Kirill che caccia Hilarion è anche uno schiaffo a Papa Francesco

Papa Francesco incontra il metropolita Hilarion. Che ieri ha parlato al Sinodo 2018

Hilarion è stato cacciato dalla sua posizione di numero due della chiesa ortodossa russa per aver osato, negli stessi giorni in cui si decidevano le sanzioni Ue, andare in Ungheria a parlare con il cardinale cattolico Peter Erdo, che molti considerano papabile. Adesso Hilarion in Ungheria dovrà restarci, in esilio

Non gli è valso a niente aver ottenuto a febbraio 2022 l’ordine di Nevskij dalle stesse mani del presidente Putin. Non è stato sufficiente. Con l’entrata in guerra contro l’Ucraina, il Patriarca oligarca di Mosca Kirill ha ripreso saldamente in mano i rapporti con lo “zar” e il controllo del Patriarcato. Così pochi giorni dopo aver schivato le sanzioni Ue grazie al veto del leader ungherese Orban, Kirill ha cacciato Hilarion dalla sua posizione di numero due della Chiesa ortodossa russa declassandolo a semplice arcivescovo, per di più  fuori dalla Russia.
Proprio a Budapest dove nell’ottica di Kirill non potrà  fare molti danni perché evidentemente un alleato  di Kirill a Budapest c’è ed è uno solo, Orban. Una mossa sancita dal Santo Sinodo di Mosca che ha rimpiazzato Hilarion con il giovanissimo Antonij (36 anni), ex segretario dello stesso Kirill, arcivescovo ortodosso di Parigi e con un importante ruolo in passato presso le diocesi ortodosse russe italiane.
Con ciò stesso Kirill ha posto Antonij in pole position per la successione a numero uno, come avvenuto tra Alessio II e lo stesso Kirill. Secondo don Stefano Caprio docente di storia e cultura russa al Pontificio Istituto Orientale ed uno dei più grandi conoscitori del mondo russo e del Patriarcato di Mosca in Italia, “c’è una costante nel comportamento del Patriarca nei confronti dei suoi più stretti collaboratori che ogni tanto, senza preavviso, e spesso a seconda degli umori, vengono spostati e inviati in altri posti e per altri incarichi”.
Nel caso di Hilarion – almeno per quanto ci è dato di capire – l’umore è dato dal fatto che il metropolita era troppo indipendente, prendeva iniziative troppo per conto suo, soprattutto nel cercare di aprire vie di dialogo e rapporti diplomatici. In fondo era il suo lavoro. Però non è stato gradito nel momento in cui il Patriarca prendeva posizioni più rigide e intransigenti nei confronti della guerra. Il professor Caprio aggiunge  che adesso per il Vaticano “diventa  sempre più difficile mantenere i rapporti con i russi. La Santa Sede ha fatto di tutto per non rompere le relazioni, però è difficilissimo”.
Ecco, Hilarion ha osato, negli stessi giorni in cui si decidevano le sanzioni Ue, andare proprio in Ungheria a parlare con il cardinale cattolico Péter Erdő, un esponente della gerarchia il cui ruolo è molto cresciuto a partire dalla celebrazione dell’ultimo Congresso eucaristico lo scorso autunno. Un cardinale che molti considerano papabile. Adesso Hilarion in Ungheria dovrà restarci, in esilio.
In ogni caso il punto vero è che Papa Francesco  aveva ribadito il 29 maggio in un biglietto autografo inviato al presidente dell’associazione russa degli antichi credenti (legata al metropolita Hilarion) di voler andare a Mosca.
Il giorno dopo, l’influente amico di Putin Serghej Markov, interpellato sull’iniziativa di Salvini di  andare a Mosca, ha dichiarato al Corriere della Sera che il patriarca Kirill aveva espresso un giudizio non positivo sulla visita di Francesco.
Insomma, il siluramento di Hilarion è anche uno schiaffo per Francesco.

Malgrado le sollecitazioni “ecumeniche” a prendere le distanze da Putin, a dispetto di una critica interna che pur timidamente cresce, Kirill non cambia strategia

Forse in Medio Oriente a giugno incontro con Papa. Ma cresce il fronte del no, anche interno, al patriarca di Mosca. 191 sacerdoti ortodossi firmano per fargli causa
Il patriarca di Mosca Kirill

Il patriarca di Mosca Kirill – Patriarchal Press Service / Oleg Varaov / Reuters

Malgrado le sollecitazioni “ecumeniche” a prendere le distanze da Putin, a dispetto di una critica interna che pur timidamente cresce, Kirill non cambia strategia. Anzi ribadisce la legittimità dell’azione armata contro l’Ucraina, nel segno di un legittimo meccanismo di difesa della Russia a suo dire minacciata nella propria sicurezza. Molto chiaro in proposito il sermone di domenica scorsa. Nella Chiesa dell’Intercessione in Fili, il patriarca di Mosca e di tutte le Russie ha richiamato i fedeli all’unità. «In questo periodo difficile per la nostra patria – ha detto Kirill – possa il Signore aiutare ognuno di noi a unirci, anche attorno al potere. Così – ha continuato – emergerà la vera solidarietà nel nostro popolo, così come la capacità di respingere i nemici esterni e interni e di costruire una vita con più bene, verità e amore».

Una posizione in linea con i precedenti interventi, a partire dall’omelia del 6 marzo quando Kirill aveva evocato una natura metafisica della lotta contro l’occidente delle false libertà e del peccato ridotto a semplice variazione del comportamento umano, come dimostrano «le parate gay». Dichiarazioni che hanno creato sconcerto anche all’interno del mondo ortodosso legato a Mosca. In particolare un gruppo di sacerdoti della Chiesa ucraina rimasta fedele al patriarcato russo dopo l’autocefalia dell’altra comunità ucraina nel 2018, vorrebbe intentare causa contro il patriarca presso il Consiglio dei primati delle antiche Chiese orientali. Al momento, secondo l’agenzia l’Ukrainska Pravda, l’appello sarebbe stato sottoscritto da 191 presbiteri ma il numero è destinato a crescere. Caldo anche il fronte del “no interconfessionale” in cui avanza l’ipotesi di un’espulsione del Patriarcato di Mosca dal Consiglio ecumenico delle Chiese (Cec), organismo di cui fanno parte 349 membri, in particolare di tradizione protestante, anglicana e ortodossa.
«Ci sentiamo tutti arrabbiati, frustrati, delusi e, umanamente ed emotivamente, tendiamo a prendere decisioni immediate e radicali – ha detto all’agenzia Sir il reverendo Ioan Sauca segretario generale ad interim del Cec –. Tuttavia, come seguaci di Cristo, ci è stato affidato il ministero della riconciliazione e dell’unità. Come Cec siamo chiamati a essere una piattaforma di incontro, dialogo e ascolto anche se e quando non siamo d’accordo». Una decisione è comunque demandata al Comitato centrale che si riunirà dal 15 al 18 giugno per preparare la XI Assemblea generale, in programma a Karlsruhe dal 31 agosto all’8 settembre. Sullo sfondo, a conferma dell’intenzione di non tagliare il filo del dialogo, il possibile incontro tra il Papa e Kirill. Di ritorno da Malta il Pontefice aveva evocato come sede il Medio Oriente, ipotesi rilanciata domenica dal metropolita Hilarion.
Durante il programma tv “Chiesa e Mondo”, sul canale Russia 24 il capo del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca ha infatti sottolineato che per il colloquio si pensa a un territorio in cui «la popolazione cristiana abbia bisogno di sostegno. Quindi, ovviamente, il Medio Oriente è una delle aree prioritarie», ma non si può ancora parlare di date e località «perché il tutto è in fase di elaborazione». Sul versante cattolico, fonti non ufficiali indicano come luogo Gerusalemme, che il Papa raggiungerebbe dal Libano a conclusione della sua visita, ancora non ufficializzata, nel Paese dei cedri e come giorno il 14 giugno.
Avvenire

Ucraina-Russia, ambasciatore presso S.Sede: “Kirill sostiene guerra, è dalla parte dei terroristi”

(Adnkronos) – “Dubito che i russi lo ascolteranno, non si fermeranno fino a quando non avranno raggiunto i loro obiettivi”. L’ambasciatore ucraino presso la Santa Sede, Andrii Yurash, commenta così l’appello per una tregua a Pasqua rivolto da Papa Francesco durante l’Angelus “un appello per fermare i bombardamenti e le devastazioni che il Pontefice ha già fatto altre volte”. E anche questa volta, prevede il diplomatico parlando con l’Adnkronos, “faranno il contrario, non ci sono prove che i russi siano pronti a sentire gli appelli che arrivano dal Papa come dagli altri leader occidentali”.

“Dubito veramente che Mosca voglia dare seguito a questa richiesta – insiste l’ambasciatore ucraino in Vaticano – La Russia vuole solo raggiungere i suoi obiettivi, Putin deve ottenere almeno una piccola vittoria, è pronto a tutto per poterla esibire alla società russa il 9 maggio”, giorno nel quale Mosca celebra la tradizionale Parata della vittoria per ricordare la sconfitta del nazifascismo nella Seconda guerra mondiale.

Yurash assicura che “i russi non riusciranno a raggiungere alcuno degli obiettivi iniziali che si erano posti, l’unica possibilità che hanno di controllare interamente il nostro Paese è di cacciare o uccidere il 93% degli ucraini, questa è la percentuale di ucraini che sono contro di loro”.

Quanto al patriarca della Chiesa russo ortodossa Kirill non può avere alcun ruolo per la tregua tra Mosca e Kiev, perché lui “è il leader spirituale che sostiene questa guerra, lui sta dalla parte dei terroristi” è l’accusa rivolta dall’ambasciatore ucraino presso la Santa Sede, Andrii Yurash, commentando con l’Adnkronos l’appello del Papa a “deporre le armi e a iniziare una tregua pasquale” e le dichiarazioni di Kirill, che ha invitato il popolo a unirsi contro “i nemici della Russia”.

“Come il Pontefice desidera la pace e un accordo attraverso il negoziato – sottolinea l’ambasciatore, che individua nei due leader spirituali “il paradigma di due modi diversi di pensare” – così il patriarca è completamente dalla parte dei terroristi, lui è assolutamente e concretamente a favore della guerra, non dice niente per la pace e incoraggia a fare tutto il possibile per una vittoria politica e militare della Russia”. Ma nessun argomento “può giustificare dal punto di vista religioso” la guerra di Mosca contro l’Ucraina.

Yurash conferma all’Adnkronos che i preparativi per una visita del Papa a Kiev, come da lui stesso annunciato nei giorni scorsi, vanno avanti, ma avverte che Mosca cercherà di ostacolarla perché consapevole dell’impatto che avrebbe. “In termini militari non faranno niente, ma hanno paura e faranno di tutto per renderla impossibile” afferma ambasciatore ucraino.

La visita di Francesco nella capitale ucraina, che “è sicura, come ha dimostrato ieri il viaggio del premier britannico Boris Johnson”, sarebbe “il più serio gesto di sostegno al nostro Paese e una grande espressione di solidarietà: sono sicuro che avrebbe un fortissimo impatto sulla pace”.

Ucraina: Kirill, unità contro i nemici della Russia Patriarca ortodosso invita a riunirsi per combatterli

 © EPA

Il patriarca russo Kirill, stretto alleato del presidente Vladimir Putin, ha invitato i sostenitori a unirsi per combattere i “nemici interni ed esterni di Mosca”.

“In questo periodo difficile per la nostra patria, possa il Signore aiutare ognuno di noi a unirci, anche attorno al potere”, ha affermato.

“È così che emergerà la vera solidarietà nel nostro popolo, così come la capacità di respingere i nemici esterni e interni e di costruire una vita con più bene, verità e amore”. Lo riporta la Tass. Kirill, la cui chiesa conta circa 150 milioni di seguaci, nei suoi sermoni ha ripetutamente sostenuto l’operazione militare in Ucraina. (ANSA).