MUSICA Giubileo delle corali: attese da domani 10mila persone da tutto il mondo

Saranno circa 10mila le persone, attese a Roma da tutto il mondo, che da domani a domenica 23 ottobre parteciperanno alGiubileo delle Corali e degli Animatori Liturgici. L’evento, organizzato da Nova Opera Onlus e dal Coro della diocesi di Roma, si aprirà domani con un Convegno formativo in Aula Paolo VI sul tema: “Cantare la Misericordia”. Interverranno nella mattinata monsignor Guido Marini e monsignor Massimo Palombella, mentre nel pomeriggio saranno presenti monsignor Vincenzo De Gregorio e il noto artista e teologo p. Marko Ivan Rupnik. Non mancheranno – informano i promotori dell’iniziativa – le testimonianze di giovani che hanno fatto della musica uno strumento di evangelizzazione e concreto aiuto ai fratelli, come quella di Adriano, ex lungodegente dell’Ospedale Bambin Gesù che si è diplomato in Conservatorio e oggi porta la musica tra i piccoli ammalati dell’Ospedale o quella di Giovanni il quale, proveniente dalla Turchia e cresciuto in una famiglia di religione islamica, è ora fratello salesiano e attraverso la musica costruisce ponti di speranza. Il 22 ottobre tutti i partecipanti incontreranno il Papa in occasione dell’Udienza Giubilare mentre, alle ore 18, andranno a formare un unico grande Coro per un Concerto in Aula Paolo VI dedicato alla Divina Misericordia e a San Giovanni Paolo II nel giorno della sua Memoria Liturgica. Sul Palco dell’Aula monsignor Marco Frisina dirigerà l’Orchestra Fideles et Amati, il Coro della diocesi di Roma, le rappresentanze di Corali Diocesane e Parrocchiali e un Coro di voci bianche composto da circa 150 bambini, per un totale di oltre 400 coristi che guideranno il canto delle migliaia di partecipanti. Il Concerto, riservato per motivi di spazio ai soli iscritti al Giubileo, sarà trasmesso integralmente la stessa sera alle ore 22,40 su Tv2000 (canale 28 Dt). La tre giorni si concluderà domenica 23 ottobre con il Pellegrinaggio alla Porta Santa e la Messa nella Basilica di San Pietro presieduta da monsignor Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizazione.Prima di tornare alle loro Comunità Diocesane e Parrocchiali, i presenti riceveranno ancora la benedizione del Santo Padre partecipando alla preghiera dell’Angelus in Piazza San Pietro.

Giubileo: buonismo o riforma

Il Giubileo della misericordia volge ormai al termine. Molti tenteranno di farne un bilancio (e qualcuno già ci prova…). Noi vorremmo più semplicemente provare a rileggerlo, recuperandone la provocazione ma anche rilanciandone quanto a nostro avviso rimane incompiuto.

 Un atto ermeneutico…

La promulgazione di un Anno santo della misericordia ci è parso innanzitutto un vero e proprio atto ermeneutico del Vaticano II da parte del papa, non affidato a grandi discorsi ma a un gesto, come è ormai prassi cara a Francesco. L’“ermeneutica della riforma” di papa Benedetto ha trovato nell’ermeneutica di Francesco uno sviluppo che definiremmo “plastico”. Se il Vaticano II ha voluto «rileggere il Vangelo alla luce della cultura contemporanea producendo un movimento di rinnovamento che semplicemente viene dallo stesso Vangelo» (Francesco, Intervista a p. Antonio Spadaro del 19 settembre 2013), tale rinnovamento trova nella categoria teologica e spirituale della “misericordia” molto più che uno slogan; essa assume il carattere di una vera e propria categoria ermeneutica con cui interpretare il Vangelo e la Chiesa.

Per Francesco, infatti, la “misericordia” non è semplicemente sentimento buonista che smussa conflitti e assolve da ogni responsabilità; né è lo sconto fatto alla verità, che troppo spesso ilmainstream imperante riduce a regola o norma antiquata da superare; ancor meno è la carta da tirar fuori per uscire vincenti da un improbabile scontro tra dottrina e pastorale. In essa il papa ritrova il “proprium” del Dio cristiano, il “cuore” del Vangelo di Cristo, il senso della presenza e dell’azione della Chiesa, il tratto fondamentale dell’uomo redento.

Lo scrive con chiarezza nella Bolla di Indizione del Giubileo, Misericordiae vultus (MV, 11 aprile 2015): «La misericordia nella Sacra Scrittura è la parola-chiave per indicare l’agire di Dio verso di noi. Egli non si limita ad affermare il suo amore, ma lo rende visibile e tangibile. L’amore, d’altronde, non potrebbe mai essere una parola astratta. Per sua stessa natura è vita concreta: intenzioni, atteggiamenti, comportamenti che si verificano nell’agire quotidiano. La misericordia di Dio è la sua responsabilità per noi. (…) È sulla stessa lunghezza d’onda che si deve orientare l’amore misericordioso dei cristiani. Come ama il Padre così amano i figli. Come è misericordioso lui, così siamo chiamati ad essere misericordiosi noi, gli uni verso gli altri» (MV, 9). Essa è addirittura «l’architrave che sorregge la vita della Chiesa. Tutto della sua azione pastorale dovrebbe essere avvolta dalla tenerezza con cui si indirizza ai credenti; nulla del suo annuncio e della sua testimonianza verso il mondo può essere privo di misericordia. La credibilità della Chiesa passa attraverso la strada dell’amore misericordioso e compassionevole» (MV, 10).

Riforma e riforme trovano perciò qui il loro criterio. La “misericordia” chiede una Chiesa estroversa, aperta, che esiste per il mondo, per gli altri, per tutti, non per se stessa, in una autoreferenzialità che la ucciderebbe. È la misericordia che chiede una liturgia che conduca all’offerta di se stessi, uniti a Cristo, come sacrificio vivente gradito a Dio senza delegare o, peggio, sostituire con il rito la propria conversione.

La misericordia trova nell’ascolto della parola di Dio la sua forza e la sua verità e scopre nella “compassione” del Figlio incarnato “mandato a promulgare l’anno di grazia del Signore” l’identità più profonda della Chiesa nel mondo.

La misericordia invita i credenti ad assumere il volto dell’altro, chiunque esso sia, specie se povero e abbandonato, come criterio, destinatario e fine di ogni azione pastorale. La misericordia è l’unico vero antidoto a una mentalità e a una logica del privilegio e dell’interesse che poco o nulla hanno da spartire con il Figlio dell’uomo venuto per servire e non per essere servito. È la misericordia ad esigere istituzioni e strutture ecclesiastiche che servano il Vangelo e gli uomini, favorendo l’incontro e la missione, non la conservazione e l’autodifesa. Essa è l’autentica “forma Evangelii” cui il Vaticano II ha inteso richiamare la Chiesa perché possa tornare a Dio e diventare sacramento universale di salvezza per il mondo.

In questo nostro tempo, dove la paura, la sfiducia, la chiusura, la crisi ci spingono a chiuderci nella difesa di noi stessi e a chiedere e pretendere sempre e solo giustizia fino a diventare tutti giustizialisti, l’Anno della misericordia di papa Francesco ha voluto essere una boccata d’aria buona, la stessa che si respirò cinquanta anni fa, nei giorni belli del Concilio.

… non ancora compiuto

Il tentativo del papa, però, può diventare fatalmente tentazione, se la provocazione non suscita la necessaria riflessione teologica, ecclesiologica e pastorale. Il gesto può richiamare e colpire ma deve “dare a pensare” se vuole creare mentalità e convertire la prassi. In questo nostro tempo, dove la banalizzazione mediatica tende a risolvere tutto in slogan demagogici e emozioni a bassa intensità spirituale e ad alta compatibilità sociale, la misericordia rischia di ridursi a uno sconto morale o a sentimento buonista verso chi sta peggio. Le opere di misericordia, corporale e spirituale, da stimolo a una prassi evangelica possono trasformarsi in assistenzialismo assolutorio che non converte i meccanismi sociali ed economici che esaltano il mercato e mortificano i poveri.

Ci è parso che l’invito del Giubileo a “essere misericordiosi come il Padre” abbia un po’ faticato ad andare oltre i riti e le cerimonie e che i pellegrinaggi giubilari, universali e diocesani, non abbiano ancora messo in moto percorsi spirituali e pastorali condivisi. L’invito del papa alla concretezza rischia di essere interpretato come rifiuto del pensiero e della riflessione. Concretezza, però, non è sinonimo di adattamento né riflessione significa necessariamente intellettualismo. Francesco stesso ne è consapevole quando mette in guardia da «una falsa opposizione tra la teologia e la pastorale; tra la riflessione credente e la vita credente; la vita, allora, non ha spazio per la riflessione e la riflessione non trova spazio nella vita» (Messaggio all’Università cattolica di Buenos Aires, 3 settembre 2015).

Chiuse dunque le Porte sante delle cattedrali, speriamo che restino aperti per la Chiesa cantieri di ricerca e di riflessione seria che portino a compimento quanto lo Spirito sta iniziando attraverso le parole e i gesti di papa Francesco.

settimananews.it

A corredare il Giubileo dell’Università è Jubileum Exhibition

A corredare il Giubileo dell’Università è Jubileum Exhibition, una serie di eventi culturali ospitati nel Palazzo Ferrajoli, a piazza Colonna, nel cuore di Roma, inaugurati stamani con il Convegno “Misericordia e riconciliazione. Il dialogo interreligioso per la pace”. Della settimana, ricca di appuntamenti, ci parla il coordinatore Giovanni Cipriani,

di Roberta Gisotti – radio vaticana

R. – Questa Settimana si sviluppa con una serie di eventi convegnistici, di cui il primo è quello menzionato, sul dialogo interreligioso, che vede riuniti ben 16 rappresentanti di confessioni religiose. Quindi, abbiamo le Chiese ortodosse rumena, greco-ortodossa, copto-ortodossa e anche la Chiesa del Patriarcato di Mosca e poi luterani, valdesi, la comunità ebraica, i rappresentanti della comunità religiosa islamica italiana, poi maestri di zen, induismo, taoisti e anche dei sikh. Questo significativo evento è il momento iniziale di questa Settimana di incontri. Sabato poi abbiamo la presentazione di ben cinque libri, sempre a tematica religiosa e giubilare. Nel programma anche dei concerti ed una bellissima mostra fotografica – oltre 100 immagini – che rappresenta il Grande Giubileo del 1950 e l’abbiamo definito “Il Giubileo in bianco e nero”, dove si vede anche come vestivano i nostri padri, i nostri nonni, le nostre nonne che venivano a Roma per il Giubileo del 1950, che è il grande Giubileo della ricostruzione nell’immediato Dopoguerra. Abbiamo poi una Mostra d’arte contemporanea intitolata “Imago Misericordiae”, ed ancora uno spazio per i libri religiosi e di spiritualità ed anche una piccola Mostra di filatelia, sempre dedicata al Giubileo.