Servizi diocesani Reggio Emilia, le nuove nomine

Nella mattina del 14 giugno, dopo aver celebrato la Messa nella cappella del vescovado, monsignor Morandi ha riunito dipendenti e collaboratori della Curia per comunicare le nomine dei responsabili dei vari Servizi diocesani valide per il prossimo quadriennio (dal 1° luglio 23 al 30 giugno 27).

Si tratta di scelte di continuità; Teresa Manelli sostituirà nella Segreteria Vescovile Fabiola Fantini, che ha ottenuto un anno sabbatico. Di seguito il nuovo organigramma.

Segreteria Vescovile
e del Vicario Generale

Segreteria Vescovile: TERESA MANELLI
Segreteria del Vicario Generale: ANTONELLA TOSI
Coordinatore responsabile della “Casa di Curia”: GIANMARCO MARZOCCHINI
Responsabili Servizi Pastorali
1. Servizio Catechistico Diocesano e per il Catecumenato
DON STEFANO BORGHI
Segreteria: Antonella Tosi

2. Servizio di pastorale Giovanile Vocazionale, Scolastica, Universitaria e per l’Apostolato Biblico
DON CARLO PAGLIARI coadiuvato da una équipe
Referente per i rapporti con l’università: don Matteo Galaverni

3. Servizio di Pastorale della Famiglia e degli adulti
Coniugi Diacono CARLO PRATI con GABRIELLA ROSSI, coadiuvati da una équipe
Assistente spirituale: don Alessandro Ravazzini

4. Caritas Diocesana
ANDREA GOLLINI
Vice-responsabile: Elisa Nicoli

5. Servizio di Pastorale Sociale, del Lavoro e della Salvaguardia del Creato
CHIARA FRANCO coadiuvata da una équipe

6. Servizio Liturgico
DON MATTEO BONDAVALLI – Vicario Episcopale Incaricato per la musica sacra e i concerti nelle chiese
Segreteria: Teresa Manelli
Responsabile del Coro Diocesano: Giovanni Mareggini
Responsabile della “Cappella della Cattedrale”: Primo Iotti

7. Centro Missionario Diocesano e Migrantes
DON MARCO FERRARI – Vicario Episcopale
Vice-responsabile: Roberto Soncini
Referente per la Migrantes: diacono Francesco Braghiroli

8. Servizio di Pastorale della Salute
LUCIA IANETT – Delegata episcopale, coadiuvato da una équipe

Responsabili
di altri Servizi diocesani

1. Servizio per il Diaconato permanente e i Ministeri istituiti
DON DANIELE MORETTO – Delegato episcopale
Collaboratori per la formazione dei candidati al diaconato: Coniugi diacono Gino Vivi e Sandra Pellati
Collaboratori per la formazione dei candidati ai ministeri: Coniugi diacono Carlo Caselli e Alessandra Confetta

2. Servizio per l’insegnamento della Religione Cattolica (IRC)
Diacono REMO ZOBBI
Segretario: diacono Antonio Burani

3. Servizio per l’Ecumenismo e il Dialogo interreligioso
MARIA CRISTINA CASTELLI – Delegata episcopale, coadiuvata da una équipe

4. Servizio per la pastorale dei popoli nomadi e dello “Spettacolo viaggiante”
DON DANIELE SIMONAZZI

5. Centro Diocesano Comunicazioni Sociali e Ufficio Stampa
EDOARDO TINCANI
Vice-responsabile: Emanuele Borghi.

laliberta.info

«La riforma della curia romana sarà reale e possibile se germoglierà da una riforma interiore, con la quale facciamo nostro il paradigma della spiritualità del concilio, espressa nell’antica storia del buon Samaritano»

di: Lorenzo Prezzi – Settimana news

praedicate evangelium

Praedicate Evangelium, sulla curia romana e il suo servizio alla Chiesa nel mondo: questo il titolo della costituzione apostolica che ridisegna il sistema curiale della Santa Sede (21 marzo 2022).

Il testo è attraversato da importanti enunciati, ma anche da tensioni soggiacenti. Fra i primi ricordo: il primato dell’evangelizzazione, la sinodalità, la riforma della Chiesa, la carità e il servizio ai poveri.

Fra le seconde: la dialettica fra burocrazia e ispirazione evangelica, fra istituzioni e creatività, fra servizio petrino e apertura ai laici (uomini e donne), fra equiparazione dei dicasteri e acefalia, fra curia e vescovi, fra professionalità e santità.

Un sistema di relazioni dialettiche già evidente fra la lunga attesa del documento e la sorpresa della sua pubblicazione. A distanza di alcuni giorni, diversi curiali non l’avevano ancora accuratamente letto, i giornalisti si sono formalmente lamentati di una presentazione arrivata troppo tardi, la recezione ecclesiale non sembra neppure avviata.

Un preambolo, due capitoli su principi e norme, i compiti della Segreteria di stato, l’elenco dei 16 dicasteri e dei loro ambiti di lavoro e poi gli articoli sugli organismi di giustizia, economici, uffici, avvocati, istituzioni collegate alla Santa Sede.

La norma transitoria chiude i 250 articoli che scandiscono il documento. Avviato nove anni fa e sottoposto a due ampie consultazioni nel 2020 è stato rivista dal Consiglio dei cardinali (il cosiddetto G9) e poi dalla Congregazione per la dottrina della fede e il pontificio consiglio per i testi legislativi. Promulgato il 19 marzo 2022 entrerà in vigore il 5 giugno.

Accenno solo ai principi di riferimento che emergono con evidenza. Anzitutto l’evangelizzazione e l’annuncio.

Il dicastero sull’evangelizzazione è il primo nella lista. La Chiesa a questo è destinata, «per annunciare il Vangelo del Figlio di Dio, Cristo Signore, e suscitare con esso in tutte le genti l’ascolto della fede». Il rinnovamento della fede passa dalla conversione missionaria chiesta a tutti e in particolare ai collaboratori del papa.

La sinodalità attraversa l’insieme degli articoli, accanto al primato della missione e della comunione. «Per la curia romana ciò significa che l’esercizio del suo servizio dev’essere sinodale» (M. Mellino). Se i primi tre dicasteri (Evangelizzazione, Dottrina della fede, servizio della carità) danno il timbro alla costituzione apostolica e la dimensione sinodale l’attraversa, ciò è frutto della grazia e della volontà della riforma dell’insieme della Chiesa, oltre che della curia. In coerenza con l’afflato di Evangelii gaudium.

Tutto ciò determina una prima tensione dialettica, quella fra strutture pregresse e nuove istituzioni. Se al dicastero per la dottrina della fede, anche nelle più recenti formulazioni (in due sezioni) il richiamo è a precise e già organiche competenze, il nuovo dicastero sulla carità può attingere alle pratiche dell’ex-elemosineria apostolica e deve ancora trovare gli spazi propri per rendere concreta la vicinanza del papa ai poveri, ai vulnerabili e agli esclusi. L’individuazione delle competenze non sarà immediata.

Una seconda tensione che attraversa alcuni dei dicasteri riformulati è quella fra la gestione e l’innovazione creativa. Avere collocato assieme nel dicastero, cultura e educazione, ad esempio,  prevede, da un lato, il coordinamento di migliaia e migliaia di scuole, di centinaia di università, di miriadi di percorsi formativi e, dall’altro, la fantasiosa creatività del “cortile dei gentili” o di eventi sull’intelligenza artificiale.

Una terza tensione è fra la riconferma del potere papale e l’apertura della collaborazione alla curia a uomini non ordinati e a donne non consacrate. La possibilità, oltre che già esperimentata, è stata giustamente indicata come una innovazione di peso.

Essa indica, contrariamente alle paure di quanti temevano un diminuzione del ruolo pontificio, una precisa riconferma della suprema, piena potestà del pontefice su tutta la Chiesa. Solo l’autorità indiscussa del papa permette i nuovi orizzonti dei cooperazione dei laici. C’è chi ha persino rovesciato l’immagine del papa nero (il preposito dei gesuiti) come figura del papa bianco (il pontefice).

Secondo alcuni, il secondo sarebbe trainato dal primo. Il rapporto fra decisore e collaboratori laici non ha più gli ammortizzatori dell’appartenenza clericale e potrebbe indurre forme di mimetismo e di servilismo. Per ora, i casi già presenti (Paolo Ruffini al dicastero della comunicazione, Nathalie Becquart alla segreteria del sinodo, Alessandra Smerilli allo sviluppo umano integrale, Raffaella Petrini alla segreteria generale della Città del Vaticano) godono di grande stima.

Anche la durata degli uffici (cinque anni, riconfermabili solo una volta), da tutti considerata opportuna e doverosa per evitare il formarsi di lobby e dare più ampia possibilità di scelta relativamente ai collaboratori, potrebbe penalizzare la costruzione prolungata di competenze  assai preziose.

Altra possibile tensione nasce dall’equiparazione dei dicasteri. Sono tutti sullo stesso piano. Viene meno la tradizionale funzione direttiva della Segreteria di stato. Il suo ruolo di filtro e di raccordo permetteva agli uffici una più immediata chiarifica.

Se la stagione del card. T. Bertone, visto come un “secondo papa”, era stata denunciata come impropria da molti, anche nei dialoghi pre-conclave, l’abbassamento del profilo della segreteria, ricondotta a segreteria papale, potrebbe rivelarsi la liberatoria per l’ampliarsi dei conflitti di competenza e la rincorsa a vie privilegiate per entrare nell’“appartamento”, come viene indicata la residenza del papa. L’esperienza di questi anni del card. P. Parolin ha mostrato una tolleranza e una robustezza di guida e di visione assai apprezzate.

Una ulteriore, possibile dialettica, è quella fra curia e vescovi. È ripetuto con enfasi che il lavoro curiale è al servizio sia del papa sia dei vescovi, che le conferenze episcopali sono fra i modi più significativi della comunione ecclesiale, che la curia non deve decidere su quello che compete ai singoli vescovi, ma rimangono ancora intatti gli scomodi confini a cui l’Apostolos suos, il motu proprio di Giovanni Paolo II, le aveva confinate nel 1988.

E, pur dando per scontato che le Conferenze più fragili si appoggino molto a Roma, rimangono vincoli da sciogliere. Così come è stato fatto per la revisione dei testi liturgici sottoponibili oggi a conferma e non a cambiamenti  sostanziali da parte del dicastero.

Molto si deciderà nel processo di recezione e nella qualità dei curiali. Se le competenze richieste si fonderanno con la vita interiore, la disponibilità pastorale e la condivisione della spiritualità del servizio, molto di quello che appare oggi in tensione potrebbe risolversi in meglio.

«La riforma della curia romana sarà reale e possibile se germoglierà da una riforma interiore, con la quale facciamo nostro il paradigma della spiritualità del concilio, espressa nell’antica storia del buon Samaritano». «Si tratta qui di una spiritualità che ha la propria fonte nell’amore di Dio che ci ha amato per primo, quando noi eravamo ancora poveri e peccatori, e che ci ricorda che il nostro dovere è servire come Cristo i fratelli, soprattutto i più bisognosi e che il volto di Cristo si riconosce nel volto di ogni essere umano, specialmente dell’uomo e della donna che soffrono» (n. 11).

Riaprono Uffici diocesi Reggio Emilia

Si comunica che da lunedì 25 maggio 2020, riprenderà la possibilità per i nostri utenti di accedere a tutti gli uffici, concordando un appuntamento che potrà essere richiesto telefonicamente o tramite posta elettronica, come da indicazioni sotto riportate.

Gli utenti dovranno presentarsi alla portineria della Curia, muniti dei dispositivi di protezione (mascherina e guanti)

Segreteria Vescovile  05221757918  segreteria@massimocamisasca.it

Vicario Generale   05221757908   vicariogeneralere@gmail.com

Vicario Episcopale per il coordinamento degli Uffici pastorali (Don Pietro Adani)   05221757944 pietroadani@gmail.com

Cancelleria- Ufficio giuridico  05221757906  dpg@diocesi.re.it

Uffici Amministrativi(amministrazione, economato, coordinamento e tecnico)  05221757983 sportellounico@diocesi.re.it

Beni Culturali  05221757904  beniculturali@diocesi.re.it

Istituto diocesano sostentamento clero  05221757900 segreteria@idsc.re.it

Centro diocesano comunicazioni sociali  0522452107 redazione@laliberta.info

Segreteria uffici pastorali(Catechistico, Giovanile, Famigliare, Vocazionale, universitario)  3421117548 segreteriapastorale.diocesire@gmail.com  

Ufficio liturgico 05221757967  liturgia@diocesi.re.it

Caritas Diocesana 0522922520  segreteria@caritasreggiana.it

Centro missionario 0522436840  missioni@cmdre.it

Ufficio scuola (IRC) 0522454937 scuola.irc@diocesi.re.it

diocesi.re.it

Papa Francesco: a “La Nacion”, ultraconservatori “dicono no a tutto, io non taglio teste”

“Loro fanno il proprio lavoro e io faccio il mio”. Con queste parole il Papa ha risposto a una domanda sugli “ultraconservatori della Chiesa”, nell’intervista rilasciata al quotidiano argentino La Nacion. “Io desidero una Chiesa aperta, comprensiva, che accompagni le famiglie ferite”, ha ribadito: “Loro dicono no a tutto. Io continuo dritto per la mia strada, senza guardare di lato. Non taglio teste. Non mi è mai piaciuto farlo. Lo ribadisco: rifiuto il conflitto”. “I chiodi – ha infine spiegato – si rimuovono facendo pressione verso l’alto. Oppure si lasciano da parte per il riposo, quando arriva l’età del pensionamento”.

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Il saluto alla Curia romana di Papa Francesco: ritorno all’essenziale e le virtù necessarie

Dalle «malattie curiali» alle «virtù necessarie». Nel tradizionale discorso per gli auguri natalizi alla Curia romana nella Sala Clementina, Papa Francesco, che nel dicembre dello scorso anno aveva descritto diagnosi e rimedi («antibiotici») delle patologie nelle quali può incorrere «ogni cristiano, curia, comunità, congregazione, parrocchia e movimento ecclesiale» e che «richiedono prevenzione, vigilanza e cura», quest’anno ha offerto il quadro delle virtù necessarie per chi lavora in Curia e presta servizio alla Chiesa, affinché essa sia conforme al Vangelo.

Il Papa nel suo discorso ha ricordato come alcune delle 15 malattie elencate «si sono manifestate nel corso di questo anno, causando non poco dolore a tutto il corpo e ferendo tante anime anche con lo scandalo». Ma ha anche espresso gratitudine e incoraggiamento «a tutte le persone sane e oneste» che nella Curia «lavorano con dedizione, devozione, fedeltà e professionalità». Ha affermato che «la riforma andrà avanti con determinazione, lucidità e risolutezza, perché Ecclesia semper reformanda» e ha sottolineato che «le resistenze, le fatiche e le cadute delle persone e dei ministri» sono anche «lezioni» e «occasioni di crescita e mai di scoraggiamento».

Anzi. Sono «un’opportunità per tornare all’essenziale». «Tornare all’essenziale – ha detto Francesco – significa fare i conti con la consapevolezza che abbiamo di noi stessi, di Dio, del prossimo, del sensus Ecclesiae e del sensus fidei» e vuol dire entrare nell’esperienza del dono della misericordia, la quale costituisce «per tutti noi un forte richiamo alla gratitudine, alla conversione, al rinnovamento, alla penitenza e alla riconciliazione». Il Papa propone quindi «un sussidio pratico», un «catalogo delle virtù necessarie» per chi «presta servizio in Curia» e per tutti quelli che vogliono «rendere fertile il loro servizio alla Chiesa».

Con un’analisi acrostica della parola MISERICORDIA, «come faceva Matteo Ricci in Cina». Il «catalogo delle virtù» si articola così sulle dodici lettere che la compongono: Missionarietà e pastoralità
Idoneità e sagacia.
Spiritualità e umanità
Esemplarità e fedeltà
Razionalità e amabilità
Innocuità e determinazione
Carità e verità
Onestà e maturità
Rispettosità e umiltà
Doviziosità e attenzione
Impavidità e prontezza
Affidabilità e sobrietà

1. Missionarietà e pastoralità
La missionarietà «è ciò che rende, e mostra, la curia fertile e feconda». «La pastoralità sana è una virtù indispensabile specialmente per ogni sacerdote». È «la misura della nostra attività curiale e sacerdotale» e «senza queste due ali – dice il Papa – non potremo mai volare, nemmeno raggiungere la beatitudine del “servo fedele”».

2. Idoneità e sagacia
La prima «richiede lo sforzo personale di acquistare i requisiti» per «esercitare al meglio i propri compiti e attività, con l’intelletto e l’intuizione» ed «è contro le raccomandazioni e le tangenti». La sagacia è «la prontezza di mente per affrontare le situazioni con saggezza e creatività». Idoneità e sagacia rappresentano «il comportamento del discepolo che si rivolge al Signore tutti i giorni».

3. Spiritualità e umanità
La spiritualità è «la colonna dorsale di qualsiasi servizio nella Chiesa e nella vita cristiana». L’umanità è «ciò che incarna la veridicità della nostra fede», ciò «che ci rende diversi dalle macchine e dai robot che non sentono e non si commuovono. Quando ci risulta difficile piangere seriamente o ridere appassionatamente allora è iniziato il nostro declino e il nostro processo di trasformazione da “uomini” a qualcos’altro». Spiritualità e umanità sono da realizzare interamente, continuamente, quotidianamente.

4. Esemplarità e fedeltà
Esemplarità «per evitare gli scandali che feriscono le anime e minacciano la credibilità della nostra testimonianza». L’esemplarità va di pari passo con la fedeltà alla «nostra consacrazione, alla nostra vocazione» afferma Francesco, ricordando sempre le parole di Cristo: «Chi è fedele nel poco, è fedele anche nel molto; e chi è disonesto nel poco, è disonesto anche nel molto (Lc 16, 10)» e «Chi invece scandalizza anche uno solo di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina di un mulino e fosse gettato negli abissi del mare» (Mt 18, 6-7)».

5. Razionalità e amabilità
La prima «serve per evitare gli eccessi emotivi», la seconda «per evitare gli eccessi della burocrazia e delle programmazioni e pianificazioni». Ogni eccesso, osserva Francesco «è indice di qualche squilibrio».

6. Innocuità e determinazione
L’innocuità «è il fare agli altri quello che vorresti fosse fatto a te». Fa «agire con attenzione e comprensione» rendendo «cauti nel giudizio, capaci di astenerci da azioni impulsive e affrettate». La determinazione è «l’agire con volontà risoluta, con visione chiara e con obbedienza a Dio e solo per la legge suprema della salus animarum».

7. Carità e Verità
Sono le «due virtù indissolubili dell’esistenza cristiana»… «Al punto che la carità senza verità diventa ideologia del buonismo distruttivo e la verità senza carità diventa giudiziarismo cieco».

8. Onestà e maturità
L’onestà è «la rettitudine, la coerenza e l’agire con sincerità assoluta con noi stessi e con Dio». Chi è onesto agisce rettamente anche quando non ci sono sorveglianti o superiori, «l’onesto non teme di essere sorpreso, perché non inganna mai colui che si fida di lui». E «non spadroneggia mai sulle persone o sulle cose che gli sono state affidate». Mentre la maturità è «la ricerca di raggiungere l’armonia tra le nostre capacità fisiche, psichiche e spirituali».

9. Rispettosità e umiltà
La prima è la dote delle anime nobili che «cercano sempre di dimostrare rispetto autentico agli altri, al proprio ruolo, ai superiori e ai subordinati, alle pratiche, alle carte, al segreto e alla riservatezza» e «sanno ascoltare attentamente e parlare educatamente». L’umiltà è la virtù «delle persone piene di Dio che più crescono nell’importanza più cresce in loro la consapevolezza di essere nulla e di non poter fare nulla senza la grazia di Dio».

10. Doviziosità e attenzione
Più si ha fiducia in Dio e nella Sua provvidenza più «siamo doviziosi di anima e aperti nel dare». È inutile dice il Papa, «aprire tutte le porte sante di tutte le basiliche del mondo se la porta del nostro cuore è chiusa all’amore, se le nostre mani sono chiuse al donare, se le nostre case sono chiuse all’ospitare e se le nostre chiese sono chiuse all’accogliere. L’attenzione è il curare i dettagli e l’offrire il meglio di noi e il non abbassare mai la guardia sui nostri vizi e mancanze».

11. Impavidità e prontezza
Essere impavido significa «non lasciarsi impaurire di fronte alle difficoltà» e «agire con audacia e determinazione e senza tiepidezza». La prontezza è «il saper agire con libertà e agilità senza attaccarsi alle cose materiali che passano», senza mai «farsi appesantire accumulando cose inutili e chiudendosi nei propri progetti e senza farsi dominare dall’ambizione».

12. Affidabilità e sobrietà
Affidabile è «colui che sa mantenere gli impegni con serietà e attendibilità quando è osservato ma soprattutto quando si trova solo» e «non tradisce mai la fiducia che gli è stata accordata». La sobrietà è «prudenza, semplicità, essenzialità, equilibrio e temperanza». È «la capacità di rinunciare al superfluo e di resistere alla logica consumistica dominante». È «guardare il mondo con gli occhi di Dio e con lo sguardo dei poveri e dalla parte dei poveri». Chi è sobrio «è una persona essenziale in tutto, perché sa ridurre, recuperare, riciclare, riparare, e vivere con il senso della misura».

Papa Francesco ha concluso il suo discorso citando una preghieradedicata al beato Oscar Romero dal cardinale statunitense Dearden: «Siamo manovali, non capomastri, servitori, non messia». Chiedendo che sia la misericordia «la colonna portante del nostro operare». Sia essa «a insegnarci quando dobbiamo andare avanti e quando dobbiamo compiere un passo indietro». Sia essa «a guidare i nostri passi, a ispirare le nostre riforme, a illuminare le nostre decisioni».

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