentazione, con il rischio di imbattersi in uno di questi rettili.
Un residente ha raccontato al giornale che la presenza dei coccodrilli non è solo nell’acqua, ma anche sulla terra ferma, e ne è prova un esemplare visto davanti all’ingresso dell’emblematico Teatro Esperanza Iris di Villahermosa. (ANSA).

A FUOCO OLEODOTTO IN MESSICO, ALMENO 20 MORTI

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FORATO ABUSIVAMENTE PER RUBARE IL CARBURANTE Almeno 20 persone sono rimaste uccise e 54 gravemente ustionate nel Messico centrale a causa di un enorme incendio divampato in un oleodotto che trasportava benzina. La conduttura sarebbe esplosa in seguito alla perforazione illegale, dalla quale in molti tentavano di approvvigionarsi abusivamente con dei secchi.

Messico. Ancora violenza: trovato morto prete. Le suore lasciano Chilapa

Una protesta in Messico contro la violenza che miete sempre più vittime (Lapresse)

Una protesta in Messico contro la violenza che miete sempre più vittime (Lapresse)

L’unica certezza è che un altro sacerdote è stato trovato morto in Messico. Si chiamava padre Raúl Quiñones Arellano, 47 anni ed era parroco a El Barril, vicino a Zacates. Giovedì mattina, la domestica l’ha trovato steso sul pavimento. La polizia, accorsa sul posto, ha affermato che il prete era stato assassinato la notte precedente. Poi, le autorità hanno cambiato versione. La Procura ha detto che i risultati dell’autopsia escluderebbero l’assassinio. Padre Raúl sarebbe stato stroncato da una crisi respiratoria. I dubbi, in ogni caso, restano.

La violenza nel Paese ha ormai raggiunto livelli bellici, con duemila morti nel solo mese di gennaio. Colpa delle bande criminali che operano con il sostegno di interi pezzi corrotti delle istituzioni. È questo intreccio tra mafie e politica a rendere i poteri pubblici impotenti. Consentendo ai gruppi delinquenziali di imporre sul territorio un potere parallelo. Col terrore. Chiunque rappresenti un’alternativa al loro pugno di ferro viene considerato una minaccia. E, dunque, eliminato. Giornalisti, attivisti e, in misura crescente, sacerdoti e laici impegnati.

L’ultima dimostrazione è il “ritiro” delle suore dalla diocesi di Chilpacingo-Chilapa. Di fronte all’orrore dell’omicidio dei genitori e della sorella di una di loro, le religiose guadalupane hanno dovuto lasciare la regione del Guerrero, una delle più violente del Messico. Le suore guadalupane amministravano l’istituto Morelos, uno dei più antichi della città di Chilapa, frequentato da 700 alunni, dall’asilo alle superiori. Da settembre a dicembre per paura di rappresaglie, erano state sospese le lezioni: la mancanza di sicurezza aveva imposto i corsi telematici per protezione dei ragazzi.

«Siamo indignati e tristi per il sequestro e la morte dei familiari di una nostra suora, uccisa insieme ad altre sei persone, il 30 gennaio scorso». A parlare è monsignor Salvador Rangel il vescovo che ha denunciato le drammatiche condizioni del Guerrero. Dove l’infiltrazione dei narcos ha raggiunto livelli allarmanti. E i cittadini sono drammaticamente indifesi. In tale contesto “hobbesiano”, lo stesso vescovo ha dovuto cercare un dialogo con i narcotrafficanti scopo di salvare la vita dei suoi fedeli.

Questa volta non c’è riuscito, nonostante le suore erano state da lui al momento del rapimento dei familiari. Altre volte monsignor Rangel aveva tentato e c’era riuscito. Un intermediario aveva fatto incontrare il vescovo con i capi dei narcos della zona. Tre gruppi dettano legge da tempo nel grande serbatoio dell’eoroina del Messico, facendosi una guerra che sta insanguinando tutta la regione. Pochi giorni fa due sacerdoti, Iván Añorve Jaimes y Germain Muñiz García, uno appartenente a questa diocesi e l’altro ad Acapulco, erano stati ammazzati in autostrada.

All’inizio, la Procura locale aveva cercato di insinuare che i preti uccisi avessero legami “sospetti” con i gruppi criminali. Dopo la secca smentita della diocesi e del vescovo Rangel – che è costata a quest’ultimo anche una denuncia –, il governatore Héctor Estudillo Flores ha fatto marcia indietro. E ha ammesso che i sacerdoti in questione non avevano niente a che fare con i narcos

da Avvenire

Centro America. Messico, agguato in auto. Massacrati due sacerdoti

Padre Germàn Muniz Garcia, una delle due vittime

Padre Germàn Muniz Garcia, una delle due vittime

La festa della Vergine della Candelora, domenica, era andata avanti fino a tardi. I sacerdoti Germán Muñiz García, Iván Añorve e Rogelio, che avevano accompagnato la comunità nella preparazione religiosa, avevano deciso di dormire a Juliantla. Poi, all’alba di lunedì, si erano messi in auto insieme a tre amici in direzione Taxco de Alarcón. All’altezza di Iguala, però, una vettura rossa ha sbarrato loro il passo: un commando armato è saltato giù e li ha crivellati di colpi.

Padre Iván Añorve Jaimes, una delle due vittime

Padre Iván Añorve Jaimes, una delle due vittime

Padre Germán e padre Iván, che si trovavano davanti, sono morti subito, come ha confermato il vescovo dell’arcidiocesi di Chilipacingo-Chilapa a cui appartenevano i preti, monsignor Salvador Rangel Mendoza. Padre Germán, originario di Acapulco, era parroco di Mezcala, mentre padre Iván esercitava il proprio ministero nella parrocchia della Sacra Famiglia, nel comune di Las Vigas. Gli altri quattro passeggeri sono feriti: padre Rogelio è grave ed è ricoverato all’ospedale di Taxco. L’arcidiocesi ha rivolto un appello alle autorità perché si faccia luce sui barbari omicidi. L’ennesimo in una nazione che l’anno scorso ha battuto il record di violenza, con 80 assassinii al giorno. L’aumento vertiginoso si è mantenuto nel 2018: gennaio si è chiuso con 1.562 vittime, due all’ora.

La narco-guerra in corso fra gruppi criminali – è interi pezzi di istituzioni da questi ormai catturate – ha registrato, nell’ultimo anno, un “salto di qualità”. In peggio. Colpa – affermano gli analisti – della frammentazione delle organizzazioni più grandi. Ma anche dell’avvicinarsi dell’appuntamento elettorale. A luglio ci saranno le presidenziali. Le mafie hanno accelerato la conquista del territorio in modo da poter “trattare” con il nuovo governo da una posizione di forza. Lo Stato del Guerrero, dove sono stati uccisi i sacerdoti, è uno degli epicentri del dramma: là si concentrano le coltivazioni di oppio per soddisfare la crescente domanda di eroina Usa.

Una manifestazione per i 43 studenti scomparsi a Iguala nel 2014 (Lapresse)

Una manifestazione per i 43 studenti scomparsi a Iguala nel 2014 (Lapresse)

Proprio a Iguala furono fatti scomparire, il 26 settembre 2014, i 43 studenti, tuttora “desaparecidos”. Da allora, la situazione è tutt’altro che migliorata. Meno di un mese fa, il 15 gennaio, durante l’ordinazione di otto sacerdoti, monsignor Rangel Mendoza aveva denunciato la tragedia in atto nella regione, con parole forti: «Il Guerrero odora di povertà e di morte». Il vescovo, allora, aveva esortato i preti «a non lasciarsi intimorire» dai narcos.

L’ESCALATION Messico, un omicidio ogni 16 minuti di Lucia Capuzzi

Questi ultimi si accaniscono con particolare ferocia contro quei settori che possono costituire un’alternativa al loro dominio del terrore. Tra cui, appunto, i sacerdoti. Il che spiega il tragico paradosso per cui il Messico, una delle nazioni con il maggior numero di cattolici al mondo, sia anche, negli ultimi anni, quella con più preti e operatori pastorali ammazzati: quattro nel 2017, secondo il rapporto di Fides. Molti di più quelli minacciati. E, nella “terra dei narcos”, con tragica frequenza, alle parole seguono i fatti.

da Avvenire