Don Lorenzo Milani. L’esilio di Barbiana

“La figura e gli scritti di don Lorenzo Milani hanno scosso in profondità le coscienze e diviso gli animi. Ma chi è stato davvero don Milani? A tale interrogativo ha voluto rispondere con questo libro Michele Gesualdi, uno dei primi sei “ragazzi” di Barbiana. Dando voce alle vive testimonianze di quanti lo hanno conosciuto direttamente, basandosi anche sulle sue lettere, alcune delle quali inedite, Gesualdi ricostruisce il percorso che ha portato don Milani all’“esilio” di Barbiana. La sua narrazione prende il via dagli anni del Seminario, ma si sofferma diffusamente e opportunamente sul periodo in cui don Lorenzo è stato cappellano a San Donato di Calenzano, perché se Barbiana è stato il “capolavoro” di don Milani, Calenzano ne è stata l’officina. È però nel niente di Barbiana, di cui don Lorenzo diviene priore nel 1954, che si compie il “miracolo” del Milani, quel niente che egli ha fatto fiorire e fruttificare, prendendosi cura degli esclusi e degli emarginati. Un libro straordinario e commovente in cui Gesualdi, che ha vissuto in casa con don Lorenzo tutto il periodo di Barbiana, apre il suo cuore e ci svela il vero volto di Milani. In appendice a questa nuova edizione, documenti inediti a firma di Michele Gesualdi e di figure vicine al mondo di Barbiana.

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Michele Gesualdi (1943-2018) è stato uno dei primi sei “ragazzi” per i quali don Lorenzo Milani ha organizzato in canonica di Barbiana la scuola nel 1956. Dopo Barbiana, Gesualdi ha fatto il sindacalista in Germania, a Milano e a Firenze come segretario generale CISL. Per due legislature è stato presidente della Provincia di Firenze dal 1995 al 2004. Al termine dei mandati amministrativi è ritornato sulle sue colline di Barbiana in Mugello. È stato fondatore e presidente della Fondazione Don Lorenzo Milani. Per tutta la vita ha portato avanti la sua opera di ricerca, raccolta, tutela e divulgazione della documentazione riguardante don Milani e la sua scuola che ha curato e ordinato in diverse pubblicazioni. Per le Edizioni San Paolo ha pubblicato Lettere di don Lorenzo Milani Priore di Barbiana (2007, nuova edizione 2023), «Perché mi hai chiamato?» (2013).
laliberta.info

Don Milani: torna il presepe a Barbiana

Erano 44 anni che Gesù Bambino non nasceva più a Barbiana: esattamente da quando morì il parroco-maestro che della canonica sperduta tra i monti del Mugello fu l’ultimo abitante. Ma domenica un presepio tornerà ad essere allestito nei locali della scuoletta divenuta famosa nel mondo, e tuttora meta per migliaia di pellegrini riconoscenti all’autore di Lettera a una professoressa.

Il presepio di don Milani: «Quest’anno Gesù bambino nasce anche a Barbiana, nell’officina dove il Priore formava i suoi ragazzi al lavoro», annuncia infatti il comunicato stampa della Fondazione intitolata al celeberrimo sacerdote ed educatore. E pare davvero che Michele Gesualdi – il quale di quei «ragazzi» è senz’altro tra i primi – abbia avuto un’altra idea giusta: non tanto mantenere come museo dei ricordi la remota località dove don Lorenzo visse un fecondissimo esilio tra il 1954 e la morte, nel 1967, ma lavorare perché da essa venga rilanciato verso il futuro e in modi nuovi il messaggio durevole del prete fiorentino. In base a questa filosofia, l’anno scorso si era inaugurato il percorso della Costituzione; quest’anno invece ecco il «presepe per il lavoro».

Sì, perché la classica scena della Natività – la quale peraltro tanto tradizionale non sarà, visto che è stata affidata all’originalità di un’associazione del modenese – verrà allestita nella sala che fu l’officina della scuola di Barbiana (una delle caratteristiche della didattica milaniana era appunto un passaggio molto diretto dalla teoria alla pratica) e sarà circondata da pannelli illustrativi sul mondo del lavoro: dalla disoccupazione allo sfruttamento, dalle fabbriche in crisi sulla porta di casa nostra al lavoro minorile nel terzo mondo. Anzi, simbolicamente Gesualdi – che è stato sindacalista, prima di diventare presidente della Provincia di Firenze per parecchi anni – dedica il nuovo presepe a una vertenza concreta, quella che non farà passare un Natale tranquillo a 375 operai della ex Electrolux di Scandicci.

Messo così, il messaggio sicuramente sarebbe stato caro al Priore, che sul lavoro ha scritto pagine bellissime e acute sia nelle sue lettere, sia in Esperienze pastorali. I pannelli introduttivi al presepe di Barbiana rincareranno poi la dose con la testimonianza di un’altra grande anima nella stagione d’oro del cattolicesimo fiorentino, Giorgio La Pira: il «sindaco santo» di cui si ricorda lo strenuo prodigarsi nella crisi della Nuova Pignone.

Si incroceranno inoltre le voci «laiche» di sindacalisti come Di Vittorio e Pastore o presidenti quali Pertini ed Einaudi, insieme a brani tratti dalle encicliche sociali o dalle parabole del Vangelo. La scena della nascita, invece, vedrà all’intorno una folla di contadini illuminati dalla luce proveniente dalla mangiatoia; che non sarà posta in una grotta, bensì su un ponte – il famoso «ponte di Luciano», fatto costruire da don Milani per permettere a un ragazzo di frequentare la sua scuola, e recentemente restaurato.

Allo stesso modo altri oggetti schiettamente «milaniani» – l’astrolabio realizzato dagli allievi di Barbiana con l’ausilio di un professore di astronomia per studiare le stelle; il «santo scolaro», singolare mosaico pure costruito nella scuola e piazzato poi nella chiesetta del Mugello – occhieggeranno qua e là tra pastori e re Magi, secondo il progetto elaborato dal cappuccino Antonello Ferretti, dai volontari della parrocchia Sant’Antonio di Sassuolo (Mo) e dall’associazione di promozione sociale «La Comune del parco di Braida». Un presepio «impegnato», dunque: come usava negli anni Sessanta e Settanta; e non a caso domenica sarà inaugurato alla presenza dei segretari fiorentini delle tre maggiori centrali sindacali italiani. Sarebbe piaciuto a don Milani? Chi lo conosce dagli scritti, direbbe a naso di sì.

Parlando con un testimone come Gesualdi affiora per di più un inedito, e forse inatteso, amore del Priore per il presepio tout court. «I primi quattro anni – racconta Michele, che col fratello Francuccio venne praticamente “adottato” da don Milani proprio nei giorni intorno al Natale 1955 – facevamo il presepio vivente nel bosco alla luce delle candele, ispirandoci a quello di san Francesco a Greccio e usando come grotta una capanna che serviva da ricovero per gli animali; don Lorenzo, come al solito, sfruttava l’occasione per farci delle lezioni, in quel caso sulla storicità dei Vangeli».

È documentata infatti una lettera del 1955 in cui il Priore scriveva: «Spero di riuscire a fare un bel presepio vivente in quella capannuccia vera che ti feci vedere». Poi invece la sacra rappresentazione venne trasferita nella chiesetta; lì, sotto un altare laterale, don Milani dirigeva la costruzione di un bel presepio, con un sacco di accorgimenti tecnici come le luci e l’acqua che scorreva. Il nuovo presepio attualizzato di Barbiana resterà aperto fino al 30 aprile 2012 e si concluderà con un convegno nazionale sempre sui problemi del lavoro. Ma per il prossimo Natale è già pronta una replica; a tema, questa volta, la selezione scolastica che colpisce tuttora i figli dei più deboli. La professoressa si prepari: riceverà posta da Gesù Bambino.

Roberto Beretta – avvenire.it