Cinema: in “Maledimiele” il dramma dell’anoressia
Protagonista della storia è la giovane Sara (Benedetta Gargari), che cresce in una famiglia come tante, con due genitori (Sonia Bergamasco e Gianmarco Tognazzi) che pensano di dare ai figli l’amore di cui hanno bisogno, ma che in realtà vivono in un disperato isolamento che non permette loro di vedere davvero ciò che guardano. Sara è capace di divorare un pacco di biscotti nel giro di qualche minuto, ma anche di trascorrere giorni interi senza toccare cibo, infliggendo al proprio corpo tormenti assurdi.
«Il mio obiettivo – spiega il regista – era quello di raccontare un dramma senza ricorrere a immagini spettacolari, pericolose speculazioni o facili giudizi. Benedetta ha perso solo qualche chilo, non volevo concentrarmi su immagini voyeuristiche di corpi scheletrici, ma sul processo mentale che porta a privarsi del cibo. Nel film non c’è un rapporto di causa ed effetto, l’anoressia colpisce i giovani per una serie di ragioni. Ma dopo tante ricerche credo di aver capito che i ragazzi vittime di disturbi alimentari siano estremamente sensibili e intelligenti e paghino lo scotto di aver posto l’asticella molto in alto. Sono come dei kamikaze pronti a far esplodere violentemente le contraddizioni della società, in particolare della famiglia. I genitori spesso non sono in grado di capire la portata del dramma vissuto dai propri figli, per questo anche i coetanei e la scuola possono diventare un importante campanello di allarme».
Un altro dato sconcertante è che esistono almeno 300mila siti che favoriscono la socializzazione di chi soffre di disturbi alimentari fornendo regole anoressizzanti e bulimizzanti. «Sono blog che fanno un uso molto scaltro delle immagini – continua il regista – e proprio da li ho preso l’idea della protagonista che disegna sul lenzuolo la sagoma del proprio corpo sempre più stretta». Distribuito da Movimento Film e 3per, il film verrà presentato, grazie alla collaborazione con Agis Scuola, a molte classi di studenti. «Le reazioni che stiamo ottenendo dai ragazzi – conclude Pozzi – sono davvero significative. In un modo o nell’altro conoscono questa malattia, ne hanno intercettato i segnali e le conseguenze: il freddo, la mancanza di forze, il nascondersi sotto strati di vestiti. Accompagno spesso il film insieme a un nutrizionista o a uno psicologo e le domande degli studenti sono stupefacenti, così come la loro capacità di confessare di essere vittime dello stesso disagio».