Terremoto Grecia: è emergenza a Lesbo

(ANSA) – ATENE, 13 GIU – In Grecia è stato dichiarato lo stato di emergenza sull’isola di Lesbo, colpita da un terremoto di magnitudo 6.2 che ha ucciso almeno una persona e lasciato senza tetto almeno altre 800, con gravi danni alle case in 12 villaggi. Lo scrivono diversi media.

Regina Caeli. Papa Francesco: a Lesbo ho visto tanto dolore

“Ho visto tanto dolore”. Al Regina Caeli in Piazza San Pietro, Papa Francesco ha parlato con commozione della sua visita di ieri tra i profughi accolti sull’isola greca di Lesbo, condivisa con il Patriarca ecumenico Bartolomeo I e l’arcivescovo ortodosso di Atene, Ieronymos. Il Papa ha anche espresso solidarietà per le vittime del sisma in Ecuador e per quello avvenuto in Giappone qualche giorno fa e ha invocato attenzione per i lavoratori precari dei call center. Il servizio di Alessandro De Carolis:

Una notte non basta a far sedimentare ciò che mente e cuore hanno assorbito di una giornata di emozioni potenti, che poche volte capita nella vita.

“Ho visto tanto dolore”
La prima cosa che Papa Francesco condivide con la folla dopo la preghiera del Regina Caeli, è l’esperienza vissuta a Lesbo tra profughi di tutte le età, tra gente che lo ha accolto e toccato con meraviglia e commozione, come la personificazione del fatto che non tutti i grandi del mondo, nei loro confronti, sono concentrati su come fare per tenerli il più possibile a distanza, ma che c’è chi è capace di farsi vicino, condividere il loro dramma, portare aiuto:

“Abbiamo visitato uno dei campi dei rifugiati: provenivano dall’Iraq, dall’Afghanistan, dalla Siria, dall’Africa, da tanti Paesi… Abbiamo salutato circa 300 di questi profughi, uno ad uno. Tutti e tre: il Patriarca Bartolomeo, l’arcivescovo Ieronymos ed io. Tanti di loro erano bambini; alcuni di loro – di questi bambini – hanno assistito alla morte dei genitori e dei compagni; alcuni di loro morti annegati in mare. Ho vito tanto dolore!”

“Quell’uomo piangeva tanto”
Di quel mare di disperazione, Francesco coglie un frammento, una storia di ordinario orrore per chi ha messo in gioco ogni sicurezza pur di lasciare l’inferno che gli è scoppiato attorno:

“Voglio raccontare un caso particolare di un uomo giovane, non ha 40 anni. Lo ho incontrato ieri con i suoi due figli. Lui è musulmano e mi ha raccontato che era sposato con una ragazza cristiana, si amavano e si rispettavano a vicenda; ma purtroppo questa ragazza è stata sgozzata dai terroristi, perché non ha voluto negare Cristo ed abbandonare la sua fede. E’ una martire! E quell’uomo piangeva tanto…”

Preghiera per Ecuador e Giappone
La piazza resta muta, attonita, mentre il Papa passa a esprimere solidarietà agli ecuadoriani della parte settentrionale del Paese – anch’essi vittime di una tragedia, un terremoto violentissimo che ha fatto un’ottantina di morti e centinaia di feriti – così come ai giapponesi di Kumamoto, colpiti dal sisma giovedì scorso. “L’aiuto di Dio e dei fratelli – è la preghiera di Francesco – dia loro forza e sostegno”. Forza che la fede, aveva detto nella riflessione prima del Regina Caeli, trova sempre in Gesù, il Pastore buono celebrato dalla quarta domenica di Pasqua, che nel Vangelo assicura: Io do la vita per le mie pecore “e nessuno le strapperà dalla mia mano”:

“Queste parole ci aiutano a comprendere che nessuno può dirsi seguace di Gesù, se non presta ascolto alla sua voce. E questo “ascoltare” non va inteso in modo superficiale, ma coinvolgente, al punto da rendere possibile una vera conoscenza reciproca, dalla quale può venire una sequela generosa, espressa nelle parole «ed esse mi seguono» (v. 27). Si tratta di un ascolto non solo dell’orecchio, ma un ascolto del cuore!”

Nessuno ci strappa da Gesù
Queste parole, afferma Francesco, “ci comunicano un senso di assoluta sicurezza e di immensa tenerezza. La nostra vita è pienamente al sicuro nelle mani di Gesù e del Padre”:

“Per questo non abbiamo più paura: la nostra vita è ormai salvata dalla perdizione. Niente e nessuno potrà strapparci dalle mani di Gesù, perché niente e nessuno può vincere il suo amore. L’amore di Gesù è invincibile! Il maligno, il grande nemico di Dio e delle sue creature, tenta in molti modi di strapparci la vita eterna. Ma il maligno non può nulla se non siamo noi ad aprirgli le porte della nostra anima, seguendo le sue lusinghe ingannatrici”.

Lavoro, prima la dignità
Durante i saluti finali, il Papa ha ricordato la Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni invitando ragazzi e ragazze in Piazza a chiedersi se il Signore non stia chiamandoli a “consacrare la vita al suo servizio”, nel sacerdozio o nella vita religiosa. E accorato è anche l’ultimo appello di Francesco, quando esprime vicinanza “alle tante famiglie preoccupate – dice – per il problema del lavoro”:

“Penso in particolare alla situazione precaria dei lavoratori italiani dei call center: auspico che su tutto prevalga sempre la dignità della persona umana e non gli interessi particolari”.

Radio Vaticana

La visita a Lesbo. La preghiera: liberaci dall’indifferenza

Dio di misericordia,
Ti preghiamo per tutti gli uomini, le donne e i bambini, che sono morti dopo aver lasciato le loro terre in cerca di una vita migliore.
Benché molte delle loro tombe non abbiano nome, da Te ognuno è conosciuto, amato e prediletto.
Che mai siano da noi dimenticati, ma che possiamo onorare il loro sacrificio con le opere più che con le parole.
Ti affidiamo tutti coloro che hanno compiuto questo viaggio, sopportando paura, incertezza e umiliazione, al fine di raggiungere un luogo di sicurezza e di speranza.
Come Tu non hai abbandonato il tuo Figlio quando fu condotto in un luogo sicuro da Maria e Giuseppe, così ora sii vicino a questi tuoi figli e figlieattraverso la nostra tenerezza e protezione.
Fa’ che, prendendoci cura di loro, possiamo promuovere un mondo dove nessuno sia costretto a lasciare la propria casa e dove tutti possano vivere in libertà, dignità e pace.
Dio di misericordia e Padre di tutti, destaci dal sonno dell’indifferenza,apri i nostri occhi alle loro sofferenze e liberaci dall’insensibilità, frutto del benessere mondano e del ripiegamento su sé stessi.
Ispira tutti noi, nazioni, comunità e singoli individui, a riconoscere che quanti raggiungono le nostre coste sono nostri fratelli e sorelle.
Aiutaci a condividere con loro le benedizioni che abbiamo ricevuto dalle tue mani e riconoscere che insieme, come un’unica famiglia umana,siamo tutti migranti, viaggiatori di speranza verso di Te, che sei la nostra vera casa, là dove ogni lacrima sarà tersa, dove saremo nella pace, al sicuro nel tuo abbraccio.

da Avvenire