Guerra in Ucraina. A Kiev cresce l’allarme. A Mosca i funerali di Darija Dugina

Zelensky incassa la solidarietà dei leader mondiali sulla restituzione della Penisola di Crimea. Paura di raid sui civili per l’Indipendenza. Gli Usa ai propri cittadini: lasciate il Paese

Alexandr Dugin ha partecipato ai funerali della figlia Darya, uccisa in un attentato a Mosca

Alexandr Dugin ha partecipato ai funerali della figlia Darya, uccisa in un attentato a Mosca – Reuters

da Avvenire

«Faremo di tutto per liberare la Crimea». Alla vigilia del giorno dell’Indipendenza dalla Russia – che ricorre oggi e coincide con i sei mesi dall’inizio dell’invasione –, il presidente Volodymyr Zelensky è apparso irremovibile. La restituzione della Penisola, occupata nel 2014, come quella di Dontesk e Lugantsk, resta la base per qualunque negoziato con Mosca. Non si tratta solo dell’Ucraina, «vogliamo ristabilire l’ordine e il diritto», ha aggiunto il leader nel corso di Crimea Platform, evento di solidarietà a cui hanno partecipato oltre 40 capi di Stato e di governo e i vertici Ue.

Tutti si sono schierati al fianco di Zelensky, seppure Emmanuel Macron e Olaf Scholz con toni più sfumati. Più nette le parole di Mario Draghi, Andrei Duda e di Antony Blinken, pronunciate proprio mentre Washington starebbe per varare un nuovo pacchetto di aiuti da tre miliardi di dollari. A sorprendere è stata soprattutto la posizione forte di Recep Tayyip Erdogan. «La restituzione della Crimea all’Ucraina, di cui è parte inseparabile, è essenzialmente un requisito del diritto internazionale», ha detto il presidente turco.

In questi giorni la tensione sul terreno è altissima. E l’allerta, dopo mesi, tocca Kiev, tornata nel mirino. Si prevede un’escalation di attacchi russi per l’Indipendenza, fatto che – ha precisato Zelensky – causerebbe «una risposta forte». Nel timore di raid sulle infrastrutture civili, molti cittadini stanno lasciando la capitale e il dipartimento di Stato Usa ha chiesto ai propri cittadini di partire dall’Ucraina. Kiev, da parte sua, ha per la prima volta colpito l’edificio dell’amministrazione filo-russa di Donetsk, causando – secondo fonti secessioniste, tre morti. Il capo, Denis Pushlin, e il presidente della Duma, Vyacheslav Volodin sarebbero scampati per un soffio al lancio di missili.

La Russia dice addio a Darija Dugina ed entra nel settimo mese di guerra. Ma emergono nuovi particolari sull’attentato costato la vita alla figlia del filosofo ultra-conservatore, e soprattutto in molti si chiedono quali potranno essere le conseguenze dell’attacco, nella versione di Mosca portato avanti da una militante nel battaglione di Azov scappata in Estonia. Ricostruzione che Kiev ha bollato come «fantasiosa propaganda».

Ieri a Mosca in centinaia hanno voluto tributare l’ultimo omaggio alla giovane donna, morta ad appena 30 anni nella notte di sabato. Per tutta la mattinata la sala in cui è stata ospitata la salma ha ricevuto l’omaggio di russi colpiti dalla tragica sorte di Darija, che hanno voluto lasciare un omaggio floreale davanti al ritratto in bianco e nero della vittima e alla bara che, come vuole la tradizione ortodossa, resta aperta per tutta la funzione funebre. Ad accoglierli, il padre, Aleksandr Dugin e la moglie, entrambi vestiti di nero e con il volto devastato dal dolore.

Alla funzione funebre, che si è tenuta nel centro televisivo Ostankino, uno dei luoghi più celebri della Russia sovietica, il padre ha ricordato la figlia come una donna che «non aveva paura della verità». Secondo la testimonianza del filosofo, proprio la sera della sua morte, Darija avrebbe detto al genitore di sentirsi «una vera guerriera». «Mia figlia è morta per il popolo – ha detto Dugin durante l’orazione –, è morta per la Russia, al fronte. Il fronte è qui». Ieri aveva dichiarato che la giovane donna era una vittima del «regime nazista ucraino» e che bisognava andare avanti per la vittoria in Ucraina.

Fra le altre persone che hanno ricordato Darija con un discorso, c’erano il deputato Leonid Slutsky, noto per la sua approvazione dell’operazione militare speciale in Ucraina, il vice-presidente della Duma, Sergey Neverov, e il magnate russo Konstantin Malofeev, di orientamento ultra-conservatore, nonché fondatore e proprietario della tv russa Tsargrad. Quest’ultimo, in particolare, è un oligarca vicino a Putin. Il presidente russo ieri ha firmato l’assegnazione postuma dell’Ordine del Coraggio, una delle maggiori onorificenze russe, alla giovane vittima dell’attentato.

Intanto, emergono nuovi dettagli che gettano altre ombre sulla reale capacità di controllo del territorio da parte delle forze russe, oltre a suggerire che l’attentato avrebbe potuto essere evitato. Stando alle indagini, è ormai certo che il vero obiettivo fosse Aleksandr Dugin e non la figlia, che non avrebbe dovuto proprio essere coinvolta. La carica esplosiva, che si è rivelata fatale per Darija e che è stata montata sulla sua Toyota, è stata azionata da un comando, posto su una macchina che stava seguendo il ritorno della vettura con a bordo la giovane donna verso Mosca.

Natalya Vkov, che, secondo la versione russa, fa parte del battaglione d’Azov ed era in Russia dal 23 luglio, non solo ha vissuto indisturbata nello stesso palazzo della vittima per quasi un mese ed è riuscita a passare il confine fra Russia ed Estonia dopo aver cambiato targa alla sua automobile. Si trovava nei paraggi anche la sera dell’attentato. Il tutto senza che l’Fsb, erede del Kgb, si sia accorto di nulla.