Meditare sulla Trasfigurazione di Gesù, per trovare la luce che trasfigura il nostro sguardo, illumina le esperienze, guarisce le relazioni

Nel mondo orientale l’icona della trasfigurazione ha un’importanza tutta particolare. Con essa, un tempo, l’iconografo doveva iniziare la sua attività pittorica. Essa è la madre di tutte le icone, nel senso che in ogni icona deve riflettersi la stessa luce che brillò sul Tabor.

Iniziare ogni giorno da qui. Dalla Trasfigurazione. Perché la sua luce si rifletta sui pensieri, sulle esperienze.

Per la seconda volta, nel cammino di Quaresima, veniamo condotti in un luogo appartato, per pregare. Ma stavolta è un monte, non un deserto: mi accorgo che fare strada con Gesù significa dirigersi verso l’alto, spesso arrampicarsi, con tutto l’impegno e la fatica che questo comporta. Ma una volta raggiunta la vetta? Lo spettacolo toglie il fiato. Si vede in modo nuovo, lo sguardo abbraccia l’orizzonte, si dischiude una prospettiva ‘altra’ sullo spazio e anche sul tempo, sul cammino percorso e sul suo senso.

Gesù è andato nel deserto e ora ci accompagna sul monte con il medesimo scopo: la preghiera. È così importante la preghiera? Non le mie solite preghiere, recitate a volte meccanicamente, quasi per assolvere un dovere. Ma la Preghiera, che è spazio aperto coltivato nelle profondità del cuore, luogo d’incontro e di dialogo, nello Spirito, con l’Altro, con gli altri e le altre. Quella preghiera capace di spostare le montagne, o di trasfigurare la realtà. Tanto preziosa da chiedere di lasciare le abitudini, di staccare dalla quotidianità, di darle tempo, e luogo.

Cosa accade quando, davvero, si prega? Mentre Gesù prega – non prima, non dopo – mentre prega accanto ai suoi amici, abitando insieme il luogo scelto, accade qualcosa. Lì è una luce sfolgorante, un volto che cambia d’aspetto, un dialogo che si apre e trascende i confini tra cielo e terra.

E qui? Cosa accade qui? Cosa cambia? Di certo cambia chi prega, cambio io, cambiamo noi. Cambiamo nell’atteggiamento e nelle azioni, la preghiera illumina i pensieri, dona uno sguardo diverso, trasforma le relazioni.

Già, le relazioni. “Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo”: non è solo stavolta, Gesù. Ha con sé i suoi amici, quegli amici un po’ scalcagnati che tante volte mostreranno i loro limiti e le loro paure. Fino a Pasqua.

Eppure lui li prende con sé. Non li sceglie perché sono i migliori, ma perché li ama. Così come sono. Scommette su di loro, e su di me, su di noi: “Gesù ci sfida giorno per giorno con una domanda: credi? Credi che sia possibile che un esattore si trasformi in un servitore? Pensi che sia possibile che un traditore diventi un amico? Pensi che sia possibile che il figlio di un falegname sia il Figlio di Dio? Il suo sguardo trasforma il nostro sguardo, il suo cuore trasforma il nostro cuore” (papa Francesco, Holguin, 21 settembre 2015).

E se cambia il cuore, allora sì, anche le cose possono cambiare. Credo che la nostra preghiera possa trasformare la guerra in pace?

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