L’11 agosto ricorre la memoria di santa Chiara d’Assisi, fondatrice delle clarisse

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In tempi complessi come quelli che stiamo vivendo abbiamo tutti bisogno di ritornare all’origine per trovare la sorgente che ci mantiene in vita. La parola sapienziale di Qoelet (3, 1-6) annuncia con la sua essenzialità sconcertante che c’è un tempo per ogni cosa… e anche se il significato pieno ci sfugge abbiamo la certezza interiore che questa parola è profondamente vera. «Tutto ha il suo momento, e ogni evento ha il suo tempo sotto il cielo. / C’è un tempo per nascere e un tempo per morire, / un tempo per piantare e un tempo per sradicare quel che si è piantato. / Un tempo per uccidere e un tempo per curare, / un tempo per demolire e un tempo per costruire. / Un tempo per piangere e un tempo per ridere, / un tempo per fare lutto e un tempo per danzare. / Un tempo per gettare sassi e un tempo per raccoglierli, / un tempo per abbracciare e un tempo per astenersi dagli abbracci. / Un tempo per…».

Il desiderio di chiedere ragione di quanto è avvenuto e di quanto sta avvenendo, fa in vari modi capolino nei cuori e interpella la preghiera, le nostre stesse risorse interiori, la vicinanza e la solidarietà dei fratelli…

Tanti fratelli si sono avvicinati anche alla nostra comunità cercando non solo una parola di consolazione ma anche di essere aiutati a comprendere, ci hanno richiamato all’imperativo di una parola essenziale, non frettolosa e banale. Hanno domandato alla nostra vita come perseverare nello stare insieme, come pregare senza cercare risposte, come rimanere… senza evadere dalla realtà.

Ogni Parola che ci raggiunge in un giorno o in una stagione precisa della nostra vita contiene in sé qualcosa di eterno, ciò avviene anche per gli incontri decisivi e per la vocazione di ognuno di noi. Chi interrogare allora se non Chiara d’Assisi con l’intima certezza che proprio in questo dialogo lei stessa ci diventa contemporanea?

Non è attuale in senso cronologico ma, anche se apparentemente per rivolgerci a lei dobbiamo guardare al passato, la sua vita è una profezia di futuro perché le sue parole e la sua vita rifioriscono sempre e di nuovo in ogni stagione ridonandoci la speranza che «anche un tronco di una quercia caduta può gettare un nuovo pollone, se ancora vivo è il suo primo seme» (Luigino Bruni, Dialoghi della notte e dell’aurora, Edb, 2018, p. 45).

Vorrei consegnare alla nostra riflessione alcune parole di Chiara che in questo tempo ho sentito corrispondere in modo particolare alla storia che stiamo vivendo.

La prima di esse è senz’altro il suo rimanere perseverante e umile a San Damiano, un rimanere apparentemente inerme ma che contiene come in un grembo tutti gli altri gesti, avvenimenti, scelte e domande. Simile al nostro rimanere di questi mesi che, pur nella drammaticità del momento, ha spesso ritrovato tratti familiari di vicinanza, generosità, preghiera, attenzione al bene del prossimo.

Siamo stati tutti richiamati infatti alla cura vicendevole, negli ospedali e nei luoghi di cura per chi era in prima linea, ma anche nelle nostre famiglie e comunità riscoprendo i legami da cui non possiamo prescindere, perché abbiamo “scoperto” che nessuno si salva da solo… E se la meta è la cura vicendevole, Chiara nella sua Regola dice «l’una manifesti all’altra con confidenza la sua necessità. E se una madre ama e nutre la sua figlia carnale, con quanta maggiore cura deve una sorella amare e nutrire la sua sorella spirituale!» (Reg SCh VIII, 15-16), in modo a volte drammatico abbiamo anche fatto i conti con altri virus che colpiscono il nostro stare insieme: l’egoismo, la superbia, la rabbia, il vedere il fratello come una minaccia, forse un nemico.

Chiara nel microcosmo del monastero denuncia con forza questi virus e ne propone l’antidoto: «Ammonisco poi, ed esorto nel Signore Gesù Cristo, che si guardino le sorelle da ogni superbia, vanagloria, invidia, avarizia, cura e sollecitudine di questo mondo, dalla detrazione e mormorazione, dalla discordia e divisione. Siano invece sollecite di conservare sempre reciprocamente l’unità della scambievole carità, che è il vincolo della perfezione» (Reg SCh x, 6-7). Il perdono e la misericordia diventano così prassi da ripetersi infinite volte.

Chi in questo tempo non si è sentito minuscolo davanti a quanto sta accadendo nel legame tra il nostro vissuto quotidiano e la storia del mondo? Questa interdipendenza non può essere solo teorica, prescindendo dalle conseguenze delle nostre scelte quotidiane. Chiara parla di «utilità» comune (Reg SCh iv, 3.17; VII, 1.5) sia per quanto riguarda le scelte comunitarie, nelle decisioni da prendere ma anche nella gestione dei beni quasi in una economia di comunione ante litteram perché fraternità e uguaglianza non siano solo parole.

«C’era un solo pane, in monastero, e già incalzavano l’ora del desinare e la fame. Chiamata la dispensiera, la Santa le comanda di dividere il pane e di mandarne una parte ai frati, di trattenere l’altra dentro, per le sorelle. Da questa seconda metà serbata, ordina di tagliare cinquanta fette, quale era il numero delle Donne, e di presentarle loro sulla mensa della povertà. E alla devota figlia che le rispondeva: “Occorrerebbero gli antichi miracoli di Cristo, per poter tagliare così poco pane in cinquanta fette”, la Madre replicò, dicendole: “Fa’ sicura quello che ti dico, figlia!”. Si affretta dunque la figlia ad eseguire il comando della Madre; e si affretta la Madre a rivolgere pii sospiri al suo Cristo, per le sue figlie. E per grazia divina quella scarsa materia cresce tra le mani di colei che la spezza, così che risulta una porzione abbondante per ciascun membro della comunità» (Leg SCh 15). Questo è talmente vero per lei che si riconosce dipendente dalla provvidenza del Padre delle Misericordie e della sua città che per amore di Dio sostenta lei e le sorelle. La sua è una preghiera coraggiosa, che affronta la minaccia delle truppe saracene ma anche povera perché vi si pone davanti inerme, malata, con la forza dell’Eucaristia e di segni poveri come la cenere (cfr. Leg SCh, 21-23).

Abbiamo tutti in cuore l’immagine di Papa Francesco che sotto la pioggia, da solo, attraversa una piazza San Pietro vuota… Pur essendo la madre delle sorelle di San Damiano, ha bisogno anch’essa di una madre sotto il cui manto trovare protezione e conforto. Quando abbiamo bisogno della certezza profonda di essere ascoltati a chi ci rivolgiamo se non alla Madre?

E da ultimo: rimane figlia fino alla fine, meta di ogni autentica esperienza cristiana. Si affida alle mani provvidenti del Padre nel momento della malattia e della morte. «Volgendosi poi a se stessa, la vergine santissima parla silenziosamente alla sua anima: “Va’ sicura — le dice — perché hai buona scorta, nel viaggio. Va’, perché Colui che t’ha creata, ti ha santificata e sempre guardandoti come una madre suo figlio, ti ha amata con tenero amore”. “E tu, Signore — soggiunge — sii benedetto, che mi hai creata”» (Leg SCh, 46). Santa Chiara con la sua vita e la sua testimonianza continua a generarci alla vita divenendo per le sue figlie e per la Chiesa intera madre per sempre.

di Chiara Benedetta Gonetti
Badessa del monastero di San Quirico, Assisi

Osservatore Romano

CONVEGNO Turismo religioso: mons. Pompili (Rieti), “sottrarsi alle pretese del denaro, del consumo e del lusso”

“Cercare la bellezza significa puntare a una qualità della vita che sottrae alle pretese, non di rado volgari, del denaro, del consumo e del lusso. Un turismo religioso che voglia intercettare il desiderio dell’homo viator non può evitare il confronto con questa fondamentale esperienza”. Così mons. Domenico Pompili, vescovo di Rieti e presidente della Commissione episcopale per la Comunicazione e la cultura della Cei, intervenuto stamani al convegno “Verso un’identità del Turismo religioso”, in corso ad Assisi, a cura dell’Ufficio Cei. “Il turismo gioca un ruolo importante nell’educazione della competenza emotiva e della sensibilità”, ha aggiunto il presule che ha rivolto ai partecipanti all’iniziativa un augurio: “Non dimenticare che il contrario della bellezza non è la bruttezza ma la rozzezza culturale e l’ignoranza emozionale”. Dalle parole del vescovo filtra il concetto che “lo smarrimento della bellezza ha una matrice religiosa e laica”. E il presule ha indicato che “oggi la deriva laica che ha fatto smarrire la bellezza si chiama funzionalità”. Di fronte allo “smarrimento del bello”, mons. Pompili ha richiamato la Laudato si’, che “propone il recupero di etica ed estetica citando la Genesi, dove per sei volte si parla di bello e buono”. Segnalando come la dimensione religiosa abbia subìto un forte contraccolpo, il vescovo ha ribadito che “l’uomo si misura con l’artefatto umano, invece di fronte alla creazione ci si misura con altro da noi”. “Misurarsi con la natura è fondamentale per trovare la bellezza che non è prerogativa del mondo, riguarda il nostro rapporto col mondo”.

agensir

Il Perdono d’Assisi, il privilegio dell’indulgenza

L’ indulgenza plenaria rappresenta uno dei momenti più sentiti per i cattolici poiché si ha la possibilità di rimuovere dall’animo una parte delle conseguenze dei peccati.

Si ottiene una volta all’anno da mezzogiorno del primo agosto alla mezzanotte del  due agosto.

La volontà di San Francesco d’Assisi nel richiedere fortemente questa indulgenza nacque dall’apparizione di Gesù e della Madonna che lui stesso ebbe mentre stava pregando nella Porziuncola (piccola chiesa all’interno della Basilica di Santa Maria degli Angeli ad Assisi).

Alla domanda posta da Gesù di quale grazia lui desiderasse, Francesco rispose di volere il perdono completo per tutti coloro che, visitando la Chiesa, si fossero confessati e pentiti.

Questa richiesta fu esaudita dalla Madonna a patto che Francesco si recasse direttamente dal Papa a chiedere l’istituzione di codesta indulgenza come “rappresentante” di Cristo.

Il Papa e i suoi cardinali rimasero abbastanza dubbiosi nel proclamare l’ indulgenza poiché le argomentazioni di Francesco riguardavano l’assenza di pagamento con moneta e senza l’obbligo di fare un grande pellegrinaggio penitenziale per potersi confessare.

Superate queste perplessità, fu accetta la domanda stabilendo il 2 di Agosto come unico giorno all’anno per potersi liberare dalle colpe e dalle pene.

La concessione da parte del Papa Onorio III, risalente al 1612,  fu documentata  attraverso il Diploma di Teobaldo scritto dal frate e vescovo di Assisi Teobaldo.

All’inizio questa confessione era valida solo se veniva attuata nella Porziuncola poi ben presto si estese a tutte le chiese francescane e parrocchiali anche se Assisi e la sua Basilica rimasero il fulcro più importante.

Il Manuale delle Indulgenze è un testo normativo ufficiale della Chiesa cattolica che indica le azioni da compiere per ottenere l’indulgenza plenaria consistendo nel confessarsi, nel fare la comunione eucaristica,  nel recitare il Credo o il Padre Nostro e nel visitare una chiesa.

Si può richiedere l’indulgenza per se o per i defunti.

in vaticano.com

Celebrazioni per il Perdono di Assisi 2018

Dal 29 Luglio al 1 Agosto la Porziuncola si animerà di pellegrini e fedeli pronti a ricevere l’indulgenza plenaria in occasione del Perdono di Assisi.

La magnifica novità di quest’anno sarà l’esposizione del Saio che Padre Pio indossava nel momento di ricevere le stimmate dal Signore che sarà visibile in Porziuncola dal29 Luglio alle ore 10.45 fino alla fine dei festeggiamenti.

Il programma degli eventi liturgici inizierà con il Triduo di preparazione al Perdono dal 29 al 31 Giugno alle ore 19.00 con le meditazioni presiedute da S. Ecc. Mons. Luciano Paolucci Bedini, Vescovo di Gubbio.

Mercoledì 1° Agosto sarà il giorno dell’apertura delle Solennità del Perdono con le celebrazioni eucaristichepresiedute alle ore 07.00 – 08.00 – 09.00 – 11.00 – 17.00 –  18.00.

Alle ore 11.00 la Solenne Celebrazione Eucaristica sarà presieduta da M. R. P. Micheal Perry, Ministro generale dell’Ordine dei Frati Minori. Al termine avverrà la Processione di “Apertura del Perdono”.

Alle ore 14.30 Liturgia Penitenziale dei Pellegrini d’Abruzzo presieduta da Padre Nando Simonetti, Definitore della Provincia di S. Bonaventura dei Frati Minori di Abruzzo e Lazio.

Alle ore 19.00 Primi Vespri della Solennità presieduti da S. E. Mons. Domenico Sorrentino, Vescovo di Assisi Nocera Umbra e di Gualdo Tadino. Stefania Proietti, Sindaco di Assisi, offrirà l’incenso.

Alle ore 21.30 Veglia di preghiera con la Processione aux flambeaux presieduta da Padre Giuseppe Renda, Custode della Porziuncola.

 

Giovedì 2 Agosto rappresenta la dedicazione della Porzioncola con le celebrazioni eucaristiche alle ore 07.00 – 08.00 – 09.00 – 11.00 – 17.00 –  18.00.

Alle ore 09.00 la celebrazione eucaristica sarà presieduta da S. E Mons. Domenico Sorrentino.

Alle ore 11.00 la Solenne Celebrazione eucaristica verrà presieduta da da S. Ecc. Mons. Luciano Paolucci Bedini.

Alle ore 19.00 Secondi Vespri della Solennità presieduti da M. R. P. Claudio Durighetto, Ministro provinciale dei Frati Minori dell’Umbria

In occasione di questi festeggiamenti la Basilica di Santa Maria degli Angeli rimarrà aperta fino alleore 23.00.

vaticano.com

A ottobre Marcia della pace Perugia-Assisi A 100 anni da Grande Guerra e a 70 da Dichiarazione Diritti dell’Uomo

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(ANSA) – PERUGIA, 3 APR – Si svolgerà il 7 ottobre la prossima Marcia della pace Perugia-Assisi. Si terrà – hanno ricordato gli organizzatori – a cento anni dalla fine della prima guerra mondiale, a 70 dalla proclamazione della Dichiarazione universale dei diritti umani, a 50 dalla scomparsa di Aldo Capitini.
“Questi tre anniversari – è stato sottolineato dalla Tavola della pace – ci aiutano a riflettere sui problemi della guerra e della pace, sui diritti umani e la nonviolenza affrontando le sfide dei nostri giorni e del futuro con maggiore consapevolezza e determinazione a ‘fare pace’, qui e ora. Con questa Marcia vogliamo convocare tutti gli operatori di pace, valorizzare i percorsi, i programmi e i progetti di ciascuno, riunire le energie positive che ci sono dappertutto, radunare le forze sparse, le persone che in Italia, in Europa e nel mondo hanno deciso di non rassegnarsi, di assumere le proprie responsabilità”.
“Fare pace – sostengono ancora gli organizzatori della Perugia-Assisi – è difficile ma non impossibile. Facciamo dunque in modo che le nostre azioni individuali e collettive siano sempre più forti e contagiose”.

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