Comunità cattolica “sconvolta”, chiesa disunita su Card. Alencherry: convocata riunione d’emergenza del Sinodo siro-malabarese

Il presule viene accusato di aver autorizzato una spericolata compravendita immobiliare che avrebbe provocato alla Chiesa locale una perdita di 10 milioni di dollari. Egli è stato prosciolto, ma la maggioranza dei sacerdoti è contro il suo rientro. Comunità cattolica “sconvolta”.

Kochi (AsiaNews) – Oggi a Kochi, in Kerala, è stata convocata una riunione d’emergenza del Sinodo permanente della Chiesa siro-malabarese, uno dei tre riti della Conferenza episcopale indiana. I rappresentati discuteranno delle continue proteste contro il rientro del card. George Alencherry nella diocesi di Ernakulam-Angamaly. Ad AsiaNews p. Varghese Pirul, sacerdote della diocesi, riferisce: “Il ritorno del cardinale ha aperto una profonda crisi spirituale tra i fedeli”.

Da giorni i sacerdoti della diocesi protestano contro il cardinale e il 2 luglio scorso 251 di loro, su un totale di 400, hanno organizzato un raduno di preghiera al Renewal Centre di Kaloor.

Il card. Alencherry è l’arcivescovo maggiore della Chiesa siro-malabarese. Egli è stato coinvolto in un’inchiesta sull’acquisto di alcuni terreni appartenenti alla diocesi di Ernakulam-Angamaly. Lo scandalo immobiliare ha segnato in maniera profonda la comunità cristiana locale.

A giugno 2018 egli è stato allontanato dalla diocesi per via del processo in cui era coinvolto. Al suo posto, il Vaticano ha nominato un amministratore apostolico, mons. Jacob Manathodath, con il compito di condurre un’inchiesta sulla spericolata compravendita, che ha provocato alla diocesi di Ernakulam-Angamaly un mancato guadagno di 10 milioni di dollari.

Con un decreto firmato da papa Francesco, il 27 giugno scorso egli è tornato alla guida della diocesi, dopo esserne stato prosciolto dall’inchiesta. Infatti la polizia ha scoperto che i documenti presentati contro di lui sarebbero stati falsificati. Tuttavia i sacerdoti della diocesi continuano a ritenerlo responsabile e non credono alla manomissione delle prove.

P. Varghese spiega che in particolare “i fedeli sono sconvolti dalla rimozione di due vescovi ausiliari, mons. Sebastian Adayanthrath e mons. Jose Puthenveettil, sospesi dalla diocesi senza alcun motivo”. Anche l’80% dei sacerdoti è contro la rimozione. Per questo hanno organizzato il raduno nel centro spirituale di Kaloor, durante il quale hanno chiesto al Vaticano di nominare un nuovo amministratore.

Da parte sua, il card. Alencherry ha chiesto a sacerdoti e fedeli di “mantenere la pace e l’autocontrollo”. Parlando il 3 luglio scorso in occasione della festa di san Tommaso apostolo, patrono della Chiesa siro-malabarese, ha affermato: “Tutti i membri della Chiesa sono uniti con il potere dello Spirito Santo e devono, attraverso le proprie azioni e parole, contribuire a rafforzare l’unità della Chiesa”.

3 luglio 2019 nella chiesa parrocchiale di Santo Stefano la Festa di San Tommaso apostolo, evangelizzatore e patrono delle Chiese dell’India.

Con particolare solennità è stata celebrata mercoledì 3 luglio nella chiesa parrocchiale di Santo Stefano la festa di San Tommaso apostolo, evangelizzatore e patrono delle Chiese dell’India.

La Santa Messa vespertina è stata presieduta da mons. Anthony Chirayath, originario di Trichur in Kerala e vescovo emerito della diocesi siro-malabarese di Sagar (India), che quest’anno ricorda il giubileo dei 50 anni di sacerdozio. Hanno concelebrato il vescovo emerito Adriano Caprioli, mons. Francesco Marmiroli, mons. Pietro Iotti, don Daniele Casini, don Gianni Manfredini don Danilo Gherpelli, don Giuliano Guidetti, don Edoardo Cabassi, don Anton del Biafra e don Jinto dell’India; all’altare erano i diaconi Emer Lusvarghi, Amedeo Tarabusi e Marco Vezzosi. Alla celebrazione hanno partecipato le suore provenienti dal Kerala, appartenenti alle tredici comunità religiose indiane presenti nella diocesi di Reggio Emilia-Guastalla, che hanno dato vita ad una suggestiva processione introduttiva recando ognuna un lumino acceso, poi deposto ai piedi dell’altare.

La festa – come ha sottolineato il parroco don Daniele Casini – evidenzia un prezioso scambio di doni tra la Chiesa reggiano guastallese, da decenni presente in India con missionari diocesani e suore della congregazione mariana delle case della carità – a Versova, Uttan, Mamangalam, Shanti Niwas, Verapoly- e le religiose indiane che da alcuni anni sono attivamente inserite nella pastorale diocesana. Nella liturgia oltre all’italiano sono stati utilizzati il malayalam, il tamil, e l’inglese.

Nell’omelia il vescovo Anthony Chirayath, che per vari anni ha prestato servizio in Vaticano nel Pontificio consiglio per i migranti chiamato da Paolo VI, ha definito il vescovo Adriano e mons. Marmiroli due amici dell’India, manifestando loro apprezzamento e gratitudine. Il presule ha poi ricordato le profonde radici cristiane dell’India, documentate anche da recenti scavi archeologici e ha ricordato come l’evangelizzazione operata da San Tommaso avvenuta nella prima metà del primo secolo a.C. sia precedente alla diffusione del cristianesimo in Europa. Il presule – commentando il brano del Vangelo di Giovanni “se non vedo il segno dei chiodi … e non  metto la mia mano nel suo fianco” e contestualizzando la situazione eccezionale in cui l’apostolo si trovava – ha ribadito che non si può ridurre Tommaso all’icona dell’incredulo e farne derivare un messaggio negativo. Anzi, le sue lapidarie quattro parole “Mio Signore, mio Dio” riassumono senza alcun nota di dubbio tutta la dottrina cattolica.

g.a.rossi

Le foto documentano la celebrazione eucaristica nella festa di San Tommaso apostolo ed evangelizzatore dell’India


La vicinanza del vescovo Massimo al Kerala. Appello alla solidarietà dei reggiani

Carissimi fratelli e sorelle che vivete nelle nostre missioni in Kerala,

ho ancora vivi negli occhi e nel cuore gli incontri con i vostri volti durante la mia recente visita.

Immagino il vostro strazio e la paura per le tremende inondazioni di questo periodo, che hanno colpito anche una delle nostre Case della carità. Ma conosco anche la vostra fede e le vostre opere di bene.

Mentre vi assicuro la preghiera mia e di tutta la nostra Chiesa affinché il Signore vi custodisca e siano presto migliorate le vostre condizioni di vita, chiedo ai fedeli della Diocesi di fare giungere al Centro Missionario, per la mattina dell’8 settembre in Ghiara, un aiuto concreto e generoso per le vostre necessità.

Ricordando con affetto le sorelle e i fratelli della carità, i loro ospiti, i volontari tutti, vi affido alla consolazione efficace e luminosa di Maria.

+ Massimo Camisasca

Nella foto: il vescovo Camisasca accolto nella Casa della Carità di Verapoly (Kerala), ora evacuata per le inondazioni

APPELLO URGENTE DALLA MISSIONE DIOCESANE IN KERALA COLPITA DALLE INONDAZIONI “CHIEDIAMO PREGHIERE IN QUESTA SITUAZIONE DI GRANDE SOFFERENZA”

Foto 1: Il vescovo Massimo Camisasca accolto nella casa della carità di Verapoly

Anche la Casa della Carità “Marian Sneha Niwas” – arcidiocesi di Verapoly – nella Stato indiano del Kerala, è interessata dalle spaventose inondazioni che stanno colpendo lo Stato indiano: villaggi allagati, mancanza di energia elettrica, centinaia i morti, migliaia gli sfollati. Dal Kerala provengono le numerose religiose indiane di varie congregazioni, presenti nella nostra diocesi

Gli ospiti della Casa, dove sono presenti le suore carmelitane minori fondate da don Mario Prandi, sono stati evacuati perché costruita su un isola e portati nell’altra casa in città a Mamangalam.

La casa, aperta il 9 maggio 2011, è dedicata al 5° Mistero Glorioso “Maria Regina”, ha accolto il vescovo Massimo Camisasca nel corso della sua visita pastorale alla missione diocesana in India svoltasi dal 26 dicembre 2017 al 10 gennaio scorso. (foto 1 e foto 2)

Da Mumbay, dove nel 1980 è stata aperta la prima Casa della Carità in India, è arrivata a Reggio questo accorata richiesta di sostegno nella preghiera: “Carissimi, forse sapete già della situazione disastrosa del Kerala. Da domenica piove e ampie zone dello stato sono completamente allagate. L’aeroporto e’ chiuso, come tutte le altre vie di comunicazione. Interi paesi sono stati evacuati, anche per pericolo di smottamenti; ci sono diverse vittime. Per quel che riguarda la nostra famiglia a Mamangalam non ci sono problemi, mentre a Varapuzha l’acqua sta entrando in casa e gli Ospiti sono stati portati a Mamangalam. Chiediamo preghiere a tutti in questa situazione di grande sofferenza. Grazie”.

g.a.rossi

Foto 2: Mons. Camisasca a colloquio con l’arcivescovo di Verapoly Joseph Kalathiparambil

TESTIMONIANZA DA MUMBAI DI DON DAVIDE CASTAGNETTI

FRATELLO DELLA CARITA’ –  NELLA MISSIONE INDIANA DAL 2009

Come probabilmente sapete, già da diversi giorni in Kerala la pioggia (in due giorni quella che viene in un anno), ha gonfiato enormemente le riserve di acqua e le 80 dighe presenti sono state aperte gradualmente per evitare cedimenti strutturali. Dighe fra le più grandi d’Asia. La diga di Idukki erano 26 anni che non la aprivano perché l’invaso permetteva di smaltire gradualmente l’acqua. Così i fiumi sono cresciuti e straripati creando forti disagi e morti. Sono finora segnalati più di 160 morti e qualche centinaio i dispersi. Più di 200.000 persone sono rimaste senza casa e la situazione non sembra migliorare. L’aeroporto di Kochi era stato chiuso fino al 18 agosto ma vista la situazione è stata estesa la chiusura fino al 26 agosto a causa di allagamenti che hanno compreso le piste e gli stabili dell’aeroporto stesso. I treni sono bloccati e così la metro di Kochi.

Abbiamo sentito le nostre comunità e stanno abbastanza bene, anche se a Verapoly il fiume è tracimato ed è arrivato fino alla Casa e perciò i padri che si sono trasferiti altrove hanno chiesto alle suore di portare gli ospiti a Mamangalam che non ha finora avuto problemi. Così ora in casa sono 35.

In Verapoly l’elettricità è stata bloccata e perciò non funziona la pompa dell’acqua. E non ci sono scorte di cibo. Le case delle famiglie delle suore (sr. Mary, sr. Bridget, sr. Sheegiya sono originarie del Kerala) finora non sembrano in particolare pericolo, se non in parte i famigliari di sr. Bridget che vivono in un’area dove il fiume ha tracimato.

Per ora anche da qui non riusciamo a muoverci ma invitiamo tutti a pregare per il Kerala e per questo difficile momento.

Grazie.

Mumbai, 17 agosto 2018

Don Davide Castagnetti