La visita. Meloni “scopre” l’Albania, Rama la saluta: un’amica non un pericolo fascista

La premier dal primo ministro albanese: Giorgia politica concreta. Ora il ritorno in Puglia per l’ultimo pezzo di vacanze. «Sto ricaricando le energie, sarà un autunno impegnativo»
Lo scatto pubblicato su Instagram dal premier albanese Edi Rama dopo i quattro giorni di vacanza di Meloni oltre Adriatico

Lo scatto pubblicato su Instagram dal premier albanese Edi Rama dopo i quattro giorni di vacanza di Meloni oltre Adriatico

avvenire.it

«Giorgia è incredibile. Possiamo dire che è nata un’amicizia. Ma soprattutto, che lei è una politica concreta, altro che pericolo fascista». Edi Rama, il primo ministro dell’Albania racconta così la premier italiana.

«Giorgia voleva riposarsi», racconta ancora Rama continuando a chiamare Meloni solo con il nome. Un incontro denso di spunti. «Abbiamo parlato a lungo di relazioni internazionali e di integrazione europea, che lei definisce come riunificazione…», ovvero dell’ingresso dei Balcani nella Ue. «Giorgia pensa che sia ora di andare al sodo», dice il premier albanese. Giorni intensi. Un dialogo che cresce. «Abbiamo parlato del progetto dell’acquedotto, che volevano già Andreotti e Berlusconi, dall’Albania alla Puglia… Lei è una che può smuovere le cose, ho tanta fiducia». La stima viene messa nero su bianco. «Hanno detto che Meloni era un mostro fascista che avrebbe marciato su Bruxelles. Invece, dal primo giorno, non ne ha sbagliata una sulla linea della politica internazionale», insiste Rama che posta una foto dell’incontro con meloni e la saluta: «Sorella d’Albania, fratello d’Italia, Grazie Giorgia è stato un onore».

La risposta di Giorgia Meloni è altrettanto affettuosa: «Grazie per avermi ospitata nella vostra terra e per la calorosa accoglienza ricevuta, Edi. Ti aspetto in Italia!», scrive su Facebook la nostra premier.

Dall’Albania alla Puglia. «Anche quest’anno ho scelto di passare qui, con la mia famiglia, qualche giorno di agosto per ricaricare le energie in vista di un autunno che sarà molto impegnativo e importante per l’Italia. Ma tornerò presto: è infatti proprio la Puglia la sede scelta dal governo per il G7 2024», dice Meloni che sottolinea la bellezza della regione: «È straordinaria. Una perla italiana nella quale cultura e storia si fondono alle bellezze della natura, tra ulivi secolari e spiagge mozzafiato».

Parole che non sfuggonoi al governatore Michele Emiliano. «Grazie a nome di tutti i pugliesi Presidente, da vent’anni ce la mettiamo tutta per dare il nostro contributo all’Italia che ha molto da guadagnare continuando a sostenerci». Qualche giorno di vacanza ancora per Meloni in una masseria del brindino. E intanto sui media rimbalza un episodio.

Nei giorni scorsi sui media albanesi si parlava di un gruppo di italiani scappati da un ristorante a Berat senza pagare il conto. Meloni ha chiamato l’ambasciatore: «Vada a pagare il conto di questi imbecilli, per favore, e faccia un comunicato! L’Italia non può perdere il rispetto così».

Meloni è in Albania per una visita informale

Il presidente del Consiglio ha lasciato la Puglia, dove sta trascorrendo le vacanze, con un traghetto di linea. Previsto un incontro con l’omologo Edi Rama

meloni in albania edi rama

AGI – Giorgia Meloni ha raggiunto stamane l’Albania, a bordo di un traghetto di linea partito da Brindisi, per una breve visita che, a quanto si apprende, dovrebbe comprendere un incontro informale con l’omologo del Paese delle Aquile, Edi Rama.

Il presidente del Consiglio sta trascorrendo un periodo di vacanze in Puglia, in una struttura a Ceglie Messapica, insieme ad alcuni familiari.

Meloni, informano i media locali, è arrivata a Valona nel pomeriggio. Accompagnata, tra gli altri, dal compagno e dalla figlia, la presidente del Consiglio, sempre secondo le stesse fonti, dovrebbe trattenersi in Albania almeno fino a domani.

Non sarebbe peraltro da escludere che la breve trasferta sull’altra sponda dell’Adriatico possa avere un’ulteriore ‘coda’.

Pensioni minime, verso intesa a 590 euro

Pensioni minime, no al nuovo aumento fino a 600 euro: la verità è nella  legge di Bilancio

Mediazione iper-calibrata sulla principale richiesta di Forza Italia. Opzione donna e lavoro le priorità del Pd

Degli oltre 3mila emendamenti alla manovra arrivati mercoledì scorso, di cui ne sono stati ammessi circa duemila, ne rimangono in pista 450. Sono quelli “segnalati” domenica dalla commissione Bilancio della Camera, suddivisi fra 200 della maggioranza (95 Fdi, 54 Lega, 40 Fi, 11 Noi Moderati) e 250 dell’opposizione. Ma dal momento che la coperta è corta (appena 700 i milioni a disposizione), non si esclude la possibilità di un’ulteriore scrematura mentre, sul fronte sindacale, Cgil e Uil hanno avviato ieri la settimana di mobilitazione che andrà avanti fino a venerdì 16. La novità di ieri sera riguarda le pensioni minime, al centro da settimane del forte pressing di Forza Italia per portarle almeno a 600 euro al mese (contro i circa 570 previsti finora dal testo). A riprova che la coperta stavoltà è davvero corta e ogni singolo euro è importante, sarebbe vicina un’intesa su quota 590 euro.

Sono 95, come detto, gli emendamenti segnalati da Fdi. Tra le proposte, oltre alla sospensione del payback per le imprese sanitarie, c’è anche l’aliquota agevolata per il gasolio agricolo e la proroga del lavoro agile per i lavoratori fragili e i genitori lavoratori con figli minori di anni 14. Poi fondi per le materie Stem (scientifiche) nella scuola così come la proroga delle risorse per le trasmissioni di Radio Radicale. Spunta anche un fondo “per i Giochi della Gioventù”, con una dote di 20 milioni di euro. E ancora, aumento da 8 a 10 euro dell’esenzione fiscale dei buoni pasti elettronici, sgravi per le assunzioni di apprendisti ed estensione del bonus sociale anche sotto forma di crediti per gli inquilini dell’edilizia popolare. Nel pacchetto di emendamenti anche un contributo ai comuni per la realizzazione di nuovi impianti di stoccaggio gas, sconti sulle accise del gasolio per le imprese di noleggio autobus, riapertura del bonus per il rientro dei cervelli, nuove norme sui premi di risultato, misure per il prepensionamento dei giornalisti delle testate in crisi e taglio al 5% dell’Iva sulle pompe di calore.

Tra le 54 proposte indicate dalla Lega alla manovra spicca il taglio dell’Iva sul pellet (ora al 22%), il sostegno al comparto della sicurezza, ma anche una riguardante la qualità dell’aria con interventi per ridurre l’inquinamento. Nessuna proposta di modifica segnalata dal Carroccio sul fronte del Pos o sul tetto al contante, entrano invece una serie di proroghe di agevolazioni per le popolazioni terremotate. Forza Italia insiste sulle pensioni anche con un fondo di 500 milioni per “interventi di revisione del meccanismo di indicizzazione delle pensioni minime e misure per contrastare gli effetti negativi delle tensioni inflazionistiche”. Ma anche un esonero contributivo fino 8mila euro per le nuove assunzioni a tempo indeterminato e le trasformazioni dei contratti a tempo determinato degli under 36, oltre all’introduzione di meccanismi per sbloccare la cessione dei crediti fiscali del Superbonus 110%. Opzione donna, salario minimo e sanità sono, invece, i principali temi oggetto degli emendamenti segnalati dal Pd. I dem intendono battersi perché sia garantita la possibilità di andare in pensione a 58 anni per le donne, allargando quindi la potenziale platea rispetto alle discriminanti introdotte dal governo. Il Terzo Polo, infine, dichiara guerra alle “microtasse”: via l’addizionale erariale alla tassa automobilistica, le tasse e sopratasse per istituti superiori e università, le tasse per le licenze di esercizio e quella di abilitazione all’esercizio professionale e, ancora, l’addizionale comunale sui diritti d’imbarco di passeggeri aerei. (r.r.)

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Meloni / Altro che abiura del fascismo in tre lingue. Giorgia Meloni ha preso tardivamente le distanze (nel 2022) dagli aspetti più aberranti del fascismo mussoliniano come leggi razziali e dittatura

ALLIEVO DI DE FELICE, È AUTORE DI NUMEROSI VOLUMI SUL VENTENNIO

Lo storico Canali: presa di distanza tardiva e «strategica»

Altro che abiura del fascismo in tre lingue. Giorgia Meloni ha preso tardivamente le distanze (nel 2022) dagli aspetti più aberranti del fascismo mussoliniano come leggi razziali e dittatura. E, vista la sua biografia, se dovesse diventare premier sarebbe paradossale un giuramento di fedeltà a una Costituzione antifascista scritta dai leader della Resistenza e dagli oppositori del regime. Non crede alla scelta della leader di Fdi Mauro Canali, 80 anni, storico, allievo di Renzo De Felice e consulente di Rai Storia. A lungo docente a Camerino, Canali ha dedicato gran parte della sua ricerca storiografica all’Italia del Ventennio. «Quello di Meloni mi pare un tentativo tardivo e opportunistico di prendere le distanze dal fascismo e dalla sua stessa storia personale che la portò ad aderire giovanissima all’Msi, poi ad An e quindi a Fratelli d’Italia di cui è la leader. Mi pare un trucco per presentare in Italia e in Europa credenziali di legittimità a governare sapendo che restano le ombre sulla sua adesione a certe ideologie che fino ai discorsi più recenti non ha mai condannato esplicitamente». Canali, autore del recente volume Gli uomini della marcia su Roma, spiega questo ritardo in modo molto chiaro. «Nel suo elettorato ci sono gruppi che si rifanno esplicitamente alla dottrina fascista e che le hanno dichiarato sostegno. Ma evidentemente oggi Meloni non può presentarsi all’elettorato italiano e all’Ue come erede di movimenti nostalgici. Questo paese, qualora vincesse la destra, per la prima volta nella storia repubblicana sarebbe governato da un personaggio che ha sostenuto la legittimità di certe ideologie condannandone solo gli aspetti più aberranti. È una manovra già vista in passato con Giorgio Almirante». Il leader del Msi fu repubblichino e caporedattore della rivista La difesa della razza. Giorgia Meloni lo ha definito grande politico e patriota. «Ma la nostra Costituzione si basa sull’antifascismo – ribatte lo storico – e Almirante non era certo un padre costituente. Invece lo sono stati i teorici e i dirigenti più importanti della Resistenza, che hanno abbattuto con l’intervento decisivo degli alleati il regime, ponendo al centro del dettato costituzionale l’antifascismo».

A ogni elezione si riflette sulla anomalia italiana dove manca una destra maggioritaria che abbia rinnegato il fascismo. Sulla questione l’allievo di De Felice, considerato lo storico più autorevole sul regime, taglia corto: «Questo paese è fondamentalmente di destra. La prima dittatura moderna di destra è stato il fascismo italiano. I movimenti di sinistra in Italia sono sempre stati minoritari anche nei momenti di maggiore espansione del Pci, che ha assorbito le principali istanze socialdemocratiche. Non fatico a pensare che Meloni esprima istanze esistenti nelle viscere del paese, ce le portiamo dentro dal ’900. E quindi non riesco a collocare Fratelli d’Italia all’interno di un panorama antifascista come quello espresso dalla Carta costituzionale che peraltro vorrebbero cambiare in senso presidenzialista».

Resta la questione dell’adesione alla Ue, che la leader intendeva rassicurare con il suo discorso. Canali indica un’amicizia ingombrante che va nella direzione opposta, ovvero il leader sovranista ungherese Viktor Orbán, membro del gruppo di Visegrad, fautore della democrazia illiberale e teorico della purezza della ‘razza europea’ da difendere dagli immigrati. «In Italia ci sono partiti antieuropeisti e nazionalisti. In questa fase elettorale tacciono su Bruxelles, ma il legame di Meloni con il presidente ungherese è significativo. È un antidemocratico che ha riscritto la costituzione ungherese riducendo l’opposizione a un simulacro. Se Meloni diventasse premier, l’Italia rischia di diventare la prima nazione fondatrice a virare su posizioni sovraniste ». Dunque il fascismo non è mai morto? «Quello storico di Mussolini è morto con lui. Oggi si presenta in altre forme. Davanti alla paura dei grandi cambiamenti e alla crisi della democrazia propone il nazionalismo, un potere forte e il rifiuto della modernità».

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«Fatico a considerare Fdi antifascista Inoltre, Meloni ha legami con Orbán Se diventasse premier, l’Italia sarebbe la prima nazione fondatrice dell’Ue su posizioni sovraniste»

Il professor Mauro Canali