Pablo Neruda fu avvelenato. I risultati della perizia sul corpo

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AGI – Il poeta cileno Pablo Neruda “è morto per avvelenamento”. Lo scrive il Paìs sulla base di quanto annunciato dal nipote del poeta, Rodolfo Reyes, che assicura – scrive il quotidiano spagnolo – che il gruppo internazionale di esperti che ha analizzato il batterio Clostridium botulinum, trovato nel suo corpo nel 2017, “ha stabilito che la sua origine era endogena”. La conclusione della perizia, pertanto, confermerebbe la tesi della originaria denuncia secondo cui la sostanza “è stata iniettata come arma biologica”, ciò che ne ha provocato l’avvelenamento.
“Posso dirlo perché conosco i rapporti. Lo dico, da avvocato e nipote, con molta responsabilità, perché il giudice non può ancora segnalarlo perché deve avere tutte le informazioni”, ha dichiarato Reyes conversando con la testata di Madrid. I risultati ufficiali dovrebbero comunque esser resi pubblici questo mercoledì.
Il premio Nobel per la Letteratura, insignito del titolo nel 1971, è morto i 23 settembre 1973 nella clinica San María di Santiago, dodici giorni dopo il colpo di Stato che ha destituito il presidente Salvador Allende. “Per 40 anni – seguita il Paìs – si è creduto che la causa ufficiale della sua morte fosse il cancro alla prostata, fino a quando il suo ex autista, Manuel Araya, ha fatto notare che era stato avvelenato, testimonianza che è poi alla base della denuncia presentata dal Partito Comunista.
Secondo il giornale questa è il terzo procedimento realizzato per stabilire le cause della morte di Neruda, scrive il quotidiano, e il gruppo degli specialisti chde ha svolto le analisi sul corpo del poeta è composto da tecnici provenienti da Canada, Messico, El Salvador, Danimarca, Regno Unito, Stati Uniti, Germania, Canada e Cile.
Due laboratori, uno in Canada e l’altro in Danimarca, hanno poi effettuato i test. Sul caso Neruda si indaga da più di 10 anni e nell’anno in cui il poeta è deceduto il caso era emerso sotto la vecchie regole della giustizia cilena, in vigore fino al 2005, che aveva segretato i fascicoli assieme a quelli riguardanti centinaia di altri casi di violazione dei diritti umani avvenuti sotto la dittatura di Augusto Pinochet.

Il 19 dicembre scorso, Alessio Cottafava e Tommaso De Carlini sono stati ordinati diaconi da monsignor Camisasca

Il 19 dicembre scorso, Alessio Cottafava e Tommaso De Carlini sono stati ordinati diaconi da monsignor Camisasca. Con loro a festeggiare nella chiesa de Los Dominicos a Santiago, gli amici del Clu, i parenti e il popolo cileno che hanno scelto di servire

Quando sono scesi nella navata della Chiesa de Los Dominicos per distribuire la comunione, Alessio e Tommaso si sono resi conto del popolo che stavano servendo.

Erano gli amici del Clu e le mamme della parrocchia; i vicini di casa e gli imprenditori della Cdo; i collaboratori della mensa per i poveri, i ragazzi accompagnati alla cresima e quelli incontrati in una scuola. Movimento, parrocchia, università, vita in seminario e missione nelle periferie di Santiago: tutto si radunava in quella fila silenziosa che riceveva il sacramento,tutto si rivelava come un tassello del cammino che li aveva condotti a quel momento.

“Quel” momento era l’ordinazione diaconale, che Alessio Cottafava e Tommaso De Carlini, della Fraternità san Carlo Borromeo, hanno ricevuto il 19 dicembre scorso, a Santiago del Cile, per imposizione delle mani di monsignor Massimo Camisasca, fondatore della Fraternità e oggi vescovo di Reggio Emilia-Guastalla. Una tappa importante per la San Carlo: si tratta della prima ordinazione fuori da Roma, e avviene nel trentesimo della fondazione della Fraternità sacerdotale. Due ragioni per festeggiare: per questo, l’ordinazione del 19 dicembre è stata seguita da una grande festa il 20, nella parrocchia “Beato Pietro Bonilli” di Puente Alto, popolosa Comuna di Santiago dove la Fraternità è presente dal 2006 (recentemente le è stata affidata una seconda parrocchia nella diocesi limitrofa di San Bernardo).

Alessio, emiliano di Rio Saliceto, e Tommaso, brianzolo di Macherio, entrambi poco più che trentenni, hanno iniziato il seminario a Roma, nella casa di via Boccea, e l’hanno terminato in Cile. Nel 2009, Camisasca aveva proposto a don Martino de Carli, allora parroco a Puente Alto, di aprire a Santiago una sezione latinoamericana della Casa di Formazione di Roma.

La Casa di Formazione di Santiago nacque per accogliere le prime vocazioni latinoamericane, ma ben presto ci si accorse che poteva essere un’opportunità anche per seminaristi italiani che potessero compiere una parte (o tutto) del loro itinerario in America Latina. Oggi ospita tre seminaristi. «Sono prete da quindici anni», spiega don Martino: «Ho svolto incarichi molto diversi, ma certamente il compito di accompagnare dei giovani verso il sacerdozio, più di ogni altro, mi riempie di stupore e trepidazione. Mi trovo a essere spettatore del carattere misterioso dell’iniziativa divina e nello stesso tempo cerco di sostenere, con profondo rispetto, la libertà dell’uomo che risponde a essa e vi aderisce. Il sí definitivo di Alessio e Tommaso è anche il frutto di questa breve storia».

Alessio e Tommaso resteranno per l’anno di diaconato in Cile, a servire il popolo che li ha accompagnati all’ordinazione. Porteranno nel cuore tutti i loro volti, e le parole di don Massimo nella messa di ordinazione: «I due diaconi che oggi ordino sono stati chiamati per portare Gesù. Questa è la carità di cui il mondo ha bisogno: che esista qualcuno che porti Gesù: dando la eucaristia, spiegando la parola di Dio, soprattutto attraverso la loro vita. Oggi chiedo che Dio conceda sempre loro, nella gioia e nel dolore, una vita trasparente della presenza di Gesù».

Santiago del Cile, l’ordinazione di Alessio e Tommaso

Terremoto in Cile: 8,8 scala Richter Tsunami, onde di 40 metri sulle isole

Una prima scossa, durata circa un minuto, è avvenuta alle 3.34 del mattino (le 7.34 in Italia). Il terremoto ha colpito anche la capitale, black-out a Santiago, dove sono crollati alcuni edifici e la popolazione si è riversata nelle strade. Seconda scossa di 6,2 gradi. Onde di 40 metri sull’arcipelago Juan Fernandez. Almeno 78 le vittime. Allarme tsunami nel Pacifico.

Una forte scossa sismica ha colpito la zona centrale del Cile. La magnitudo registrata è pari a 8,8 gradi della scala Richter. Le vittime, al momento, sarebbero almeno 78. Il terremoto è stato avvertito nella capitale Santiago, dov’è mancata l’elettricità; come riferiscono i media locali molte persone hanno abbandonato le loro abitazioni scendendo in strada: la scossa, durata circa un minuto, è avvenuta alle 7.34 ora italiana, quando in Cile erano le 3.34 del mattino. Secondo i dati diffusi dall’istituto di geofisica statunitense l’epicentro del sisma si trovava a circa 300 chilometri a sud della capitale cilena, a 59 chilometri sotto il livello del mare. Un allarme tsunami è stato lanciato per il Cile e il Perù dal Pacific Tsunami Warning Center. La scossa è stata avvertita a 91 chilometri della città di Conception, 110 chilometri a sud di Talca.

Onde alte 40 metri su isola Onde alte 40 metri si stanno abbattendo violentemente sull’arcipelago di Juan Fernandez, al largo delle coste cilene. Lo ha riferito la Cnn citando fonti della polizia locale. Le isole si trovano a 670 chilometri a ovest della costa cilena.  Una fregata della Marina militare cilena è salpata alla volta dell’isola di Robinson Crusoe, l’unica abitata dell’arcipelago, per trasportare viveri ed altri aiuti; le autorità cilene hanno comunque escluso la possibilità di tsunami sulle coste del Paese.

Allarme tsunami  Il Centro tsunami ha detto in un comunicato che "un terremoto di queste proporzioni ha il potenziale per generare uno tsunami distruttivo che può colpire le coste vicino all’epicentro nel giro di minuti e quelle più distanti nel giro di ore". L’allarme è stato esteso a tutto l’Oceano Pacifico, ma non tocca le coste del Nord America.

Assestamento Una seconda scossa di magnitudo 6,2 ha colpito il centro del Cile oggi alle 3.52 locali (le 7.52 in Italia), poco dopo la prima scossa. Lo riporta lo Us Geological Survey.

Governo a lavoro La Bachelet ha lanciato un appello alla calma ed ha esortato chi ha bisogno di aiuto a rivolgersi alle autorità. Vi sono zone del paese in cui sono saltate le comunicazioni, ha dichiarato il presidente prima di entrare in una riunione di emergenza, e le squadre sono al lavoro per ripristinarne il funzionamento.

Rivolta in carcere, aeroporto chiuso È in corso un ammutinamento nel carcere di Talca in seguito al sisma che ha colpito il Cile. Lo affermano fonti locali, precisando che dopo la forte scossa i prigionieri nel panico chiedono di essere spostati. L’aeroporto di Santiago del Cile è stato chiuso e tutti i voli sono stati cancellati. Nell’intero Cile vivono 50.000 italiani, a Concepcion ne sono registrati 500. "È stata una cosa veramente impressionante, anche perchè‚ tutto è successo nel cuore della notte", ha detto Silvia Bartolini, presidente della consulta degli Emiliano-romagnoli nel mondo raggiunta nell’albergo di Santiago del Cile dove è arrivata ieri e dove ha trascorso la notte.(Il Giornale)