La meditazione del Venerdì Santo di don Tonino Bello

 L’estrema offesa QUO-087

Don Tonino Bello rifletteva così:
“Quando io sento dire che la croce, manifestazione suprema dell’ amore di Dio, è una crudeltà che ha inventato il Signore… quando sento dire che non deve il Signore far soffrire coloro che per amore ha creato… quando sento dire qualche volta che il Signore è duro con noi… io mi sento male, perché non è così. Il Calvario è lo scrigno nel quale si concentra tutto l’amore di Dio.
La croce è la manifestazione, è l’epifania più alta dell’ amore di Dio per noi. Ha mandato Suo Figlio sulla croce perché ci togliesse tutti i nostri peccati, ci redimesse, ci rendesse puri.
Anche noi, sulla nostra croce rendiamo più pura l’umanità e più buono il mondo. Ecco perché noi dovremmo prendere coscienza dei valori di cui siamo portatori. La mulattiera del Calvario, cioè la strada che porta da Gerusalemme al Calvario è lunga, però finiremo di percorrerla. Non durerà per sempre. E sperimenteremo, come Cristo, l’agonia del patibolo, ma «per tre ore», non per molto. Perchè poi c’è la Risurrezione.”

Ricorrenza. Trent’anni senza «don» Tonino Bello. La sua profezia di pace scuote ancora

Il 20 aprile 1993 si spegneva a 58 anni il vescovo di Molfetta e presidente di Pax Christi. Il ricordo del viaggio a Sarajevo già gravemente malato per dire con forza no alla guerra

undefined

Monsignor Antonio, per tutti “don Tonino” Bello è venerabile. Il 25 novembre 2021 infatti il Papa ha autorizzato la promulgazione del decreto che ne riconosce l’eroicità delle virtù cristiane. Nato ad Alessano, in provincia di Lecce, il 18 marzo 1935, Bello, fu ordinato sacerdote l’8 dicembre 1957. Prima insegnante e poi rettore del Seminario di Ugento, dal 1978 al 1982 fu parroco a Tricase. Il 10 agosto 1982 GIovanni Paolo II lo nominò vescovo di Molfetta, Giovinazzo e Terlizzi e il 30 agosto di Ruvo. Le quattro Chiese locali nel 1986 furono riunite nella nuova circoscrizione ecclesiastica di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi di cui fu il primo pastore. Nel 1986 la presidenza della Cei lo chiamò a succedere a monsignor Luigi Bettazzi alla guida dio Pax Christi. Già malato di cancro, il 7 dicembre 1992 partì insieme a 500 volontari da Ancona alla volta della Dalmazia da cui raggiunse a piedi Sarajevo da diversi mesi sotto assedio a causa della guerra seguita allo sfaldamento dell’ex Jugoslavia. Morì a Molfetta il 20 aprile 1993. Nel tracciarne il profilo biografico il Dicastero delle cause dei santi ne sottolinea l’intensità della preghiera evidenziando che «le numerose incombenze pratiche del ministero episcopale non scalfirono o attenuarono la sua passione da innamorato di Cristo». Infatti «esercitò la carità verso il prossimo in grado eroico. Si mostrò accogliente, amabile, premuroso, generoso e attento alle singole persone, volle farsi povero per essere vicino agli ultimi, sottoponendosi a rinunce e sacrifici». Dotato di una straordinaria vena poetica “don Tonino” fu anche autore di numerosi articoli e nel 1990, fondò la rivista mensile (tuttora pubblicata) “Mosaico di pace”, promossa da Pax Christi. (Red.Cath.)

Era il 7 dicembre del 1992 quando, ormai in fin di vita per un cancro allo stomaco già in metastasi (sarebbe morto il 20 aprile 1993), Tonino Bello, presidente nazionale di Pax Christi, decise di recarsi a Sarajevo. Un pesante maglione, un berretto di lana, una croce di legno sul petto: viso smagrito, occhi incavati, corpo consumato. Era consapevole che i suoi giorni stavano per finire ma lui volle sfidare anche la morte. «Andrò a Sarajevo anche con le flebo», diceva a noi tutti, convinto che bisognava iniettare nelle vene della storia nuova linfa, per un mondo di pace.

Era la prima guerra in Europa dal 1945 e don Tonino aveva intuito che quella guerra sarebbe stata matrigna, capace di generare altri conflitti ed insieme odi razziali e migrazioni di massa che non vedevamo dai tempi di Hitler e Stalin. Si riaffacciavano in quei giorni nella nostra europa i fantasmi del nazionalismo , della razza, del peso della storia, della pulizia etnica con i quali oggi stiamo facendo drammaticamente i conti e che invece credevamo aver sepolto per sempre. Di quel viaggio don Tonino ci ha lasciato un diario “All’inferno e ritorno”: morirà pochi mesi dopo, ma non scomparirà la sua profezia.

undefined

Nel discorso pronunciato alla II Conferenza internazionale dell’Unesco, (siamo nel 1947) Jaques Maritain si domandava se fosse mai stato possibile garantire per sempre la pace per l’umanità. Secondo il filosofo tale possibilità era legata alla nascita di una comunità sovranazionale che superasse i nazionalismi diffusi con i pericoli connessi. E si augurava la «affermazione di una comunità sovranazionale , fondata sulla legge, e diretta (… ) da uomini rivestiti, a causa delle proprie funzioni, di una cittadinanza a sua volta sovranazionale «. Così Tonino Bello! Costante fu infatti, specie in occasione della guerra a Sarajevo, il richiamo alle responsabilità e al ruolo dell’Onu ( organismo sovranazionale per eccellenza ) sino quasi a proclamare la creazione dell’”Onu dei poveri e dei popoli” quando quello istituzionale “dei potenti”, non si dimostrò capace di garantire chiare iniziative di pace. »Uno sogno incredibile si è realizzato (….) quando le grandi istituzioni , come gli stati o l’Onu, sono lenti il popolo può rivendicare il diritto di intervento (…). Dobbiamo dirlo con chiarezza: la comunità europea e l’Onu hanno pressocchè trascurato le vicende tragiche della Bosnia e l’hanno abbandonata al suo destino. È allora intervenuta una Onu popolare della base , che è penetrata, con rischi inauditi, nel cuore della guerra, per portare un messaggio di solidarietà ai popoli martoriati». Partendo da questi insegnamenti dovremmo oggi promuovere nel mondo politiche nonviolente, capaci di prevenire i conflitti rifondando il diritto internazionale a garanzia della pace e dei diritti umani .

Il conflitto di Sarajevo ha avuto un significato di svolta nelle relazioni tra stati e nel terzo millennio e per i costruttori di morte è divenuto modello da esportare in tutto il globo terrestre . Sarajevo ha lasciato una eredità pesante e minacciosa. Questo il suo messaggio: sarà lo scontro della civiltà a determinare il nuovo ( dis ) ordine mondiale , visto che le ideologie non ci sono più e gli esseri umani dovranno definire la propria identità in base alla lingua , alla religione, alle tradizioni. Questa la logica di morte che è stata proposta. Per dire no a tutto questo don Tonino ha donato la sua vita . Si recò a Sarajevo per indicare una strada nuova: civiltà, culture e religioni devono stare insieme, conviviali nelle differenze, conviviali per la pace. Lì a Sarajevo annunciò che così la pace è possibile.

avvenire.it

Spiritualità. Dalla madre terrena a quella celeste. Le due Maria amate da Tonino Bello

Un racconto intimo, quasi uno specchio dell’anima. Si intitola Cara mamma. Lettere ai familiari (1948-1964) il volume (Edizioni San Paolo, 132 pagine, 16 euro – qui prezzo scontato 5%) che raccoglie 182 missive, finora inedite, che il giovane don Tonino scrisse ai suoi parenti, soprattutto alla madre Maria. Testi molto semplici che (la raccolta è curata da Trifone e Stefano Bello), che testimoniano la profonda attenzione che il futuro vescovo di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi ebbe fin da subito nei confronti del prossimo. L’epistolario si riferisce al periodo di formazione di monsignor Bello e rappresenta un elemento importante per ricostruire la sua biografia di una delle figure più amate della Chiesa italiana contemporanea. Del libro pubblichiamo la prefazione di Giancarlo Piccinni presidente della Fondazione don Tonino Bello di Alessano.

Intense sensazioni mi rapiscono quando mi abbandono alla lettura dei testi di don Tonino Bello. Dal rispetto profondo ad un timore inspiegabile, dalla attesa incessante di qualcosa di nuovo al senso di edificazione che solo la bellezza può donare. Ma quando i testi sono scritti di suo pugno, la sua grafia evoca in me indicibili emozioni sino al batticuore. È questo che ho provato quando Trifone Bello e Stefano Bello mi hanno affidato queste cartoline, perché potessero essere messe a disposizione di quanti amano don Tonino, lettere ingiallite dal tempo e impregnate di un profumo quasi secolare e che per oltre un decennio sono state il solo mezzo di comunicazione tra il giovane Tonino e la sua “cara mamma”, Mamma Maria, quando Tonino Bello frequentava i seminari di Ugento prima, Molfetta e Bologna successivamente. Lettere con le quali il giovane Tonino esprimeva una frequentazione costante, quasi quotidiana, una presenza assidua nel cuore della sua casa e della sua mamma, un modo per dire ogni giorno “ci sono”, “ti voglio bene”. Mentre tutto cambiava, nuovi orizzonti si aprivano, nuove persone entravano nella vita del giovane seminarista, non cambiavano nel suo cuore i sentimenti di sempre, anzi si rinnovavano, si rinvigorivano, si fortificavano.

​Con la fede e con l’intelligenza. E con la tenerezza che lo contraddistingue sin da fanciullo (se il giorno di Pasqua non c’è il treno non venire… 24 marzo 1948) e che testimonierà sino all’ultimo istante della sua vita, quando il volto di Maria sarà per lui la ragione della speranza. Sicché questo arco temporale della sua vita segnerà in maniera graduale il passaggio da Maria a MARIA, dalla madre di lui e dei suoi fratelli Trifone e Marcello, alla madre di tutti noi, madre dell’umanità. Dalla casa natìa al mondo, dal paese all’universo e poi ai pluriversi, dove le differenze si incontrano e convivono per costruire la Pace, e i pensieri di tutti cercano la Verità e le guerre sono spodestate, per sempre, e la morte muore. Da Maria a MARIA, dalla culla alla Croce. Della crescita di Tonino Bello la mamma è la prima testimone: con la sua costanza nello studio e nella preghiera e con la sua voglia di vivere, Tonino spostava sempre più in là l’orizzonte della sua conoscenza e stargli dietro non era semplice. «La sua mamma – scrive don Angelo Magagnoli, rettore dell’Onarmo–Santa Cristina in un articolo comparso nel 1993 sul Notiziario dell’istituto di Santa Cristina, Bologna, anno XXIV, n .2-3 – era una donna umile, ma la sua saggezza brillava in quella casa pulita e ordinata. Il suo abito nero, segno esterno dell’affetto che ancora portava al suo defunto sposo e padre dei suoi figli, non le impediva di mostrarsi serena e forte. Don Tonino ebbe la sua prima formazione da questa semplice creatura». Maria lo seguiva, lo ascoltava, lo “spiava “. Lo generò alla spiritualità dell’essenziale. Poi pian piano il giovane prese il volo, verso nuovi mondi: custodiva l’antico, ma era affascinato dall’inedito, era premuroso verso di lei e verso i fratelli ma anche attento agli ultimi della sua città, innamorato della sua terra ma anche attratto dall’ignoto, da ciò che l’oltreconfine già respirava. Non sempre sua madre lo capiva, ma sempre lo seguiva, non sempre ne afferrava i concetti ma comunque “custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore”. Fu questa, credo, la prova d’amore più grande! E così pian piano fu lei la prima a meravigliarsi per le potenzialità, la grandezza, la generosità, la mitezza, l’intelligenza di fede del suo Tonino e gli stette accanto. Della sua creatura percepì la diversità, l’unicità, l’originalità; forse, incredula, intravide anche le prime gemme di santità e allora capì che non le apparteneva più. E vedendo come il giovane Tonino cercava con tutte le energie, ogni giorno, un percorso di senso, lei stessa scopriva il senso del suo percorso di donna, di cristiana. Da lui imparò. E da madre si fece figlia, figlia del figlio.

avvenire.it

Un anno alla scuola di monsignor Antonio Bello, per tutti don Tonino, il vescovo con il grembiule, l’amico dei poveri, il costruttore di pace


Dall’8 dicembre 2022 all’8 dicembre 2023 una serie di incontri di preghiera, riflessione e impegno nel nome del vescovo venerabile, profeta e testimone di una Chiesa con il grembiule, al servizio dei poveri, e costruttore di pace. Il messaggio di monsignor Domenico Cornacchia, vescovo di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi

Un anno alla scuola di monsignor Antonio Bello, per tutti don Tonino, il vescovo con il grembiule, l’amico dei poveri, il costruttore di pace che nel dicembre 1992 entrò nella Sarajevo assediata con un confratello vescovo, monsignor Luigi Bettazzi, un pugno di preti suore e frati, e 500 pacifisti. Giovedì 8 dicembre 2022, con una Messa celebrata a partire dalle 9,30 presso la Comunità C.A.S.A,. di Ruvo (diretta Tv su Tele Dehon, canale 19), monsignor Domenico Cornacchia vescovo di Molfetta Ruvo Giovinazzo Terlizzi inaugura lo speciale cammino diocesano di preghiera, riflessione e impegno che ha per tema Alla riscoperta dei volti.

Questo lungo periodo di memoria, voluto per ricordare i 30 amni della morte di don Tonino, avvenuta il 20 aprile 1993, (ri)accende i riflettori sull’insegnamento del vescovo dichiarato venerabile da papa Francesco il 25 novembre 2021, un pastore che non si stancò mai di investire temnpo ed energie nel rappoorto con il prossimo, specie se sofferente o emarginato. «L’altro è un volto da scoprire, da contemplare, da togliere dalle nebbie dell’omologazione, dell’appiattimento; un volto da contemplare, da guardare e da accarezzare», scriveva don Tonino.
L’anno dedicato a don Tonino Bello, afferma in un messaggio monsignor Cornacchia, «vuole essere un percorso che ripropone attraverso le parole i gesti di don Tonino Bello la preziosità delle relazioni l’incontro tra le differenze il senso della convivialità vuole essere un’opportunità per camminare insieme sul passo degli ultimi e assumersi il coraggioso impegno di essere costruttori di pace nel quotidiano. Queesto anno speciale che si concluderà l’8 dicembre 2023 vuole essere l’occasione per valorizzare nel nostro tempo scarno di punti di riferimento la testimonianza incisiva dell’amato venerabile mettendo mettere in risalto la sua figura di Pastore che ha dedicato alla vita gli ultimi aradicato le proprie scelte del messaggio evangelico al fine di lasciarci ancora provocare e orientare della sua profezia»

Molteplici saranno gli eventi, i percorsi di ascolto e le esperienze di convivialità: la marcia della pace, la settimana biblico-teologica, la concelebrazione eucaristica in Cattedrale a Molfetta il 20 aprile con il cardinal Matteo Maria Zuppi, incontri di preghiera e catechesi dai più piccoli agli adulti, progetti didattici scolastici, premi letterari, pellegrinaggi, il cammino dei giovani, esperienze di condivisione presso le opere-segno di don Tonino, una summer school sulla pace, concerti con testi scritti dal venerabile, pubblicazioni, tavole rotonde su temi cari alla sua predicazione.

Famiglia Cristiana