L’iniziativa. Betlemme: pane, amore e sviluppo

Il forno dei salesiani nel centro di Betlemme: da oltre 100 anni riesce a fornire il pane alle famiglie più in difficoltà

Dieci trasmissioni televisive e cinque radiofoniche con interventi del vescovo Paolo Bizzeti, della libanese Mirna Farah delle suore di Santa Giovanna Antida Thouret, la psicologa Maria Mancinelli, il contributo dei ragazzi dei maristi blu da Aleppo. Oggi dalle 7,30 alle 20 su Tv2000 e InBlu2000, la maratona “Insieme per gli ultimi”, promossa da Caritas italiana e Focsiv con le due emittenti Cei. Come un anno fa, l’appuntamento cade durante la Settimana Santa in continuità con la campagna Caritas-Focsiv “La pace va oltre. Sostieni la speranza”, prevista dal primo al 14 aprile. La campagna è dedicata in particolare ai giovani del Medio Oriente con una attenzione particolare alle aree di Turchia e Siria colpite dal sisma: attraverso 28 progetti che coinvolgono 40mila ragazzi che Caritas e Focsiv vogliono rendere protagonisti di ricostruzione e sviluppo. Sarà possibile sostenere la campagna fino al 16 aprile con Sms o chiamate da rete fissa al 45582.

«Durante il ramadan il forno apre all’una e trenta di notte » spiega in un discreto italiano Ibrahim Matta. Prima dell’alba, in questo periodo di digiuno, arrivano i musulmani e poi alla spicciolata, dalle sei in poi, i cristiani. E il forno dei salesiani, all’incrocio tra piazza Madbasseh e Paolo VI street da 120 anni è aperto per tutti. «Questa pagnotta si chiama “hamam” che significa piccione per la forma: qui a Betlemme, da sempre, la facciamo solo noi», prosegue Ibrahim mentre serve i clienti che arrivano poco prima di ricevere il cambio alle otto. Il suo turno è iniziato alle dieci di sera e ha impastato per tutta la notte, con la prima infornata anticipata di oltre un’ora. Quattordici formati diversi, pane «bianco» e «integrale» e tutto con «farina, sale, lievito e acqua. E non mettiamo mai lo zucchero così va bene a chi ha la malattia del sangue», precisa Ibrahim fiero del suo lavoro appreso da panificatori giunti apposta dall’Italia a Betlemme, che signitica “Città del pane”.

È il “miracolo” del pane, che da più di 120 anni si ripete nella città della Natività: farina e solidarietà, come cemento di una comunità che attorno al forno e ai laboratori della scuola professionale salesiana cerca da allora uno sviluppo possibile. E, come si dice ora, sostenibile. Nel 1863 don Antonio Belloni – missionario di Propaganda fide, poi diventato salesiano – fondò il primo orfanotrofio in Terra Santa. «Il forno inizialmente serviva per sfamare i ragazzi che ben presto divennero quasi un centinaio. La farina era regalata da alcuni donatori: educazione, ma anche la cura dei bisogni primari, come da tradizione salesiana », spiega don Gianni Caputa. Pochi anni dopo la decisione di vendere il pane al pubblico: concretezza e solidarietà che hanno attraversato il secolo scorso. Le tesserine verdi che qualcuno appoggia sul bancone sono per chi il pane lo riceve senza pagarlo. Un pane “moltiplicato” grazie alla solidarietà internazionale e alla intraprendenza locale con dei picchi nel bisogno come durante la pandemia con una lista con i nomi di oltre 100 capi famiglia da spuntare entro sera.

La “poesia” del pane di Betlemme è pure il simbolo di uno sviluppo che la “Piattaforma delle 18 Ong italiane operanti in Palestina – tra cui alcuni soci Focsiv– continuano a cercare nonostante la drammatica crisi economica di tutta la regione. Si chiama “Start your busuness” il progetto triennale lanciato dalle Ong italiane – con il sostegno dell’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo – per lanciare nuove micro imprese: «Un centinaio di attività sono già state incubate e alla fine saranno 120 le start up», spiega Gigi Bisceglia, coordinatore della Piattaforma: piccole individuali o di due o tre componenti nel campo del turismo, dell’artigianato (produzione di sapone e cosmetici) e fornitura di servizi come ad esempio un call center per la ricerca di medici e la prenotazione di esami del sangue in una realtà dove la sanità pubblica non esiste, oppure corsi professionali per donne e giovani.

«Quello che noi cerchiamo di fare è il tentativo di tradurre sul terreno il modello dell’Economia di Francesco: non c’è nulla di male a fare impresa privata, ma questa deve svilupparsi in modo sostenibile domandandosi che impatto si vuole aver sulla comunità», spiega Luigi Bisceglia che insegna pure alla facoltà di Economia e commercio della Bethlehem university. Piccole imprese che potrebbero impiegare circa 300 giovani e donne seguendo un modello che funziona da oltre centro anni: «In fondo il forno dei salesiani, con la sua capacità di ridistribuire il pane ai più bisognosi, è stato sin dalla nascita una forma di impresa sociale », conclude Bisceglia. Una impresa far quadrare i conti e riparare le attrezzature, ma una impresa lunga più un secolo. E nella “Città del pane”, si vuole continuare a spezzare sviluppo e solidarietà attorno all’antico forno dei salesiani.

avvenire.it

Lutto in Diocesi, si è spento Mons. Gazzotti

– Si è spento improvvisamente  nel tardo pomeriggio di oggi, sabato 31 dicembre, a Toano mons. Gianfranco Gazzotti.

Nato a Toano (Reggio Emilia) il 10 dicembre 1934, Massimo Gianfranco Gazzotti fu  ordinato sacerdote sessantadue anni or sono, il 29 giugno 1960 nella Cattedrale di Reggio Emilia dal vescovo Beniamino Socche assieme a otto confratelli; subito dopo l’ordinazione presbiterale è stato per un biennio curato a Montecchio e successivamente per altri due anni vice direttore del Pio Istituto Artigianelli.

Poi nel 1968 comincia il suo lungo ministero nel Seminario urbano di Reggio Emilia in viale Timavo 93, prima come vice rettore sino al 1974, poi per un decennio come rettore e infine dal 1984 al 1990 come economo.

Nel 1984 mons. Gazzotti viene nominato parroco della Cattedrale reggiana e priore del capitolo, incarico mantenuto sino al 2012; nel 2007 diviene parroco di San Prospero, di cui diverrà poi amministratore parrocchiale e infine rettore della basilica.

Dal 1986 al 1992 è stato direttore della Caritas diocesana di Reggio Emilia-Guastalla.

Dal 1997 è priore della delegazione di Reggio Emilia dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme.

In questI sessant’anni di sacerdozio intenso ed entusiastico è stato l’impegno di don Gianfranco per l’organizzazione dei pellegrinaggi in Terra Santa e in altri luoghi della cristianità: Grecia, Turchia, Russia, Polonia, Armenia; nonché ai santuari mariani di Lourdes e Fatima.

Proprio per questa sua intenso e prezioso servizio che dura ormai ininterrottamente da oltre mezzo secolo, il 1 dicembre 2014 – in occasione del tradizionale incontro natalizio degli Amici di Terra Santa – il francescano padre Ibrahim Faltas, già parroco a Betlemme, aveva appuntato a mons. Gazzotti la “Croce d’oro del pellegrino” decretata dalla Custodia di Terra Santa.

I pellegrinaggi guidati da don Gazzotti in Terra Santa sono sempre contraddistinti da intense celebrazioni eucaristiche in luoghi particolarmente simbolici – dalle Basiliche del Santo Sepolcro e Nazareth, alla chiesa dell’Orto degli Ulivi, al deserto di Giuda -, da forti momenti di preghiera comunitaria e di canti, e in particolare di generoso e sensibile sostegno economico ad istituzioni educative, ospedaliere, caritative cattoliche operanti in Terra Santa a favore dei poveri, dei disabili e degli orfani.

Don Gianfranco ha sempre seguito con attenzione l’attività del Movimento Terza Età dell’Azione Cattolica diocesana.

stampareggiana.it

Natale del Signore (anno A) – 25 dicembre 2022

Ci è stato dato un Figlio dall’Alto

Mentre si trovavano a Betlemme si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio.

Luca 2,6-7

«Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce. Un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio». Questo è l’annuncio pieno di speranza che ci affida Isaia, grande profeta messianico, nella I lettura della Veglia di Natale. Nelle diverse Messe (della Notte, dell’Aurora e del Giorno) il tema della Luce che vince le tenebre e della Salvezza che si realizza nel Figlio torna continuamente, perché il Natale del Signore è esattamente questo: la consegna di Dio all’uomo come Figlio, «Luce per illuminare le genti». L’Onnipotente, incarnatosi nel seno di Maria, porta del Natale, gestato con amore per nove mesi dalla Madre, atteso «con stupore e gioia grande», nasce come ogni uomo, dentro una famiglia, tra gli ordinari e straordinari problemi della quotidianità, minacciato, come può essere ogni persona umana, nella sua nudità, nella sua vulnerabilità, nella sua stessa dignità, nella vita fragile che da un momento all’altro può finire, anche perché non è abbastanza amata e custodita, perché è abbandonata, perché non le si riconosce il valore immenso che essa ha: un pezzo di Infinito dentro ciascuno di noi, che come tale non finirà mai.

Il Natale del Signore, con i racconti di speranza che ogni anno ascoltiamo dai Vangeli dell’infanzia, rischia di ripetersi come un rito senza anima e non ha senso se non ci apre gli occhi per vedere la Luce, come l’hanno vista i pastori, reietti e ultimi del mondo ma capaci di «vegliare», dunque vere sentinelle di Avvento. Sono i primi «avvolti dalla Luce»: essa rifulge sempre nella culla di un bambino. Cristo ci è dato come Bambino e come Figlio, da custodire e da difendere. Egli è sempre, nella storia, il Figlio innocente perseguitato, rifiutato, vilipeso, ucciso: lo riconoscono gli ultimi, che valgono niente per il mondo, sono giudicati malvagi, sono pieni di peccati ma hanno il cuore vicino alla Verità (i pastori, il buon ladrone), mentre vuole metterlo a morte chi pensa che per lui «non ci sia posto»: il potere (Erode), l’autorità (Caifa, Anna), la gente comune che si accoda al pensiero dominante (la folla), «i suoi, che non lo hanno accolto» (Giovanni 1,11, Messa del Giorno). La parabola dei vignaioli omicidi (Matteo 21,33- 44) mostra come questo rischio si corra sempre: un pensiero distorto e demoniaco, condiviso da molti, induce a credere che convenga eliminare il Figlio per prendersi quello che spetta a Lui, senza capire che, eliminando Lui, eliminiamo noi stessi, la nostra dignità, la nostra stessa Speranza. Perché la Speranza risiede sempre nella Vita che nasce, continua e si rinnova; essa muore se cessano le voci dei Bambini.

CON CORAGGIO

Tocca a noi, in questo Natale, «non avere paura» di aprire la strada nuova dell’accoglienza della Vita, della sua difesa in ogni Figlio, in ogni uomo e in ogni donna, cominciando dagli ultimi, quelli che sono vicini a noi e ai quali forse abbiamo chiuso anche la porta del nostro perdono, senza preferenze, senza giudizi, senza che la Speranza, amica della Fede e sorella della Carità, sia preclusa a qualcuno perché noi abbiamo deciso che non ne è abbastanza degno e che «non c’è posto per lui». Coraggio, è Natale! Auguri di Vita nuova in Cristo Gesù, il Signore!

A Betlemme tutto pronto per il Natale, tornati i pellegrini

 © EPA

– Una Betlemme affollata di turisti e pellegrini – tornati in gran numero dopo il prolungato fermo a causa del covid – si appresta a dare il via alle celebrazioni del Natale.

A segnare gli appuntamenti è l’ingresso nella cittadina palestinese del Patriarca latino di Gerusalemme Pierbattista Pizzaballa che stasera celebrerà nella Chiesa di Santa Caterina la tradizionale Messa di mezzanotte.

Pizzaballa sarà accolto al suo arrivo in città dagli scout cattolici nella consueta manifestazione di benvenuto. La processione poi si snoderà per tutta ‘Star Street’ (la Via della Stella) – la tradizione vuole che questa sia la via percorsa dalla Sacra Famiglia più di 2mila anni fa – per arrivare fino a Piazza della Mangiatoia (di fronte la Basilica della Natività) dove troneggia un alto albero di Natale, acceso ad inizio dicembre.
La Messa di mezzanotte – secondo fonti religiose – dovrebbe vedere il ritorno del presidente dell’Autorità nazionale palestinese (Anp) Abu Mazen che sarà accompagnato – secondo quanto si apprende – dal premier dell’Anp Mohammed Shtayyeh.
Insieme a loro numerosi rappresentanti diplomatici tra i quali il Console italiano a Gerusalemme Giuseppe Fedele. Le previsioni – in base al numero di biglietti chiesti – riferiscono per stasera di una Chiesa piena al contrario degli anni scorsi in cui le presenze erano contingentate a causa delle limitazioni sanitarie.
Subito dopo la liturgia della mezzanotte, nella Grotta della Natività – dove la tradizione vuole sia nato Gesù – si svolgeranno le funzioni celebrate da padre Francesco Patton, Custode di Terra Santa. (ANSA).