Dialogo vero tra scienza, economia e etica: lo promuove – con relatori da tutto il mondo – il convegno alla Gregoriana dedicato a un’ecologia integrale

Tre giorni di dibattiti sull'ecologia integrale all'Università Gregoriana

Da tutto il mondo alla Gregoriana per parlare di ecologia

Sinergia è la parola chiave della Conferenza che richiama per tre giorni all’Università Gregoriana esperti da tutto il mondo. Si discute di transizione ecologica e dell’indispensabile collaborazione tra discipline, tra accademici di diversi Paesi, tra specialisti e società civile. Occuparsi di ecologia integrale richiede una visione olistica, spiega il docente di Teologia morale padre René Micallef
“Transitioning to Integral Ecology? Transdisciplinary Approaches for the Grounding and Implementation of a Holistic Worldview”. E’ questo il tema scelto per la Conferenza che si è aperta oggi pomeriggio all’Università Gregoriana per parlare di passaggio all’ecologia integrale e di approcci interdisciplinari e transdisciplinari.

Padre Micallef sottolinea che arrivano studiosi da varie parti del mondo tra cui l’America del Nord e l’America del Sud. C’è una crescente consapevolezza ecologica in tutto il mondo – ricorda – ed è in corso una transizione verso una società che deve basarsi sulla nozione di ecologia integrale. Affinché questa transizione abbia successo infatti – afferma – deve prevedere una collaborazione tra esperti in diverse discipline accademiche, società civile, politici, leader religiosi e tutti coloro che influenzano la cultura popolare.

Dialogo tra discipline: metodo e obiettivo

Padre Micallef offre uno spunto preciso di riflessione affermando che l’interdisciplinarietà e la transdisciplinarietà sono un metodo di confronto, cioè quello di accostare discipline, come si fa in questo convegno, ma sono anche un obiettivo nel senso che devono creare un vero dialogo in cui gli esperti si  confrontino davvero. Precisa: deve essere rispettata l’autonomia di ogni disciplina ma senza la paura – sottolinea – di dover dire soltanto cose che attengono alla propria disciplina. Piuttosto – aggiunge – gli studiosi devo esprimere anche qualcosa che può stimolare l’altro a rispondere altrettanto liberamente per ottenere delle vere sollecitazioni per il pensiero, perché poi si arrivi a offrire riflessioni serie che dal piano della natura e da quello socioeconomico arrivino al livello dei politici che sono quelli che prendono decisioni. Ci vuole – raccomanda il professor Micallef – un dialogo vero e profondo tra scienze naturali e scienze sociali e economiche e poi con l’etica. E’ fondamentale, secondo lo studioso, il dialogo tra scienze e etica perché sui temi ambientali la scienza evolve e i processi vanno compresi e seguiti con quella responsabilità morale che caratterizza l’essere umano tra gli esseri viventi. Dunque, non è solo questione di dialogo tra scienza e etica ma di un cammino insieme.

La sollecitazione di Papa Francesco

Padre Micallef cita Papa Benedetto XVI e Papa Francesco per parlare di un magistero che da anni propone l’idea di una ecologia integrale. Richiama alla mente naturalmente l’Enciclica Laudato sì di Papa Francesco, pubblicata nel 2015, e in particolare il punto n.137 dove si legge: “…al momento che tutto è intimamente relazionato e che gli attuali problemi richiedono uno sguardo che tenga conto di tutti gli aspetti della crisi mondiale, propongo di soffermarci adesso a riflettere sui diversi elementi di una ecologia integrale, che comprenda chiaramente le dimensioni umane e sociali”. Ed è da vari anni – chiarisce padre René – che si lavora per preparare questo convegno.

Il significato di economia integrale

Padre René racconta anche di aver compiuto studi scientifici oltre a quelli che lo hanno portato a insegnare teologia morale  e confessa di avere qualche perplessità quando si parla di ecologia così come viene intesa normalmente e cioè i per parlare dei  fenomeni ambientali problematici, che possono essere  cambiamenti climatici o disastri naturali. Ma non è questo il punto più importante. Afferma infatti che stabilito questo significato per ecologia, è interessante comprendere l’aggettivo integrale. Secondo padre Micallef significa non pensare all’ecologia solo su piani come quello biologico, chimico, climatico ma aprire piuttosto a riflessioni su come tutto questo tocchi l’essere umano. Non si può pensare un’ecologia – ribadisce – senza guardare all’umano e alle relazioni umane. Dunque, l’obiettivo è mettere al centro l’uomo ma padre Micallef specifica che non si tratta di farne il re dell’universo ma di ricordare che l’essere umano ha una responsabilità morale particolare da svolgere. L’aggettivo integrale richiama dunque, sono infine le sue parole, all’impegno a integrare tutti questi aspetti pensando  ai più poveri e ai più vulnerabili, rispetto a qualunque fragilità.

1 settembre. Nella Giornata del Creato la preghiera di 2,2 miliardi di cristiani

Avvenire

Da oggi per 34 giorni i cristiani di tutto il mondo pregano per rinnovare la propria relazione con Dio e con la Creazione. Parla padre Kureethada (Dicastero per lo sviluppo umano integrale)

Il primo settembre la Giornata per la salvaguardia del Creato

Il primo settembre la Giornata per la salvaguardia del Creato – Archivio Ansa

«Una casa per tutti? Rinnovare l’oikos di Dio». È questo il tema del Tempo del Creato 2021. Da oggi, per trentaquattro giorni, i 2,2 miliardi di cristiani spari per il mondo si uniscono nella preghiera, nella riflessione e nell’impegno comune per rinnovare la propria relazione con Dio e la Creazione. «Oikos» significa sia casa sia famiglia. «La casa è il pianeta – spiega Cecilia Dall’Oglio, direttore dei programmi europei del Movimento Laudato si’ –: e la famiglia siamo noi che lo abitiamo. La crisi climatica mette in pericolo entrambi. La nostra chiamata battesimale ci spinge a rinnovare l’oikos». Il simbolo scelto per questa edizione dell’iniziativa è la “tenda di Abramo”, emblema biblico di accoglienza ed espressione alla chiamata ecumenica all’ospitalità radicale, dando posto a tutti. «Durante questo mese, invitiamo a esporla e a pregare per i più vulnerabili, in particolare per quanti sono costretti ad abbandonare la propria terra a causa del riscaldamento globale. In questo modo, il Tempo del Creato – un kairos per tutti i cristiani – si lega alla Giornata del migrante e del rifugiato del 26 settembre», prosegue Cecilia Dall’Oglio, che rivolge anche un appello a tutti i cattolici affinché si uniscano a papa Francesco nell’alzare una voce profetica per la giustizia ecologica. In tal senso, i fedeli sono invitati a firmare e a far firmare la petizione “per un pianeta sano, persone sane”  Nel testo si chiede ai leader mondiali di adottare misure concrete a tutela della biodiversità e dell’ambiente ai due vertici internazionali in programma questo autunno: la Cop15 in programma in Cina a ottobre e la successiva Cop26 di novembre a Glasgow.

Auguro a tutti noi di vivere questo Tempo del Creato con gli occhi, con il cuore e con i piedi. Con gli occhi, perché possiamo maturare uno sguardo contemplativo sulla natura. Con il cuore, perché riusciamo a sentire il grido della terra che si fa tutt’uno con quello dei poveri. Con i piedi, perché non restiamo fermi, prigionieri dei vecchi paradigmi, ma abbiamo il coraggio di camminare spediti, anzi di correre verso un nuovo orizzonte, più umano. E di farlo insieme». È questo l’auspicio di padre Josh Kureethadam, coordinatore del settore Ecologia e creato del dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale. L’odierna sedicesima Giornata nazionale per la custodia del Creato (che si collega a quella mondiale di preghiera, istituita da papa Francesco nel 2015) e i trentaquattro giorni successivi dedicati alla riflessione sulla casa comune cadono in un momento cruciale. Qualche settimana fa, 234 esperti, riuniti sotto l’egida dell’Onu nell’International panel on climate change (Ipcc), hanno lanciato un codice rosso al mondo: ancora pochi anni e poi sarà impossibile contrastare il riscaldamento globale. Per evitare il peggio, fra due mesi, inoltre, i leader internazionali saranno chiamati a decidere alla Conferenza Onu sul clima (Cop26) di Glasgow quali azioni concrete intraprendere. «L’angoscia per la situazione ambientale è tanta: siamo sull’orlo dell’abisso – sottolinea padre Josh –. Ma ho anche una forte speranza».

Che cosa le dà speranza?

Ho l’abitudine di recitare ogni giorno il Salmo 127 e mi soffermo spesso sulla frase: «Se il Signore non costruisce la casa, invano vi faticano i costruttori». La nostra “casa comune” ha un ottimo artefice: Dio. Certo, anche noi dobbiamo essere dei buoni co-giardinieri… È segno di speranza poi che il Tempo del Creato abbia un carattere ecumenico. L’impegno per la cura del Creato è più forte di ogni divisione. Con questo spirito, il 4 ottobre, ci sarà un grande incontro dei leader religiosi in Vaticano.

Eppure, ancora adesso molti cristiani, incluso tanti cattolici, si chiedono che cosa c’entri l’ecologia con la fede…

È alquanto strano. Il cristianesimo non è un vago spiritualismo, è la religione dell’Incarnazione. Il mondo ci riguarda. Le sofferenze dei poveri ci riguardano, perché Cristo si identifica con loro. E tra questi poveri, c’è la nostra casa comune, tanto ferita. Restare indifferenti a questo dolore, significa ignorare il dolore di Gesù.

La strada per attuare una transizione ecologica autentica, e non un semplice slogan, è quella indicata nella Laudato si’. Implica, per prima cosa, vedere crisi ambientale e crisi sociale come un’unica emergenza. Richiede, inoltre, uno sguardo contemplativo sulla realtà: non è semplice materia inerte ma opera palpitante di Dio. I Padri della Chiesa ci ricordavano che il Signore si rivela in due opere: il libro delle parole, ovvero le Scritture, e il libro delle opere, il Creato. A tal fine, è necessario che questi temi diventino parte integrante della formazione, della catechesi, degli studi. L’approccio deve poi essere comunitario. Non possiamo “appaltarlo” solo a politici ed esperti. Siamo “ecclesia”, cioè comunità e come tale dobbiamo assumerci la responsabilità della nostra casa comune. Tutti, dunque, dobbiamo contribuire a cambiare il paradigma tecnocratico, altrimenti i cambiamenti saranno solo ritocchi cosmetici. Da qui l’impegno per mutare i nostri stili di vita.

Quando si parla di cambiare il paradigma e mutare gli stili di vita, tanti agitano lo spettro della distruzione del sistema economico e di un impoverimento generale. Sono davvero incompatibili economia e ecologia?

È l’esatto contrario. Lo dicono gli esperti e lo vediamo con i nostri occhi: dove la terra soffre, soffrono le popolazioni che la abitano. Ciò non vuol dire che la transizione ecologica non abbia costi. Li ha: tra il 3 e il 5 per cento del Pil mondiale, dicono gli esperti. Il riscaldamento del pianeta ci costa, però, tre o quattro volte tanto: tra il 15 e il 20 per cento del Pil mondiale.

La Chiesa del Nord Italia riflette sulla «connessione di tutti i valori» per la vera custodia del Creato

Sono oramai più di 300mila le imprese che in Italia praticano l’economia circolare, rappresentano il 21,4% del totale delle attività e il loro fatturato – come annota Giuseppe Tripoli di Unioncamere – è in progressiva espansione. Maria Cristina Piovesana, vicepresidente di Confindustria, non si lascia sorprendere perché ricorda che la transizione ecologica le imprese la stanno sperimentando da anni e potrebbero fare molto di più se il già rassicurante Pnrr non fosse in qualche misura ancora prigioniero di lacci e lacciuoli. Ma attenzione – avverte l’imprenditrice –, a chi lasciamo questa eredità se non facciamo più figli? «Il vero, grave problema è la denatalità» ammonisce, concordando con il presidente del- l’Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, che rilancia questa sfida per motivare anche l’impegno verso la riconversione ecologica. Di tutto questo e di altro ancora si è parlato ieri a Padova, nel seminario del Nord Italia verso la Settimana sociale dei cattolici di Taranto, con una riflessione sulla transizione ecologica e, specificatamente, il contributo del mondo delle imprese e del lavoro.

Moderati da Sara Melchiorri, hanno portato il loro contributo, la prorettrice dell’Università di Padova, prof.ssa Francesca Da Porto, il vicario episcopale per i rapporti con le istituzioni don Luca Facco, il vescovo di Treviso, nonché vescovo delegato della Commissione regionale di Pastorale sociale, mons. Michele Tomasi, Erio Castellucci, arcivescovo abate di Modena-Nonantola, vescovo di Carpi e vice presidente della Conferenza Episcopale Italiana per l’Italia settentrionale, Pierpio Certofogli, vicedirettore di BPER Banca, Stefano Granata di Confcooperative, mons. Marco Arnolfo, vescovo di Vercelli e membro del Comitato scientifico delle Settimane Sociali, oltre che Bonaccini e Piovesana, ed altri esperti.

I temi si collocano in una congiuntura favorevole: «La ripresa si sta dimostrando più solida e rapida» ha detto Bonaccini, per cui davvero si può puntare ad una nuova fase di crescita, ma cominciando a risolvere il nodo di fondo, quello appunto della desertificazione demografica, per cui tante imprese già oggi non trovano più giovani da assumere. Il contributo di quella che Tomasi ha chiamato la ‘conversione ecologica’ dei comportamenti personali e delle politiche sarà determinante. Castellucci ha annotato che «noi cristiani siamo chiamati a dimostrare», specie in questa fase, che «c’è una connessione tra tutti i valori», tra il rispetto della persona e quello per il creato. Nella Chiesa, ha aggiunto, «la custodia dell’altro e la custodia del Creato sono ancora due capitoli troppo distanti. Ci si divide ancora molto per esempio tra i cattolici della vita e i cattolici del Creato, tra i cattolici della famiglia e quelli della pace. Tutto è connesso in realtà». Nessuno deve essere escluso, ha insistito Granata, né le persone, né l’ambiente, il creato appunto. «È vero che questa transizione sarà finanziata ed incentivata ma deve partire anzitutto dall’ascolto – ha concluso il vescovo Arnolfo – del grido dei poveri, della Terra, della famiglia». L’indifferenza uccide, ha ammonito, ricordando l’urgenza di disinquinare la Pianura Padana. La transizione ecologica significa anche relazioni da recuperare, con noi stessi, gli altri, la natura, con Dio. «Il cammino sinodale continua» aveva rassicurato, iniziando i lavori, il vescovo Tomasi. «Esiste già un cammino – ha confermato Arnolfo alla conclusione –: di associazioni, gruppi, di prospettiva. Bene, noi possiamo essere testimoni di speranza».

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L’invito che arriva da Padova è per una ‘riconversione’ che coinvolga il rapporto con l’ambiente, con gli altri e con Dio. E c’è il problema della denatalità: «A chi lasciamo l’eredità del nostro sforzo?»

In cammino per la cura della casa comune

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È stata consegnata a Papa Francesco, nel pomeriggio di mercoledì 17 giugno, la prima copia del documento «In cammino per la cura della casa comune – A cinque anni dalla Laudato si’», elaborato dal Tavolo interdicasteriale della Santa Sede sull’ecologia integrale. Lo ha reso noto l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati, presentando il documento, giovedì mattina 18 giugno, nella Sala stampa della Santa Sede.

A conferma che si punta alla concretezza a tutto campo, l’arcivescovo Gallagher ha annunciato, durante l’incontro con la stampa, la «prossima adesione della Santa Sede all’Emendamento di Kigali al Protocollo di Montreal sulle sostanze che impoveriscono lo strato di ozono, strumento finalizzato a contrastare sia il problema del cosiddetto “buco dell’ozono”, sia il fenomeno dei cambiamenti climatici». È uno «strumento — ha spiegato il presule — che va nella direzione auspicata dal Santo Padre, quando afferma che la libertà umana è capace di limitare la tecnica, di orientarla, e di metterla al servizio di un altro tipo di progresso, più sano, più umano, più sociale e più integrale».

Per illustrare un testo che si presenta come una «bussola per un nuovo modo di vivere», reso ancora più urgente dall’emergenza della pandemia globale, sono intervenuti insieme con il segretario per i Rapporti con gli Stati — coordinati da Matteo Bruni, direttore della Sala stampa — il vescovo Fernando Vérgez Alzaga, segretario generale del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano; l’arcivescovo Angelo Vincenzo Zani, segretario della Congregazione per l’educazione cattolica; monsignor Bruno Marie Duffé, segretario del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale; Aloysius John, segretario generale di Caritas Internationalis e Tomás Insua, co-fondatore e direttore esecutivo del Global Catholic Climate Movement.

Una sana relazione con il creato
di Isabella Piro

Prossima adesione della Santa Sede all’emendamento di Kigali al Protocollo di Montreal per contrastare il buco dell’ozono
di Paul Richard Gallagher

Per uno Stato della Città del Vaticano sostenibile
di Fernando Vérgez Alzaga

Il ruolo delle università e delle scuole
di Angelo Vincenzo Zani

Interventi a salvaguardia della Terra e di chi la abita
di Bruno Marie Duffé

Ascoltare la voce dei poveri

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Pianeta Verde: i danni delle tempeste estive

Oltre un miliardo di danni. A tanto ammonta il bilancio – negativo – che l’ultima ondata di maltempo ha provocato in agricoltura. È la dimostrazione – se ve ne fosse ancora bisogno – che questo settore da un lato è in grado di produrre qualità, innovazione e occupazione, ma dall’altro, continua a essere fragile e sottoposto ai voleri del clima oltre che a quelli dei mercati. E, in effetti, così non può che essere visto che buona parte della produzione agricola nazionale continua a essere ottenuta a cielo aperto.
A far di conto sulla situazione è stata la Coldiretti, che spiega: «Le tempeste estive, che con trombe d’aria, nubifragi e grandine hanno colpito a macchia di leopardo il Nordovest d’Italia, hanno fatto salire a oltre un miliardo il conto dei danni provocati all’agricoltura dall’andamento climatico anomalo del 2013, tra perdite e maggiori costi». Da qui la richiesta dei coltivatori di «verificare le condizioni per dichiarare lo stato di calamità nei territori colpiti dall’ondata di maltempo che, con manifestazioni improvvise e violente, si è abbattuta sul Piemonte, la Liguria e la Lombardia, ma anche in alcune zone della Toscana e dell’Umbria». E basta qualche esempio puntuale per capire le dimensioni del problema. Nel Pavese e tra Milano e Varese, sono stati numerosi gli alberi divelti, i campi di mais spianati dalla furia del vento che ha scoperchiato anche serre e danneggiato impianti fotovoltaici. Ma anche in Piemonte, nell’Alessandrino e nell’Astigiano – precisa la Coldiretti – si stanno valutando i guasti subiti dai vigneti di Brachetto e delle altre pregiate varietà della zona, mentre in Liguria sono sotto osservazione gli effetti delle trombe d’aria sulle serre dell’Imperiese.
Il bilancio? È ancora difficile rispondere, ma secondo Coldiretti «interi raccolti sono stati spazzati via dalla furia del vento, dalla pioggia e dalla grandine». Per l’organizzazione degli imprenditori agricoli «l’ennesima ondata di maltempo conferma un 2013 caratterizzato nelle campagne dal ripetersi di eventi estremi, con sfasamenti stagionali e precipitazioni brevi e intense dopo una primavera estremamente piovosa, soprattutto al nord». Si tratterebbe, dicono ancora i tecnici dell’organizzazione agricola, degli effetti dei cambiamenti climatici con i quali è costretta a convivere l’agricoltura. Una situazione che evidentemente complica la vita agli agricoltori e alle loro imprese e che solo in parte viene compensata dalle assicurazioni (quelle contro i danni da grandine sono fra le più antiche del comparto), oppure da stanziamenti d’emergenza da parte delle istituzioni.
Ma, a ben vedere, sta proprio nella particolare natura delle condizioni della produzione, ciò che differenzia l’agricoltura dal resto dei comparti del sistema economico. Produrre tipicità e qualità alimentari, comporta cioè una dose di rischio maggiore rispetto ad altre modalità produttive. Una condizione di cui occorre tenere conto.

avvenire.it

Una Gmg nel segno dell’ecologia. Manifesto per la salvaguardia del creato

Scienzati, teologi, esperti dell’Onu si riuniranno a Rio per lanciare un “Manifesto per la salvaguardia del creato”. In piena sintonia con il messaggio di Papa Francesco

Il tema era già tracciato. «Un programma profetico perché non sapevamo ancora della venuta del Santo Padre Francesco», dice Marcello Bedeschi, presidente della Fondazione Giovanni Paolo II per la Gioventù, spiegando il programma che era stato organizzato per la Giornata Mondiale della Gioventù del prossimo luglio a Rio de Janeiro.

«Avevamo già pensato al tema della salvaguardia del creato e dello sviluppo sostenibile», ha spiegato Bedeschi presentando le iniziative, in collaborazione con il ministero dell’Ambiente, previste per la XXVIII Gmg. «Si tratta del primo grande appuntamento in Brasile dopo il vertice di Rio +20 che ha rappresentato una svolta nelle relazioni internazionali e tra i diversi gruppi di Paesi sulla crescita equa e sostenibile, stabilendo un impegno comune per costruire quell’economia mondiale che noi chiamiamo “green economy”».

Un programma in tre punti che prevede un primo appuntamento all’inizio di giugno. Alcuni tesori dell’arte custoditi nei Musei Vaticani e oggetti simbolo della sostenibilità e della green economy Made in Italy saranno portati in Brasile per allestire una grande mostra al Museo delle Belle Arti di Rio de Janeiro. Si tratta di una selezione di opere originali di autori del calibro di Michelangelo, Pinturicchio, Perugino, Caravaggio, Leonardo da Vinci, Bernini. Un secondo momento è previsto invece per il 24 luglio.

Si tratterà di un incontro aperto con i giovani – trasmesso in diretta streaming in tutto il mondo – sui temi della salvaguardia del creato. All’incontro parteciperanno scienziati, teologi, esperti delle Nazioni Unite e dei ministeri dell’ambiente italiano e brasiliano, rappresentanti delle Chiese locali. L’incontro mira alla presentazione di un “Manifesto per la salvaguardia del creato” che sarà lanciato in tutto il mondo. Alla stesura del Manifesto, si legge nel protocollo firmato da Clini, per il Governo italiano, e da Bedeschi per la Fondazione, «collaboreranno anche i francescani del Sacro Convento di Assisi, rappresentati dal loro portavoce, padre Enzo Fortunato».

Infine, durante le giornate della Gmg è previsto l’allestimento di infrastrutture e l’offerta di servizi a basso consumo e a bassa intensità di carbonio. Il tutto grazie alla collaborazione con imprese italiane e brasiliane. Secondo il ministro dell’Ambiente Corrado Clini «Papa Francesco ci dà una grande forza sul tema ambientale parlando della salvaguardia del creato. Sono felice di questa opportunità e, fin da ora, anche se non sarò più ministro, mi impegno, a luglio, ad andare a Rio de Janeiro».

Visto che «quest’anno la Gmg si svolge in Brasile, polmone del mondo, non poteva non essere presente il tema del Creato», ha detto dal canto suo Bedeschi. «Il fatto che papa Francesco abbia, fin dall’inizio posto così l’accento sul creato ci ha trovati pienamente in sintonia e ci dà grande entusiasmo».

Annachiara Valle – famigliacristiana.it