Niente sfida. Musk: Zuckerberg rifiuta il combattimento da antichi Romani

Rispondendo a un tweet del ministro Sangiuliano, Musk lo ringrazia e mette la parola fine all’ipotesi di sfida in un sito archeologico italiano
Elon Musk e Mark Zuckerberg

Elon Musk e Mark Zuckerberg – Fotogramma

avvenire.it

Non ci sarà nessun combattimento fra Elon Musk e Mark Zuckerberg. O almeno non nello stile e nell’ambientazione dell’antica Roma. Né a Roma, né a Pompei né altrove in Italia. A mettere fine alla questione è un tweet del numero uno di Twitter, Tesla e Space X, che riferisce il diniego del fondatore di Facebook e numero uno di Meta.

“Voglio ringraziare il ministro Sangiuliano – scrive Musk il rispondendo a un post del ministro della Cultura – per la gentilezza e la disponibilità nel voler organizzare un evento di intrattenimento, culturale e di beneficenza in Italia. Volevamo promuovere la storia dell’Antica Roma con il supporto di esperti e allo stesso tempo raccogliere soldi per i veterani americani e gli ospedali pediatrici in Italia. Zuckerberg ha rifiutato l’offerta perché non è interessato a questo approccio. Vuole solo combattere se è la Ufc organizzare l’incontro. Io comunque sono sempre pronto a combattere”.

La Ultimate Fighting Championship (Ufc) è un’organizzazione di arti marziali miste statunitense, con sede a Las Vegas.

Sostenere i nuclei con disabili e malati cronici. «Aiuti stabili alle famiglie»

Gianluigi De Palo con la ministra Eugenia Roccella

Il ministro per la Famiglia Eugenia Roccella assicura che nella riforma fiscale «il criterio della famiglia è al primo posto. Non lo abbiamo archiviato. Poi c’è il tema dell’assegno unico, si tratta di difenderlo, correggerlo e implementarlo». Il governo, aggiunge riferendosi alla questione dei figli di coppie omogenitoriali, «tutela tutti i bambini. Non è questo il problema, ma della maternità surrogata, la compravendita della maternità». A dover essere tutelate, sottolinea poi la ministra per le Disabilità Alessandra Locatelli sono «tutte le famiglie, in particolar modo le famiglie fragili con disabili e malati cronici», annunciando che nella riforma del fisco ha chiesto di aggiungere una detassazione per queste categorie. Famiglia e lavoro sono «facce della stessa medaglia – precisa la viceministra del Lavoro Maria Teresa Belluci – e vogliamo affrontarli non con i bonus ma con riforme strutturali, partendo dalla natalità fino alla terza età».

avvenire.it

Disabilità: quello che resta da fare

di: Samuele Pigoni
settimananews.it

Come vengono rappresentate le persone con disabilità nel mondo dei media? -  AccessiWay

Oggi siamo lontani dalla segregazione e dalla violenza che portarono alla chiusura dei manicomi e alla rivoluzione di Franco Basaglia, ma il percorso per promuovere i diritti, il benessere e la piena dignità delle persone con disabilità è una rivoluzione non ancora terminata.

Il 3 dicembre si è celebrata in tutto il mondo la Giornata dedicata alle persone con disabilità, per promuoverne i diritti, il benessere e la piena dignità. È una data della quale tendenzialmente si accorgono e celebrano solamente le persone con disabilità, i familiari, gli addetti ai lavori, gli e le attivisti/e.

Eppure sono passati ormai 60 anni dai primi movimenti per i diritti delle persone con disabilità, dai primi disabilitiesstudies che hanno chiarito come le disabilità non siano più un ambito relegabile alla dimensione medica della cura e della protezione, essendo prima di tutto una questione di ordine sociale e di cittadinanza.

Va ricordato che con la Legge 3 marzo 2009, n.18 il parlamento italiano autorizzava la ratifica della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità sottoscritta dall’Italia il 30 marzo 2007 e che la Convenzione, approvata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 13 dicembre 2006, rappresenta un risultato definitivo raggiunto dalla comunità internazionale in quanto strumento internazionale vincolante per gli Stati.

La Convenzione si inserisce nel più ampio contesto della tutela e della promozione dei diritti umani e conferma una volta per tutte in favore delle persone con disabilità i princìpi fondamentali di pari opportunità, di non discriminazione, di esigenza di pieni diritti di cittadinanza sulla base dei princìpi di autodeterminazione e uguaglianza con tutti. A tal fine la Convenzione modifica alla radice la definizione di disabilità promuovendone una diversa concettualizzazione che si fa mobile, sociale e relazionale.

Mobile perché si definisce come “un concetto in evoluzione” (preambolo), non definita a partire da un qualche ancoraggio bio-medico ma sottoposta al variare dello sguardo storico che la anima (il disabile è stato nelle epoche “mostruoso”, “deforme”, “subnormale”, “handicappato”); sociale, laddove dichiara che «per persone con disabilità si intendono coloro che presentano durature menomazioni fisiche, mentali, intellettive o sensoriali che in interazione con barriere di diversa natura possono ostacolare la loro piena ed effettiva partecipazione nella società su base di uguaglianza con tutti» (art. 1 comma 2); relazionale, in quanto territorio di relazioni di potere tra lo sguardo abile della maggioranza disciplinante e il corpo disabile, disabilitato e discriminato (quando non segregato) da barriere materiali e immateriali.

E su questo la Convenzione è chiara, per “discriminazione fondata sulla disabilità” – infatti – si intende: «qualsivoglia distinzione, esclusione o restrizione sulla base della disabilità che abbia lo scopo o l’effetto di pregiudicare o annullare il riconoscimento, il godimento e l’esercizio, su base di uguaglianza con gli altri, di tutti i diritti umani e delle libertà fondamentali in campo politico, economico, sociale, culturale, civile o in qualsiasi altro campo» (art. 2).

È discriminante tutto ciò che preclude il set di opportunità concrete che permettono di desiderare e vedere realizzata una vita nel mondo di tutti, a prescindere dalle caratteristiche individuali.

La Convenzione dispone che ogni Stato presenti un rapporto dettagliato sulle misure prese per adempiere ai propri obblighi e sui progressi conseguiti al riguardo. La legge italiana di ratifica della Convenzione ha istituito l’Osservatorio Nazionale sulla condizione delle persone con disabilità che ha, tra gli altri, il compito di promuovere l’attuazione della Convenzione ed elaborare il rapporto dettagliato sulle misure adottate di cui all’art. 35 della stessa Convenzione, in raccordo con il Comitato interministeriale dei diritti umani (Cidu).

Siamo lontani dalla segregazione e dalla violenza che portarono alla chiusura dei manicomi e alla rivoluzione di Franco Basaglia, ma il percorso di de-istituzionalizzazione fisica e immaginale, il riconoscimento alla persona con disabilità del diritto a una vita indipendente e progettata sulla base dell’uguaglianza con tutti, è una rivoluzione non terminata.

Un percorso che oggi è attuale e necessario e che investe i temi della casa in cui vivere, del lavoro cui aspirare, dell’affettività e della sessualità, del rapporto con la famiglia e dei dispositivi attuativi a disposizione dei sistemi socio-sanitari.

Siamo di fronte a un cambio di passo decisivo nella rappresentazione culturale delle disabilità (e per converso: delle abilità), nel riassetto dei servizi e dispositivi giuridici preposti alla tutela dei diritti di cittadinanza delle persone con disabilità, nei dispositivi pratici, educativi, relazionali con i quali costruire le capacità dei contesti (lavoro, scuola, quartiere) di eliminare le enormi barriere materiali e soprattutto immateriali residue. Barriere che abbiamo conficcate nello sguardo, molto spesso, anche in quello animato dalle migliori intenzioni.

Pubblicato sul sito della rivista Confronti. L’autore è direttore della Fondazione Time2, si occupa di management, progettazione sociale e filosofia.

Pensioni minime, verso intesa a 590 euro

Pensioni minime, no al nuovo aumento fino a 600 euro: la verità è nella  legge di Bilancio

Mediazione iper-calibrata sulla principale richiesta di Forza Italia. Opzione donna e lavoro le priorità del Pd

Degli oltre 3mila emendamenti alla manovra arrivati mercoledì scorso, di cui ne sono stati ammessi circa duemila, ne rimangono in pista 450. Sono quelli “segnalati” domenica dalla commissione Bilancio della Camera, suddivisi fra 200 della maggioranza (95 Fdi, 54 Lega, 40 Fi, 11 Noi Moderati) e 250 dell’opposizione. Ma dal momento che la coperta è corta (appena 700 i milioni a disposizione), non si esclude la possibilità di un’ulteriore scrematura mentre, sul fronte sindacale, Cgil e Uil hanno avviato ieri la settimana di mobilitazione che andrà avanti fino a venerdì 16. La novità di ieri sera riguarda le pensioni minime, al centro da settimane del forte pressing di Forza Italia per portarle almeno a 600 euro al mese (contro i circa 570 previsti finora dal testo). A riprova che la coperta stavoltà è davvero corta e ogni singolo euro è importante, sarebbe vicina un’intesa su quota 590 euro.

Sono 95, come detto, gli emendamenti segnalati da Fdi. Tra le proposte, oltre alla sospensione del payback per le imprese sanitarie, c’è anche l’aliquota agevolata per il gasolio agricolo e la proroga del lavoro agile per i lavoratori fragili e i genitori lavoratori con figli minori di anni 14. Poi fondi per le materie Stem (scientifiche) nella scuola così come la proroga delle risorse per le trasmissioni di Radio Radicale. Spunta anche un fondo “per i Giochi della Gioventù”, con una dote di 20 milioni di euro. E ancora, aumento da 8 a 10 euro dell’esenzione fiscale dei buoni pasti elettronici, sgravi per le assunzioni di apprendisti ed estensione del bonus sociale anche sotto forma di crediti per gli inquilini dell’edilizia popolare. Nel pacchetto di emendamenti anche un contributo ai comuni per la realizzazione di nuovi impianti di stoccaggio gas, sconti sulle accise del gasolio per le imprese di noleggio autobus, riapertura del bonus per il rientro dei cervelli, nuove norme sui premi di risultato, misure per il prepensionamento dei giornalisti delle testate in crisi e taglio al 5% dell’Iva sulle pompe di calore.

Tra le 54 proposte indicate dalla Lega alla manovra spicca il taglio dell’Iva sul pellet (ora al 22%), il sostegno al comparto della sicurezza, ma anche una riguardante la qualità dell’aria con interventi per ridurre l’inquinamento. Nessuna proposta di modifica segnalata dal Carroccio sul fronte del Pos o sul tetto al contante, entrano invece una serie di proroghe di agevolazioni per le popolazioni terremotate. Forza Italia insiste sulle pensioni anche con un fondo di 500 milioni per “interventi di revisione del meccanismo di indicizzazione delle pensioni minime e misure per contrastare gli effetti negativi delle tensioni inflazionistiche”. Ma anche un esonero contributivo fino 8mila euro per le nuove assunzioni a tempo indeterminato e le trasformazioni dei contratti a tempo determinato degli under 36, oltre all’introduzione di meccanismi per sbloccare la cessione dei crediti fiscali del Superbonus 110%. Opzione donna, salario minimo e sanità sono, invece, i principali temi oggetto degli emendamenti segnalati dal Pd. I dem intendono battersi perché sia garantita la possibilità di andare in pensione a 58 anni per le donne, allargando quindi la potenziale platea rispetto alle discriminanti introdotte dal governo. Il Terzo Polo, infine, dichiara guerra alle “microtasse”: via l’addizionale erariale alla tassa automobilistica, le tasse e sopratasse per istituti superiori e università, le tasse per le licenze di esercizio e quella di abilitazione all’esercizio professionale e, ancora, l’addizionale comunale sui diritti d’imbarco di passeggeri aerei. (r.r.)

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