Iraq, 15 manifestanti uccisi nella Green zone

 © EPA

Sono 15 i sostenitori di Moqtada Sadr uccisi a colpi di arma da fuoco nella Green Zone di Baghdad in seguito al suo annunciato ritiro dalla politica, secondo quanto riferito da fonti mediche.

Circa 350 manifestanti sono stati feriti, alcuni dai proiettili e altri dall’inalazione di gas lacrimogeni, nel caos che ha avvolto l’area altamente protetta nel centro della capitale irachena che ospita istituzioni governative e ambasciate.

In tarda serata nuovi colpi di mortaio hanno colpito alcuni edifici nella Zona Verde e il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, ha “seguito con preoccupazione le proteste in corso in Iraq, durante le quali i manifestanti sono entrati negli edifici governativi, ed è particolarmente preoccupato per le notizie di vittime”. Guterres, si legge in una nota, “fa appello alla calma e alla moderazione ed esorta tutti gli attori interessati a prendere provvedimenti immediati per ridurre l’escalation della situazione ed evitare qualsiasi violenza”.
Intanto l’Iran ha chiuso il confine con l’Iraq in seguito ai disordini precisando che la misura rimarrà in vigore fino a nuovo avviso. L’aeroporto internazionale Imam Khomeini di Teheran ha reso noto che alcune compagnie aeree hanno a loro volta cancellato i voli per Baghdad a causa della situazione, mentre l’ambasciata iraniana a Baghdad ha chiesto agli iraniani attualmente in Iraq di evitare di recarsi nella capitale, così come nelle città di Kadhimiya e Samarra. L’esercito iracheno ha oggi dichiarato il coprifuoco a livello nazionale.

ansa

Iraq. A Mosul spuntano antiche reliquie dalla chiesa devastata dal Daesh

Nell’edificio sacro di Mar Tuma (san Tommaso) è emersa una decina di antiche pergamene e oggetti di culto appartenenti a santi. Il ritrovamento durante lavori di restauro dopo l’occupazione del 2014
I lavori nella chiesa di San Tommaso a Mosul, nel nord dell'Iraq

I lavori nella chiesa di San Tommaso a Mosul, nel nord dell’Iraq – AsiaNews

Dopo la devastazione, dopo le profanazioni, trionfano le reliquie sacre. A Mosul, dalla Chiesa di Mar Tuma (san Tommaso) devastata dal Daesh durante l’occupazione, durata dal 2014 fino al 2017, sono emerse antiche reliquie. Nei giorni scorsi, sono affiorate una decina fra reliquie e pergamene antiche appartenenti ad alcuni santi, rinvenute all’interno di una chiesa devastata dal sedicente Stato islamico, oggi oggetto di un’opera di restauro. Teatro del rinvenimento, riporta l’agenzia AsiaNews. la chiesa siro-ortodossa di Mar Tuma a Mosul. Ritrovati al suo interno sei contenitori in pietra, con iscrizioni aramaiche dei santi e diversi manoscritti in lingua siriaca e aramaica.
Fra le reliquie emerse un contenitore in pietra con iscrizione relativa a san Teodoro, soldato romano nato nella provincia di Corum, in Turchia, nel III secolo e decapitato per essersi convertito. A conclusione degli scavi sono stati raccolti altri cinque reliquiari: di san Simone «lo Zelota», apostolo del primo secolo; le reliquie di Mor Gabriel vescovo di Tur Abdin (593-668); le reliquie di San Simeone il Saggio (I secolo), anziano che accoglie Gesù bambino nel Tempio di Gerusalemme; reliquie di san Giovanni, (Yohanan Shliha) apostolo di Cristo; reliquie di san Gregorio Bar Hebraeus (1226-1286) Maphrien (primate regionale) della Chiesa siro-ortodossa.

Iraq. Il Daesh rivendica l’attentato al mercato di Baghdad, 35 morti (15 donne e bimbi)

Oltre 50 i feriti. Una quindicina sono bambini e donne. L’attacco è avvenuto lunedì, nel primo giorno della festa del sacrificio, in un mercato a maggioranza sciita

Immagine di repertorio

Immagine di repertorio – Reuters

Avvenire

Il sedicente Stato islamico (Daesh) ha rivendicato la responsabilità dell’attentato suicida in un affollato mercato a maggioranza sciita a Sadr City, nella capitale irachena Baghdad.

L’attacco è arrivato il primo giorno di Eid Al Adha, la festa del sacrificio celebrata dal Nordafrica al Medio Oriente da più di 300 milioni di musulmani. È avvenuto nel mercato di Woheilat, nella periferia est della capitale irachena, quando l’attentatore – che lo Stato Islamico ha identificato come “Abu Hamza Al Iraqi”, quindi un iracheno – che indossava, come una cintura, una bomba artigianale di fabbricazione localesi è fatto esplodere in mezzo alle altre persone che stavano cercando regali e facendo acquisti per la festa del sacrificio.

Così sono morte, verso le 18.30 di lunedì (le 17.30 in Italia), 35 persone irachene e una cinquantina sono rimaste feriti. Tra le vittime, purtroppo, ci sono 15 tra donne e bambini.

I precedenti attentati il 15 aprile e il 21 gennaio

Il mercato si trova nel quartiere a maggioranza sciita di Sadr City ed è già bersaglio della violenza terroristica dei fondamentalisti sunniti dello Stato Islamico.

L’emittente “Sky News Arabia” – come riporta Vatican News – riferisce che il primo ministro iracheno Mustafa al-Kadhimi ha subito ordinato l’apertura di un’inchiesta sull’attentato. A Baghdad e a Sadr City il Daesh aveva colpito l’ultima volta il 15 aprile 2021, quando almeno 4 persone sono state uccise e altre 17 erano rimaste ferite a seguito dell’esplosione di un’autobomba in un mercato del quartiere. E il 21 gennaio, con un doppio attentato suicida nella zona di piazza Tayaran (dell’Aviazione), a un mercato di vestiti usati molto frequentato, erano state uccise anche allora 35 persone. Anche allora il sedicente Stato Islamico aveva rivendicato, ma un giorno dopo, i due attentati, attraverso il suo organo di propaganda.

Dopo anni di violenza settaria, gli attacchi suicidi erano diventati piuttosto rari nella capitale irachena e quello di gennaio era stato il primo dal giugno del 2019, nel quale persero la vita numerose persone. L’Iraq aveva dichiarato sconfitto militarmente il sedicente Stato islamico fin dal 2017, come anche la Siria, ma cellule dell’organizzazione continuano a esistere e in alcuni casi ad operare, soprattutto nelle regioni desertiche del Paese.

ll segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha condannato “con fermezza” l'”orribile” attentato suicida compiuto in un mercato di Sadr City, a Baghdad, che ha provocato almeno 35 morti. L’attentato, rivendicato dal sedicente Stato islamico, “ricorda a tutti che la piaga del terrorismo non conosce confini“, ha aggiunto Guterres, sottolineando “la necessità che i responsabili di questo crimine siano rapidamente assicurati alla giustizia”

Iraq. Patriarca Sako alla marcia della pace: sminare menti e cuori

Arriverà domani nella città irachena di Alqosh la marcia interreligiosa partita daErbil domenica scorsa. Oltre 140 chilometri percorsi a piedi attraverso la martoriata Piana di Ninive per lanciare un messaggio di pace per il Paese e tutto il Medio Oriente. Ieri il patriarca di Babilonia dei Caldei, Louis Raphaël I Sako, ha celebrato la Messa in Coena Domini presso il villaggio di Mella Baruan.Massimiliano Menichetti lo ha intervistato per Radio Vaticana

R. – Mella Baruan è un villaggio dove si trovano 100 famiglie venute da Mosul. Il loro villaggio era stato distrutto durante la guerra: ora sono tornate, hanno restaurato le loro case e hanno anche ricostruito una bella Chiesa. Lì ho celebrato la Messa e ho lavato i piedi a dodici persone: alcuni del gruppo della marcia, tra cui un francese, uno yazida e un musulmano e all’assistente del rappresentante del segretario generale dell’Onu a Baghdad. In questo villaggio c’erano cristiani, musulmani, yazidi, dei rifugiati, ma anche persone provenienti dall’Occidente, e il rappresentante dell’Onu. E io ho detto: “Qui, simbolicamente c’è quasi tutta l’umanità”. Ho ribadito che senza il dialogo e senza la pace non c’è futuro. Tutti adesso dicono che bisogna sminare i villaggi, i campi, ma io ho detto che bisogna sminare anche la mente e il cuore.

D. – Per quale motivo? C’è odio?

R. – Sì, c’è questa ideologia fondamentalista che è come un cancro, che è diffuso un po’ ovunque: in Iraq, in Siria, in Occidente… Questa gente è cieca! Io penso che sono i musulmani a dover affrontare questo problema, ma con l’aiuto di tutti. Prima di tutto bisogna combattere questo sedicente Stato Islamico, questi gruppi, ma bisogna anche cambiare tutto il sistema dell’educazione religiosa e nazionale; presentare un messaggio religioso moderato, moderno, comprensibile, che dia un senso alla vita. E bisogna poi accettare gli altri, che sono diversi da noi: l’altro, il diverso, non è un obiettivo, è un fratello. Ho detto anche questo.

D. – La marcia in Iraq lancia un segnale forte, ma tutto intorno, e non solo, ci sono guerre e tensioni: come far arrivare questo messaggio di pace al mondo?

R. – Questo messaggio deve essere compreso prima di tutto dai leader politici e religiosi. Le persone sono le vittime. La politica deve essere positiva: deve aiutare a realizzare la pace, la convivenza, il progresso, la prosperità: rendere la gente felice, renderla fratelli e sorelle, tutti. Coloro che creano le guerre cercano di perseguire solo interessi economici: questo è un peccato mortale. Il mondo intero deve muoversi contro queste guerre e questi attacchi.

D. – Quale la testimonianza che viene dall’Iraq?

R. – Noi abbiamo sperimentato la guerra, la morte, la distruzione, l’emigrazione. Aspettiamo la Risurrezione! La Risurrezione è possibile quando c’è una conversione della mente e del cuore verso il bene e verso l’altro che è un fratello.

D. – Lei personalmente, per questa Pasqua, cosa vuole augurare?

R. – La pace in Iraq, in Siria, in Libia… nel Medio Oriente. Per me è cruciale. Dobbiamo tutti collaborare per realizzare questa pace che sarà una vera redenzione di questo mondo orientale e di questa povera gente: sono come Cristo, muoiono ogni giorno.

 

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