Reggio Emilia, al via il progetto del Cai “In montagna con il cuore”

Un progetto rivolto ai soci Cai con precedenti patologie cardiovascolari stabilizzate che vuole offrire la possibilità di partecipare ad escursioni sociali pensati su appositi tracciati idonei a persone affette da tali malattie. L’iniziativa è promossa dalle Sezione Cai di Reggio Emilia e Bismantova di Castelnovo ne’ Monti sarà presentata lunedì 22 maggio presso la sede del Cai Reggio Emilia

REGGIO EMILIA – Verrà presentato lunedì 22 maggio alle 21,00 nella sede del Cai in via Caduti delle Reggiane 1 H a Reggio Emilia il progetto “In montagna con il cuore”, rivolto ai soci del Cai con precedenti patologie cardiovascolari stabilizzate per effettuare escursioni sociali adatte a tutti. L’iniziativa è promossa dalle Sezione Cai di Reggio Emilia e Bismantova di Castelnovo ne’ Monti in collaborazione con la Commissione medica regionale del Cai Emilia-Romagna. Il progetto verrà presentato da Gianni Zobbi, cardiologo, e da Anna Maria Ferrari, medico e componente della Commissione medica regionale del Cai.

Le malattie cardiovascolari sono molto frequenti nella popolazione adulta e probabilmente interessano anche molti soci del Cai. La prevenzione e la terapia di tali malattie si basa fondamentalmente sull’adozione di stili di vita sani, oltre all’uso di farmaci ove necessario. Una idonea attività fisica può dare benefici sia di tipo fisico che psicologico, ma spesso dopo l’insorgere di una patologia cardiovascolare molti tendono a limitarla per timore di effetti negativi sulla malattia. Una sorta di timore, misto a pigrizia e soprattutto ad una diversa considerazione di sé stessi talora come “malati” che limita oltre il necessario e a cui la sanità non sempre dà risposte adeguate.

Il progetto vuole offrire ai propri soci con patologie cardiovascolari stabilizzate e con requisiti di idoneità alla attività motoria valutati da clinici, la possibilità di partecipare ad escursioni sociali del Cai, realizzate su specifici percorsi escursionistici a bassa e media quota e con dislivelli contenuti, idonei anche per persone affette da tali malattie. Il progetto dovrebbe stimolare una idonea attività fisica nei soci cardiopatici stabilizzati, coinvolgendo anche le famiglie e gli amici, migliorando la sensazione di sentirsi attivi e la socializzazione.

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Scienza e solidarietà per il cuore dei bimbi

La manina della piccola Karol si libera a fatica delle coperte adagiate sul suo letto nel moderno reparto di rianimazione dove è stata condotta da 24 ore; Karol è leggermente sedata mentre stringe la più possente mano del suo “amico” Nicola che mostra quasi di riconoscere subito e che le fa visita sorridendole compiaciuto. Karol ha 4 mesi, arriva dal Kosovo; una settimana fa, accompagnata dalla mamma, è stata ricoverata nel Dipartimento cardiotoracovascolare “A. De Gasperis” dell’Ospedale Niguarda Ca’ Granda di Milano per un grave difetto interventricolare. Il cardiochirurgo pediatrico Nicola Uricchio – 35 anni, lucano, rientrato in Italia da 4 mesi per una scelta di affetto dopo le esperienze professionali maturate a Madrid, Londra e a Liverpool – è ormai l’”amico” di Karol. L’ha operata da un giorno. «Aveva una comunicazione ampia tra i due ventricoli; ce la farà. E presto potrà tornare nel suo Paese, circondata dall’affetto della sua famiglia», spiega Uricchio.

Questa bimba bellissima, i cui occhi continuamente sembrano cercare lo sguardo del suo “amico” in camice, ha usufruito di uno specifico programma strategico che coinvolge la struttura di cardiochirurgia pediatrica del nosocomio milanese, diretta dal dottor Stefano Marianeschi, e alcuni Paesi in via di sviluppo. Nei quali, periodicamente, vengono effettuate missioni, spesso guidate dallo stesso Marianeschi, finalizzate a formare personale in loco e a selezionare piccoli pazienti che necessitano di interventi urgenti. Alcuni vengono operati sul posto, altri, per la complessità delle procedure chirurgiche che richiedono una dotazione tecnologica di livello avanzato, vengono trasportati in Italia.

Oltre al progetto “Un piccolo grande cuore” della “Fondazione Centro Cardiologia e Cardiochirurgia A. De Gasperis” che affianca e sostiene il prestigioso Dipartimento milanese – e che porta il nome del celebre medico che negli anni ’50 introdusse moderne indagini diagnostiche e nuovi procedimenti chirurgici, come il primo intervento a cuore aperto su una bimba di 18 mesi eseguito nel 1956 – il programma gode del sostegno della Regione Lombardia, di Croce rossa italiana, Caritas, Associazione Don Gnocchi, Emergency, Asvi, Pobic, Risvegli, Soleterre e l’associazione “Aiutare i bambini” con il progetto “Cuori di bimbi”. E si rivolge, ormai da molti anni, all’area balcanica (Albania, Kosovo, Moldavia), al medio e all’estremo Oriente (Iraq, Uzbekistan, Nepal), all’Africa (Zimbabwe, Congo, Sierra Leone) e all’America meridionale (Equador e Perù).

I genitori di Karol non avrebbero potuto farla ricoverare in un ospedale occidentale per mancanza di soldi. Qualche mese fa la visita, provvidenziale, dei medici italiani e l’avvio della procedura per trasferire la bimba a Milano. «Oltre all’ordinaria attività clinica che svolgiamo per la sempre crescente utenza italiana – spiega Uricchio –, ci troviamo spesso a fronteggiare situazioni delicate provenienti dall’estero e che richiedono operazioni urgenti. Il sorriso di questi bambini vale qualsiasi sacrificio. Con loro si instaura un rapporto splendido. Per questi piccoli degenti siamo medici, consiglieri, amici. Io stesso sto ospitando una bambina di 9 anni, Tadiwa, proveniente dallo Zimbabwe, che, dopo un intervento di riparazione della valvola mitrale e di chiusura di un difetto interatriale, sta trascorrendo un mese di convalescenza da me perché sarebbe prematuro farla tornare nel suo Paese oggi. Sia io, sia mia moglie, le siamo molto affezionati. E lei è diventata già la migliore amica di mio figlio, che ha appena 7 mesi».

Vito Salinaro – avvenire.it