Le apocalissi metafisiche di Lagerlöf

Un terzo se lo porterà via la guerra, un terzo sarà travolto da un cataclisma, un terzo – resto di Israele sarà accolto nel Regno dei Cieli. La ragazza si chiama Lotta ed è una lettrice appassionata della Bibbia. Scarmigliata e malaticcia, è decisamente meno bella dell’amica Sigrun, il cui sguardo ha il potere di fermare il tempo. Lotta, invece, incanta con le sue parole, nelle quali riecheggia spesso l’enigmatica solennità dell’Apocalisse. Pagina dopo pagina, Bandito di Selma Lagerlöf si rivela per quello che è: una meditazione narrativa sull’ultimo libro della Scrittura, una ricapitolazione degli eventi umani compiuta dal crinale di una storia che, si auspica nella conclusione, dovrebbe servire da monito e non ripetersi mai più.

Apparso originariamente nel 1918 e ora tradotto da Luca Tapparo per Iperborea, Bandito è un romanzo profondamente segnato dal trauma della Prima guerra mondiale, che qui viene esplicitamente identificata con la ‘Grande Bestia’ della visione di Giovanni. Ed è, coerentemente, un racconto di visioni e di prodigi, proprio come un altro titolo della scrittrice svedese riscoperto di recente dal Palindromo, raffinata e vivace casa editrice di Palermo. I miracoli dell’Anticristo (la nuova versione si deve a Mitsuharu Hirose) risale al 1897 e i vent’anni abbondanti che lo separano da Bandito corrispondono a un periodo cruciale per Lagerlöf. Nel 1909, in particolare, l’autrice della Saga di Gösta Berling e di Gerusalemme ha ricevuto il Nobel per la letteratura, prima donna a essere insignita del premio. Nata nel 1858 a Sunne, la località del Värmland che fa sfondo a gran parte della sua opera, Lagerlöf muore nel 1940, ai primordi di una guerra ancora che sarà ancora più devastante di quella evocata in Bandito. Una delle scene più memorabili del romanzo mostra con crudezza le conseguenze della battaglia navale dello Jutland, che nella pri- mavera del 1916 vide fronteggiarsi la flotta britannica e quella tedesca. I cadaveri dei marinai riempiono le reti dei pescatori svedesi, che vorrebbero disfarsi del macabro bottino. A impedirglielo, quasi costringendoli a un atto di pietà, è il vero protagonista di Bandito, il reietto Sven Elversson, perseguitato dall’accusa di essersi cibato di carne umana durante una disastrosa spedizione polare. Sven è stato un bambino meraviglioso, ceduto dai genitori a una facoltosa coppia inglese che ha provveduto alla sua educazione, salvo poi cacciarlo dopo che si è profilata la macchia infamante del cannibalismo. Da allora, rientrato al villaggio in cui è nato, Sven è confinato nella terra di nessuno tra i vivi e i morti, e non c’è tentativo, per quanto generoso e spontaneo, che riesca a riscattarlo. L’unica che provi compassione per lui è l’incantevole Sigrun, figlia di un pastore protestante e moglie a sua volta del giovane e promettente pastore che, in un impeto di malinteso entusiasmo, ha provocato la definitiva cacciata di Sven.

Tra il ‘bandito’ e la sposa infelice si stabilisce presto un rapporto di attrazione e repulsione che non può non richiamare quello che, nei Miracoli dell’Anticristo, corre tra l’irrequieto Gaetano e la dolce Micaela: nobiluomo di convinzioni socialiste lui, sventurata e devota fino al parossismo lei, i due amanti impossibili sono uniti e divisi dalla devozione a una copia del Bambin Gesù dell’Ara Coeli che è in effetti un’ingannevole effige dell’Anticristo. Capace di operare guarigioni e soddisfare voti, certo, purché non si esca dall’ambito angusto delle aspettative e delle sofferenze terrene.

All’interno della vasta (ma non vastissima, se paragonata a quella di altri contemporanei) produzione di Lagerlöf, I miracoli dell’Anticristo si segnala per l’ambientazione tutta mediterranea e meridionale. La lettura consecutiva di questo libro e del Bandito suggerisce però una continuità di temi e situazioni tutt’altro che occasionale. Diamante, l’immaginaria cittadina sulle pendici dell’Etna nella quale si svolge la vicenda dei Miracoli del-l’Anticristo, ha molto in comune con il desolato paesaggio nordico nel quale si consuma il duello metafisico del Bandito. Sono piccole comunità chiuse e tendenzialmente diffidenti, nelle quali lo straniero viene ammesso solo per benevolenza. Ma quella stessa benevolenza può sempre essere revocata in modo repentino e arbitrario, come i vari personaggi hanno modo di sperimentare a più riprese.

Domina, su tutto, il sentimento di ineluttabilità dell’assoluto che Lagerlöf declina combinando tra loro «una natura di favola e una tensione di apologo», secondo la puntuale formulazione adoperata da Chiara Valerio nella nota che completa questa edizione del Bandito. L’Apocalisse è ovunque, perché il disvelamento finale ci riguarda tutti, e non soltanto per via della ritrovata virtù profetica della povera Lotta, che pure nel

Banditoè stata provvisoriamente privata del suo sguardo sovrannaturale. Anche nei Miracoli dell’Anticristo l’ultima parola rimanda al mistero dei Novissimi, con la rievocazione improvvisa, ma non incongrua degli affreschi di Luca Signorelli nel Duomo di Orvieto. La terra trasformata in Paradiso, ecco l’inganno supremo dal quale le anime in pena dei romanzi di Lagerlöf devono guardarsi. Altrimenti vincerà la guerra, le catastrofi si susseguiranno e non resterà altra speranza se non quella, invincibile, nella Gerusalemme Celeste.

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Selma Lagerlöf

Bandito

Iperborea. Pagine 320. Euro 19,00

I miracoli dell’Anticristo

L’alba del Novecento in Sicilia il Palindromo. Pagine 456. Euro 16,00

Nuove traduzioni per due romanzi dell’autrice premio Nobel svedese. Da una parte i paesaggi nordici, aspri e incantati, dall’altra un assolato villaggio sulle pendici dell’Etna. Contesti che accolgono vicende umane in cui le atmosfere mistiche convivono con l’ineluttabilità degli eventi, sullo sfondo di un’intramontabile speranza cristiana

La scrittrice svedese Selma Lagerlöf (1858- 1940), premio Nobel nel 1909