Coronavirus: morto vescovo Caserta, era ricoverato. E’ il primo presule deceduto per covid

 © ANSA

Il Vescovo di Caserta Giovanni D’Alise, ricoverato dal 30 settembre all’ospedale di Caserta a causa del Coronavirus, è morto per complicazioni polmonari. E’ il primo presule deceduto per il covid.
In un post su facebook, il parroco nonché vicario foraneo Nicola Lombardi, direttore dell’Istituto Superiore di Scenzie Religiose, scrive parole cariche di dolore. “È volata in Cielo l’anima benedetta del nostro carissimo pastore Giovanni D’Alise stringendo tra le mani la corona del Santo Rosario. Increduli siamo profondamente addolorati e prostrati. Lo accolga fra le sue braccia misericordiose Dio nostro Padre. Eleviamo per lui le nostre ferventi preghiere di suffragio. Il Cristo Risorto lo accolga nel suo Regno”. (ANSA).

Il Papa a Caserta: il coraggio della legalità

“Abbiate speranza. La speranza non delude. Non lasciatevi rubare la speranza”. In queste parole, a braccio, che Papa Francesco ha rivolto ai casertani al termine dell’omelia sta il messaggio forte a un popolo che soffre, come ha ricordato in un passaggio, per l’illegalità e il mancato rispetto dell’ambiente e della natura.

Francesco ha celebrato, poco dopo le 18, davanti a una grandissima folla, davati alla Reggia di Caserta. Partendo dalle letture ha puntato sul Regno dei cieli. Cos’è, come lo si trova e come fare per possederlo.

Affrontando il tema della ricerca del Regno di Dio, guuardano con intensità la gente, Francesco ha chiesto: “Quanti di voi leggono ogni giorno un brano del Vangelo?”… “No, non alzate la mano”, ha aggiunto prontamente, sorridendo e facendo sorridere. “Ma quanti – ha incalzato ironico – si affrettano a fare un lavoro per vedere la teleonvela?”. Applausi e sorrisi ancora. Poi l’invito del Papa a tenere tutti in tasca un piccolo Vangelo e di leggerlo. Per trovare il Regno di Dio, perché “per trovarlo occorre affidarsi a Cristo, per abbracciare il Vangelo, per lasciarci guidare dalla logica nuova dell’amore e del servizio umile e disinteressato”.

“Ma Cosa fare per possedere il regno di Dio?” Ha domandato ancora Francesco al popolo cristiano raccolto intorno all’altare. “Su questo punto Gesù è molto esplicito: non basta l’entusiasmo, la gioia della scoperta. Occorre anteporre la perla preziosa del regno ad ogni altro bene terreno; occorre mettere Dio al primo posto nella nostra vita, preferirlo a tutto. Dare il primato a Dio significa avere il coraggio di dire no al male, alla violenza, alle sopraffazioni, per vivere una vita di servizio agli altri e in favore della legalità e del bene comune. Quando una persona scopre Dio, il vero tesoro, abbandona uno stile di vita egoistico e cerca di condividere con gli altri la carità che viene da Dio. Chi diventa amico di Dio, ama i fratelli, si impegna a salvaguardare la loro vita e la loro salute anche rispettando l’ambiente e la natura. Ciò è particolarmente importante in questa vostra bella terra che richiede di essere tutelata e preservata, richiede di avere il coraggio di dire no ad ogni forma di corruzione e di illegalità”.

“So che voi soffrite di queste cose – ha detto a braccio, con forza, il Papa – Uno di voi mi ha detto: Padre ci dia speranza! Io però non posso darvi la speranza, essa viene da Gesù, che si ama anche rispettando l’ambiente e la natura”.

“Questa vostra bella terra – ha continuato – richiede di essere tutelata e preservata, richiede di avere il coraggio di dire no ad ogni forma di corruzione e di illegalità. Tutti sappiamo i nomi di queste forme di corruzione e di illegalità”.

Infine ha preso spunto dalla festa di Sant’Anna per dire altre parole forti “Desidero incoraggiarvi tutti a vivere la festa patronale libera da ogni condizionamento, espressione pura della fede di un popolo che si riconosce famiglia di Dio e rinsalda i vincoli della fraternità e della solidarietà. Sant’Anna forse ha ascoltato sua figlia Maria proclamare le parole del Magnificat: “Ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili, ha ricolmato di bene gli affamati” (Lc 1, 51-53). Ella vi aiuti a ricercare l’unico tesoro, Gesù, e vi insegni a scoprire i criteri dell’agire di Dio; Egli capovolge i giudizi del mondo, viene in soccorso dei poveri e dei piccoli e colma di beni gli umili, che affidano a Lui la loro esistenza”.

Papa Francesco è arrivato a Caserta alle 15.45. Grande emozione, gioia, allegria. La pioggia non ha scoraggiato le tante migliaia di persone accorse ad aspettarlo. L’elicottero con a bordo il Pontefice è atterrato nell’eliporto della Scuola Sottufficiali dell’Aeronautica Militare, presso la Reggia di Caserta. Al suo arrivo il Papa è stato accolto da monsignor Giovanni D’Alise, vescovo di Caserta, e dalle autorità civili e militari.

Francesco è poi salito sulla “papamobile” accompagnato da monsignor D’Alise, e si è fermato poco dopo all’altezza di un centinaio di fedeli, per lo più parenti degli avieri della stessa Scuola sottufficiali. Il Papa, senza scendere dalla “papamobile”, si è trattenuto un paio di minuti a parlare con loro.

Il primo appuntamento è stato con i sacerdoti della diocesi nella Cappella Palatina. Un incontro sotto forma di dialogo. Il Papa ha risposto alle domande che gli sono stati poste. Quindi alle 17,30 Francesco sulla jeep farà il giro della Piazza antistante la Reggia, passando tra i vari reparti e salutando i fedeli. Infine alle 18 la Messa sulla Piazza davanti alla Reggia di Caserta in onore di Sant’Anna, patrona della città. Poi ripartirà per il Vaticano.

La pioggia che a intervalli è continuata a cadere su Caserta non sta fermando l’afflusso ordinato di fedeli diretti alla Reggia per la Messa. Decine le migliaia di persone che affollano i giardini esterni al monumento vanvitelliano capaci di ospitare fino a 500 mila persone: un enorme distesa di ombrelli colorati che si aprono e si chiudono mischiandosi con le bandierine e gli striscioni dei fedeli. Alcune centinaia di fedeli in attesa della messa officiata dal Papa hanno invaso, probabilmente forzando i varchi o approfittando di qualche ingresso aperto, la cosiddetta zona rossa adiacente al palco dove non era previsto che sostassero altre persone se non quelle autorizzate. La polizia ha fronteggiato con le transenne quella che si può considerare una vera e propria invasione di campo per quanto festosa e che non ha avuto particolari conseguenze.
mira2600.jpg
Tra loro ci sono quelli che hanno trascorso la notte all’aperto avvolti nei sacchi a pelo pur di conquistare un posto nelle prime file, quelle più vicine all’altare. Tanta gente, inevitabile anche un minimo di ressa all’altezza degli ingressi laterali, quelli che danno accesso al palco dove troveranno posto 3.500 persone: disabili, delegazioni delle parrocchie campane, cori, suore e istituzioni. Per loro una lunga attesa in piedi prima di entrare per consentire che il rigido protocollo sulla sicurezza si completi con la bonifica dei luoghi, effettuata anche con l’aiuto di unità cinofile.

Mira1600.jpg

avvenire.it