Il gesto. Antonio abate, si benedicono animali e stalle

Un cavallo in piazza con l'immagine di sant'Antonio abate

Di sicuro è uno dei santi festeggiati in modo più colorato, “bucolico” e allegro. Questo malgrado sia stato un eremita. Il 17 gennaio la Chiesa cattolica celebra Antonio abate e tradizionalmente si benedicono le stalle e gli animali. Liturgie sono previste ovunque. In particolare alle 11 nella Basilica di San Pietro, il cardinale arciprete Mauro Gambetti presiede la Messa promossa dall’Associazione italiana allevatori (Aia) e della Coldiretti. Per questo in piazza Pio XII vicino a San Pietro sono attese mucche, asini, pecore, capre, cavalli, galline e conigli delle razze più rare e curiose salvate dal rischio di estinzione. Il programma della mattinata è intenso con alle 9 la tradizionale benedizione di cani e gatti e, appunto gli animali della fattoria che popolano le campagne cioè, come informa una nota, dalla mucca Frisona Italiana alla Chianina fino alla Marchigiana, dalla Pecora Sarda alla Sopravvissana, dalla capra Girgentana alla Monticellana, dal Cavallo Agricolo Italiano al Tolfetano fino all’asino dell’Amiata. Nell’occasione viene divulgato lo studio “Sos Fattoria Italia” con gli ultimi dati sul patrimonio composto da imprese e animali che hanno fatto la storia del Paese dal punto di vista economico e sociale, caratterizzando i ricchi territori della pianura e le aree di montagna più marginali e svantaggiate.
Nato da una famiglia facoltosa a Coma, in Egitto intorno al 250, Antonio abate rimasto presto orfano dei genitori vendette i suoi beni, affidò la sorella a una comunità di vergini e si dedicò alla vita ascetica davanti alla sua casa e poi al di fuori del paese. Successivamente si spostò in un’area desertica e quindi sulle rive del Mar Rosso dove condusse vita da eremita per circa 80 anni. In breve divenne meta di pellegrini e bisognosi attratti dalla fama di santità e dalle sue capacità di guaritore. Considerato caposcuola del monachesimo, si deve a lui la costituzione in forma permanente di famiglie di monaci sotto la guida di un padre spirituale. Morì molto anziano il 17 gennaio 356, e fin dall’antichità la sua memoria è custodita in tutte le Chiese con grande venerazione, grazie anche alla biografia scritta dal vescovo sant’Atanasio che lo apprezzò moltissimo.
Nell’iconografia classica è raffigurato con accanto un maiale. Questo perché l’antico Ordine ospedaliero degli “Antoniani” allevava appunto maiali il cui grasso veniva usato per ungere gli ammalati colpiti dall’ergotismo, un morbo oggi conosciuto come herpes zoster e popolarmente “il fuoco di Sant’ Antonio.

avvenire.it

Entro la fine del secolo più di una specie su dieci potrebbe estinguersi

Secondo una nuova ricerca pubblicata su Science Advances la Terra potrebbe perdere più di un decimo del suo patrimonio faunistico e vegetale a causa delle emissioni di Co2specie animali vegetali rischio estinzione entro fine secolo
AGI – “La Terra potrebbe perdere più di un decimo delle sue specie vegetali e animali entro la fine del secolo” se si va avanti così, scrive il Guardian di Londra, tenendo conto dei risultati di una nuova ricerca pubblicata su Science Advances mentre quasi 3.000 scienziati chiedono un’azione da parte dei governi per fermare la distruzione della natura nel corso degli ultimi giorni di negoziati al vertice Cop15 sulla biodiversità a Montreal.

Il tutto a causa della crisi climatica che imprimerà un’accelerazione progressiva di fenomeni di estinzione delle specie nei prossimi decenni: dalle rane foglia agli squali elefante, la minaccia riguarda 150.388 specie, delle quali più di 42.000 potrebbero estinguersi, spesso a causa proprio del comportamento dell’uomo. Secondo i ricercatori, il 6% delle piante e degli animali scomparirà entro il 2050 a causa delle emissioni di Co2 salendo al 13% entro la fine del secolo. Nello scenario peggiore del riscaldamento globale si stima invece che il 27% delle piante e degli animali potrebbe scomparire entro il 2100.

Afferma in proposito il professor Corey Bradshaw della Flinders University in Australia, coautore dello studio: “Si tratta di una ricerca unica perché tiene conto anche dell’effetto secondario sulla biodiversità, stimando l’effetto delle specie che si estinguono nelle reti trofiche locali al di là degli effetti diretti” e i risultati dimostrano che “le interconnessioni all’interno delle reti alimentari peggiorano la perdita di biodiversità”. Un esempio? “Pensiamo a una specie predatrice che perde la sua preda a causa del cambiamento climatico. La perdita della preda comporta una ‘estinzione primaria’ perché senza niente da mangiare anche il suo predatore si estinguerà. Oppure immaginiamo un parassita che perde il suo ospite a causa della deforestazione, o una pianta in fiore che perde i suoi impollinatori perché diventa troppo caldo. Ogni specie dipende in qualche modo dalle altre”, in una concatenazione infinita senza soluzione di continuità, ha precisato il prof. Bradshaw.

La ricerca arriva mentre i colloqui alla più grande e importante Conferenza sulla biodiversità degli ultimi dieci anni a Montreal sono arrivati a un punto critico se non morto. I negoziati dovrebbero concludersi lunedì 19 dicembre, anche se è probabile che vadano oltre. Intanto in una lettera aperta quasi tremila scienziati hanno chiesto ai governi di affrontare il tema del consumo eccessivo delle risorse della Terra nel testo finale per iniziare a invertire la perdita di biodiversità entro il 2030.

Gli animali un dono di Dio, nostri “compagni” nel Creato

Il richiamo all’ecologia integrale è la condizione prioritaria per essere buoni amministratori del creato e allontanarsi da una cultura che trasforma gli esseri viventi in oggetti di consumo. Compresi gli animali, messi al centro del messaggio della Commissione episcopale per i problemi sociali, il lavoro, la giustizia e la pace per la 71ª Giornata del Ringraziamento: “Lodate il Signore dalla terra (…) voi, bestie e animali domestici (Sal 148,10). Gli animali, compagni della creazione”.

Ricca di significati la scelta di celebrare in Sardegna la manifestazione che contadini, pastori e allevatori considerano il capodanno delle campagne. L’isola, infatti, l’estate scorsa ha pagato un prezzo ambientale altissimo: 20mila ettari devastati dalle fiamme, centinaia di animali morti, 100 mila alberi d’ulivo inceneriti, con 60 milioni di api uccise, insetti che il documento dei vescovi considera «una benedizione per l’ecosistema e per le attività dell’uomo ». «La prossimità agli animali, che nella tradizione della civiltà agricola ha portato a sentirli e trattarli quasi come partecipi della vita familiare, nella modernità – scrivono i vescovi – è stata abbandonata, riducendo queste creature a oggetti di mero consumo». Un’ecologia anche integrata, che don Bruno Bignami, direttore dell’Ufficio nazionale Cei per i problemi sociali e il lavoro, ha descritto in apertura del seminario organizzato dall’arcidiocesi di Sassari unitamente a Acliterra, Coldiretti, Fai Cisl, Feder.Agri, Terraviva. La necessità di riconvertire il nostro stile di vita è il filo rosso che unisce la due giorni del Ringraziamento, che si conclude oggi con la Messa (trasmessa in diretta su Rai uno) celebrata dall’arcivescovo Gian Franco Saba, a Portotorres, nella basilica dei Santi Martiri Gavino, Proto e Gianuario, seguita dalle parole di papa Francesco, all’Angelus. Al termine la benedizione dei mezzi agricoli e degli animali.

Di “Benessere animale e benessere dell’uomo nell’attività zootecnica” si è parlato nella tavola rotonda, coordinata da Daniela Scano, caporedattrice del quotidiano La Nuova Sardegna.

«Questa Giornata rappresenta, per la diocesi di Sassari – ha detto don Andrea Piras, responsabile della pastorale del lavoro – l’occasione per consolidare l’alleanza che, tra le componenti ecclesiali, le parti civili, gli organismi sociali, le agenzie culturali della città e del territorio, insieme alle categorie di lavoratori e di tanti giovani studenti, intende favorire una scelta di consapevolezza e di responsabilità perché ciascuno, sentendosi interpellato personalmente, si adoperi come autentico protagonista del cambiamento d’epoca in atto».

«La giornata del Ringraziamento – ha commentato il segretario generale della Fai Cisl, Onofrio Rota – ci consente di rilanciare il percorso verso l’ecologia integrale che ci siamo impegnati a coltivare anche con l’adesione al Manifesto di Assisi e con la nostra campagna Fai Bella l’Italia. Tra gli obiettivi di quell’idea c’è il superamento di un approccio predatorio che per anni ha caratterizzato la crescita, anche nel nostro Paese, svalutando e depauperando il suolo, il paesaggio, gli alvei idrici, le persone, il loro rapporto con l’ambiente e il regno animale». «Per noi – ha aggiunto il presidente di Coldiretti Sardegna, Battista Cualbu – è un orgoglio ospitare in Sardegna, a distanza di pochi anni dalla tappa di Dolianova nel 2015, questa manifestazione nazionale, che dimostra ancora una volta la sensibilità della Cei per la nostra terra, in particolare in quest’anno segnato dai terribili incendi estivi».

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Un momento del Convegno a Sassari per la Giornata del Ringraziamento

Coronavirus: nessuna prova che infetti animali da compagnia. Agrimi (Iss), probabile contaminazione occasionale

Non esistono prove che gli animali da compagnia diffondano il coronavirus: lo rileva il direttore del Dipartimento per la sicurezza alimentare, nutrizione e sanità pubblica veterinaria dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss), Umberto Agrimi, all’indomani della prima segnalazione, a Hong Kong, della scoperta di tracce del coronavirus SarsCoV2 sulla mucosa orale del cane di una donna colpita dalla Covid-19.

Il cane non presenta sintomi di malattia e, come comunicato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), si sta lavorando per capire se la debole positività al test diagnostico riscontrata nel cane fosse dovuta ad una reale infezione ovvero ad una contaminazione occasionale. Per Agrimi “non si può escludere che all’origine della positività del cane vi sia la malattia della proprietaria. Infatti, a scopo puramente precauzionale, il Centro per il controllo delle malattie (Cdc) degli Stati Uniti suggerisce alle persone contagiate da SARS-CoV-2 di limitare il contatto con gli animali, analogamente a quanto si fa con le altre persone del nucleo familiare, evitando, ad esempio baci o condivisione del cibo”.

Al momento, conclude l’esperto, “non esistono prove che dimostrino che animali come cani o gatti possano essere infettati dal SARS-CoV-2, né che possano essere una fonte di infezione per l’uomo”. (ANSA).