“Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio “(Matteo 5: 9)

“Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio “(Matteo 5: 9): è partito da questa citazione evangelica il discorso di Karekin II, Supremo Patriarca e Catholicos di Tutti gli Armeni, in occasione dell’incontro ecumenico di Yerevan con Papa Francesco. Un appuntamento – ha ricordato – a cui partecipano anche vittime di guerre, terrorismo e violenza, rifugiati provenienti da Azerbaijan, Siria e Iraq. Attendevamo – ha detto – “un mondo pacifico e giusto. Eppure ogni giorno ci giungono notizie preoccupanti di un aumento delle attività di guerra e di atti di terrorismo, un indicibile sofferenza umana” che colpisce bambini, adolescenti, donne e anziani in tutto il mondo.

Karekin II rievoca il genocidio armeno con un milione e mezzo di martiri innocenti, un secolo fa, ma parla anche dell’attuale difficile situazione che vive l’Armenia, “una guerra non dichiarata” – afferma – per difendere il diritto del popolo del Nagorno-Karabakh, in maggioranza armena, a vivere in libertà. A questo proposito parla delle tensioni e dei contrasti con l’Azerbaigian, di villaggi armeni bombardati e distrutti, di civili uccisi.

Parla con partecipazione delle vittime dei conflitti in Medio Oriente e degli atti di terrorismo che si sono verificati nelle principali città europee, in Russia, negli Stati Uniti, in Asia e in Africa, dei luoghi sacri profanati in Siria, Iraq e altri Paesi. La missione delle Chiese cristiane e dei leader religiosi – ha aggiunto – non si può limitare a consolare e aiutare le vittime: occorre prevenire il male, favorendo lo spirito di amore, la solidarietà e la cooperazione nelle società attraverso il dialogo ecumenico e interreligioso.

Auspica un miglioramento delle relazioni con la Turchia con la fine dei contrasti di ieri e di oggi. Ma la pace – osserva – non può essere realizzata senza la giustizia, le vite umane non possono diventare oggetto di speculazioni e non possono essere trascurate. Solo la giustizia che affonda le sue radici nella tutela dei diritti degli individui e delle nazioni, può diventare una solida base per la prevenzione dei crimini commessi contro l’umanità e la risoluzione completa dei conflitti.

Karekin II ha così concluso il suo discorso: possa il nostro Signore misericordioso purificare il mondo dalle tragedie del male e concedere pace e protezione, come dicono le parole profetiche: forgeranno le loro spade in vomeri, le loro lance in falci; un popolo non alzerà più la spada contro un altro popolo, non si eserciteranno più nell’arte della guerra (Isaia 2: 4).

Radio Vaticana

 

Viaggio in Armenia / Papa: solo la carità sana la memoria

«Solo la carità è in grado di sanare la memoria e guarire le ferite del passato: solo l’amore cancella i pregiudizi e permette di riconoscere che l’apertura al fratello purifica e migliora le proprie convinzioni».

È questo il messaggio che Papa Francesco lascia all’Armenia, dove conclude domani la sua straordinaria visita, prima tappa di una missione di pace che lo porterà in settembre anche in Azerbaigian e Georgia, Paesi coinvolti nel conflitto che si trascina da 30 anni per l’indioendenza dell’enclave cristiana del Nagorno Karabach.

Dopo la coraggiosa condanna del «genocidio armeno», pronunciata senza i giri di parole suggeriti dai diplomatici e l’omaggio commovente al Mausoleo che ricorda il sacrificio di un milione di armeni, questa sera in piazza della Repubblica, cuore politico della capitale Yerevan, il Papa ha chiesto ai giovani armeni di «diventare costruttori di pace: non notai dello status quo, ma promotori attivi di una cultura dell’incontro e della riconciliazione. Dio benedica il vostro avvenire e conceda – ha scandito – che si riprenda il cammino di riconciliazione tra il popolo armeno e quello turco, e la pace sorga anche nel Nagorno Karabakh».

Assieme a Papa Francescoil Catholicos armeno-apostolico Karekin II, nella piazza della Repubblica di Erevan è stato protagonista dell’incontro ecumenico e della preghiera per la pace.
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È presente il capo dello Stato, il presidente Serzh Sargsyan, oltre a 50mila fedeli.

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Al loro arrivo, il Papa e il Catholicos hanno camminato tra la folla plaudente. Nel corso della celebrazione in armeno e in italiano, dopo la recita del «Padre Nostro» (ognuno nella propria lingua) e le letture.
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IL DISCORSO DEL CATHOLICOS KAREKIN II. Come un secolo fa «la nostra nazione a causa del genocidio armeno aveva perso la maggior parte della patria, e con un milione e mezzo di martiri innocenti era in lotta per il diritto alla sua esistenza», anche oggi essa «vive sotto la difficile situazione di una guerra non dichiarata, difendendo la pace entro i confini del nostro Paese a un prezzo pesante e il diritto del popolo del Nagorno-Karabakh di vivere in libertà nella sua culla materna».
Sono le parole usate dal supremo patriarca e Catholicos di tutti gli Armeni, Karekin II, durante l’incontro ecumenico e la preghiera per la pace con Papa Francesco in piazza della Repubblica, a Erevan. «In risposta alle pacifiche aspirazioni della nostra gente, l’Azerbaigian ha violato il cessate il fuoco e ha iniziato operazioni militari ai confini della Repubblica del Nagorno-Karabakh nel mese di aprile. Villaggi armeni sono stati bombardati e distrutti, soldati che proteggevano la pace, così come bambini in età scolare sono stati uccisi e feriti, civili pacifici e disarmati sono stati torturati».
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«Il nostro popolo è grato a Sua Santità – ha proseguito il primate armeno-apostolico – e a tutti coloro che sostengono e difendono la giustizia, e auspica che la Turchia, in seguito al Suo messaggio e alle istanze di molti Paesi, così come delle istituzioni internazionali, dimostri abbastanza coraggio da affrontare la sua storia, per porre fine all’illegale blocco dell’Armenia e per cessare di sostenere le provocazioni militaristiche dell’Azerbaigian dirette contro il diritto del popolo del Nagorno-Karabakh di vivere in libertà e pace».
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Avvenire

Papa: in Armenia come servo del Vangelo, pellegrino di pace

Alla vigila del 14° viaggio apostolico in Armenia, Papa Francesco ha diffuso un videomessaggio. Il Pontefice saluta con affetto il “primo Paese cristiano – come recita il motto del viaggio – che incontrerà tra breve. Il servizio del nostro inviato in Armenia, Giancarlo La Vella da Radio Vaticana

La grande fede cristiana e l’accorata richiesta di pace. Questi i punti salienti sui quali Papa Francesco incentra il videomessaggio col quale saluta il popolo armeno a poche ore dal viaggio.

“Vengo come pellegrino, in questo Anno Giubilare, per attingere alla sapienza antica del vostro popolo e abbeverarmi alle sorgenti della vostra fede, rocciosa come le vostre famose croci scolpite nella pietra”.

Vengo come vostro fratello – continua il Papa – animato dal desiderio di vedere i vostri volti, di pregare con voi e condividere il dono dell’amicizia. Poi Francesco guarda più da vicino le ferite di un popolo tenace, ma duramente colpito nella sua storia, una storia – dice il Santo Padre – che suscita ammirazione e dolore.

“Ammirazione, perché avete trovato nella croce di Gesù e nel vostro ingegno la forza di rialzarvi sempre, anche da sofferenze che sono tra le più terribili che l’umanità ricordi; dolore, per le tragedie che i vostri padri hanno vissuto nella loro carne”.

Ma è un popolo forte, quello armeno, che ha i mezzi per reagire al dolore e agli assalti del male, sottolinea Papa Francesco. Come Noè dopo il diluvio, di fronte alle difficoltà, anche tragiche, non deve mai mancare la speranza e la voglia di resurrezione.

“Come servo del Vangelo e messaggero di pace desidero venire tra voi, per sostenere ogni sforzo sulla via della pace e condividere i nostri passi sul sentiero della riconciliazione, che genera la speranza”.

Il videomessaggio si conclude con spirito ecumenico: il Papa esprime trepidazione nell’attesa di riabbracciare il Patriarca della Chiesa apostolica armena, quello che lui stesso chiama “il mio fratello Karekin”, e insieme a lui dare rinnovato slancio al nostro cammino verso la piena unità. A conclusione del videomessaggio, un saluto in tradizione puramente armena:

“Grazie e a presto! Tsdesutiun!”.

Papa: a giugno in Armenia, in autunno in Georgia e Azerbaigian

Accogliendo gli inviti di Sua Santità Karekin II, Supremo Patriarca e Catholicos di tutti gli Armeni, delle autorità civili e della Chiesa Cattolica, Papa Francesco si recherà in Armenia dal 24 al 26 giugno prossimi. Lo riferisce la Sala Stampa vaticana.

Allo stesso tempo, accogliendo gli inviti di Sua Santità e Beatitudine Ilia II, Catholicos Patriarca di tutta la Georgia, e delle autorità civili e religiose della Georgia e dell’Azerbaigian, il Santo Padre completerà il suo viaggio apostolico nel Caucaso, visitando questi due Paesi dal 30 settembre al 2 ottobre.

Radio Vaticana