Il logo diocesano dell’Anno della fede collocato in Santo Stefano
Un adesivo calpestabile apposto sulle soglia della chiesea parrocchiale all’ingresso dopo la bussola…
L’azzurro. Il rosso. L’acqua. Il fuoco. Pochi elementi sono così evocativi, rinviando a un ventaglio di immagini bibliche: dallo Spirito di Dio che aleggia sull’oceano primordiale; al passaggio pasquale degli ebrei attraverso il Mar Rosso guidati da una colonna di fuoco; alle rive battesimali del Giordano; al costato aperto di Cristo crocifisso, dal quale, come da sorgente, sgorgano acqua e sangue.
Segno, a un tempo, di morte e di vita, acqua e fuoco rinviano al Battesimo, porta della fede, ma anche al fuoco che Gesù è venuto a portare sulla terra (cfr Lc 12,49).
Elementi per tanti versi “opposti”, essi quasi alludono alla distanza tra Cielo e terra, tra Dio e l’uomo: distanza superata, anzi annullata da quando l’Eterno si è rivestito del limite del tempo e ha parlato all’uomo, ad ogni uomo, con parole di Uomo (cfr Eb 1, 1). È questo il “lieto messaggio” (= εὐαγγέλιον, Vangelo) che fa nascere la fede nel cuore e nella mente di coloro che ascoltano l’annuncio della salvezza.
Ecco le istanze che hanno guidato la mano dell’artista reggiano Lorenzo Criscuoli, autore del logo diocesano per l’Anno della Fede.
Tale segno grafico, posto all’ingresso delle chiese parrocchiali, vorrebbe essere memoria e invito. La parola EFFATÀ (“Apriti”), che accompagna il logo, è tratta dal Vangelo di Marco (7,31-37), in cui è narrato il miracolo che Gesù compie dando l’udito e la parola a un sordomuto. Essa è invito ad aprire ancora oggi la porta del nostro cuore per accogliere il messaggio che viene da Dio attraverso la mediazione della Chiesa. Ma è anche invito ad aprire le nostre labbra in un canto di gratitudine a Dio che si fa conoscere, rivelandoci il suo Amore.
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