Mattarella celebra il Primo Maggio nelle fabbriche reggiane

Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, è arrivato nella zona industriale di Corte Tegge a Cavriago, dove celebrerà – con un paio di giorni d’anticipo – la Festa del Lavoro visitando il distretto della meccatronica emiliana – una delle eccellenze del Paese – che conta, complessivamente, circa 400 aziende. Nella sua visita il Capo dello Stato – che terrà un discorso sul valore del lavoro, sulla sua dignità e sulla sicurezza – è accompagnato dalla ministra del Lavoro, Marina Calderone (Foto Bucaria).

Ad accogliere Mattarella il presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini e le autorità locali, tra cui i sindaci di Reggio Emilia e Cavriago, Luca Vecchi e Francesca Bedogni e il presidente della Provincia, Giorgio Zanni oltre ai vertici di Unindustria Reggio Emilia, rappresentati dalla presidente Roberta Anceschi e dal direttore generale, Vanes Fontana.

Il programma del presidente della Repubblica prevede una visita alla Landi Renzo, leader mondiale nei settori della mobilità sostenibile e delle infrastrutture per il gas naturale, biometano e idrogeno e allo stabilimento di Walvoil – Gruppo Interpump, impresa che figura tra i principali produttori mondiali di offerte integrate di prodotti oleodinamici, elettronica e sistemi meccatronici completi. Qui è atteso a pronunciare il suo discorso in vista della giornata del primo maggio.

Il 2 maggio Mattarella sarà nuovamente in Emilia-Romagna, a Cesena, per una visita in un altro distretto produttivo di spicco, quello agricolo. Sarà a Cesena per l’anteprima della 40/a edizione di Macfrut, il salone internazionale dedicato all’ortofrutta che si aprirà il 3 maggio alla Fiera di Rimini.

reggiosera.it

Mattarella a Reggio Emilia: “Con il lavoro si rilancia l’Italia”

mattarella

REGGIO EMILIA – “È il lavoro che ci mette di fronte alle sfide nuove, alle necessità e a bisogni emergenti, per chiederci come rilanciare il Paese in Europa e nel mondo. Il lavoro è stato lo strumento che ha permesso e favorito la mobilità sociale. Il lavoro è stato ed è misura del contributo ai doveri inderogabili di solidarietà tracciati dalla Costituzione. Il lavoro è ciò che mette ogni cittadino nella condizione di scegliere il proprio posto nella vita della comunità. E il lavoro riguarda le persone”.
Lo ha detto il presidente Sergio Mattarella parlando nella zona industriale di Corte Tegge, a Cavriago, in occasione della Festa del Lavoro che il presidente quest’anno non celebra al Quirinale (foto Bucaria).
Ha aggiunto il capo dello Stato: “Celebriamo il valore della giornata del 1° maggio con necessario anticipo, nel cuore del distretto della Meccatronica, a Reggio Emilia. Dopo l’anno scorso, a Udine, anticipiamo questa volta la celebrazione della Festa del Lavoro in un luogo di lavoro che guarda all’innovazione. Una realtà che ribadisce il valore costituzionale del lavoro e sottolinea, al contempo, come esso si confermi il motore della crescita e della coesione sociale della Repubblica”.
reggiosera.it
 

Mattarella, la Resistenza fu la rivolta morale dei patrioti

 © ANSA

– “La Resistenza fu anzitutto rivolta morale di patrioti contro il fascismo per il riscatto nazionale.

Un moto di popolo che coinvolse la vecchia generazione degli antifascisti”.

Lo afferma il presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione dell’anniversario della Liberazione.
“Se volete andare in pellegrinaggio, nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati, dovunque è morto un italiano, per riscattare la libertà e la dignità: andate lì, o giovani, col pensiero, perché lì è nata la nostra Costituzione. È Piero Calamandrei che rivolge queste parole a un gruppo di giovani studenti alla Società Umanitaria, a Milano, nel 1955”, dice ancora Mattarella. (ANSA).

Mattarella accoglierà la salma di Parini a Ciampino

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AGI – Sarà il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ad accogliere questo pomeriggio all’aeroporto militare di Ciampino, la salma di Alessandro Parini, l’avvocato romano morto nell’attentato di venerdì scorso a Tel Aviv.
Il 35enne è stato ucciso dall’auto piombata sulla folla mentre camminava sul lungomare della città israeliana. La conferma era arrivata nelle scorse ore sia dalla polizia israeliana e sia dall’Istituto legale di Tel Aviv che non ha rilevato alcun proiettile nel corpo del giovane sottolineando invece le gravi ferite alla testa e alla schiena subite dal ragazzo in seguito dell’urto con il veicolo.

Intanto anche la Procura di Roma ha aperto un fascicolo sulla morte di Parini ipotizzando i reati di omicidio, attentato con finalità di terrorismo e lesioni.

Il 35enne era arrivato a Tel Aviv proprio venerdì per una breve vacanza con gli amici. Nell’attacco sono rimasti feriti, non in modo grave, altri due connazionali, uno dei quali già rientrato in Italia.
genitori di Alessandro Parini che attendono da giorni  l’arrivo della salma del figlio, lo hanno descritto come un ragazzo d’oro. Un avvocato all’inizio della carriera che, emerge da chi lo aveva conosciuto,  si stava già facendo notare nell’ambiente lavorativo per competenza e professionalità.

L’appello. Migranti, Mattarella: è l’ora di scelte concrete, dell’Italia e della Ue

Servio Mattarella

Il naufragio dei migranti a Cutro «ha coinvolto la commozione intera del nostro Paese» ma ora «il cordoglio deve tradursi in scelte concrete e operative da parte di tutti: dell’Italia per la sua parte, dell’Unione Europea e di tutti i Paesi che ne fanno parte».

Sergio Mattarella nei giorni scorsi aveva reso omaggio alle vittime della tragedia avvenuta sulle coste della Calabria e oggi ha lanciato il suo appello intervenendo all’inaugurazione dell’Anno Accademico all’Università degli studi della Basilicata.

«Questa è la risposta vera da dare a quello che è avvenuto», ha insistito – tra gli applausi dei docenti e degli studenti – nelle ore in cui il governo annunciava che giovedì prossimo il Consiglio dei ministri si terrà proprio a Cutro. Il presidente della Repubblica ha anche riportato alla mente le immagini degli afghani che due anni fa, dopo il ritorno al potere dei taleban, presero d’assalto l’aeroporto di Kabul implorando un passaggio aereo per mettersi in salvo e «quanto il nostro Paese ha fatto per portare in Italia tutti i cittadini afghani che avevano collaborato con la nostra missione. Non abbiamo lasciato nessuno – ha sottolineato – li abbiamo accolti tutti».

Quelle scene di disperazione, ha aggiunto, «ci fanno comprendere perché intere famiglie, persone che non vedono un futuro, cercano di lasciare – con sofferenza come sempre avviene – la propria terra per cercare un avvenire altrove, una possibilità di un futuro altrove».

E rispondendo all’attivista Pega Moshir Pour, il capo dello Stato ha poi scandito parole di condanna nei confronti del regime che governa l’Iran, «che soffoca i propri figli», ha ricordato come «in qualunque comunità, la libertà non è effettiva se non è appannaggio di tutti» e che «il mondo intero è sempre più una comunità raccolta, senza distanza effettiva, interconnessa, dentro la quale la mancanza di libertà in un luogo colpisce tutti ovunque».

Mattarella ha quindi preso spunto dalle parole pronunciate dal rappresentante degli studenti, che ha chiesto alle istituzioni tutte di intervenire con celerità per risolvere i problemi degli universitari e degli atenei, per evidenziare che «fare presto è un elemento essenziale in qualunque dimensione nel nostro Paese. Fare presto oggi è un elemento essenziale di richiamo – ha spiegato – perché i ritmi della vita cambiano velocemente, sempre più velocemente, e le risposte devono essere tempestive altrimenti giungono in ritardo inutilmente».

L’inaugurazione del 40esimo anno accademico dell’Università degli studi della Basilicata, per il presidente è stata infine l’occasione per ribadire che «gli Atenei hanno un ruolo decisivo e fondamentale educando al sapere, alla ricerca, alla libertà di pensiero, esortando gli studenti a essere protagonisti del proprio futuro». Gli atenei, ha concluso, «sono parte di un sistema prezioso e sono tutti raccordati in una rete che fa crescere il nostro Paese».

avvenire.it

Mattarella, compito Istituzioni garantire stampa indipendente

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“Creare e garantire le condizioni per una stampa indipendente è compito che interpella le istituzioni, la società civile nelle sue diverse articolazioni, l’industria dei media, la coscienza professionale di ciascun giornalista.
Una società economicamente sana propone una industria editoriale capace di affermare con forza la propria funzione, non orientata a interessi di parte, ma diretta a inverare la previsione della Carta costituzionale che ribadisce il diritto dei cittadini a una informazione libera”.
Così il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in un messaggio inviato al 29/o Congresso FNSI. (ANSA).

Mattarella, nessuno deve avere paura della verità. La verità rende liberi. Le dittature – tutte – falsano la storia

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(ANSA) – ROMA, 10 FEB – “Nessuno deve avere paura della verità.

La verità rende liberi.

Le dittature – tutte le dittature – falsano la storia, manipolando la memoria, nel tentativo di imporre la verità di Stato. La nostra Repubblica trova nella verità e nella libertà i suoi fondamenti e non ha avuto timore di scavare anche nella storia italiana per riconoscere omissioni, errori o colpe”. Lo ha affermato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella intervenendo al Quirinale per la cerimonia di commemorazione del ‘Giorno del ricordo’.  

Meeting di Rimini. Mattarella: “La via del dialogo contro una guerra scellerata”

Il capo dello Stato richiama lo spirito della manifestazione, giunta all’edizione numero 43: “La pace è valore fondativo dell’Europa”. E ricorda: “Anche la salvezza del pianeta mette al centro l’uomo”
un'immagine del Meeting 2022

un’immagine del Meeting 2022 – ANSA

Sergio Mattarella ha inviato un lungo messaggio al Meeting, giunto all’edizione numero 43, che – nel centenario della nascita di don Luigi Giussani – si richiama nel titolo (“Una passione per l’uomo”) a una frase del fondatore di Cl nel suo intervento a Rimini nel 1985. Sottolinea il capo dello Stato, la “passione per l’uomo” è una spinta alla pace ma anche all’impegno per la salvezza del pianeta.

“Il Meeting di Rimini – scrive Mattarella – si propone anche quest’anno come preziosa occasione di incontro, luogo di dialogo, spazio aperto di conoscenza e cultura. Un evento che si rinnova da 43 anni, a riprova delle sue radici profonde, e che continua così a recare il proprio contributo alla crescita della nostra società attraverso la sollecitazione della coscienza di tanti giovani”, afferma il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel messaggio inviato al presidente della fondazione Meeting per l’amicizia fra i popoli, Bernhard Scholz.

Il titolo scelto per l’edizione 2022, sottolinea. richiama “il tema della dignità della persona, della sua difesa, della salvaguardia della sua libertà e della sua integrità, è al centro della sfida che si pone all’uomo contemporaneo. Anzitutto il tema del diritto alla vita”. Mentre “a poca distanza da noi, nel cuore dell’Europa, si combatte una guerra scellerata, provocata dall’aggressione della Federazione Russa all’Ucraina”.

“L’Europa – ricorda ancora Mattarella – è risorta dal nazifascismo proprio abiurando alla volontà di potenza e alla guerra che ne è diretta conseguenza, ai totalitarismi, alle ideologie imperniate sulla supremazia sia etnico-nazionale sia ideologica. Questa guerra di invasione, con i lutti, le distruzioni, gli odi che continua a generare, scuote l’intera umanità nei suoi valori fondativi e l’Europa nella sua stessa identità”.

La passione per l’uomo, osserva Mattarella “invece ha come presupposto la pace, come orizzonte la convivenza democratica, la cooperazione tra i popoli, l’equità sociale, il rispetto di ogni persona nella sua libertà, nei suoi diritti, nelle sue diversità. Un’aspirazione, una speranza, un dovere che nasce dalla coscienza e dal desiderio più profondo dei singoli e delle comunità.

Un’impresa che sfida tutti noi”. Sfida che si spinge “sul terreno della tutela di ogni persona, come nel caso del contrasto alla pandemia, a partire da chi è più debole e in difficoltà”. Ma anche su quelo “della nostra capacità di solidarietà, accoglienza e integrazione. Ci richiama a un senso di giustizia che non tollera regressioni con l’aumento delle povertà e delle emarginazioni”.

Ma la persona è al centro, ci mette di fronte anche “alla sfida più grande della contemporaneità: la salvezza del pianeta dallo sfruttamento di cui l’uomo stesso si è reso responsabile. Il nostro è tempo, come ripete Papa Francesco, di ecologia integrale: l’uomo deve ricostruire l’equilibrio con l’ambiente e le risorse naturali e può farlo solo in spirito di solidarietà. La azione quotidiana va ispirata a uno sguardo che ci veda consapevoli di essere partecipi e artefici di una storia più grande, ispirata a coerenza fin nei gesti più piccoli.

Meeting e alla numerosa comunità dei volontari che lo organizzano”, conclude Mattarella, che si rivolge nel suo saluto anche ai volontari che, in 3mila, quest’anno come sempre hanno dato un contributo decisivo allo svolgimento della manifestazione.

Avvenire

Mattarella ricorda Pio La Torre e Di Salvo: “Significativo esempio di impegno civico”

Il Capo dello Stato invia un messaggio al Centro di studi e iniziative culturali dedicato al deputato Pci e segretario regionale del partito ucciso da Cosa nostra nel 1982: “Serve coinvolgere i giovani”

Mattarella ricorda Pio La Torre e Di Salvo: "Significativo esempio di impegno civico"

ANSA

Pio La Torre parlamentare del Pci e segreterio regionale del partito in Sicilia con il deputato regionale Francesco Renda

l quarantesimo anniversario della morte per mano mafiosa di Pio La Torre e di Rosario Di Salvo ci ricorda il loro significativo esempio di impegno civico, per le generazioni presenti e future. Il consolidamento della cultura della legalità esige il coinvolgimento dei giovani in iniziative che tendono a mantenere viva la memoria dei valori di chi ha pagato con la propria vita la testimonianza prestata per la difesa di radici essenziali della Repubblica, per la difesa della libertà e della giustizia”. E’ il messaggio del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, inviato al Presidente del Centro di studi e iniziative culturali ‘Pio La Torre’, Vito Lo Monaco in occasione della ricorrenza del suo assassinio avvenuto a Palermo il 30 aprile de 1982 per mano di Cosa Nostra.

Con La Torre, nella macchina crivellata dai colpi dei sicari di Cosa Nostra, c’era Rosario Di Salvo, il compagno di partito che gli faceva da autista e guardia del corpo. La Torre si era battuto per l’approvazione della legge che, per la prima volta, introduceva nel codice penale italiano, il reato di associazione mafiosa e la confisca dei beni ai mafiosi (art. 416-bis). Per la sua uccisione, il 12 gennaio 2007, sono stati condannati 9 boss, fra cui Riina e Provenzano. Un sacrificio e un impegno ricordati oggi in ogni ambito culturale e istituzionale.

“Nell’esprimere apprezzamento nei riguardi del Progetto educativo antimafia e antiviolenza, organizzato dal Centro studi ‘Pio La Torre’, contributo al radicamento di una ferma coscienza collettiva contraria a ogni forma di sopraffazione, mi unisco nel ricordo di Pio La Torre e di Rosario Di Salvo e rivolgo a tutti i presenti il mio caloroso saluto”, conclude il Capo dello Stato.

rainews

Mattarella scrive al papa: il messaggio per la Giornata della pace è un richiamo per la politica

Mattarella scrive al papa: il messaggio per la Giornata della pace è un richiamo per la politica

ROMA-ADISTA.«Santità, il tema che ha scelto per la 55.ma Giornata Mondiale della Pace “Dialogo fra generazioni, educazione e lavoro: strumenti per edificare una pace duratura”, rappresenta per le istituzioni, i governanti e tutti coloro che rivestono responsabilità sociali e politiche un rigoroso richiamo e, al tempo stesso, un appassionato spunto di riflessione sugli strumenti per affrontare con efficacia i problemi che affliggono un mondo multipolare e frammentato, quali quelli del degrado ambientale, della recrudescenza delle malattie, dell’aggravarsi della fame, delle croniche carenze d’acqua e del continuo riprodursi di conflitti».

Comincia così il messaggio che il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha inviato a papa Francesco, in occasione del messaggio del pontefice per la Giornata mondiale della pace (che peraltro Mattarella ricevette “in anteprima” in dono durante la sua visita in Vaticano lo scorso 16 dicembre).

«La pandemia in corso ha reso ancora più complesse, come ricordato da Vostra Santità, le tre principali sfide sociali del nostro tempo: l’acuirsi della distanza tra le persone, la profonda crisi educativa e la crescente precarietà del mondo del lavoro. In un contesto drammaticamente segnato dal levarsi continuo del grido dei poveri e della terra, condivido pienamente la necessità di intraprendere quel cammino della pace che San Paolo VI definì sviluppo integrale – scrive Mattarella -. Un cammino che passa, come sottolineato nel Messaggio, attraverso un fecondo dialogo fra generazioni, una vera e propria alleanza tra gli anziani, custodi della memoria, e i giovani che portano avanti la storia.

Ciò significa rifuggire dal perseguimento degli interessi immediati che concorrono a produrre la cultura dello scarto e impegnarsi in un confronto aperto e franco, finalizzato alla realizzazione di progetti condivisi quali l’emergenza climatica. Condivido, quindi, l’esortazione a incoraggiare tutti coloro – giovani in primis – che si stanno impegnando per un mondo che abbia più a cuore la protezione dell’ambiente. Valorizzare il ruolo dei giovani è d’altra parte uno degli obiettivi di fondo della politica estera dell’Italia.

Come ricordato da Vostra Santità, l’istruzione – aspetto imprescindibile per la costruzione della pace e grammatica stessa del dialogo tra le generazioni – rappresenta una delle grandi sfide del nostro tempo. E mi rammarica constatare come, negli ultimi anni, le risorse che al livello globale vengono dedicato a questa imprescindibile funzione siano diminuite. Su questo tema vorrei condividere l’auspicio che i fondi per l’istruzione siano finalmente considerati come investimenti. Perché è dall’istruzione e dalla crescita personale che si parte per costruire il futuro.

Il terzo aspetto che il Messaggio sottolinea è il lavoro, inteso come veicolo per la piena realizzazione della dignità umana e come base su cui costruire la giustizia e la solidarietà all’interno di ogni comunità. La pandemia da Covid-19 ha ulteriormente aggravato le problematiche inerenti al mercato del lavoro, rendendo le persone che vivono in condizioni di precarietà – e che molto spesso sono escluse dai sistemi di protezione sociale – ancora più vulnerabili. La ringrazio, Santità, per aver rivolto il Suo pensiero al ruolo che è chiamata a ricoprire la politica in questo ambito, ovvero quello di promuovere, e garantire in ogni circostanza, il giusto equilibrio tra libertà economica e giustizia sociale.

Le Sue parole ci ricordano, in un momento storico in cui l’umanità continua a essere scossa dalla tempesta della crisi sanitaria, come tutti, insieme, ogni giorno, possiamo diventare “artigiani” di pace. Nella certezza di farmi interprete dei sentimenti del popolo italiano, Le rivolgo un sincero e affettuoso augurio per il nuovo anno e per la prosecuzione della Sua missione apostolica». 

Quirinale. Mattarella ringrazia gli italiani: non mi sono mai sentito solo

Nell’ultimo messaggio di fine anno, il presidente al termine del settennato parla di speranza. “Ho cercato di trasmettere fiducia e gratitudine a chi era in prima linea”
Sergio Mattarella

Sergio Mattarella – Ansa

«Anche nei momenti più bui, non mi sono mai sentito solo e ho cercato di trasmettere un sentimento di fiducia e di gratitudine a chi era in prima linea». È discorso di commiato il messaggio di fine anno, l’ultimo di Sergio Mattarella. Stringato, – appena 15 minuti, uno dei più brevi – accorato, colloquiale fine nella location, lo studio alla vetrata con le immagini invertite, alle spalle non la sua scrivania, ma i giardini illuminati, quasi a evocare l’imminente uscita di scena, Un discorsi per niente ancorato all’attualità politica – per precisa scelta di non interferenza -, con la sola eccezione della crisi pandemica, che torna a preoccupare, ma di fonte alla quale occorre conservare «fiducia», una delle parole chiave che ripete più volte, anche grazie ai vaccini, che non garantiscono «invulnerabilità», ma costituiscono un’importante «difesa» garantita dalla collaborazione della «quasi totalità» degli italiani, che il presidente torna a ringraziare.

C’è «coinvolgimento» ed «emozione», confessa, «accresciuti dal fatto che, tra pochi giorni, come dispone la Costituzione, si concluderà il mio ruolo di Presidente», chiarisce subito. Proprio questo dovrebbe essere l’ultimo suo intervento ufficiale, al netto di un saluto alla nazionale di pallavolo femminile e all’astronauta Samantha Cristofoletti che ha ancora in agenda.

Nessun riferimento a chi verrà dopo, al suo identikit, ma le parole che usa in chiave autobiografica indicano i binari lungo i quali procedere, per non deragliare: «Ciascun Presidente della Repubblica – confessa Mattarella -, all’atto della sua elezione, avverte due esigenze di fondo: spogliarsi di ogni precedente appartenenza e farsi carico esclusivamente dell’interesse generale, del bene comune come bene di tutti e di ciascuno». Mantenendo l’unico obiettivo di «salvaguardare ruolo, poteri e prerogative dell’istituzione che riceve dal suo predecessore e che – esercitandoli pienamente fino all’ultimo giorno del suo mandato – deve trasmettere integri al suo successore. Non tocca a me dire se e quanto sia riuscito ad adempiere a questo dovere». Ma, assicura, «mi sono adoperato, in ogni circostanza, per svolgere il mio compito nel rispetto rigoroso del dettato costituzionale». Nel nome della Costituzione «fondamento, saldo e vigoroso, della unità nazionale».

Il «patriottismo», parola che in questi giorni è risuonata come requisito da richiedere al futuro Capo dello Stato, lui invece lo distribuisce fra tutte le istituzioni repubblicane, che sono state capaci di «leale collaborazione». A partire dal Parlamento, che ne costituisce il perno. Mattarella un «pensiero riconoscente» lo rivolge anche ai Presidenti del Consiglio e ai Governi che si sono succeduti. Ben cinque, occorre ricordare, sono stati gli esecutivi del settennato: Renzi, Gentiloni, Conte 1, Conte 2 e Draghi, tranne il primo, in carica al momento dell’elezione al Colle, gli altri quattro sono nati su incarico di Mattarella. Tutti hanno consentito la «governabilità» e «in alcuni passaggi particolarmente difficili e impegnativi, di evitare pericolosi salti nel buio».

Accanto alle istituzioni statali, «i sindaci e le loro comunità» i presidenti di Regione, i volontari, hanno mostrato «il volto reale di una Repubblica unita e solidale», il patriottismo «concretamente espresso nella vita della Repubblica».

La «fiducia e speranza» con cui guardar al nuovo anno, lo inducono a un «grazie» ai cittadini italiani «per aver mostrato, a più riprese, il volto autentico dell’Italia: quello laborioso, creativo, solidale». In particolare in questi ormai due anni di pandemia «che ha sconvolto il mondo e le nostre vite». e mietuto vittime. Mattarella unisce nel ricordo quel «patrimonio inestimabile di umanità», costituito dall’«abnegazione dei medici, dei sanitari, dei volontari. Di chi si è impegnato per contrastare il virus. Di chi ha continuato a svolgere i suoi compiti nonostante il pericolo». Riconoscendo i «meriti di chi, fidandosi della scienza e delle istituzioni, ha adottato le precauzioni raccomandate e ha scelto di vaccinarsi».

In queste ore in cui i contagi tornano a preoccupare e a causa delle varianti del virus «si avverte talvolta un senso di frustrazione». Ma «non dobbiamo scoraggiarci», ammonisce Mattarella. I vaccini «sono stati, e sono, uno strumento prezioso», la difesa «che consente di ridurre in misura decisiva danni e rischi, per sé e per gli altri». Ricorda le scene drammatiche di inizio pandemia, le bare trasportate dai mezzi militari. «Cosa avremmo dato, in quei giorni, per avere il vaccino?». La ricerca e la scienza ci hanno fornito questa opportunità «molto prima di quanto si potesse sperare, questa opportunità. Sprecarla è anche un’offesa a chi non l’ha avuta e a chi non riesce oggi ad averla».

Abbiamo fatto i conti, in questi due anni, con la crescita di «povertà, esclusioni e perdite di lavoro. Eppure ci siamo rialzati. ci siamo avviati sulla strada della ripartenza». E questo anche grazie alla «risposta solidale, all’altezza della gravità della situazione, che l’Europa è stata capace di dare». I risultati per l’Italia sono stati una crescita «oltre le aspettative e una ripresa della vita sociale».

Un pensiero anche ai militari caduti vittime della «minaccia del terrorismo internazionale di matrice islamista». A quelle dei «gravi disastri per responsabilità umane, i terremoti, le alluvioni». Ai «caduti, militari e civili, per il dovere. I tanti morti sul lavoro. Le donne vittime di violenza».

Un pensiero accorato, in particolare va ai giovani per la «diffusa precarietà» che li sta «scoraggiando nel costruire famiglia e futuro». La «forte diminuzione delle nascite», per Mattarella «rappresenta uno degli aspetti più preoccupanti della nostra società». A loro bisogna guardare con priorità anche favorendo le transizioni ecologica e digitale che rappresentano «necessità ineludibili». I giovani «portatori della loro originalità, della loro libertà, sono diversi da chi li ha preceduti. E chiedono che il testimone non venga negato alle loro mani. A loro sento di dover dire: «Non fermatevi, non scoraggiatevi, prendetevi il vostro futuro perché soltanto così lo donerete alla società». E ricorda la «commovente» lettera che il professor Pietro Carmina, vittima del recente, drammatico crollo di Ravanusa. Professore di filosofia e storia, andando in pensione due anni fa, aveva scritto ai suoi studenti, invitandoli a non essere spettatori ma protagonisti della storia. A «infilarsi dentro, sporcandosi le mani».

È l’unica citazione del discorso, mentre l’unico saluto personale lo rivolge a Papa Francesco ringraziandolo «per la forza del suo magistero, e per l’amore che esprime all’Italia e all’Europa, sottolineando come questo Continente possa svolgere un’importante funzione di pace, di equilibrio, di difesa dei diritti umani nel mondo che cambia».

Chiude con un invito a «guardare avanti», perché «il destino dell’Italia dipende anche da ciascuno di noi» e richiede a una nuova stagione dei doveri». in cui ognuno «accetta di fare fino in fondo la parte propria. Nutro fiducia – conclude Mattarella -. L’Italia crescerà». Nella «coscienza del comune destino del nostro popolo, e dei popoli europei. Buon anno a tutti voi! E alla nostra Italia!».

Avvenire

“La strage di piazza Fontana fu attacco alla democrazia”, dice Mattarella. A 52 anni dall’esplosione, il capo dello Stato ricorda che l’Italia venne sottoposta ad una prova drammatica. Ma “L’unità che il nostro popolo ha saputo manifestare costituisce un patrimonio tuttora prezioso”

strage piazza Fontana attacco democrazia dice Mattarella 

AGI – “Il micidiale ordigno che 52 anni or sono venne fatto esplodere nella sede della Banca nazionale dell’Agricoltura, in piazza Fontana a Milano, distrusse vite innocenti, sconvolse il Paese, diede avvio a una scia di sangue e terrore che la nostra comunità riuscì a fermare solo dopo anni di impegno e sofferenze”. Lo ricorda il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

“La memoria di quel feroce attentato – aggiunge – resta indelebile nella storia della Repubblica. Venne concepito ed eseguito allo scopo di colpire la democrazia nata dalla lotta di Liberazione, di interrompere il processo di crescita nella partecipazione e nei diritti, di volgere in senso autoritario le istituzioni volute dalla Carta costituzionale”.

Per il capo dello Stato, “le lunghe vicende processuali hanno lasciato vuoti e verità non pienamente svelate. Si tratta di ferite aperte, non soltanto per le famiglie delle vittime, ma per la Repubblica intera. Tuttavia, nonostante manipolazioni e depistaggi, emerge nettamente dal lavoro di indagine e dalle sentenze definitive la matrice eversiva neofascista e l’attacco deliberato alla vita democratica del Paese”.

Ma “tutto questo è stato chiaro ben presto alla città di Milano e alla comunità nazionale. La risposta unitaria, solidale, di popolo contro il terrorismo, e contro tutti i terrorismi che insanguinarono l’Italia dopo piazza Fontana, è risultata decisiva per isolare, sradicare e quindi sconfiggere l’eversione. La prova a cui l’Italia venne sottoposta fu drammatica. Ma vinse la democrazia, e con essa prevalsero i valori di cui la Costituzione è espressione”.

“Anche per questo – esorta il Presidente – è necessario fare memoria. La democrazia è un bene prezioso che va continuamente difeso e ravvivato. E l’unità che il nostro popolo ha saputo manifestare, quando l’aggressione ha riguardato i diritti fondamentali della persona e le basi stesse della convivenza, costituisce un patrimonio tuttora prezioso. Passare il testimone alle generazioni più giovani vuol dire trasmettere quella civiltà che è frutto di storia, di cultura, di sacrificio e intelligenza collettiva”.

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