8 Maggio GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA MAMMA

Le madri, «un dono di Dio che fa il mondo più bello»

Da oltre trent’anni, l’otto maggio viene celebrata la “festa della mamma”, un giorno speciale, in onore della figura materna e della maternità, con la voglia universale di ringraziare le mamme per quello che ci hanno donato e continuano a donarci, un gesto d’amore, d’affetto e di gratitudine per tutte le mamme.

Papa Francesco ha affermato: «la donna è il grande dono di Dio, capace di portare armonia nel creato… che ci insegna ad accarezzare, ad amare con tenerezza e che fa del mondo una cosa bella». Perché lei, con il suo grembo, è sorgente di vita, capace di far rinascere l’umanità, di dare speranza e salvezza al mondo intero. Il contributo femminile è necessario nel mondo del lavoro, nel mondo della politica, nel mondo della cultura e questa è una conquista del nostro tempo che non dobbiamo assolutamente perdere. Dimostrare l’amore alle proprie mamme, è rifugiarsi nel loro sereno cielo che rischiara buie notti, con la certezza che solo nel loro cuore possiamo trovare l’abbraccio della gioia e del perdono.

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Spiritualità. Dalla madre terrena a quella celeste. Le due Maria amate da Tonino Bello

Un racconto intimo, quasi uno specchio dell’anima. Si intitola Cara mamma. Lettere ai familiari (1948-1964) il volume (Edizioni San Paolo, 132 pagine, 16 euro – qui prezzo scontato 5%) che raccoglie 182 missive, finora inedite, che il giovane don Tonino scrisse ai suoi parenti, soprattutto alla madre Maria. Testi molto semplici che (la raccolta è curata da Trifone e Stefano Bello), che testimoniano la profonda attenzione che il futuro vescovo di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi ebbe fin da subito nei confronti del prossimo. L’epistolario si riferisce al periodo di formazione di monsignor Bello e rappresenta un elemento importante per ricostruire la sua biografia di una delle figure più amate della Chiesa italiana contemporanea. Del libro pubblichiamo la prefazione di Giancarlo Piccinni presidente della Fondazione don Tonino Bello di Alessano.

Intense sensazioni mi rapiscono quando mi abbandono alla lettura dei testi di don Tonino Bello. Dal rispetto profondo ad un timore inspiegabile, dalla attesa incessante di qualcosa di nuovo al senso di edificazione che solo la bellezza può donare. Ma quando i testi sono scritti di suo pugno, la sua grafia evoca in me indicibili emozioni sino al batticuore. È questo che ho provato quando Trifone Bello e Stefano Bello mi hanno affidato queste cartoline, perché potessero essere messe a disposizione di quanti amano don Tonino, lettere ingiallite dal tempo e impregnate di un profumo quasi secolare e che per oltre un decennio sono state il solo mezzo di comunicazione tra il giovane Tonino e la sua “cara mamma”, Mamma Maria, quando Tonino Bello frequentava i seminari di Ugento prima, Molfetta e Bologna successivamente. Lettere con le quali il giovane Tonino esprimeva una frequentazione costante, quasi quotidiana, una presenza assidua nel cuore della sua casa e della sua mamma, un modo per dire ogni giorno “ci sono”, “ti voglio bene”. Mentre tutto cambiava, nuovi orizzonti si aprivano, nuove persone entravano nella vita del giovane seminarista, non cambiavano nel suo cuore i sentimenti di sempre, anzi si rinnovavano, si rinvigorivano, si fortificavano.

​Con la fede e con l’intelligenza. E con la tenerezza che lo contraddistingue sin da fanciullo (se il giorno di Pasqua non c’è il treno non venire… 24 marzo 1948) e che testimonierà sino all’ultimo istante della sua vita, quando il volto di Maria sarà per lui la ragione della speranza. Sicché questo arco temporale della sua vita segnerà in maniera graduale il passaggio da Maria a MARIA, dalla madre di lui e dei suoi fratelli Trifone e Marcello, alla madre di tutti noi, madre dell’umanità. Dalla casa natìa al mondo, dal paese all’universo e poi ai pluriversi, dove le differenze si incontrano e convivono per costruire la Pace, e i pensieri di tutti cercano la Verità e le guerre sono spodestate, per sempre, e la morte muore. Da Maria a MARIA, dalla culla alla Croce. Della crescita di Tonino Bello la mamma è la prima testimone: con la sua costanza nello studio e nella preghiera e con la sua voglia di vivere, Tonino spostava sempre più in là l’orizzonte della sua conoscenza e stargli dietro non era semplice. «La sua mamma – scrive don Angelo Magagnoli, rettore dell’Onarmo–Santa Cristina in un articolo comparso nel 1993 sul Notiziario dell’istituto di Santa Cristina, Bologna, anno XXIV, n .2-3 – era una donna umile, ma la sua saggezza brillava in quella casa pulita e ordinata. Il suo abito nero, segno esterno dell’affetto che ancora portava al suo defunto sposo e padre dei suoi figli, non le impediva di mostrarsi serena e forte. Don Tonino ebbe la sua prima formazione da questa semplice creatura». Maria lo seguiva, lo ascoltava, lo “spiava “. Lo generò alla spiritualità dell’essenziale. Poi pian piano il giovane prese il volo, verso nuovi mondi: custodiva l’antico, ma era affascinato dall’inedito, era premuroso verso di lei e verso i fratelli ma anche attento agli ultimi della sua città, innamorato della sua terra ma anche attratto dall’ignoto, da ciò che l’oltreconfine già respirava. Non sempre sua madre lo capiva, ma sempre lo seguiva, non sempre ne afferrava i concetti ma comunque “custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore”. Fu questa, credo, la prova d’amore più grande! E così pian piano fu lei la prima a meravigliarsi per le potenzialità, la grandezza, la generosità, la mitezza, l’intelligenza di fede del suo Tonino e gli stette accanto. Della sua creatura percepì la diversità, l’unicità, l’originalità; forse, incredula, intravide anche le prime gemme di santità e allora capì che non le apparteneva più. E vedendo come il giovane Tonino cercava con tutte le energie, ogni giorno, un percorso di senso, lei stessa scopriva il senso del suo percorso di donna, di cristiana. Da lui imparò. E da madre si fece figlia, figlia del figlio.

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L’omelia del Vescovo Giacomo Morandi in memoria della mamma Adriana

Fonte: laliberta.info

La mattina del 18 gennaio è improvvisamente deceduta Adriana Malatesta, madre dell’Arcivescovo Morandi.

Pubblichiamo l’omelia tenuta dal vescovo Giacomo nella Messa esequiale, celebrata venerdì 20 gennaio nella Cattedrale di Modena.

Il libro dei Proverbi è un testo sapienziale che desidera trasmettere alle nuove generazioni quella sapienza che scaturisce dall’ascolto della Parola, dalla meditazione della Legge ma soprattutto e prima di ogni altra cosa, dall’esperienza della vita e dalla testimonianza di chi ci ha preceduto.

Al termine di questa raccolta di detti sapienziali e riflessioni, l’autore vuole riassumere il suo insegnamento, offrendo un affresco, in cui poter contemplare con un colpo d’occhio quell’ideale di vita piena e feconda a cui i giovani possano ispirarsi per le loro scelte e i loro progetti.

Il testo che abbiamo ascoltato è una parte di questo affresco, l’autore vede realizzato il suo ideale in questa donna di cui tesse l’elogio- come moglie e madre premurosa – che ha orientato e speso tutte le sue doti e le sue risorse per il bene della sua famiglia.

Tante volte ho letto e commentato questo testo, avendo ben presente nella mia mente e soprattutto nel mio cuore la testimonianza della mamma Adriana.

Carissima Mamma, hai avuto una vita intensa che si apriva presto alla mattina e si concludeva a sera tardi, con quella laboriosità infaticabile tipicamente veneta e una grande capacità di sacrificio, per provvedere alla tua numerosa famiglia, insieme al caro Papà Adolfo che condivideva con te la gioia, la responsabilità e i sacrifici.

I cibi preparati con cura, meticolosità e abbondanza, la tua felicità nel provvedere ai vestiti di tutti, specie per l’inverno, con gli immancabili passamontagna, il rincalzare le coperte del letto alla sera che sembrava di essere dentro a uno scafandro. I tuoi detti proverbiali che ormai sono diventati una tradizione di famiglia…

L’unica cosa che non si adattava a te e che nel testo dei Proverbi invece viene sottolineato è che queste donna dà ordini alle sue domestiche. Non avevi domestiche, d’altra parte dato il tuo temperamento e anche grazie a una sana gelosia della tua famiglia, dei tuoi figli e dei tuoi spazi, l’eventuale domestica sarebbe stata più una martire che un aiuto. Le cose andavano fatte bene secondo i tuoi tempi e le tue modalità.

Una fede semplice e solida la tua, oserei dire granitica, cresciuta tanto anche grazie al Papà Adolfo, una fede alimentata dalla tua preghiera e dalla comunione quotidiana.

Ricordo bene quante volte mi hai salvato, durante qualche cena, dalle domande precise e pressanti del Papà su argomenti difficili e spinosi della Sacra Scrittura, dicendo che ero stanco; oppure quando il Papà faceva osservazioni sulle mie prediche, soprattutto sulla lunghezza, mi dicevi di non ascoltarlo.

La mamma scusa sempre! Solo quando sono partito per Roma hai protestato e quando ti ho detto che bisogna obbedire al Papa, mi hai risposto con la tua semplicità disarmante: e alla mamma no? E infine quando sono rientrato in Emilia, e soprattutto a Reggio Emilia, eri contenta: in fondo le tue preghiere erano state esaudite, e anche le mie.

Ringrazio il Signore che in questi anni sei stata custodita con amore e premura da Filippo e Gabriella e dai tuoi amati nipoti.

La vita non ti ha risparmiato prove e difficoltà e soprattutto il dolore più grande per una mamma: la perdita di un figlio, il caro Emmanuele. Un dolore tenuto nascosto con riserbo nel tuo cuore.

E in questi ultimi mesi alla cara Gabriella confidavi: “Sono stata fortunata, ho avuto la famiglia che volevo, anche nelle disgrazie. Quando penso ad Emmanuele, penso di essere stata troppo orgogliosa, forse il Signore mi voleva far capire che i figli sono suoi. Ma è un dolore che nessuno dovrebbe sentire, non ci penso perché si impazzisce… ma il Signore sa”.

Certo il Signore sa e conosce il nostro cuore e, come dice l’Apocalisse, asciuga ogni lacrima dai nostri occhi (cf. Ap, 21,4). E oggi il Signore consola noi con queste parole: “Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Vado a preparavi un posto. Non abbiate timore, se mi amaste vi rallegrereste che io vado al Padre” (Gv 14,1-5.27-29).

In questi giorni un amico mi ha scritto ricordando che, in occasione della morte della sua mamma, un missionario gli aveva rammentato un detto che presso le popolazioni in cui svolgeva il suo ministero viene ripetuto in queste circostanze a chi fa loro le condoglianze: “Non dovete rattristarvi. Noi siamo il sorriso di chi ci ha preceduto”.

Da allora, continuava questo amico, quando penso alla mamma cerco di sorridere e di sorriderle, rinsaldando così il legame che ci unisce.

Signore, ti chiediamo la grazia di potere essere questo sorriso grato e colmo di riconoscenza per la Mamma che ci hai donato; preghiamo per lei, perché su quella soglia della Gerusalemme celeste i primi a sorriderle siano il caro Papà Adolfo e l’amato figlio e nostro fratello Emmanuele.

+ Giacomo Morandi

FESTEGGIAMO LA MAMMA CON UNA BELLA STORIA

Leggere ad alta voce un libro al proprio bambino è un atto di amore, che rinsalda il legame e porta grandi benefici emotivi. Per la festa della mamma una rassegna di albi illustrati e prime letture sulla figura cardine della crescita di ogni bambino

Fulvia Degl’Innocenti – Famiglia Cristiana

Celebrare la festa della mamma con un libro per bambini. Tante le nuove uscite di labi e prime letture sulla figura della mamma, da leggere ai propri bambini domenica, ma anche in ogni altro periodo dell’anno perchè la lettura ad alta voce è un atto d’amore, che rinsalda il legame, e porta grandi benefici per la cresicìta e la consapevolezza delle proprie emozioni. Da Edizioni San Paolo I segreti delle mamme, dello psicanalista Luigi Ballerini, con i disegni di Paola Formica, storica illustratrice di il giornalino. Le mamme non sono tutte uguali, e qui ne vengono presentate diverse, con le loro caratteristiche, ma tutte hanno qualcosa che le rende speciali

Dalla grande sensibilità dello psicoterapeuta dell’età evolutiva  Alberto Pellai Io gomitolo, tu filo, De Agostini, una  storia in rima per raccontare ai bimbi e ai loro genitori il legame d’amore e attaccamento che li unisce nel tempo, e i suoi cambiamenti. Un piccolo Filo rosso si allunga leggero tra le pagine, mentre Mamma Gomitolo si srotola e lo accompagna. Piccole scene di vita quotidiana che vedono il bambino cominciare a esplorare alla ricerca di autonomia ma sempre collegato al nucleo di affetto e protezione della mamma

Io ci sarò, edito, edito Pulce edizioni, ci immerge in una situazione di vita comune: una mamma e il suo bambino fanno una passeggiata e lui sale su un muretto e fa una domanda potente: “Ti prenderai ancora cura di me quando sarò grande?”. Perché i bambini hanno bisogno di autonomia ma anche di essere rassicurati che la mamma ci sarò sempre per loro.

Quante volte i bambini arrabbiati gridano Voglio un’altra mamma!: è il titolo di un albo di Lupoguido edizioni. Così succede al piccolo Joseph, un bambino ostinato che non ascolta gli adulti. Allora la mamma decide di accontentarlo e lo manda al Polo Nord dalla signora tricheco. Gli piacerà questa nuova mamma?
A volte le mamme, anche quelle più amorevoli, perdono la pazienza. In Nico, basta!, Piemme, la voce dolce della mamma quando Nico non ascolta diventa l’urlo di un’aquila. Così, quando appare il genio che realizza i desideri, Nico chiede che la mamma non urli più. Peccato che il genio lo prenda alla lettera, e alla mamma va proprio via la voce. Una mamma muta sembra una liberazione, ma poi quel silenzio che lo priva delle chiacchiere insieme e delle storie della buonanotte comincia a pesargli.Altro bambino pieno di energia e refrattario alle regole il protagonista di un classico, riproposta da iperborea, Bimbo birbone e la sua mamma, del grande autore svedese Barbro Lindgren. Bimbo birbone è curioso, ribelle, temerario, instancabile. si infila dappertutto, si lancia nelle imprese più spericolate, e ogni giorno ne combina una nuova, trascinando la sua povera mamma in mille guai e avventure.

La migliore mamma del mondo, L’Ippocampo, con le superlative illustrazioni di Benjamin Lacombe, presenta 17 ritratti di mamme del regno animale. Tra queste, chi sarà mai la migliore mamma del mondo? Mamma ragno, che si sacrifica letteralmente per i suoi piccoli? O Mamma cuculo che, ben conscia di non essere all’altezza, preferisce affidare a un’altra la cura del suo pulcino?
E infine il meraviglioso Mamma, Terre di mezzo,  31 ritratti di mamme attraverso epoche, generazioni e culture; così diverse eppure così simili, ogni volta che tengono in braccio il loro bambino.