Naufragio Lampedusa, Papa Francesco: non rimaniamo indifferenti alla tragedia

(RaiNews) “Ho appreso con dolore la notizia di un nuovo naufragio di migranti nel Mediterraneo”. Lo scrive su Twitter Papa Francesco intervenendo sul naufragio che si è verificato al largo di Lampedusa. Nel tweet Bergoglio continua esortando: “Non rimaniamo indifferenti davanti a queste tragedie e preghiamo per le vittime e i loro familiari”. Il Papa sin dall’inizio del suo pontificato ha affrontato a più riprese la questione migranti e uno dei suoi primi gesti fu proprio il viaggio a Lampedusa l’8 luglio del 2013 quando gettò una corona di fiori in mare.

A Lampedusa, tra arrivi ed emergenze. L’addio del parroco: «Il cuore resta qui»

Totò Martello, sindaco di Lampedusa e Linosa, scruta il cielo nuvoloso e mormora: «C’è brutto tempo». Le condizioni meteo avverse ostacolano i viaggi della speranza e della disperazione. Qui è sempre opportuno guardarlo, il cielo, per capire cosa accadrà. Ma gli sbarchi ci sono stati e ci saranno ancora nell’isola che raccoglie storie come pesci nella rete dell’umanità. Solo una settimana fa circa in cinquecento hanno poggiato il piede sulla terraferma: erano di origini subshariane, egiziane e marocchine. Nei giorni scorsi, il viavai dei barchini, con il loro carico di fragilità, è stato incessante.

«Attualmente, abbiamo più di quattrocento persone nell’hotspot e aspettiamo a breve la nave quarantena che svuoterà la struttura – dice il sindaco Martello –. Chi continua a dire che i migranti portano il contagio del Covid compie una speculazione politica. Speriamo che si possa procedere anche per vaccinarli, dovrebbe accadere presto. Si parla giustamente dell’Afghanistan e sono il primo a dire che bisogna sostenere, a tutti i livelli, l’impegno della comunità internazionale di fronte al dramma che si sta vivendo laggiù, ma è altrettanto giusto ricordare che ci sono altri territori e Paesi nei quali vengono quotidianamente negati i diritti umani e diritti fondamentali come quello alla salute, all’istruzione, al cibo. Noi non possiamo essere lasciati soli, ecco l’appello che non mi stancherò di ripetere».

Tanti giungono, qualcuno parte, come don Carmelo La Magra, 42 anni, il parroco che è diventato un simbolo e che si è congedato con un post su Facebook, annunciando l’arrivo di don Carmelo Rizzo. Lui andrà a Racalmuto. Ora, don La Magra racconta: «Potrei fare un resoconto infinito, ho passato a Lampedusa cinque anni, ma, per l’intensità, è come se fossero stati trenta. Cosa mi porto addosso? I volti delle persone che ho incontrato, i lineamenti delle donne, degli uomini, dei bambini. Porto con me la loro fatica, la sofferenza ineluttabile, le danze gioiose per essersi salvati. Non li dimenticherò mai». Tutto è viaggio che si snoda dentro e fuori: sulle strada e nel cuore. «Non scorderò mai la mia Lampedusa – dice don Carmelo –. Il mio impegno non è certo finito. Lascio una comunità provata dal Covid. La pandemia ha intaccato dinamiche di relazione che erano molto salde ed è un’ottima scusa per rinchiudere i migranti nell’hotspot. Un dispiacere forte? Le vittime del naufragio del trenta giugno scorso non sono state ancora recuperate. Mi ferisce la motivazione: costerebbe troppo. E se lì sotto ci fossi io o se ci fosse un italiano qualunque, cosa direbbero?». Nove corpi attendono, adagiati a circa novanta metri di profondità.

Qui, per forza di cose, la speranza è un’onda che oltrepassa la disperazione. Sulla pagina Facebook di don La Magra, da circa un mese, campeggiano i sorrisi di una madre e di sua figlia. La mamma approdata in cerca di salvezza, la bimba nata nel poliambulatorio perché il miracolo di una venuta al mondo ha dribblato perfino la fretta dell’elisoccorso nel lembo di terra in cui le mamme partoriscono altrove, per mancanza di un punto nascite. La didascalia di don Carmelo ha benedetto quell’amore con parole semplici e toccanti: «Ogni tanto la vita manda all’aria gli schemi degli uomini e ti fa nascere dove non si nasce. Benvenuta al mondo piccola Maria, lampedusana di nascita come non se ne vedevano da tempo».

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Dopo cinque anni («ma è come se fossero stati trenta»), don Carmelo La Magra lascia l’isola per Racalmuto.

«Il dispiacere più forte? Le vittime del naufragio del 30 giugno non recuperate per ragioni economiche»

Mafia: Maraventano, frase infelice dettata da rabbia. Dichiarazione choc, ‘non c’è più mafia di un tempo’. E’ polemica

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(ANSA) – LAMPEDUSA, 04 OTT – “E’ stata una frase infelice dettata dalla rabbia e dal momento terribile che sta vivendo il nostro paese ma io mi sono sempre battuta contro tutte le mafie, a cominciare da quella nigeriana”. Così l’ex senatrice della Lega ed ex vice sindaco di Lampedusa Angelo Maraventano commenta all’ANSA le polemiche seguite al suo intervento choc a Catania, dal palco della manifestazione a sostegno di Matteo Salvini, sul fatto che “non esiste più la mafia ‘sensibile e coraggiosa’ di un tempo”.
“Ho voluto solo scuotere le coscienze della gente – aggiunge – sul fatto che stiamo assistendo a una ‘invasione’ da parte dei migranti, con un governo complice. Ma tutto questo non vuol dire certamente che sono a favore della mafia, per me parla la mia storia”.
Le dichiarazioni della Maraventano sono state duramente stigmatizzate dall’ex presidente del Senato Pietro Grasso, dalla sorella di Giovanni Falcone e presidente della Fondazione intestata al magistrato Mariam e dal sindaco di Lampedusa Totò Martello, che invitano il leader della Lega Matteo Salvini a prendere le distanze.

Il Papa dona un presepe a Lampedusa

Raffigura san Giuseppe su barca che accoglie migrante in mare

(ANSA) – PALERMO, 11 GEN – Papa Francesco ha donato alla comunità ecclesiale lampedusana un presepe artistico in terracotta, raffigurante la natività su una barca con san Giuseppe nell’atto di accogliere sull’imbarcazione un migrante che è in mare. L’opera è stata consegnata dal Pontefice a Mimmo Zambito, parroco di Lampedusa. “Nell’incontro – dice il sacerdote – il Santo Padre ha rinnovato il suo ricordo affettuoso per ‘tutta quelle brava gente di Lampedusa’ e il saluto particolare al sindaco Giusi Nicolini”.