DECEDUTA IN CAMERUN MARIA NEGRETTO, LA MADRE TERESA D’AFRICA

Famiglia Cristiana

La missionaria aveva 83 anni e da oltre cinquanta lavorava per sollevare le pene del popolo camerunese. Cure domiciliari nei villaggi, apertura di dispensari, cure palliative, educazione e assistenza dei carcerati le opere che ha avviato.

È deceduta la sera del 21 luglio 2021 a Douala (Camerun) Maria Negretto (nella foto sopra), Annunziatina consacrata nell’istituto secolare Maria SS Annunziata appartenente alla Famiglia Paolina, missionaria in Camerun dal 1969. La “Santa Teresa d’Africa”, come qualcuno l’aveva ribattezzata, stava rientrando in Italia per un periodo di cure, essendo molto provata nel fisico.

Era nata il 5 marzo 1938 a San Biagio di Argenta, in provincia di Ferrara. Per oltre 50 anni ha vissuto in Camerun, dedicando la propria vita ai poveri e agli ammalati. Dopo una breve esperienza vocazionale nelle Figlie di San Paolo (le “Paoline”), ottenuto il diploma di infermiera professionale alla fine degli anni ’60, Maria ha lavorato nel reparto di Pediatria dell’Ospedale di Rimini per qualche tempo. «Dentro di me sentivo una forza che mi spingeva verso i più deboli, quelli ai margini, grazie anche all’insegnamento della mia famiglia e di mia madre che, anche in tempi di difficoltà e povertà, era sempre disponibile ad aiutare un bisognoso quando si presentava alla porta di casa», raccontava ai volontari dell’“Associazione Maria Negretto”, che dal 2006 l’hanno sempre sostenuta materialmente e spiritualmente. E così, aderendo alla proposta di un’associazione italiana attiva in Camerun, nel 1969 partì per il paese africano. Il “mal d’Africa” la colse subito, tanto che decise di fermarsi anche dopo la scadenza dell’anno di volontariato.

Tenace e determinata fin da piccola, nata in una famiglia numerosa con dieci fratelli (di cui uno, Giuseppe, sacerdote diocesano a Ferrara), era abituata al lavoro duro. La prima tappa del suo viaggio nel dono di sé è stata a Dschang, a una sessantina di chilometri da Bafoussam, la terza città del Camerun. Si curò di alcuni bambini rimasti orfani durante il parto.

Nei primi anni ha girato a piedi per i villaggi della zona intorno a Bafoussam, curando i malati, e fra questi soprattutto i lebbrosi, esclusi dalla vita comunitaria, e facendo lezioni di igiene alle mamme in un tempo in cui molti bambini morivano di disidratazione dopo poche normalissime crisi di diarrea. Sempre aiutata dall’Italia, Maria ha creato due dispensari (il primo a Bankoup e l’ultimo a Baleng), che sono cresciuti nel tempo entrando nella rete sanitaria diocesana e diventando, con i loro laboratori, dei centri di eccellenza per le popolazioni viciniori. «Lo scopo principale del volontariato non è quello di prestare assistenza, ma di educare all’autosufficienza», ebbe modo di dire. E soprattutto di fare.

Tra le opere di questa instancabile missionaria c’è la creazione di una rete di assistenza e di aiuti materiali portati nel carcere di Bafoussam (acqua corrente, cibo, cure mediche). Sono tanti i minori che ha aiutato e riscattato una volta usciti dalle mura della prigione, anche grazie ai suoi buoni uffici: come la “vedova” nell’episodio evangelico, sostava per ore intere davanti alla porta del giudice per far rilasciare qualche ragazzino catturato e imprigionato in flagranza di reato.

L’ultima opera realizzata è stata l’implementazione di un sistema di cure palliative nei suoi dispensari. Dopo aver visto negli anni tante persone morire tra enormi sofferenze, è riuscita, grazie alla collaborazione con alcuni ospedali italiani, a introdurre una medicina di base per accompagnare alla morte, restituendo dignità a tante persone.

Negli ultimi anni aveva affidato una fattoria per il recupero dei minori ex carcerati a Soupken, in piena campagna, alla Comunità Papa Giovanni XXIII.

Maria Negretto resterà sempre nella memoria di chi l’ha incontrata. La ricorderanno i sacerdoti della diocesi di Bafoussam (contribuì ad esempio a completare il campanile della cattedrale, nei cui pressi abitava), i medici e gli infermieri che ha formato, i tanti uomini e donne che ha incrociato nel cammino, i suoi innumerevoli amici in Italia, le sorelle Annunziatine che non le hanno mai fatto mancare il loro sostegno.