Se l’Inps esclude il clero dalla simulazione dei futuri assegni

Nelle intenzioni dell’Inps, il nuovo progetto intitolato La mia pensione, che simula il calcolo e l’importo del futuro trattamento pensionistico, dovrà interessare circa 23 milioni di assicurati nelle diverse gestioni previdenziali. Fra questi, con un prudente condizionale, potranno essere compresi anche i sacerdoti iscritti al Fondo di previdenza per il clero.
Per le sue dimensioni, l’iniziativa dell’Istituto è già partita dal mese scorso ma viene realizzata gradualmente interessando da subito circa 18 milioni di soggetti (esclusi lavoratori agricoli e domestici) distinti per fasce. Sono ammessi da questo mese gli assicurati fino a 50 anni di età, mentre gli over 50 anni devono attendere il prossimo mese di luglio.
Per accedere al sito dell’Inps e visualizzare la probabile futura pensione è indispensabile disporre del Pin, il codice telematico assolutamente gratuito. A settembre l’istituto solleciterà tutti coloro che non sono ancora in possesso del codice personale a richiederlo per utilizzare al meglio i vari servizi della previdenza.
Fondo clero. Solo dal prossimo anno il nuovo servizio sarà disponibile per gli altri 3,5 milioni di assicurati, fra i quali gli iscritti ai fondi speciali di previdenza, ai quali si aggiungono 3,2 milioni di dipendenti delle amministrazioni pubbliche.
Se le previsioni saranno rispettate, il clero italiano dovrà quindi attendere il 2016 per occhieggiare il proprio trattamento pensionistico. I sacerdoti potranno sperimentare il calcolo pensionistico simulato per due finalità distinte e separate:
a) pensione ex Inpdap, oggi inquadrata nelle categoria Inps-gestioni pubbliche. È il trattamento che spetta ai dipendenti di ruolo della scuola, ai dipendenti di ospedali pubblici, ai cappellani delle forze armate o di polizia, ai dipendenti di Ipab o di altri enti pubblici privatizzati ma che hanno optato per l’assicurazione Inpdap. L’assegno mensile viene simulato considerando i diversi calcoli retributivo, contributivo, misto e tenendo conto dell’età del lavoratore, della storia lavorativa e della retribuzione/reddito.
b) pensione del Fondo clero. Tuttavia non appare certo che il simulatore dell’Inps esponga anche le pensioni sacerdotali. Infatti per tutti gli altri assicurati il prevedibile importo dell’assegno mensile è ricavato sopratutto in base al calcolo contributivo, divenuto obbligatorio con la riforma Fornero. Le pensioni del Fondo sono invece escluse dal calcolo contributivo e liquidano sostanzialmente importi fissi. È difficile quindi ritenere che il progetto dell’Inps interessi anche il Fondo, realizzando però l’ennesima disparità di trattamento per i sacerdoti assicurati.

avvenire

Previdenza e clero: assegni ai sacerdoti tra conferme e rettifiche

Milioni di pensionati Inps hanno ricevuto dal 2 gennaio scorso il periodico au-mento dell’assegno collegato al costo della vita. Una corposa circolare dell’istituto, pubblicata solo il successivo 17 gennaio, chiarisce le operazioni di adeguamento effettuate per le diverse categorie di pensionati.
In merito alle pensioni del clero, vengono confermati i nuovi importi 2014, come anticipati da Avvenire a dicembre: a) importo minimo mensile di 501,38 euro; b) tredicesima mensilità di 501,38 euro; c) maggiorazione (o supplemento) di 5,79 euro per ogni anno di contributi oltre il trattamento mi-nimo.
Maggiorazioni. L’Inps riporta in un’apposita tabella (allegato 4 alla circola-re 7/2014) la sequenza storica degli importi delle maggiorazioni in pagamento. Da diversi anni è stata inserita nella tabella una nota non in linea con il vero requisito minimo richiesto per la pensione (20 anni), indicando cioè un minimo solo di 10 anni e provocando false convinzioni e incertezze nei sacerdoti interessati. Con la nuova circolare, l’Inps corregge finalmente la lunga disattenzione ed indica correttamente che le maggiorazioni spettano «per ogni anno di contribuzione eccedente il ventesimo»
Inossidabili. Malgrado ripetute segnalazioni in merito, l’istituto insiste nel rivalutare ogni anno vecchie pensioni di importo ridotto (104,59 euro), riservate a sacerdoti che, secondo le regole del Fondo clero, dovevano avere un’età di “almeno” 70 anni nel 1959. A conti fatti, gli interessati avrebbero oggi un’età eccezionale: almeno 125 anni.
Imposte 2014. Da quest’anno aumenta di 40 euro (da 1.840 a 1.880 euro) la detrazione di imposta sui redditi fino a 8mila euro. L’aumento è proporzionale sui redditi superiori entro la fascia di 28mila euro. Per una corretta dichiarazione relativa ai redditi del 2013, i sacerdoti possono ricorrere ai servizi forniti dai numerosi centri di assistenza fiscale. Possono scegliere anche di avvalersi dell’assistenza diretta da parte dell’Istituto centrale per il sostentamento del clero (Icsc). Quanti vi aderiscono per la prima volta devono farne richiesta scritta entro il prossimo 16 febbraio con l’apposito modulo 730-6, distribuito dall’istituto diocesano che gestisce la loro posizione nell’ambito del sistema di sostentamento o in quello di previdenza integrativa della Cei. Il modulo va restituito allo stesso Istituto diocesano. Per l’assistenza ai sacerdoti che lo scorso anno si sono già avvalsi del servizio, l’istituto centrale non richiede prenotazioni.
Dal primo gennaio è in corso anche una convenzione Icsc-Acli per l’assistenza fiscale gratuita (modello 730) ai sacerdoti che vorranno rivolgersi al Patronato.

avvenire.it

Quando l’Inps rivuole indietro un cent

inpsp

Pensionato 84enne di Riccione deve restituire un centesimo percepito in eccesso tra il 1996 e il 2000

L’Inps chiede a un pensionato 84enne di Riccione la restituzione di un centesimo, percepito in eccesso nel periodo 1 gennaio 1996-31 dicembre 2000 poiché “l’ammontare dei redditi personali è superiore ai limiti della legge 335 del 1995”. La vicenda è riportata dai media cittadini. Nella raccomandata spedita dalla sede di Roma a Emilio Casali si indica anche “la possibilità di rateizzare il rimborso”. Il figlio, Claudio, critica le spese legate all’invio: “Non pago o chiedo la rateizzazione”.

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Pensioni: le famiglie con invalidi civili rischiano di essere discriminate e penalizzate

È un inizio d’anno di grande timore quello che stanno vivendo in questi giorni migliaia di persone disabili in Italia. All’interno della consueta circolare di fine anno che adegua gli importi delle provvidenze economiche per invalidi civili, ciechi civili e sordi in base agli indicatori dell’inflazione e del costo della vita, l’Inps ha inserito una novità allarmante e inattesa. Se infatti, fino ad oggi, al raggiungimento del limite reddituale per le pensioni di invalidità concorrevano soltanto i redditi personali, dal 1° gennaio 2013 verranno presi in considerazione anche quelli del coniuge. Dunque, se in una famiglia con il marito o la moglie invalido civile al cento per cento il reddito complessivo supererà i 16.127,30 euro lordi all’anno, si perderà il diritto alla pensione di 275,87 euro mensili. Una piccola cifra, ben al di sotto di ogni relazione con i reali bisogni quotidiani di una persona con disabilità, che tuttavia costituisce spesso una risorsa indispensabile per quelle famiglie che già in difficoltà ora si trovano ancor più nel disagio.
Il nuovo indicatore reddituale è nondimeno discriminante perché, in barba ad ogni trattamento di equità sociale, riguarda soltanto gli invalidi civili al cento per cento e non quelli parziali, i sordi e i ciechi. La decisione dell’Istituto di previdenza non è, almeno in apparenza, di natura politica. Nella circolare n. 149 del 28 dicembre 2012, infatti, l’Inps basa la sua interpretazione su una sentenza della Corte suprema di Cassazione (Sezione lavoro 25 febbraio 2011, n. 4677) pronunciata non a sezioni unite e di tendenza contraria rispetto ad altri orientamenti già espressi dallo stesso tribunale. Le associazioni di categoria hanno minacciato ricorsi e il presidente della Fish (Federazione italiana superamento handicap), Pietro Barbieri, ha parlato di una decisione che “colpisce i più poveri espropriandoli di una pensione dall’importo risibile” e ha invocato “chiarezza rispetto ai meccanismi di assunzione di tale provvedimento: vogliamo sapere chi, dall’interno dei Ministeri responsabili, abbia avallato questa iniqua decisione”. Quel che risulta più sorprendente, però, è il tentativo evidente di danneggiare quelle famiglie che, spesso con maggiori sacrifici, sono riuscite a costituirsi nonostante le circostanze assai difficili. In un contesto socio-economico senz’altro avverso alle persone più fragili la disposizione dell’Istituto, peraltro impegnato ormai da anni in una dispendiosa e farraginosa caccia ai “falsi invalidi”, segna un ulteriore passaggio nel degrado dei diritti di cittadinanza. Sebbene l’Inps non si richiami ad alcun dettato normativo, è difficile credere che la decisione non sia stata avallata da una precisa volontà politica. La stessa che, negli ultimi anni, ha cercato di legare a più riprese le indennità di accompagnamento al reddito e di introdurre principi iniqui di compartecipazione alla spesa pubblica senza differenziare prima le modalità di sostegno in base alle esigenze concrete dei cittadini.
In una campagna elettorale che già si è fatta rumorosa, stride il silenzio bipartisan sulla questione. Perché la scelta dell’Inps non andrà soltanto a ledere le condizioni economiche e sociali già precarie in cui vivono migliaia di persone disabili, ma sancirà un allontanamento marcato da quella ventilata politica per la famiglia che sembra occupare i primi posti della futura agenda di governo. Ci si ricorderà che la famiglia non è semplicemente un cumulo di redditi da cui attingere risorse?

Riccardo Benotti – sir

Inps, ecco le nuove invalidità

Proseguono le verifiche dell’Inps sui pensionati di invalidità civile, accompagnate dalle indagini della finanza e dei carabinieri. Oltre i rigori della legge, l’ente di previdenza presenta anche una disponibilità ad allargare il campo delle patologie invalidanti. Rientra fra queste l’endometriosi, una malattia tipicamente femminile che colpisce l’apparato riproduttivo, con effetti nella vita affettiva e lavorativa e che è spesso causa di infertilità. Alcuni studi statistici applicati al complesso dell’Unione europea stimano la presenza di questa patologia in circa tre milioni di donne italiane. Una diffusione tanto ampia da indurre il Parlamento Ue, sin dal 2004 (delibera 30), a dedicare una particolare attenzione al fenomeno e a segnalare la scarsa conoscenza della malattia sia tra i medici sia nella popolazione.
L’endometriosi è stata ora inserita dall’Inps nell’elenco delle malattie invalidanti. Si attende tuttavia una modifica ufficiale della tabella nazionale delle malattie invalidanti, la cui ultima pubblicazione risale al decreto del Ministro della sanità n. 329 del 28 maggio 1999.
Minori di età. L’Istituto di previdenza si è inoltre impegnato ad uniformare i diritti degli invalidi civili, prevedendo, ad esempio, che ai minori oncologici venga sempre riconosciuta la condizione di «handicap grave», mentre ai minori con neoplasie venga liquidata l’indennità di accompagnamento. L’indirizzo assunto dall’Inps consente di evitare difformità di valutazioni fra i medici dell’Istituto e di osservare una procedura uniforme su tutto il territorio.
In particolare, gli accertamenti medici dell’ente possono avvenire solo in forma sussidiaria alle strutture del Servizio sanitario nazionale, che presentano tempi non brevi e non pochi disagi per gli interessati, costretti a girare fra più uffici. Con una recente convenzione, la Campania – per prima fra tutte le Regioni – ha affidato all’Inps l’intero ciclo dell’accertamento dei requisiti sanitari in materia di invalidità civile, di cecità civile, di sordomutismo, di disabilità e di handicap.
L’aggiornamento delle invalidità civili potrebbe proseguire, fra breve, con il riconoscimento del diabete e, a seguire, dell’artrosi in età lavorativa. Sulla patologia diabetica e della sua incidenza sul Servizio sanitario nazionale è in corso un’indagine conoscitiva presso la Commissione Igiene del Senato.
Terremotati. Gli invalidi civili e i titolari di pensione sociale o assegno sociale hanno l’obbligo di dichiarare all’Inps se svolgono un’attività lavorativa, mentre i titolari di indennità di accompagnamento devono segnalare il loro eventuale ricovero presso una struttura sanitaria, a proprio carico oppure senza spese. Queste notizie devono essere inviate ogni anno entro il 30 giugno, esclusivamente per via telematica. La legge 122/2012 consente agli invalidi e ai pensionati residenti nei comuni dell’Emilia colpiti dal terremoto di poter trasmettere questa dichiarazione di responsabilità entro il prossimo 30 settembre.

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