La Dormizione e l’Assunzione di Maria. Il dogma che rende sacro il Ferragosto

(Giovanni Maria Vian – Domani) Ferragosto, culmine delle vacanze estive e vacanza per eccellenza, è una festa italiana, raccontata negli ultinù decenni da scrittori e al cinema quasi come un Natale d’estate. Ma le sue origini affondano nell’antica religione romana. Secoli più tardi la ricorrenza viene fatta coincidere e coesistere con una celebrazione cristiana importante: in oriente ricorda la «dormizione» della Madre di Dio e in occidente diventa la solennità di Maria «assunta» in cielo «in anima e corpo», oggetto nel 1950 dell’ultimo dogma proclamato da un papa. La festa originaria contrassegnava il periodo dopo la fine dei lavori agricoli ed era celebrata all’inizio del mese sextilis, cioè il sesto da marzo, quando secondo il calendario tradizionale romano cominciava l’anno. Con una legge dell’8 avanti Cristo, ma forse alcuni anni prima il nome del mese venne cambiato in onore dell’imperatore Augusto, e i giorni della sospensione dalle fatiche nei campi divennero così le feriae Augusti, da cui deriva la denominazione di Ferragosto.

Maria ha avuto il coraggio di dire “sì” a un annuncio sconvolgente, e da quel “sì” è scaturita una rivoluzione che ha cambiato la storia del mondo

Domani la Chiesa celebra l’Assunzione di Maria in cielo, e in molte località si svolgono pellegrinaggi in onore della Vergine. La mente torna al pellegrinaggio notturno a piedi da Macerata al santuario di Loreto, a cui partecipo da vent’anni e che si tiene tradizionalmente in giugno dopo la chiusura delle scuole. È un grande gesto di popolo (nell’era pre-Covid aveva superato i centomila partecipanti): 28 chilometri che si snodano nella campagna marchigiana, durante i quali ognuno porta nel cuore le intenzioni del suo personale cammino recitando il Rosario, cantando, avendo al fianco amici o persone sconosciute che amiche lo diventano. Un evento generato dalla fede che in quarant’anni ha rigenerato miriadi di cuori. Per me è sempre una straordinaria esperienza di affidamento a Colei che si è affidata al Mistero che l’ha raggiunta con una notizia sconvolgente: dal suo ventre sarebbe nato il figlio di Dio. Roba da matti. Eppure quella ragazza di Nazareth si è fidata dell’angelo che era venuto a visitarla dicendole che «nulla è impossibile a Dio». Nulla, a partire dal miracolo che la cugina Elisabetta nella sua vecchiaia avrebbe concepito un bambino. Maria ha avuto il coraggio di dire “sì” a un annuncio sconvolgente, e da quel “sì” è scaturita una rivoluzione che ha cambiato la storia del mondo.

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La solennità dell’Assunzione di Maria

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Osservatore

C’è così tanta luce nella festa dell’Assunzione di Maria al cielo, che si fa fatica a tenere gli occhi aperti. È la fatica che si prova davanti al Mistero che non riusciamo mai ad addomesticare fino in fondo nella formula giusta, nella teologia più capiente. Per quanto ci sforziamo di dare voce e corpo ai dogmi cristiani (e tra di essi anche quelli che si riferiscono specificamente a Maria), l’unica cosa che rimane è riuscire ad intravedere qualcosa di quel Mistero in una immensa luce. Ecco perché potremmo dire che la festa dell’Assunzione di Maria al cielo è una di quelle feste che evangelizzano lo sguardo. È verso l’alto che dobbiamo guardare. «Siamo nati e non moriremo mai più», scrisse quella straordinaria donna di nome Chiara Corbella che ci ha lasciato una bellissima testimonianza di donna, di moglie, di madre, di amica. Perché la morte è solo quella direzione di cielo che prendiamo con una rincorsa un po’ misteriosa e un po’ carica di paura. Maria che varca il cielo ci ricorda che quello è il nostro destino, cioè quella è la nostra destinazione. Ed è per questo che Maria è per ciascuno di noi “segno sicuro di speranza”, perché guardando Lei capiamo un po’ che fine faremo anche noi.

La liturgia che accompagna la festa di oggi ci fa leggere un brano dell’evangelista Luca in cui si racconta l’incontro tra Maria e la cugina Elisabetta (Lc 1, 39-56). È un incontro in cui l’effetto collaterale si chiama gioia: «Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo», dice Elisabetta, e Maria risponde: «L’anima mia magnifica il Signore». Il segno distintivo che siamo fatti per il cielo lo si vede dalla gioia che proviamo e che portiamo. Un cristiano o è un portatore di gioia o non è cristiano. Ma non la gioia dei sorrisi, ma la gioia di sapersi amati definitivamente. È la gioia di chi riesce a vedere che Dio rovescia i potenti dai troni e innalza gli umili. Dà conoscenza agli umili e confonde le idee ai superbi. Provvede a chi si riconosce povero e lascia a bocca asciutta coloro che pensano di bastare a se stessi. La festa di oggi quindi, come una seconda Pasqua tutta mariana, accende una luce di speranza sul nostro destino. Questa luce però non è solo una luce che ci parla del dopo, ma è una luce che ci parla del qui ed ora. Infatti è proprio pensando a Maria che tutta la nostra vita di adesso assume una profondità nuova. Ha ragione quindi Dante a dire di Maria: «Sei di speranza fontana vivace».

Un ultimo aspetto riguarda lo “scandalo del corpo”. Fintanto che penseremo alla fede e alla vita spirituale come qualcosa che tocca solo la nostra anima, un nostro principio spirituale, interiore, non ci discosteremo di molto dalle altre esperienze religiose. Ma la fede cristiana è fede nel “corpo del Risorto”, è fede nella risurrezione della carne. Il fatto che Maria sia in cielo non solo con la sua anima, ma con il suo corpo, ci interroga profondamente sulla nostra fede nella risurrezione. Il cristianesimo poggia o cade proprio su questo: sullo scandalo del nostro corpo che non è, come diceva Platone, «la tomba dell’anima», ma bensì «tempio dello Spirito Santo» (1 Cor 6, 13), anch’esso, quindi, in attesa di redenzione. Potremmo quindi aggiungere che oggi è la festa della riconciliazione con il nostro corpo.

ASSUNZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA (Messa del Giorno)

ASSUNZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA (Messa del Giorno)

Grado della Celebrazione: SOLENNITA’
Colore liturgico: Bianco

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Dopo l’annuncio, Maria è partita verso la montagna di Giudea per andare a trovare Elisabetta. Colma dello Spirito Santo, Elisabetta l’ha benedetta. L’ha proclamata “Madre del mio Signore”. Fonte di gioia. Beatitudine vivente della fede. Maria ha risposto con il cantico del Magnificat . Parole ispirate, che lasciano intravedere il suo cuore. Esse sono per noi il suo “testamento spirituale”. Identificandosi con Maria, la Chiesa di tutti i tempi continua a cantare tutti i giorni il Magnificat come suo proprio cantico.
Celebriamo oggi il mistero dell’Assunzione. Alla fine del suo passaggio sulla terra, la Madre del Redentore, preservata dal peccato e dalla corruzione, è stata elevata nella gloria in corpo e anima vicino a suo Figlio, nel cielo. La tomba vuota di Maria, immagine della tomba vuota di Gesù, significa e prelude alla vittoria totale del Dio della vita sulla morte, quando alla fine del mondo farà sorgere in vita eterna la morte corporale di ognuno di noi unita a quella di Cristo. L’Apocalisse ci mostra “un segno grandioso del cielo”: la Donna che ha il sole per mantello, e una corona di stelle. Invincibile con la grazia di Dio di fronte al nemico primordiale. “Figura e primizia della Chiesa”. Primizia nel dolore della maternità al servizio della Redenzione. Primizia nel destino della gloria. Da lì, nel focolare della Trinità, Maria ci aspetta tutti per vivere e cantare con lei la nostra riconoscenza alla Grazia di Dio. La beatitudine divina e umana della Salvezza. Il suo eterno Magnificat.