Liturgia XV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B) 14 luglio 2024

Grado della Celebrazione: Domenica
Colore liturgico: Verde

Antifona
Nella giustizia contemplerò il tuo volto,
al mio risveglio mi sazierò della tua presenza. (Cf. Sal 16,15)

Si dice il Gloria.

Colletta
O Dio, che mostri agli erranti la luce della tua verità
perché possano tornare sulla retta via,
concedi a tutti coloro che si professano cristiani
di respingere ciò che è contrario a questo nome
e di seguire ciò che gli è conforme.
Per il nostro Signore Gesù Cristo.

Oppure:

O Padre, che chiami tutti gli uomini
a essere tuoi figli in Cristo,
concedi alla tua Chiesa
di confidare solo nella forza dello Spirito
per testimoniare a tutti le ricchezze della tua grazia.
Per il nostro Signore Gesù Cristo.

Si dice il Credo.

Prima Lettura
Va’, profetizza al mio popolo.
Dal libro del profeta Amos
Am 7,12-15

In quei giorni, Amasìa, [sacerdote di Betel,] disse ad Amos: «Vattene, veggente, ritìrati nella terra di Giuda; là mangerai il tuo pane e là potrai profetizzare, ma a Betel non profetizzare più, perché questo è il santuario del re ed è il tempio del regno».
Amos rispose ad Amasìa e disse:
«Non ero profeta né figlio di profeta;
ero un mandriano e coltivavo piante di sicomòro.
Il Signore mi prese,
mi chiamò mentre seguivo il gregge.
Il Signore mi disse:
Va’, profetizza al mio popolo Israele».

Parola di Dio.

Salmo Responsoriale
Dal Sal 84 (85)

R. Mostraci, Signore, la tua misericordia.

Ascolterò che cosa dice Dio, il Signore:
egli annuncia la pace
per il suo popolo, per i suoi fedeli.
Sì, la sua salvezza è vicina a chi lo teme,
perché la sua gloria abiti la nostra terra. R.

Amore e verità s’incontreranno,
giustizia e pace si baceranno.
Verità germoglierà dalla terra
e giustizia si affaccerà dal cielo. R.

Certo, il Signore donerà il suo bene
e la nostra terra darà il suo frutto;
giustizia camminerà davanti a lui:
i suoi passi tracceranno il cammino. R.

Seconda Lettura
In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo.
Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesìni
Ef 1,3-14

Benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo,
che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo.
In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo
per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità,
predestinandoci a essere per lui figli adottivi
mediante Gesù Cristo,
secondo il disegno d’amore della sua volontà,
a lode dello splendore della sua grazia,
di cui ci ha gratificati nel Figlio amato.
In lui, mediante il suo sangue,
abbiamo la redenzione, il perdono delle colpe,
secondo la ricchezza della sua grazia.
Egli l’ha riversata in abbondanza su di noi
con ogni sapienza e intelligenza,
facendoci conoscere il mistero della sua volontà,
secondo la benevolenza che in lui si era proposto
per il governo della pienezza dei tempi:
ricondurre al Cristo, unico capo, tutte le cose,
quelle nei cieli e quelle sulla terra.
In lui siamo stati fatti anche eredi,
predestinati – secondo il progetto di colui
che tutto opera secondo la sua volontà –
a essere lode della sua gloria,
noi, che già prima abbiamo sperato nel Cristo.
In lui anche voi,
dopo avere ascoltato la parola della verità,
il Vangelo della vostra salvezza,
e avere in esso creduto,
avete ricevuto il sigillo dello Spirito Santo che era stato promesso,
il quale è caparra della nostra eredità,
in attesa della completa redenzione
di coloro che Dio si è acquistato a lode della sua gloria.

Parola di Dio.

Forma breve:
In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo.

Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesìni
Ef 1,3-10

Benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo,
che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo.
In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo
per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità,
predestinandoci a essere per lui figli adottivi
mediante Gesù Cristo,
secondo il disegno d’amore della sua volontà,
a lode dello splendore della sua grazia,
di cui ci ha gratificati nel Figlio amato.
In lui, mediante il suo sangue,
abbiamo la redenzione, il perdono delle colpe,
secondo la ricchezza della sua grazia.
Egli l’ha riversata in abbondanza su di noi
con ogni sapienza e intelligenza,
facendoci conoscere il mistero della sua volontà,
secondo la benevolenza che in lui si era proposto
per il governo della pienezza dei tempi:
ricondurre al Cristo, unico capo, tutte le cose,
quelle nei cieli e quelle sulla terra.

Parola di Dio.

Acclamazione al Vangelo
Alleluia, alleluia.

Il Padre del Signore nostro Gesù Cristo
illumini gli occhi del nostro cuore
per farci comprendere a quale speranza ci ha chiamati. (Cf. Ef 1,17-18)

Alleluia.

Vangelo
Prese a mandarli.
Dal Vangelo secondo Marco
Mc 6,7-13

In quel tempo, Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti impuri. E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; ma di calzare sandali e di non portare due tuniche.
E diceva loro: «Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì. Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro».
Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, scacciavano molti demòni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano.

Parola del Signore.

Sulle offerte
Guarda, o Signore, i doni della tua Chiesa in preghiera
e trasformali in cibo spirituale
per la santificazione di tutti i credenti.
Per Cristo nostro Signore.

Antifona alla comunione
Anche il passero trova una casa
e la rondine il nido dove porre i suoi piccoli,
presso i tuoi altari, Signore degli eserciti, mio re e mio Dio.
Beato chi abita nella tua casa: senza fine canta le tue lodi. (Sal 83,4-5)

Oppure:

Dice il Signore: «Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue
rimane in me e io in lui». (Gv 6,56)

*B
I Dodici, inviati da Gesù, predicavano la conversione,
scacciavano i demoni e guarivano gli infermi. (Cf. Mc 6,12-13)

Dopo la comunione
O Signore, che ci hai nutriti con i tuoi doni,
fa’ che per la celebrazione di questi santi misteri
cresca in noi il frutto della salvezza.
Per Cristo nostro Signore.
———————–
Fonte CEI

La Trinità segno della dinamicità di Dio. Commento al Vangelo della Domenica

Domenica Santissima Trinità – Anno B

In quel tempo, gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato. Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono. Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo». «Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo» lo ripetiamo spesso e forse non ne comprendiamo appieno il significato e la sua forza; lo bisbigliamo sottovoce quando entriamo in una chiesa o silenziosamente al mattino quando ci svegliamo, accompagnando le parole con un gesto che accarezza fronte, petto e spalle. Fatico a seguire questo Dio che si moltiplica, che danza trasformandosi e lascia i miei occhi che lo guardano allucinati, come a seguire bagliori nella notte, la mia notte dubbiosa. Vorrei poterTi spiegare, nel senso vero del termine, cioè aprire le Tue pieghe e guardarci dentro, appianare le onde in cui Ti nascondi: chi sei? Sei il Dio che condusse Israele, quello di Abramo e di Mosè con le sue leggi, con il suo nome impronunciabile, Yahvè, ma che racconta di un esserci? Sei quel ragazzo che camminava infaticabile nelle vie di Palestina e con le sue parole faceva sognare gli scartati del tempo: peccatori, prostitute, vedove e lebbrosi senza speranza? O sei quel vento che scompiglia improvvisamente la polvere che si accumula, che fa parlare lingue sconosciute e comprendersi, che soffia via le paure, ci
prende per mano e ci fa rialzare? Chi sei? L’uno o l’altro?
Oggi mi dici che sei l’uno e gli altri, come a voler spezzare ogni solitudine, come impastare acqua farina e lievito per farne pane, come un abbraccio. Non sei un Dio fermo e statico nella sua inalterabile divinità, ma ti muovi continuamente, cammini, corri e parli, in un movimento incessante come quello del mare, in una dinamicità che è vita, in uno slancio che è amore. Un intreccio di amanti. Ed io, che sono fatto a Tua immagine, mi porto dentro questo intreccio, questo legame di amore che mi fa star male quando sono solo, che mi fa disperare nei fallimenti delle mie relazioni. Come Te ho bisogno dell’altro. «In qualunque cosa umana non c’è nulla di amabile senza una persona amica» afferma sant’Agostino: qualcuno con cui danzare, con cui mangiare e sorridere, piangere e commuovermi, qualcuno da amare e da cui essere amato. Una casa è Dio, dove si abbracciano forza, dolcezza e leggerezza per far nascere sempre la vita. Con una fecondità infinita. E mi incoraggiano le tue ultime parole quando tremo di paura col fantasma della mia solitudine: «Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo», come potresti lasciarmi solo? Fino alla fine sarai con me, fino a quando tutto mi sarà svelato e spiegato. Per ora so che «nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo» in questo intreccio ci sono anche io. (Deuteronomio 4,32-34.39-40; Salmo 32; Romani 8,14-17; Matteo 28,16-20)

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Lo Spirito del Signore… per la vita. Commento al Vangelo della Domenica di Pentecoste

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio. Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future.» Nella prima lettura degli Atti viene detto: “Venne all’improvviso dal cielo un fragore, quasi un vento che si abbatte impetuoso, e riempì tutta la casa…” Eccolo all’improvviso, lo Spirito promesso da Gesù, Colui che consola e orienta lo sguardo, i passi, il cammino, come una stella, nel mare di notte. È lo stesso che, nella lingua ebraica, viene chiamato “Ruah” e che si traduce con respiro, soffio, alito, vento, lo stesso che aleggiava sul caos prima della creazione, quello che animò Adamo, che riempì Maria quando l’angelo le annunciò la nascita del Figlio. Dove c’è Lui c’è vita; qualcosa di nuovo, di vivo, di impensato ha inizio. Il respiro di Dio entra nei polmoni della vita, le dà ossigeno, la smuove e, come per i contadini che festeggiavano la mietitura, la fa ballare. “La burocrazia non soffochi mai le indiscipline dello Spirito Santo”, scrive l’Abbé Pierre: Spirito indisciplinato, quello di Dio, che non sta alle regole, ai calcoli, agli schemi, ai programmi che ci facciamo, ma che scompiglia, spettina i capelli come vento, muove e spazza via la polvere e la cenere della morte. Sempre per la vita, sempre a soffiare semi, dove vuole, quando vuole, anche nei momenti in cui tutto ci appare impossibile. Come quando i discepoli pensavano che ormai fosse tutto finito, che la morte avesse chiuso tutto, sprangato i sogni, seppellito ogni tenerezza. E invece, sempre per la vita lo Spirito creatore, quello che consola, Lui che “asciugherà ogni lacrima dai nostri occhi”.
Non lo imbrigli, come non riesci ad imbrigliare il vento, devi imparare a lasciarti gonfiare le vele e navigare portato da lui, dalla sua fantasia. È questa la verità a cui mi conduce? Questo imparare ad affidarmi, a favore di vento, nella follia di rinunciare alla rotta? “Come il vento passa sulla cetra e le corde parlano, così nelle mie membra risuona lo Spirito del Signore e io parlo nel suo amore”, è scritto nelle Odi di Salomone: una musica nuova, che io non conosco, incomprensibile secondo i miei schemi, ma è il respiro di Dio, il polline di Dio che esplode nella vita. Peccato che nel giorno della nostra Pentecoste non venga letto il versetto finale del racconto degli Atti: “Tutti erano stupefatti e perplessi, e si chiedevano l’un l’altro: «Che significa questo?». Altri invece li deridevano e dicevano: «Si sono ubriacati di vino dolce»”. Ubriachi gli Apostoli, ubriachi noi, ma con quell’ebbrezza addosso che fa sembrare tutto più facile, tutto più bello, tutto più possibile: perché confusamente avvertiamo che niente,
proprio niente, sarà mai impossibile a Dio. Ubriachi di Dio, insomma. (Letture: Atti 2,1-11; Salmo 103; Galati 5,16-25; Giovanni 15,26-2716,12-15)

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Ascensione, la certezza che il Signore resta con noi

Ascensione – Anno B

In quel tempo Gesù apparve agli Undici e disse: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno». Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio. Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano. Potrebbe essere un altro Venerdì Santo oggi, un altro giorno di dolore e di separazione dal Maestro e stavolta senza nemmeno avere un corpo da abbracciare, da profumare. Potrebbe essere oggi il giorno dell’addio definitivo. Ma qualcosa è cambiato: la resurrezione ha aperto orizzonti, ha strappato veli e sudari, ha bucato la terra e il cielo. Gesù se ne va e lascia ad un gruppetto di uomini rozzi e confusi un mandato da brividi: “andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a tutte le creature” ed è come se avesse preso le loro braccia e le loro gambe e le avesse allungate all’infinito, in una moltiplicazione di slancio e movimento. Non lo fermi Dio, vorresti fermarlo e trattenere, ma Lui trova sempre fessure in cui incunearsi, trova sempre spazi da cui entrare: le porte chiuse in faccia lo fanno sorridere. Ed oggi trova il modo di andarsene e restare, di sedere alla destra del Padre e rimanere a camminare sulla terra, continuando a portare la sua tenerezza. “Andate voi, ma io sono con voi e non solo nel ricordo o nel racconto di ciò che abbiamo vissuto.” Lo abbiamo letto: “Il Signore operava insieme con loro”; bellezza infinita di questa piccola parola, “insieme”, che azzera ogni solitudine e afferma invece che ogni vita è una “vita con”. Per questo, nel racconto dell’Ascensione nel Vangelo di Luca viene detto che gli undici “se ne tornarono a Gerusalemme con grande gioia” (Lc. 24,52): lo sanno, lo sentono che Gesù non li lascia più. Mai più. Ora, insieme, potranno percorrere la terra intera portando un messaggio che annuncia la tenerezza di un Padre che attende il ritorno di un figlio, la forza di un grammo di lievito, lo stupore di uno sguardo che guarisce da ogni peccato. Battezzare significa immergere in Dio le persone, carezzarle con le Sue mani, parlar loro con le Sue parole d’amore: “Tu vali di più, più di molti passeri, delle altre novantanove pecore…sei importante per me”. Saranno questi i segni che risanano, i miracoli che continuano, sarà il contagio di un amore che fa camminare i sogni, che li porta fin lassù in cielo, perché là sono nati e sulla terra vogliono sbocciare. No, oggi nessun distacco definitivo: Gesù azzera le distanze, annulla le separazioni, cuce per sempre il cielo alla terra con un filo tenace e indistruttibile che lega, come quello di un aquilone, il volo alla corsa dei piedi sulla sabbia. (Letture: Atti 1,1-11; Salmo 46; Efesini 4,1-13; Marco 16,15-20)

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Liturgia DOMENICA di Pasqua Risurrezione del Signore (ANNO B)

Grado della Celebrazione: Domenica

Colore Liturgico  Bianco

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Che cos’è che fa correre l’apostolo Giovanni al sepolcro? Egli ha vissuto per intero il dramma della Pasqua, essendo molto vicino al suo maestro. Ci sembra perciò inammissibile un’affermazione del genere: “Non avevano infatti ancora compreso la Scrittura”. Eppure era proprio così: non meravigliamoci allora di constatare l’ignoranza attuale, per molti versi simile. Il mondo di Dio, i progetti di Dio sono così diversi che ancor oggi succede che anche chi è più vicino a Dio non capisca e si stupisca degli avvenimenti.
“Vide e credette”. Bastava un sepolcro vuoto perché tutto si risolvesse? Credo che non fu così facile. Anche nel momento delle sofferenze più dure, Giovanni rimane vicino al suo maestro. La ragione non comprende, ma l’amore aiuta il cuore ad aprirsi e a vedere. È l’intuizione dell’amore che permette a Giovanni di vedere e di credere prima di tutti gli altri. La gioia di Pasqua matura solo sul terreno di un amore fedele. Un’amicizia che niente e nessuno potrebbe spezzare. È possibile? Io credo che la vita ci abbia insegnato che soltanto Dio può procurarci ciò. È la testimonianza che ci danno tutti i gulag dell’Europa dell’Est e che riecheggia nella gioia pasquale alla fine del nostro millennio.

Pasqua di Risurrezione (anno B) – Domenica 31 marzo 2024

Vita piena, il kerigma della Redenzione

Passato il sabato, Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo e Salome comprarono oli aromatici per andare
a ungerlo. Di buon mattino, il primo giorno della settimana, vennero al sepolcro al levare del sole.

Marco 16,1-2

Apre la liturgia della Parola del Giorno di Pasqua la proclamazione del kerigma integrale del cristianesimo, annuncio della «salvezza potente suscitata per noi nella casa di Davide, servo» del Signore (Luca 1,69), pronunciato dall’apostolo Pietro di fronte alla famiglia del pagano Cornelio, nel contesto del trittico battesimale dei capitoli 8-10 degli Atti degli Apostoli: «Voi sapete ciò che è accaduto in tutta la Giudea, cominciando dalla Galilea, dopo il battesimo predicato da Giovanni, come Dio ha consacrato in Spirito Santo e potenza Gesù di Nazaret, che passò beneficando e sanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con Lui. E noi siamo testimoni di tutte le cose da Lui compiute nella regione dei Giudei e in Gerusalemme. Lo uccisero, appendendolo a una croce, ma Dio lo ha risuscitato il terzo giorno e volle che si manifestasse, non a tutto il popolo, ma a testimoni prescelti da Dio, a noi che abbiamo mangiato e bevuto con Lui dopo la sua Risurrezione dai morti. E ci ha ordinato di annunciare al popolo e di testimoniare che egli è giudice dei vivi e dei morti, costituito da Dio. A Lui tutti i profeti danno testimonianza: chiunque crede in Lui riceve il perdono dei peccati per mezzo del suo nome» (Atti 10,37-43, I lettura del giorno).

Nella notte della Veglia, dopo le otto letture uguali tutti gli anni, in questo anno B siamo accompagnati alla scoperta della tomba vuota dal Vangelo di Marco, che si ispira direttamente a Pietro e ripercorre con essenzialità, “dal battesimo di Giovanni alla Resurrezione”, le tappe di questo kerigma, che ha fondato la predicazione dei primi secoli invitando al Battesimo della salvezza, nel quale «siamo morti con Cristo e crediamo che anche vivremo con Lui» (Epistola della Veglia, Romani 6).

Le donne, che hanno seguito con fedeltà il Salvatore e «hanno osservato», con uno sguardo di amore e di tenerezza, «dove veniva posto», sono le prime che, «passato il sabato», «di buon mattino, il primo giorno della settimana» si recano al sepolcro al levar del sole. Abbondano i dati temporali e geografici a dire che la Risurrezione non è un’idea astratta, ma un fatto avvenuto nel tempo e nello spazio, là dove si dispiega la vita fisica di ogni persona umana, unità di spirito e corpo, creata «a immagine e somiglianza» di Dio (Genesi 1,26, I lettura della Veglia). Guida le donne un amore grande, che è la virtù che resta (1Corinzi 13): pur nel dubbio su «chi possa far rotolare via per loro la pietra all’ingresso del sepolcro», esse camminano con perseveranza e fede, come avevano fatto Abramo nella prova (Genesi 22, II lettura della Veglia) e il popolo nella Pasqua antica (Esodo 14, III lettura della Veglia), incontro allo Sposo vero descritto dai profeti (Isaia 54, IV lettura della Veglia), Colui che per primo ama e compie le sue promesse (V-VII lettura della Veglia).

La speranza di vedere il Signore, che è nel cuore di ogni credente (Salmo 26) da Abramo a Simeone, a Pietro e Giovanni (Vangelo del giorno, Giovanni 20), a ciascuno di noi, è coronata oltre ogni attesa: l’Amato non si cerca tra i morti, ma tra i vivi, perché l’Amore non muore! È questa la gioia della Risurrezione: in ogni notte, in ogni alba, Egli, vivens, sempre ci aspetta e si fa vedere nella nostra «Galilea», luogo del lavoro quotidiano, dell’infedeltà e della rivelazione, là dove ci ha chiamati, dove ce ne siamo innamorati, per una Vita che non ha fine, perché è eterna in Lui. Buona Pasqua!

Famiglia Cristiana

Oggi alle ore 19 S. Messa in S. Stefano a Reggio Emilia. Foglietto Letture e Salmo Presentazione del Signore 2 Febbraio

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Grado della Celebrazione: FESTA
Colore liturgico: Bianco 

Antifona
BENEDIZIONE DELLE CANDELE E PROCESSIONE
Mentre si accendono le candele si canta l’antifona:

Ecco, il Signore nostro verrà con potenza,
e illuminerà gli occhi dei suoi servi. Alleluia.
Terminato il canto, il sacerdote, rivolto verso il popolo, dice:

Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.
Dopo aver salutato il popolo, pronuncia una monizione introduttiva per esortare i fedeli a una celebrazione attiva e cosciente del rito che si sta per compiere. Lo può fare con queste o con altre simili parole:

Fratelli e sorelle, sono trascorsi quaranta giorni
dalla gioiosa celebrazione del Natale del Signore.
Oggi ricorre il giorno nel quale Gesù fu presentato al tempio da Maria e Giuseppe.
Con quel rito egli si assoggettava alle prescrizioni della legge,
ma in realtà veniva incontro al suo popolo, che l’attendeva nella fede.
Guidati dallo Spirito Santo,
vennero nel tempio i santi vegliardi Simeone e Anna.
Illuminati dallo stesso Spirito,
riconobbero il Signore e pieni di gioia gli resero testimonianza.
Anche noi, qui riuniti dallo Spirito Santo, andiamo nella casa di Dio incontro a Cristo.
Lo troveremo e lo riconosceremo nello spezzare il pane,
nell’attesa che egli venga e si manifesti nella sua gloria.

Dopo la monizione il sacerdote benedice le candele dicendo, a braccia allargate:

Preghiamo.

O Dio, fonte e principio di ogni luce,
che oggi hai manifestato al giusto Simeone
il Cristo, luce per rivelarti alle genti,
ti supplichiamo di benedire questi ceri
e di ascoltare le preghiere del tuo popolo
che viene incontro a te con questi segni luminosi
e con inni di lode;
guidalo sulla via del bene,
perché giunga alla luce che non ha fine.
Per Cristo nostro Signore.
R/. Amen.

Oppure:

Preghiamo.

O Dio, vera luce, che crei e diffondi la luce eterna,
riempi i cuori dei fedeli del fulgore della luce perenne,
perché quanti nel tuo santo tempio sono illuminati
dalla fiamma di questi ceri
giungano felicemente allo splendore della tua gloria.
Per Cristo nostro Signore.
R/. Amen.

Il sacerdote asperge le candele con l’acqua benedetta e senza dire nulla infonde l’incenso per la processione.

A questo punto il sacerdote riceve dal diacono o da un altro ministro la candela accesa per lui predisposta e comincia la processione, mentre il diacono (o, in sua assenza, lo stesso sacerdote) canta o dice:

Andiamo in pace incontro al Signore.

Oppure:

Andiamo in pace.

Nel qual caso tutti rispondono:

Nel nome di Cristo. Amen.

Ant. d’ingresso
O Dio, accogliamo il tuo amore nel tuo tempio.
Come il tuo nome, o Dio,
così la tua lode si estende sino ai confini della terra;
è piena di giustizia la tua destra.

Si dice il Gloria.

Colletta
Dio onnipotente ed eterno,
guarda i tuoi fedeli riuniti
nella festa della Presentazione al tempio
del tuo unico Figlio fatto uomo,
e concedi anche a noi di essere presentati a te
purificati nello spirito.
Per il nostro Signore Gesù Cristo.

Prima Lettura
Entrerà nel suo tempio il Signore che voi cercate.
Dal libro del profeta Malachìa
Ml 3,1-4

Così dice il Signore Dio:
«Ecco, io manderò un mio messaggero a preparare la via davanti a me e subito entrerà nel suo tempio il Signore che voi cercate; e l’angelo dell’alleanza, che voi sospirate, eccolo venire, dice il Signore degli eserciti.
Chi sopporterà il giorno della sua venuta? Chi resisterà al suo apparire? Egli è come il fuoco del fonditore e come la lisciva dei lavandai.
Siederà per fondere e purificare l’argento; purificherà i figli di Levi, li affinerà come oro e argento, perché possano offrire al Signore un’offerta secondo giustizia.
Allora l’offerta di Giuda e di Gerusalemme sarà gradita al Signore come nei giorni antichi, come negli anni lontani».

Parola di Dio.

Salmo Responsoriale

Dal Sal 23 (24)
R. Vieni, Signore, nel tuo tempio santo.
Alzate, o porte, la vostra fronte,
alzatevi, soglie antiche,
ed entri il re della gloria. R.

Chi è questo re della gloria?
Il Signore forte e valoroso,
il Signore valoroso in battaglia. R.

Alzate, o porte, la vostra fronte,
alzatevi, soglie antiche,
ed entri il re della gloria. R.

Chi è mai questo re della gloria?
Il Signore degli eserciti è il re della gloria. R.

Seconda Lettura
Doveva rendersi in tutto simile ai fratelli.
Dalla lettera agli Ebrei
Eb 2,14-18

Poiché i figli hanno in comune il sangue e la carne, anche Cristo allo stesso modo ne è divenuto partecipe, per ridurre all’impotenza mediante la morte colui che della morte ha il potere, cioè il diavolo, e liberare così quelli che, per timore della morte, erano soggetti a schiavitù per tutta la vita.
Egli infatti non si prende cura degli angeli, ma della stirpe di Abramo si prende cura. Perciò doveva rendersi in tutto simile ai fratelli, per diventare un sommo sacerdote misericordioso e degno di fede nelle cose che riguardano Dio, allo scopo di espiare i peccati del popolo.
Infatti, proprio per essere stato messo alla prova e avere sofferto personalmente, egli è in grado di venire in aiuto a quelli che subiscono la prova.

Parola di Dio.
Acclamazione al Vangelo
Alleluia, alleluia.

I miei occhi hanno visto la tua salvezza:
luce per rivelarti alle genti
e gloria del tuo popolo, Israele. (Lc 2,30.32)

Alleluia.

Vangelo
I miei occhi hanno visto la tua salvezza.
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 2,22-40

Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, Maria e Giuseppe portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore – come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» – e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore.
Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore.
Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo:
«Ora puoi lasciare,
o Signore, che il tuo servo vada in pace,
secondo la tua parola,
perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,
preparata da te davanti a tutti i popoli:
luce per rivelarti alle genti
e gloria del tuo popolo, Israele».
Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima -, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori».
C’era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme.
Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui.

Parola del Signore.

Oppure:

I miei occhi hanno visto la tua salvezza.
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 2,22-32

Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, Maria e Giuseppe portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore – come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» – e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore.
Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore.
Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo:
«Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo
vada in pace, secondo la tua parola,
perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,
preparata da te davanti a tutti i popoli:
luce per rivelarti alle genti
e gloria del tuo popolo, Israele».

Parola del Signore.

Sulle offerte
Accogli i doni della Chiesa in festa, o Padre,
come hai gradito l’offerta del tuo Figlio unigenito,
Agnello senza macchia per la vita del mondo.
Egli vive e regna nei secoli dei secoli.

Antifona alla comunione
I miei occhi hanno visto la tua salvezza,
preparata da te davanti a tutti i popoli. (Lc 2,30-31)

Dopo la comunione
O Padre, che hai esaudito
l’ardente attesa del santo Simeone,
porta a compimento in noi l’opera della tua misericordia;
tu che gli hai dato la gioia, prima di vedere la morte,
di stringere tra le braccia il Cristo tuo Figlio,
concedi anche a noi, con la forza del pane eucaristico,
di camminare incontro al Signore
per ottenere la vita eterna.
Egli vive e regna nei secoli dei secoli.

Il vecchio Simeone, certo della promessa ricevuta, riconosce Gesù e la salvezza di cui il Cristo è portatore e accetta il compiersi della sua esistenza.
Anche Anna, questa profetessa ormai avanti negli anni, che aveva però passato quasi tutta la sua vita in preghiera e penitenza riconosce Gesù e sa parlare di lui a quanti lo attendono. Anna e Simeone, a differenza di molti altri, capiscono che quel bimbo è il Messia perché i loro occhi sono puri, la loro fede è semplice e perché, vivendo nella preghiera e nell’adesione alla volontà del Padre, hanno conquistato la capacità di riconoscere la ricchezza dei tempi nuovi.
Prima ancora di Simeone e Anna è la fede di Maria che permette all’amore di Dio per noi di tramutarsi nel dono offertoci in Cristo Gesù.
Giovanni Paolo II nella “Redemptoris Mater” ci ricorda che “quello di Simeone appare come un secondo annuncio a Maria, poiché le indica la concreta dimensione storica nella quale il Figlio compirà la sua missione, cioè nell’incomprensione e nel dolore” (n. 16).