Ucraina. I russi mettono i soldi sul mattone. Caccia agli affari immobiliari a Dubai



I «sudditi» di Putin più facoltosi nascondono il 60% della loro ricchezza fuori dal Paese: 40 tra uomini d’affari e funzionari (sei sotto sanzioni) hanno proprietà negli Emirati
Passeggiata a Dubai

Passeggiata a Dubai – Reuters

Avvenire

In fuga in costume da bagno, travestiti da vacanzieri per allontanarsi il più possibile da una guerra che sta distruggendo i loro patrimoni. A Marina Beach, sul lungomare più frequentato di Dubai, in questi giorni l’idioma più diffuso è il russo, ostentato senza alcun timore. Dicono che alcuni siano oligarchi, ma quelli vivono al largo sui loro yacht di metratura imbarazzante. L’impressione invece è che parecchi siano semplicemente ricchi, con moglie e figliolanza al seguito, a caccia di un posto dove stare senza che l’Occidente possa disturbarli. Secondo una stima del National Bureau of Economic Research, i russi più facoltosi nascondono il 60% della loro ricchezza – pari a un trilione di dollari – fuori dal Paese. Finché non si capirà dove, le sanzioni non potranno mai essere del tutto efficaci.

Ma basta frequentare un qualunque hotel degli Emirati, dove il conflitto ucraino non è stato ancora condannato ad alto livello e non sono state perciò applicate sanzioni, per comprendere quale sia diventato il loro rifugio preferito. Mare, sole tutto l’anno, enormi appartamenti da acquistare in blocco in grattacieli che spuntano come funghi, e soprattutto zero domande: Dubai negli ultimi anni è diventata un parco giochi per i russi danarosi, grazie anche alla sua reputazione di non eccepire granché sulla provenienza dei soldi stranieri.

Al momento, almeno 40 tra uomini d’affari e funzionari – sei dei quali sono stati colpiti da sanzioni – hanno delle proprietà a Dubai per un valore totale pari a 314 milioni di dollari. E da quando è iniziato il conflitto in Ucraina, la meta è ancora più gettonata. Lo yatch del magnate dell’acciaio Andreij Skoch sarebbe posizionato al largo della città, due settimane fa sarebbe arrivato il jet di Arkady Rotenberg, mentre cresce la richiesta di sistemazioni di lusso offerte dai baracchini delle agenzie specializzare sulla passeggiata, simili a quelli che da noi vendono i gelati. A Dubai invece offrono ai passanti “occasioni” come gli appartamenti all’interno di uno dei 77 piani del grattacielo Address; suites sul lungomare da 15mila dollari al mese. O in alternativa, 960mila euro per acquistarne una di piccola metratura.

Le banche di Dubai intanto esultano: al momento – spiega un rapporto dell’agenzia Reuters – gli Emirati Arabi Uniti sono sulla lista grigia del Gruppo di Azione Finanziaria Internazionale che sorveglia i reati finanziari globali, questo significa che le banche devono fare maggiore attenzione perché le loro attività sono già sotto inchiesta. «Accettiamo i soldi russi, ma non li usiamo per fare investimenti», conferma sempre a Reuters un anonimo istituto di credito di Dubai che assicura di offrire la possibilità di aprire conti deposito, ma non quella della gestione patrimoniale. Ma non è nemmeno così complicato spostarli, questi soldi. «C’è chi apre un conto in una filiale a Dubai di una banca di cui è già cliente in Europa, oppure apre un conto nuovo in un istituto di credito emiratino», conferma la fonte.

Tra l’altro, agli investitori stranieri che esportano più di 200mila dollari, dal 2018 gli Emirati offrono un permesso di soggiorno dalla durata di 10 anni. In questo modo, oltre al capitale, è possibile mettere al sicuro sé stessi e la propria famiglia. A Dubai invece nessuno ovviamente parla di guerra. Per trovare qualche segnale, nei giorni scorsi occorreva andare a Expo – che ha chiuso i battenti giovedì – nel padiglione ucraino, tappezzato esternamente di bigliettini e messaggi per invocare la fine delle ostilità, con un cartonato di Zelensky all’ingresso dove i visitatori posavano per dire no all’invasione di Putin. Fra i post anti-guerra anche quelli di diversi visitatori russi.

Nel padiglione della Russia invece, nessuna traccia. All’interno si parlava di «tecnologia che stupisce» e tutti i video e i messaggi erano centrati sul concetto di cooperazione e interconnessione, proprio in un momento nel quale il Paese è isolato dal resto del mondo.