L’escalation. India, islamici sgozzano indù: si rischia una rivolta religiosa

La protesta di piazza degli indù a Bangalore

Martedì sera a Udaipur, nello Stato del Rajasthan, un sarto di religione indù, Kanhaiya Lal, è stato assalito da due musulmani che dopo averlo sgozzato e praticamente decapuitato hanno postato sui social il tremendo video dell’uccisione, commentandola come una vendetta per le offese a Maometto dell’ex portavoce del Bharatiya Janata Party (Bjp), al governo nel Paese. Due settimane fa, la 37enne Nupur Sharma avrebbe usato espressioni offensive verso il profeta dell’islam e per questo è stata indagata per istigazione all’odio. Per la stessa circostanza, minacce sono state rivolte anche al primo ministro, Narendra Modi, dello stesso partito.
La reazione dei correligionari dell’ucciso è stata immediata e nonostante il coprifuoco indetto già nella notte, ieri un centinaia di persone vestite con il tradizionale color zafferano hanno preso parte al corteo funebre di Lal, già noto per dichiarazioni contrarie all’islam che gli avevano portato minacce da lui denunciate alla polizia. Pronta anche la condanna dell’assassinio di organizzazioni musulmane che hanno definito l’omicidio “un atto non islamico” ricordando che “nessuno ha il diritto di farsi giustizia da solo”. Di “atto vile” ha parlato l’imam della principale moschea della capitale Delhi. Di con legami con l’estero dei due omicidi ha accennato a sua volta il governatore del Rajasthan, che ha proibito per un mese assembramenti non autorizzati e sospeso a scopo cautelativo la rete Internet. Il timore di disordini e scontri tra le comunità è infatti elevato, come mostrato più volte anche nella storia recente, e la cremazione dell’indù prevista ieri sera a Udaipur potrebbe essere la scintilla di un incendio dalle dimensioni imprevedibili.

In Rajasthan, il grande Stato nord-occidentale caratterizzato dal suo deserto che si estende oltreconfine, in Pakistan, da tempo si dibatte su una leggi anti-conversione, seppure nel contenuto più blanda di quelle in vigore in altri Stati e indirizzata soprattutto, nelle bozze finora esaminate, a verificare che matrimoni tra donne indù e uomini musulmani siano frutto di consenso e non di coercizione per quello che la propaganda estremista indù definisce “love jihad”, ovvero unioni finalizzate alla conversione e al concepimento di un elevato numero di figli per arrivare nel tempo a imporre l’islam sul Paese. Proprio la pressione dell’estremismo induista, da un lato, e la laicità del governo locale ha impedito finora una definizione precisa della legge, ma quanto successo potrebbe rompere l’equilibrio a favore degli estremisti.
La sanguinosa vicenda di Udaipur potrà avere anche risvolti politici. Il Rajasthan è infatti uno dei due Stati dell’India governati dal Partito del Congresso, laicista e inclusivo, ancora oggi sotto la presidenza di Sonia Gandhi. Un’esplosione di violenza motivata dalla religione porterebbe probabilmente al rafforzamento dei sentimento contrario alle minoranze e conseguenze sulla stabilità del governo locale.

Avvenire

India, 26 persone morte a causa delle inondazioni monsoniche

 © EPA

Almeno altre 26 persone sono morte a causa delle inondazioni monsoniche e dei fulmini in India, mentre milioni di persone sono rimaste bloccate nel Paese e nel vicino Bangladesh: hanno dichiarato le autorità locali.

Nello stato nordorientale indiano dell’Assam, tre persone sono state uccise da frane e altre sei sono morte a causa delle acque alluvionali, nello stato orientale del Bihar, i fulmini provocati dalle tempeste hanno ucciso almeno 17 persone.

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Nissam è in sofferenza per le gravi inondazioni, con 5.140 villaggi nei 33 distretti dello Stato sommersi dalle acque. Più di 100.000 abitanti dei villaggi si sono sfollati. Nel vicino stato di Meghalaya, almeno 16 persone sono state uccise da giovedì scorso a causa di frane e fiumi in piena che hanno sommerso le strade.
Anche in Bangladesh le tempeste monsoniche hanno scatenato devastanti inondazioni che hanno lasciato milioni di persone bloccate e ucciso decine di persone.
Milioni di persone sono ancora bloccate, ha dichiarato Mosharraf Hossain, amministratore capo del distretto: “I rifugi di soccorso sono pieni di persone colpite. C’è un’enorme crisi di cibo e acqua potabile. Molti hanno paura di tornare a casa e molti hanno perso le loro case a causa dell’acqua”.
L’acqua che si ritira intanto sta inondando i distretti più a valle, ad Habiganj e Brahmanbaria, hanno detto i funzionari. Nel distretto di Jamalpur, una bambina di otto anni è stata trascinata via dalle forti correnti dal suo cortile inondato ed è stata poi trovata morta.
Le inondazioni sono una minaccia regolare in India e Bangladesh, ma gli esperti affermano che il cambiamento climatico ne sta aumentando la frequenza, la gravità e l’imprevedibilità per gli 1,6 miliardi di abitanti dei due Paesi. (ANSA).

India, il primo cardinale Dalit: la mia missione è aiutare i bambini più poveri

Monsignor Anthony Poola, diventerà cardinale nel concistoro del 27 agosto prossimo

Il prossimo porporato, l’arcivescovo di Hyderabad Anthony Poola, racconta di aver appreso della sua nomina da amici italiani: nel mio Paese l’istruzione è via di riscatto per i piccoli “fuori casta” ma anche per chi è semplicemente in miseria

Deborah Castellano Lubov – Città del Vaticano – Vatican News

La parola “Dalit” deriva dal sanscrito, letteralmente significa “oppresso” ed è riferito a coloro che hanno uno status sociale così basso da essere emarginati, al di fuori del sistema delle caste della società indù. Spesso definite “intoccabili”, queste persone sono state nel tempo  sfruttate e oggetto di vere e proprie atrocità. A loro appartiene l‘arcivescovo Anthony Poola di Hyderabad, in India, che nel concistoro del 27 agosto sarà creato cardinale. Il primo porporato dalit della storia.

Nell’intervista rilasciata a Vatican News, il futuro cardinale sessantenne riflette su come il sistema delle caste, anche se tecnicamente abolito, non sia completamente scomparso, e su cosa significhi servire gli “intoccabili” indiani, oltre che soffermarsi sullo stato attuale della libertà religiosa per la piccola minoranza cristiana dell’India.

Come ha appreso la notizia del concistoro e della scelta di Papa Francesco di crearla cardinale?

Quel giorno mi trovavo nello stato del Kerala per partecipare alla cerimonia di premiazione del Giubileo d’Oro del CCR, il Rinnovamento Carismatico Cattolico. Alcuni amici sardi e catanesi mi hanno mandato un messaggio di congratulazioni per la nomina a cardinale. Il mio amico non capisce bene l’inglese, pensavo non avesse capito, gli ho ribadito che sono solo arcivescovo di Hyderabad e non cardinale, che sono 14 mesi che servo questa zona. Poi mi hanno mandato il link scrivendomi che  quello era ciò che Papa Francesco aveva annunciato, mi avevano detto che il mio nome era a 17 minuti, 12 o 13 secondi, o qualcosa del genere.

Che cosa significa per lei personalmente questa nomina e in che modo intende aiutare Papa Francesco?

Ero sotto shock. È stata una notizia che mi ha colto di sorpresa e che non mi sarei mai aspettato, nemmeno mai sognato. E’ la grazia di Dio, è la sua volontà, lui opera attraverso Papa Francesco. La considero una grande opportunità per me di servire il popolo, di servire tutto il popolo dell’India del sud e specialmente gli Stati Telugu di Telangana e Andhra Pradesh.

Come interpreta il fatto che Papa Francesco abbia scelto il primo cardinale “dalit” della storia? Quale messaggio crede che il Santo Padre stia cercando di inviare?

Ho capito fin dall’inizio del magistero di Papa Francesco che le sue priorità sono l’amore, la compassione, l’attenzione alle periferie, ai più poveri tra i poveri. È per questo che, dando sempre la priorità agli emarginati, possiamo offrire un forte messaggio di “una Chiesa povera per i poveri”. Posso dire che ogni volta che ci sono eventi come i cicloni, i disastri naturali, o recentemente lo scoppio della guerra tra Russia e Ucraina, vedo la preoccupazione del Santo Padre verso tutti i popoli dell’universo. Forse il Papa si aspetta che in qualche modo possa aiutare a risolvere i problemi degli emarginati e forse anche dei dalit, ma è chiaro che da pastore non si ignorano le necessità di altre persone che non sono sotto la nostra cura.

Il sistema delle caste in India è stato tecnicamente abolito. Ma qual è la situazione?

Il sistema delle caste è stato abolito ma ci sono alcuni fattori che non sono cambiati. Per quanto riguarda la situazione reale e la realtà sul campo ci sono alcune differenze. Ci sono persone che si battono davvero per il riconoscimento del loro talento e delle diverse attività che svolgono. Molto tempo fa, per gli “intoccabili” non c’era la possibilità di accedere alla scuola o all’istruzione. Ma ora il governo indiano, soprattutto nei nostri Stati Telangana e Andhra Pradesh, da cui provengo, offre maggiori opportunità agli emarginati, ai poveri e ai dalit, incoraggiandoli ad andare a scuola e a proseguire gli studi. Cerchiamo di sensibilizzare tutti verso queste particolari situazioni, portando avanti il concetto di uguaglianza.

C’è qualche episodio particolare verso il popolo Dalit o verso le persone più povere dell’India che l’ha particolarmente commossa?

La mia diocesi natale è quella di Kurnool, ho studiato nella diocesi di Kadapa, che è una diocesi vicina. Dopo la laurea sono entrato in seminario e sono poi diventato sacerdote; il mio interesse era quello di servire la gente. Ma ci sono villaggi remoti in ogni parrocchia, questi luoghi sono molto poveri e soggetti a siccità. Quando ci rechimamo lì, lo facciamo la sera perché le persone vanno a lavorare durante il giorno. Suoniamo la campana della chiesa, raduniamo i bambini e insegniamo il catechismo. E’ una cosa meravigliosa da vedere, che mi ha mosso a compassione, mi ha fatto comprendere la grande responsabilità che ho nei confronti dei bambini, nel dare loro il dono dell’istruzione, perché non hanno soldi o beni da vendere per studiare. L’istruzione è un grande dono. Nel parlare sto rivivendo la storia della mia vita.

In che senso?

Dopo la seconda media ho dovuto fermarmi a causa della povertà. Pensavo che la mia istruzione fosse finita lì. Ma sono stati soprattutto i missionari a interessarsi a me, a portarmi a Kadapa e ad aiutarmi a proseguire gli studi. Si sono presi carico di me, mi hanno aiutato a frequentare la scuola e mi hanno fatto diventare una persona valida. Questo è il motivo per cui poi ho scelto di entrare in seminario.  Ho studiato e la mia intenzione era allora, come oggi, di aiutare quanti più bambini poveri possibile. Così, ho interpretato la missione di sacerdote. È stato un momento bellissimo per me. Ogni volta che vedo i bambini poveri, io stesso li porto in macchina e li metto in case di accoglienza. Anche i missionari laici avevano una jeep, prendevano i bambini e li affidavano a chi poteva prendersene cura. Questo mi ha sempre molto colpito.

Questo ha ispirato il suo ministero?

Per tutta la vita sono stato un semplice sacerdote, un semplice missionario. Ho lavorato quasi dieci anni come missionario. Poi, per un paio d’anni, sono andato negli Stati Uniti per seguire alcuni studi, ma ho svolto soprattutto il lavoro parrocchiale. Quando sono tornato, sono stato nominato responsabile di tutte le scuole cattoliche della diocesi. Ho cercato di raggiungere tante persone povere, il 90% delle quali sono emarginate.

Quali tipi di discriminazione o maltrattamento ha visto?

C’è uno stigma sociale. Cosa possiamo fare? Non possiamo farci niente. Le nostre case si trovavano all’estremità nord del villaggio, all’angolo del paese. Quando andavamo dalle persone di casta superiore perchè avevamo sete loro, avendo un pozzo, ci versavano l’acqua in mano. Ma questo per me non era doloroso. Abbiamo accettato questo stigma sociale che ancora oggi si avverte soprattutto nei villaggi e non in città. Ora non esiste più bere dalla mano o usare piatti e bicchieri separati per i dalit ma allora questa era la discriminazione.

Si è mai sentito in pericolo facendo il suo lavoro?

Vede, noi abbiamo la libertà di religione. Ogni cittadino indiano ha la libertà di esercitare, di accettare qualsiasi religione e di vivere di conseguenza. Nell’India del Sud, nella mia particolare esperienza, posso dire che siamo molto liberi. Qualunque autorità ottiene la nostra piena collaborazione. Non ho avvertito pericolo nel mio lavoro, perché anche noi non mostriamo alcuna discriminazione nei confronti di indù, musulmani e cristiani. Li trattiamo allo stesso modo e li consideriamo tutti figli di Dio.

Com’è oggi la situazione della minoranza cristiana in India in generale?

Si stanno verificando alcuni incidenti in diverse parti dell’India, soprattutto nel nord e anche nel sud del Paese. Ci sono alcuni gruppi di fanatici. Ma quando ci rivolgiamo al governo, possiamo dire che è molto collaborativo e comprensivo. Cercano di risolvere i problemi. Ma in Karnataka, la distruzione di alcune statue e di altri simboli è stata una cosa che ci ha ferito. Quando ci siamo rivolti al governo, ci è stata assicurata la massima sicurezza.

Ha una devozione specifica o un santo che prega spesso e che la aiuta giorno per giorno?

Ho una grande devozione per la Beata Vergine Maria. Nel nostro villaggio c’era una cappella con una statua di Nostra Signora di Lourdes. Ho una devozione speciale per lei e nelle mie difficoltà prego, anche quando sono in ufficio. Da un lato la Madonna di Lourdes e dall’altra la Madonna di Velankanni, (Nostra Signora della Salute). Ho una devozione speciale per lei, fin dall’infanzia. Ogni volta che mi trovo in difficoltà, prego. Prego Maria e sperimento la consolazione. Dato che mi chiamo Antonio, sono devoto a Sant’Antonio di Padova. Ogni volta che prego, posso dire con certezza di essere stato aiutato dalla potente intercessione di Maria e anche dall’invocazione di Sant’Antonio di Padova.

Per giovani campi estivi ed esperienze missionarie: Albania, Madagascar, India, Brasile e Rwanda

La nostra Diocesi ha la ricchezza di vivere da anni il suo apostolato anche in altri paesi: Albania, Madagascar, India, Brasile e Rwanda.
Per i giovani il Centro Missionario Diocesano propone ogni anno sia i campi missionari estivi (brevi, ma pur sempre significativi), sia esperienze di servizio più lunghe, che vanno da un minimo di 6/9 mesi ad un massimo anche di qualche anno.
Per chi desidera allargare il proprio sguardo e conoscere il mondo missionario, viene proposto un corso di formazione “Volontari nel mondo” organizzato in un sabato al mese e un week end finale.
All’interno del percorso si potranno affrontare le tematiche e lo stile che il mondo missionario vive nel servizio attraverso le testimonianze dei volontari missionari.

Il costo è di 60€ mentre per partecipare a solo una giornata il costo è di 10€.
Si consiglia la partecipazione a tutto il corso.

UniMoRe riconosce come attività a libera scelta 4 Cfu per i Corsi di Laurea in Scienze dell’Educazione, Scienze Pedagogiche e Scienze della Formazione Primaria.

Per saperne di più contatta il Centro Missionario (0522.436840) o Volontari nel mondo RTM (0522.514205).

Per maggiori informazioni guarda sul sito: cmdre.it/volontari-nel-mondo-2021-2022

BROCHURE VOLONTARI NEL MONDO >>> pdf (QUI)

Il giorno di Natale India congela conti bancari Madre Teresa

 © ANSA

Il governo indiano ha congelato tutti i conti bancari delle Missionarie della Carità, l’ordine fondato da Madre Teresa.

Lo fa sapere la governatrice del Bengala Occidentale, in un tweet, in cui definisce la decisione “scioccante”.

“Il ministro ha preso la decisione il giorno di Natale”, dice la Banerjee.
“I 22.000 pazienti degli ospedali dell’ordine e gli impiegati sono stati lasciati senza cibo e medicine. Il rispetto della legge è fondamentale, ma l’impegno umanitario non deve essere compromesso”, ha aggiunto.
Non è noto per quali motivazioni i conti siano stati congelati, mentre il governo di Delhi non ha commentato la decisione.
Lo scorso 14 dicembre una casa famiglia delle missionarie in Gujarat era stata incriminata di “conversioni forzate” delle ragazze ospiti. (ANSA).