Gianna Beretta Molla, testimone della vita

«Donna meravigliosa amante della vita, sposa, madre, medico professionista esemplare offrì la sua vita per non violare il mistero della dignità della vita». Un’esemplare santità, quella di Gianna Beretta Molla, sintetizzata con queste parole dal cardinale Carlo Maria Martini, arcivescovo emerito di Milano, che oggi viene celebrata a cinquant’anni dalla sua morte.

Poco prima del parto, pur confidando sempre nell’Amore misericordioso, la futura santa aveva detto al marito Pietro Molla: «Se dovete decidere fra me e il bambino che porto in grembo non abbiate esitazione: scegliete il piccolo, lo esigo. Salvatelo». Quella sua scelta estrema, avvenuta nell’ospedale di Monza il 21 aprile del 1962, che causò, dopo una settimana di sofferenze, la sua morte, il 28 aprile 1962, è stata il culmine di un’esistenza vissuta in una quotidiana straordinarietà.

«Sull’esempio di Cristo, che “avendo amato i suoi… li amò sino alla fine” (Gv 13,1), questa santa madre di famiglia – aveva affermato nel rito di canonizzazione, il 16 maggio 2004, papa Giovanni Paolo II – si mantenne eroicamente fedele all’impegno assunto il giorno del matrimonio. Il sacrificio estremo che suggellò la sua vita testimonia come solo chi ha il coraggio di donarsi totalmente a Dio e ai fratelli realizzi se stesso».

Ricorre oggi il 50° anniversario della morte della prima madre di famiglia che è stata riconosciuta come santa dalla Chiesa: le celebrazioni iniziate, nei giorni scorsi, per il 18° anniversario della beatificazione (24 aprile 1994), andranno avanti anche in occasione dell’ottavo anniversario della canonizzazione. Da Mesero a Pontenuovo fino a Magenta, oggi il cuore delle celebrazioni per la memoria liturgica. Nella Cappella di famiglia al cimitero di Mesero, dove riposano le spoglie di Gianna Beretta Molla l’Eucaristia presieduta dal vescovo ausiliare e vicario generale dell’arcidiocesi di Milano, Carlo Maria Redaelli. Alla Madonna del Buon Consiglio a Pontenuovo di Magenta, alle 7.30 in programma le lodi, alle 8 la Messa. A Magenta, in Basilica, l’Eucaristia alle 18 presieduta dal cardinale Raymond Leo Burke, prefetto del Supremo tribunale della Segnatura apostolica. In serata al Santuario della Famiglia intitolato alla santa, a Mesero, alle 21, un concerto gospel a cura del gruppo «Unavoce» di San Donato Milanese.

Decima di tredici figli, in famiglia, sull’esempio dei genitori, Gianna viene educata con amore e serenità alla coerenza della vita cristiana. La Prima Comunione, all’età di cinque anni e mezzo, è il primo segno di quella «radicalità legata al nome di Gesù» che sarà presente in Gianna fino alla fine, e che è da subito sostegno e luce della sua fanciullezza, adolescenza e giovinezza. Negli anni del liceo e dell’università traduce la sua fede in un impegno generoso tra le giovani di Azione cattolica e verso gli anziani e i bisognosi nelle Conferenze di San Vincenzo. Laureata in Medicina e Chirurgia nel 1949 all’Università di Pavia, apre nel 1950 un ambulatorio medico a Mesero, si specializza in Pediatria nell’Università di Milano nel 1952. Alla sua professione di medico, vissuta come «missione», tra i suoi assistiti soprattutto mamme, bambini, anziani e indigenti, si affiancano il servizio nel consultorio delle mamme e all’asilo nido a Pontenuovo di Magenta e l’assistenza medica volontaria nelle scuole materne ed elementari. Con l’entusiasmo, la coerenza e la fede che caratterizzano le sue scelte, Gianna vive anche il dono del matrimonio: «Ho tanta fiducia nel Signore e sono certa che Lui mi aiuterà ad essere la tua degna sposa» scrive lei stessa in una lettera nel 1955 all’allora fidanzato Pietro Molla, divenuto poi il marito. A un anno dalle nozze arriva il primo figlio, Pierluigi, e qualche anno dopo le figlie Mariolina e Laura. Gianna sa armonizzare, con semplicità ed equilibrio, i doveri di madre, di moglie, di medico, e la sua gran gioia di vivere, che non viene meno nemmeno nel settembre 1961, quando al secondo mese dell’ennesima gravidanza, insorge un fibroma all’utero. Prima del necessario intervento operatorio, pur sapendo il rischio che avrebbe comportato il continuare la gravidanza, supplica il chirurgo di salvare la vita che porta in grembo e si affida alla preghiera. Dopo aver dato alla luce Gianna Emanuela il 21 aprile 1962, l’epilogo già ricordato. La madre santa compie il suo sacrificio, sussurrando sul letto di morte la preghiera «Gesù ti amo, Gesù ti amo» e lasciando il marito e i quattro figli. Aveva 39 anni. I suoi funerali furono una grande manifestazione unanime di commozione profonda, di fede e di preghiera.

Ilaria Solaini – avvenire.it