LE TERRE REQUISITE E RESTITUITE ALLA PARROCCHIA OFFERTE IN COLTURA PER RECUPERARE I CONTADINI

Ci sono le marmellate di don Giovanni Fiocchi, i funghi secchi, le erbe officinali, e poi il vino e l’olio di don Enzo Zago. A Luf, nella piana che porta a Scutari, don Giovanni, un sacerdote di Cremona, riuscì a riportare alla parrocchia tutte le terre e i boschi che il regime comunista aveva confiscato e il regime democratico non si decideva a restituire. Ha affidato tutto ai contadini perché, mettendoli a coltura, scoprissero il senso del lavoro. Don Enzo ha fatto lo stesso nella sua parrocchia dando la zappa ai suoi parrocchiani. «In questo modo – dice don Giovanni – diamo la possibilità di vivere con il proprio lavoro e non soltanto con la carità. Abbiamo dato l’occasione a chi può di lavorare. Queste coltivazione significano stipendio e crescita sociale». Nel nord dell’Albania, nel vasto territorio compreso tra le regioni di Scutari e Lezhe, la produzione o la preparazione di vari prodotti tipici, soprattutto agricoli, è stata promossa da diverse associazioni, cooperative agricole ed alcune organizzazioni legate a iniziative cattoliche o impegnate nel sociale. A questi sforzi, le Acli albanesi cercano di dare una linea comune con una seria di iniziative e progetti. More, fragole, mirtillo ma soprattutto promozione di una cultura cooperativistica che in Albania manca per produrre e distribuire i prodotti di questa terra con migliore efficacia. Mele e fichi, d’accordo, ma questi sforzi, come quelli di don Giovanni, vogliono ricondurre il lavoro di queste campagne nel rispetto delle regole, promuovere una produzione locale e, infine, favorire forme cooperative in una terra dove ancora oggi ciascuno coltiva il proprio orto, seppure lo coltiva.

avvenire 22 agosto 2010