Concerto a Mantova. Una cantata per don Mazzolari, il profeta

Un luminoso accordo di ottoni, e l’irruzione del coro maschile: «Grida a squarciagola, senza timore, fa’ sentire la tua voce forte come una tromba». Si ripetono serrate quasi fossero il ritornello di un invitatorio liturgico le parole di Isaia, mentre la voce recitante
declama ciò che di don Primo Mazzolari dissero Paolo VI («Camminava avanti con un passo troppo lungo e spesso non gli si poteva tener dietro. È il destino dei profeti»), Giovanni Paolo I («Un pastore che conosce il soffrire e vede lontano»), Benedetto XVI («Profilo sacerdotale limpido di alta umanità e di filiale fedeltà al messaggio cristiano e alla Chiesa») e Francesco («La sua profezia si realizzava nell’amare il proprio tempo, nel legarsi alla vita delle persone che incontrava, nel cogliere ogni possibilità di annunciare la misericordia di Dio»).

Don Primo Mazzolari

Don Primo Mazzolari

Per Federico Mantovani è iniziata così La più bella avventura: l’essersi fatto ispirare dal primo libro (allora prontamente censurato per le sue apertura ai “lontani”) del prete antifascista e scrittore, l’avervi costruito un libretto che distilla Parola di Dio, parole di Mazzolari e liturgia, per poi sublimare questa straordinaria esperienza divina e umana, religiosa e laica insieme in una “Cantata per voce recitante, soli, coro e orchestra”: La più bella avventura, appunto.

Nel settembre 2010 – cinquantesimo dalla morte di Primo – debuttò in Duomo a Cremona. Ma sabato ha nuovamente dispiegato queste armonie di Parola e parole nella cattedrale di Mantova, dove ubbidienti al gesto di Mantovani sono intervenuti Cosimo Vassallo (tenore), Valentino Salvini (baritono) e Alberto Branca (voce recitante), in dialogo con l’Orchestra sinfonica dei colli morenici e il Coro polifonico cremonese.

Un'immagine del concerto a Mantova (Gianni Bellesia)

Un’immagine del concerto a Mantova (Gianni Bellesia)

La cantata mazzolariana – un affresco di accordi e dissonanze, speranza e realtà – respira al ritmo di cinque stanze, e dalla squillante “Voce di profeta” ben presto scaturisce “Impegno e cammino”: ne accompagna i passi il pizzicato ritmico di violoncelli
e contrabbassi, prima che “Giustizia carità e pace” unisca Passione di Dio e dolore umano in un incalzante e sempre più forte abbraccio di ritornelli biblici e mazzolariani tra soli, coro e orchestra. Ed ecco “La più bella avventura” (titolo anche del quarto quadro), che dalle parole contrite del De profundis – messe in bocca al figliol prodigo – esplode in un Alleluia reso ancor più pasquale dai versetti del salmo 136 (“Lodate il Signore perchè è buono”). Un tocco ritmico e solitario di campana, un altro, un
altro ancora: l’ultima stanza è quella del Mazzolari che “Obbedientissimo in Cristo” sente scoccare l’ora del suo testamento spirituale, consapevole di essere atteso tanto dal «grande Padre celeste» quanto dal suo «piccolo padre contadino».

Un'altra immagine del concerto a Mantova (Gianni Bellesia)

Un’altra immagine del concerto a Mantova (Gianni Bellesia)

È la dolcezza degli archi a condurre verso «questa casa dell’Eterno che non conosce assenti», quella stessa da cui tenore e coro
sussurrano, scandiscono e amplificano la parola che pulsa ciclica nel Discorso della montagna: «Beati…». Fino all’epilogo, quando la profezia iniziale si trasfigura in ricompensa finale: «Rallegratevi ed esultate… infatti hanno perseguitato i profeti prima di voi».

da Avvenire

Mantova inaugura l’anno come capitale italiana della Cultura

Questo fine settimana, spettacoli e performance d’autore hanno inaugurato l’anno di Mantova capitale italiana della Cultura 2016. La città lombarda è stata premiata con un milione di euro, svincolato dal Patto di stabilità per realizzare il progetto. Maria Laura Serpico ha intervistato il sindaco, Mattia Palazzi.

da Radio Vaticana

R. – Insieme con tutti i partner e le istituzioni di Mantova Capitale abbiamo da una parte illustrato il programma e soprattutto presentate le sfide della città.

D. – Quali sono le principali caratteristiche di Mantova, che la rendono la città ideale a rappresentare l’Italia?

R. – Innanzitutto, la nostra storia e il nostro patrimonio storico-artistico: è la città di Giulio Romano, del Mantegna, di Leon Battista Alberti. Difficile trovare in una città così piccola una ricchezza così potente. E poi, Mantova è una città peculiare: è una città che in 20 minuti attraversi a piedi ed è la città del Festival della Letteratura: quest’anno sarà il XX anniversario del Festival. Insomma, davvero, ne ho dette tre, ma potrei continuare ancora per molto…

D. – In cosa consiste il progetto presentato e che poi ha vinto i fondi?

R. – E’ un progetto molto ambizioso che si sostiene su alcuni “asset”: il recupero del patrimonio storico-artistico e l’innovazione digitale-tecnologica nella fruibilità della città, dalla mobilità alla gestione del patrimonio stesso. “Video 360” è un’applicazione che si chiama “Mantova”, che tra due-tre giorni è pronta e sarà scaricabile. Un impegno importante nello spettacolo: spettacoli nelle piazze, dal teatro alla danza all’architettura, alla musica che quest’anno sarà davvero centrale nella vita della nostra città. Diversi interventi espositivi sull’arte contemporanea che lavoreranno sul tema dello spazio urbano e della rigenerazione urbana della nostra città. E infine, l’enogastronomia: la nostra seconda provincia agricola italiana, la cucina mantovana è nota e conosciuta a livello nazionale e internazionale come una delle cucine più importanti e genuine e quindi insomma, davvero, c’è tanta roba… Quest’anno Mantova sarà unica.

D. – Secondo lei, perché Mantova ha prevalso sulle altre città candidate?

R. – Credo per un programma molto pragmatico: investiamo cinque milioni di euro sul recupero del patrimonio con interventi che abbiamo pianificato l’estate scorsa e che già stanno partendo, perché Mantova rappresenta una sfida non solo per Mantova ma per l’intero Paese. Come medie e piccole città di arte e di cultura possono trasformarsi, tornare a guardare le nuove generazioni e lavorare proprio per essere e divenire città moderne: questo è un tema che riguarda noi, ma riguarda in realtà il Paese intero.

D. – Quali sono allora, appunto, le responsabilità di Mantova in quanto rappresentante della cultura italiana?

R. – E’ quella di dimostrare che le città in Italia hanno un ruolo fondamentale: è quella di riappropriarci della progettualità e della voglia e del desiderio di cambiare le città e di costruire un futuro. Io penso ad esempio che il tema della sostenibilità, sia nella mobilità sia nei processi produttivi sia nella rigenerazione del territorio rappresenti una sfida straordinaria per l’intero Paese e possa essere la chiave di volta anche per chiamare qui giovani ricercatori, designer, progettisti, innovatori sociali. Insomma, l’idea è che le città cambiano, che noi abbiamo una storia incredibile, una storia che dobbiamo ovviamente salvaguardare, curare e promuovere, ma abbiamo anche un futuro da costruire.

D. – Brevemente, quali sono gli eventi culturali previsti per quest’anno?

R. – Sono oltre mille eventi, quindi è impossibile poterli elencare tutti. Sono da “Cento tele”, mostra sull’arte contemporanea, alla grande stagione dei concerti – Battiato, Bregovic, Capossela – interventi e iniziative legati al gusto e al cibo, iniziative legate al paesaggio. Insomma, è davvero un panorama ricco ricco di eventi.