«Ecco perché la Chiesa ha bisogno di un Sinodo sul Mediterraneo»

A Marsiglia il MuCem, il primo museo al mondo dedicato alle culture dell'Europa e del Mediterraneo

Le visite del Papa a Lampedusa e nell’isola di Lesbo. Poi l’incontro religioso a Bari per la pace in Medio Oriente. Ancora: la tappa a Napoli per parlare di teologia del Mediterraneo. E lo scorso anno ancora a Bari per chiudere l’incontro dei vescovi del bacino radunati dalla Cei per la prima volta nella storia. «Siamo davanti a un “pellegrinaggio mediterraneo” di papa Francesco che, insieme con il processo iniziato grazie all’appuntamento di noi vescovi in terra pugliese, rivela come il Mediterraneo possa parlare a tutta la Chiesa e abbia singolari specificità che richiedano un approfondimento teologico, pastorale e missionario», spiega l’arcivescovo di Marsiglia, Jean-Marc Aveline. Ed è raccogliendo questi spunti che il presule ha lanciato al Papa un’idea durante l’udienza privata che ha avuto qualche settimana fa in Vaticano. «Ho presentato al Pontefice l’ipotesi di un Sinodo dei vescovi sul Mediterraneo, visto che di recente Francesco ne ha voluto uno per l’Amazzonia», racconta l’arcivescovo ad Avvenire.

Avvenire

Libano l’incontro di pace per il Mediterraneo nel 2019

da Avvenire

«Buon viaggio per Damasco». Il cardinale Gualtiero Bassetti si china verso l’auto scura e saluta Joseph Absi, patriarca cattolico greco-melchita. «Rientro in Siria ma non so che cosa potrà succedermi…», sussurra il primate. Il presidente della Cei gli stringe le mani sul finestrino aperto della vettura. Alle sue spalle ha Ignazio Giuseppe III Younan, patriarca siro-cattolico ed eparca di Beirut per i siri, poi Grégoire Pierre XX Ghabroyan, patriarca armeno-cattolico, e il “padrone di casa”, il cardinale Béchara Boutros Raï, patriarca della Chiesa maronita. L’auto parte dal grande piazzale del patriarcato, davanti al palazzo dallo stile semplice, ed elegante allo stesso tempo, incastonato a metà della collina di Harissa da cui si scorge l’azzurro intenso del Mediterraneo, la periferia di Beirut e, poco più in alto, la statua della Madonna che domina sul mare e protegge la nazione cara alla Bibbia.

Il santuario di Nostra Signora del Libano ad Harissa a venti chilometri da Beirut (foto Gambassi)

Il santuario di Nostra Signora del Libano ad Harissa a venti chilometri da Beirut (foto Gambassi)

Per la visita di Bassetti in Libano i patriarchi d’Oriente legati al Paese dei cedri si ritrovano assieme: fatto raro e quindi di particolare rilevanza. Con uno scopo preciso: dare il benvenuto al presidente della Cei e consegnargli idealmente i dolori e le speranze dei cristiani di Libano, Siria, Iraq, Armenia. E per Bassetti è l’occasione in cui lanciare uno degli eventi che come “guida” dell’episcopato italiano ha voluto: l’Incontro di riflessione e spiritualità per la pace nel Mediterraneo che vedrà arrivare nella Penisola i vescovi degli Stati affacciati sul grande mare. Un’iniziativa organizzata dalla Cei con il “beneplacito” del Papa e della Segreteria di Stato vaticana. «L’appuntamento si terrà probabilmente nella primavera 2019 – annuncia l’arcivescovo di Perugia-Città della Pieve –. Non è ancora stata decisa la sede: potrebbe essere la Sicilia oppure la Puglia, ponti storici fra Oriente e Occidente. Ma anche Firenze. E non perché io sia fiorentino ma perché ci ha ispirato la profezia del sindaco “santo” Giorgio La Pira che volle nel capoluogo toscano i Colloqui mediterranei e che definiva questo mare un “grande lago di Tiberiade”. Un mare che prima di essere un confine è un mezzo di comunicazione fra i popoli».

La periferia di Beirut al tramonto (foto Gambassi)

La periferia di Beirut al tramonto (foto Gambassi)

Perciò la comunità ecclesiale non può restare immobile di fronte alle «emergenze» – come le definisce il porporato – che si vivono lungo le sue sponde: dalle guerre all’esodo dei migranti, passando per le crisi politiche.«I cristiani – sottolinea il presidente della Cei –, per la loro origine “mediterranea”, per la ricchezza delle tradizioni, per il significato incontestabile della loro azione in tutti questi Paesi e non ultimo per la forza ecumenica del loro martirio che continua ancora oggi sono chiamati a offrire un contributo all’elaborazione di una prospettiva di dialogo e di riconciliazione del Mediterraneo. Il tutto tenendo conto del punto di vista delle periferie e della luce di misericordia del Signore e ascoltando le voci delle Chiese mediorientali e nord-africane che sperimentano in prima persona situazioni molto complesse».

L'incontro del cardinale Gualtiero Bassetti con i patriarchi cattolici in Libano (foto Gambassi)

L’incontro del cardinale Gualtiero Bassetti con i patriarchi cattolici in Libano (foto Gambassi)

O addirittura drammi, come quelli che a Bassetti riferiscono i patriarchi. «È bene sapere ciò che accade. E dobbiamo dire grazie alla Cei per il suo costante sostegno», spiega il cardinale Béchara Boutros Raï, patriarca della Chiesa maronita, camminando fra il chiostro e le sale della sua residenza. «Da vanti mesi – raccontaJoseph Absi, patriarca cattolico greco-melchita – le strade di Damasco sono deserte. I giovani sono fuggiti. Nelle chiese restano soltanto anziani e bambini. Come comunità cristiane del Vicino Oriente abbiamo bisogno dell’appoggio dei nostri fratelli d’Occidente perché aprano gli occhi dei governanti». Quasi si commuove Ignazio Giuseppe III Younan, patriarca siro-cattolico, quando dice di affidare «all’Italia le sorti dei cristiani di questa regione». E aggiunge: «Fra pochi anni sia in Siria, sia in Iraq la nostra presenza potrebbe scomparire. È il caos il principale nemico che rischia di cancellare l’elemento cristiano dopo duemila anni». Si tocca la croce sul pettoGrégoire Pierre XX Ghabroyan, patriarca armeno-cattolico, mentre rivela: «Avevamo sedici diocesi; ne resta appena una. Grazie al cielo il Libano ci ha dato ospitalità. E il patriarca maronita ha ribadito più volte a gran voce: “Sono miei figli, aprite le porte”».

Il cardinale Gualtiero Bassetti nell'ambasciata italiana a Beirut (foto Gambassi)

Il cardinale Gualtiero Bassetti nell’ambasciata italiana a Beirut (foto Gambassi)

Un’accoglienza che oggi coinvolge i profughi siriani. Nessuno sa esattamente quanti siano: forse un milione, forse un milione e mezzo di rifugiati – in gran parte musulmani – in mezzo a una popolazione che non supera i quattro milioni di abitanti ed è spalmata su un fazzoletto “verde” simile all’Abruzzo. «È come se in Italia arrivassero venti milioni di migranti – osserva Bassetti –. Da noi ci sono tensioni pretestuose. Ecco perché dovremmo prendere il Libano come esempio di prossimità, attenzione e integrazione di chi bussa alle sue frontiere». Le parole del cardinale risuonano nell’ambasciata italiana dove viene accolto da Simona De Martino, primo consigliere dell’ambasciatore a Beirut, e da Elia Caporossi, incaricato d’affari per la Siria. «Il Libano – evidenziano i due diplomatici – sta dando una lezione di pluralismo. E seppur fra le difficoltà rappresenta un modello che funziona, tanto che il dialogo è parte sia dell’assetto istituzionale, sia del sentire comune». Il riferimento è al fragile equilibrio raggiunto dopo la guerra civile che dal 1975 al 1990 ha insanguinato la “piccola Svizzera” del Medio Oriente. «Però fra i cristiani – fa sapere il vescovo francescano conventuale Cesar Essayan, vicario apostolico di Beirut – il timore di eclissarsi non dipende dalla convivenza con i musulmani, con cui abbiamo rapporti più che positivi, siano essi sunniti o sciiti, ma dalle guerre che esasperano il sentimento religioso fino a sfociare nel fondamentalismo e nella violenza». Chiarisce monsignor Ivan Santus, incaricato d’affari ad interim della nunziatura apostolica in Libano: «I discepoli del Risorto sono una presenza essenziale in questo contesto che permettono l’armonia fra le fedi perché sono uomini di dialogo. E oggi chiedono all’Europa che la linfa da cui è nato l’albero della loro testimonianza sia sostenuta».

L'incontro del cardinale Bassetti con il presidente della Repubblica libanese, Michel Aoun (foto presidenza della Repubblica)

L’incontro del cardinale Bassetti con il presidente della Repubblica libanese, Michel Aoun (foto presidenza della Repubblica)

Monsignor Santus accompagna Bassetti nei quattro giorni del suo «pellegrinaggio che vuole essere un segno di vicinanza della Chiesa italiana alle Chiese d’Oriente», afferma il porporato. Un viaggio promosso su invito del vicariato apostolico dei latini e della Fondazione italiana “Giovanni Paolo II” che dalla Toscana è in prima linea accanto all’unica nazione del mondo arabo dove i cristiani sono il 40% dei residenti. Con il porporato c’è il presidente della Fondazione, il vescovo emerito di Fiesole, Luciano Giovannetti, insieme a una delegazione della onlus impegnata nella cooperazione internazionale e nello sviluppo in Medio Oriente.
Per ventiquattro ore il volto del cardinale compare su telegiornali, quotidiani e siti Internet del Paese. Perché incontra il presidente della Repubblica, il cristiano maronita Michel Aoun, ex capo di stato maggiore e con un passato anche da premier. Nel salone dei ricevimenti del “Quirinale” di Beirut, il Palazzo di Baabda, Bassetti torna a parlare dell’Incontro per la pace nel Mediterraneo invocando «concordia fra le religioni e le culture». E Aoun chiede al presidente della Cei di «aiutare i cristiani del Medio Oriente» che sono «sempre più poveri» o costretti «ad abbandonare i villaggi in Siria, Iraq e Armenia» o ancora «vittime di attentati come in Egitto». Poi a Bassetti affida un sogno «da portare in Vaticano», dice: realizzare in Libano «un centro per il dialogo interreligioso» sotto l’egida dell’Onu.

L'incontro del cardinale Bassetti con i leader religiosi e politici a Tiro (foto Gambassi)

L’incontro del cardinale Bassetti con i leader religiosi e politici a Tiro (foto Gambassi)

«Bassetti» è l’unica parola scritta con i caratteri occidentali. Il resto dei vocaboli negli striscioni è in arabo. E si può leggere: «Benvenuto cardinale Bassetti. Qui cristiani e musulmani vivono uniti nella misericordia e nella carità». Sorride il presidente della Cei mentre alza lo sguardo verso i cartelli che lo accolgono lungo le strade di Tiro, nel Sud del Libano. A piedi percorre il cuore antico della città che lega il suo nome ai Fenici e oggi, con i suoi tesori archeologici, è parte del patrimonio Unesco. Affisse ai lampioni si alterano le bandiere verdi degli sciiti di Amal e quelle gialle di Hezbollah. Anche qui siamo in piena campagna elettorale. Perché a maggio si rinnova il Parlamento nazionale. E i movimenti politici – tutti marcati dall’elemento religioso – presidiano con i propri vessilli le vie principali.

Uno degli striscioni di benvenuto a Bassetti lungo le strade di Tiro (foto Gambassi)

Uno degli striscioni di benvenuto a Bassetti lungo le strade di Tiro (foto Gambassi)

Il Libano meridionale è la terra di quel “Partito di Dio”, Hezbollah appunto, che grazie alla sua ala paramilitare controlla ogni angolo. Ma Tiro è anche una singolare “enclave” della convivenza fra le fedi. «Sono diciotto le sigle religiose presenti nella zona», racconta al cardinale il generale Rodolfo Sganga, comandante del contingente di 4mila uomini di dodici nazioni (fra cui l’Italia) impegnato sul confine fra Libano e Israele nella missione di pace delle Nazioni Unite. Ed è a Tiro che si tiene nell’incontro interreligioso con Bassetti, uno fra gli eventi centrali della visita del presidente della Cei nel Paese mediorientale. A organizzarlo la locale arcidiocesi maronita. E a fare da cornice un salone della Cattedrale. Accanto al cardinale ci sono leader religiosi e politici: dalla ministra per lo sviluppo, la sciita Inaya Ezeddine, ai muftì sunniti e sciiti, compreso un rappresentante religioso di Hezbollah. «Carissimi fratelli», li chiama in più occasioni Bassetti nel lungo colloquio. E ricorda che «siamo tutti figli dell’unico Dio che è misericordia e ama ciascuno di noi». Quindi l’invito a «continuare a essere una sola cosa che è poi l’essenza del Vangelo». A Bassetti l’arcivescovo maronita Chucrallah-Nabil El-Hagetiene a far sapere che questa è «una terra benedetta dal Signore» dove «Cristo si è fermato» e in cui «adesso viviamo insieme come un’unica famiglia» diventando «davvero una scuola di perdono».

Il cardinale Bassetti con la ministra allo sviluppo durante l'incontro con i leader religiosi e politici a Tiro (foto Gambassi)

Il cardinale Bassetti con la ministra allo sviluppo durante l’incontro con i leader religiosi e politici a Tiro (foto Gambassi)

Vicino al cardinale siede la ministra. «Diciamo no alla violenza – afferma – e sì alla giustizia». Richiama la Quaresima il muftì sciita Hassan Abdallah per dire che «vivere nella fede è una ricchezza» e il «rispetto di ogni credente è fondamentale». Per questo, aggiunge, «respingiamo ogni forma di estremismo». E il muftì vicino a Hezbollah, Nawef al-Mausawi, cita san Giovanni Crisostomo per evidenziare che le religioni «sono faro per i popoli»; poi richiama il Corano quando esorta «a essere vicini a chiunque crede». E sarà il muftì sunnita Medran al-Habbal a caldeggiare l’incontro «fra mezzaluna e croce, fra moschea e chiesa» perché si crei «un movimento mondiale per proteggere l’uomo dal degrado morale e spirituale». Fino a osservare: «Molti hanno voluto dividere cristiani e musulmani. Oggi servono capi religiosi che desiderino camminare sulla stessa strada». È quanto «insegna il Libano, luce per l’Oriente e l’Occidente», ribadisce Bassetti. E precisa monsignor Ivan Santus, incaricato d’affari ad interim della nunziatura apostolica: «La comunione è possibile quando si trova un’intesa intorno al discorso su Dio. Ed è proprio il Signore che permette l’incontro».

La visita del cardinale Bassetti al contingente italiano della missione Unifil nel Sud del Libano (foto ministero della difesa)

La visita del cardinale Bassetti al contingente italiano della missione Unifil nel Sud del Libano (foto ministero della difesa)

Ci vogliono venti minuti di auto, salendo fra le colline che si affacciano sul mare, per arrivare alla base dei militari italiani della missione Unifil. Sono 1.100, adesso in gran parte paracadutisti della Folgore di Livorno, che si alternano nel supporto alle forze di sicurezza locali e nell’aiuto alla gente. Bassetti visita la struttura, accompagnato dal generale Sganga. «Il vostro è un impegno di pace», dice ai soldati. A quindici di loro il presidente della Cei conferisce il sacramento della Cresima.

«Si sono preparati con catechesi serali dopo giornate pesanti o notti di pattuglia», rivela il primo maresciallo Giuseppe Milano, accolito nell’arcidiocesi di Palermo, assieme al cappellano don Filippo. «È necessario testimoniare Cristo vivo che si dona a tutti», sollecita Bassetti durante la Messa. E di fronte all’intero contingente schierato per salutarlo il cardinale si rivolge ai giovani. «Molti di voi sono ragazzi. La Chiesa ha voluto un Sinodo sui giovani perché abbiamo bisogno della vostra freschezza e del vostro slancio. Vorrei che anche voi vi sentiate parte del Sinodo con lo spirito di sacrificio e di umanità che qui esprimete».

La visita del cardinale Bassetti al contingente italiano della missione Unifil nel Sud del Libano (foto ministero della difesa)

La visita del cardinale Bassetti al contingente italiano della missione Unifil nel Sud del Libano (foto ministero della difesa)

L’ultimo gesto del cardinale è l’abbraccio ai poveri. Una cena con i profughi cristiani di Siria e Iraq, le famiglie assistite attraverso il progetto dei “Corridoi umanitari” della Comunità di Sant’Egidio, i “dimenticati” di Beirut. «Nel cuore di Dio – dice il presidente della Cei – non esiste lo straniero. Il Signore ha creato la Terra affidandola alla famiglia umana che è una sola, che non può essere divisa. La pace è un dovere ma ha bisogno di giustizia. Non facciamo finta di non vedere. Impegniamoci con tutto il cuore e tutta la mente. Altrimenti tradiremo il Vangelo».

La cena del cardinale Gualtiero Bassetti con le famiglie di profughi e gli 'ultimi' (foto Gambassi)

La cena del cardinale Gualtiero Bassetti con le famiglie di profughi e gli “ultimi” (foto Gambassi)


Camminare in gruppo, in luoghi turistici o poco conosciuti ma lontani dallo stress e dalla calca estiva. Godendo la vera essenza…

Dalla Calabria alle Eolie, dal Peloponneso all’isola di Creta, magnifici sentieri per tutti.

L’essenza del Mediterraneo con le sue meraviglie naturali e culturali in luoghi ricchi di storia e di cultura dove è possibile ammirare paesaggi antichi e incontaminati, immergersi in acque cristalline, salire sulla vetta di un vulcano per ammirare un tramonto, gustare cibi genuini e odorosi di mare. Tutto questo si  può vivere anche attraverso viaggi in cui il camminare diventa lo strumento di incontro con gli altri e con la natura.

La Compagnia dei Cammini, associazione di turismo responsabile invitando a godersi gli ultimi scampoli d’estate, propone di vivere le coste e le isole del Mediterraneo zaino in spalla e scarponi ai piedi.

I percorsi consigliati, Cammini sul Mediterraneo, sono viaggi che seguono le tracce dei popoli di questo grande mare. Popoli apparentemente diversi ma uniti da una comune matrice da scoprire. Collegato dai Cammini, il Mediterraneo può essere ancora un’unica grande regione accogliente e custode di culture.

Tra i percorsi della Compagnia dei Cammini da intraprendere sul Mediterraneo ci sono le spiagge e le  mulattiere di Ponza e Palmarola (10-14 settembre). Il viaggio di facile livello e accessibile a tutti porterà alla scoperta di antiche mulattiere, di un mare costellato di faraglioni, di una cucina e di vini isolani dai sapori intensi e mediterranei. Unico anche il  cammino lungo la costa ionica calabrese (23-30 settembre). Un viaggio di facile livello nella punta estrema della penisola italiana, in una terra poco conosciuta e lontana dal “tradizionale” turismo di massa per chi ama il mare e non solo… Tra i profumi della macchia mediterranea e degli agrumi, le fiumare, i borghi arroccati in lontananza, il bianco delle rocce, l’azzurro del mare e del cielo, i rossi tramonti sull’Etna e in lontananza le brune vette dell’Aspromonte. Ideale per gli amanti della fotografia.

Dal 30 settembre al 7 ottobre la penisola del Mani, nel Sud del Peloponneso, sarà la meta di un viaggio di media difficoltà per andare indietro nel tempo, in una terra dove si respira un ritmo di vita più lento che solo camminando si può apprezzare. Sconosciuto ai più fino a metà del Novecento, il Mani non è mai stato preso d’assalto dal turismo di massa ed è rimasto sostanzialmente identico a come è sempre stato: una terra aspra e ancora molto da esplorare, regno di suggestioni mitologiche, di spiagge deserte lambite dal mare tra pittoreschi villaggi.

Kardmaili è uno dei più incantevoli villaggi del golfo Messiniaco, una perla segreta del sud del Mediterraneo: un paese che si è preservato e che ha gelosamente custodito limpide acque blu, maestosi cipressi, uliveti selvaggi, colline, un piccolo porto pittoresco e spiagge fantastiche. Aghios Nicolaos, un paesino costiero sull’isola di Creta, offre  preziose e suggestive testimonianze di un Mani ancora poco conosciuto, mentre Aeropoli, “la cittadina del vento”, è la custode della fiera tradizione maniota dove la gente ancora oggi si considera con orgoglio discendente dagli antichi Spartani.

Si potrà camminare sulle Isole Eolie (7-14 ottobre), l’arcipelago a forma di stella, ricco di rocce che si tuffano nel mare, venti che soffiano in tutte le direzioni, fuochi vulcanici pronti a dare spettacolo. Camminate di difficoltà media fra i sentieri del mito a Lipari, regno di Eolo, il dio dei venti, culla di una civiltà “già più che due volte millenaria”, ricoperta da fitta macchia mediterranea, tra cave di chiarissima pomice, colate di ossidiana e spiagge di sabbia nera finissima. E poiVulcano, dove il dio del fuoco accoglie i viaggiatori con l’odore del zolfo per offrire salutari bagni nei fanghi e nello zolfo ribollente seguiti da un rigenerante tuffo in mare e camminate nella valle dei Mostri a Vulcanello e al Gran Cratere. Altra tappa, Salina, l’isola più verde e discreta delle Eolie dove, alla casa del “Postino”, celebre set dell’omonimo film, si gode il più bel tramonto dell’arcipelago. Infine, Alicudi, la più lontana e la più selvaggia delle Eolie, dove non ci sono strade ma solo scale…

Trekking di 7 giorni sull’Isola di Creta (13-22 ottobre) tra costa ed entroterra, di media difficoltà, su un’isola che emoziona con la la magia dei miti, la forza dei maestosi reperti, la storia di una civiltà antichissima e unica, le gole che dalle alture montuose scendono fino al mare, gli agrimi, ovvero le caratteristiche capre selvatiche, i colori sgargianti e la gustosa e varia cucina locale. Un’isola da conoscere a piedi, lungo sentieri sul mare e villaggi dell’entroterra, fra le magnifiche gole di Aradena, di Samaria e di Agia Irini, visitando le rovine di Lissos, la piccola località di Agios Pavlos con la sua chiesetta bizantina costruita sulla spiaggia e la bellissima cittadina arabo-veneziana di Chania. E poi, ancora, le belle spiagge di Paleohora e il mare di Creta.

Un cammino d’autunno, colorato e profumato, ricco di diversità: sette giorni di percorsi di media difficoltà lungo la costa e nell’entroterra del Gargano (dal 22 al 29 ottobre)che stupisce per la varietà dei luoghi da visitare e per le sue bellezze fra terra e mare. Un territorio dove trovare ancora aree da esplorare e talmente vasto che il suo clima cambia da est a ovest, da aride leccete a umide faggete. Da Rodi Garganico a Monte Sant’Angelo, un “giro del mondo” fra uliveti, colline, testimonianze preistoriche, la vistosa fioritura dei Colchicum, vaste foreste e boschi secolari, alberi monumentali, cittadine e paesini da scoprire, scogliere calcaree a picco sul mare blu, lunghe spiagge bianche e una ricca e genuina cucina garganica.

Il programma completo dei viaggi su: www.cammini.eu

in famiglia cristiana