Reggio Emilia. MESSA DI FINE ANNO SCOLASTICO 2023-2024

MESSA DI FINE ANNO SCOLASTICO 2023-2024

Come è tradizione, per iniziativa di AIMC, UCIIM, FiDAE, FISM, Ufficio Scuola – Servizio IRC, martedì 4 giugno 2024, ore 17.00 nell’oratorio di san Giovanni Battista a Cavriago don Claudio Gonzaga, consulente ecclesiastico UCIIM, presiederà la celebrazione eucaristica di fine anno scolastico.

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Incontro per docenti, dirigenti scolastici, genitori ed educatori L’EDUCAZIONE SECONDO PAPA FRANCESCO

Il tema dell’educazione rappresenta una costante del magistero di Papa Francesco; è al centro del suo pensiero e della sua azione. Non va dimenticato che Jorge Bergoglio è stato a lungo insegnante e anche nel suo ruolo di vescovo ha sempre avuto a cuore il mondo dell’educazione e della scuola.

La sua “ricetta educativa” – come l’ha definita il segretario della CEI mons. Nunzio Galantino – sarà illustrata venerdì 5 ottobre dal prof. Ernesto Diaco, direttore dell’Ufficio nazionale per l’educazione, la scuola e l’università della Conferenza Episcopale Italiana, in un incontro che avrà luogo alle ore 16.30 a Reggio Emilia nella chiesa di Santo Spiridione, in via Nuova.

L’iniziativa è promossa da AIMC, UCIIM, AGe, FIDAE, FISM, Istituto San Vincenzo de’ Paoli, Servizio di Pastorale Scolastica, Servizio Diocesano per l’Insegnamento della Religione Cattolica, Osservatorio per l’Educazione e sarà introdotta dal prof. Luciano Bonacini, dirigente scolastico dell’Istituto San Vincenzo de’ Paoli.

Il prof. Ernesto Diaco, insegnante e pubblicista, ha ricoperto diversi ruoli nell’Azione Cattolica Italiana a livello diocesano e nazionale. Dal 2007 al 2015 è stato vice responsabile del Servizio nazionale della CEI per il progetto culturale. Dal 2015 è direttore dell’Ufficio nazionale della CEI per l’educazione, la scuola e l’università.

Recentemente ha curato la pubblicazione degli Atti della X Giornata pedagogica del Centro studi per la scuola cattolica, che hanno affrontato una lettura, sotto diverse angolature, del magistero di Papa Francesco in campo educativo e della sua costante attenzione per le giovani generazioni.

Secondo il gesuita Antonio Spadaro, “la sfida educativa è al centro dello sguardo di Papa Francesco”.

L’incontro è rivolto a docenti, dirigenti scolastici, genitori ed educatori.

Nella foto: Papa Francesco con Ernesto Diaco e mons. Nunzio Galantino.

 

“Il metodo preventivo di don Bosco: oggi?” è il tema dell’incontro che il prof. don Carlo Nanni, rettore dell’Università Pontificia Salesiana di Roma e consulente nazionale dell’UCIIM, terrà giovedì 20 febbraio 2014 a Reggio Emilia

Giovedì 20 febbraio 2014, ore 16.30

INCONTRO CON IL PROF. DON CARLO NANNI

SULLA PEDAGOGIA DI DON BOSCO

“Il metodo preventivo di don Bosco: oggi?” è il tema dell’incontro che il prof. don Carlo Nanni, rettore dell’Università Pontificia Salesiana di Roma e consulente nazionale dell’UCIIM, terrà giovedì 20 febbraio 2014 alle ore 16.00 presso il Centro Giovanni XXIII in via Prevostura, 4 a Reggio Emilia.

L’iniziativa è promossa da UCIIM, AIMC, AGe, FIDAE, FISM, Azione Cattolica, Figlie di Maria Ausiliatrice, Unione ex-Allieve delle FMA Collegio Santa Caterina, Ufficio di Pastorale Scolastica, Ufficio di Pastorale Familiare, Associazione Insigniti Onorificenze Pontificie, con il patrocinio di UCIIM, AIMC e AGe dell’Emilia-Romagna.

L’incontro si svolge alla vigilia dell’arrivo in provincia di Reggio dell’urna con le reliquie di San Giovanni Bosco, di cui ricorre nel 2015 il bicentenario della nascita.

Don Carlo Nanni, classe 1945, salesiano, sacerdote dal 1975, ha conseguito la licenza in Filosofia presso l’Università Salesiana; si è laureato in Filosofia, con specializzazione in Antropologia Culturale alla Sapienza di Roma e ha conseguito la licenza in Teologia Patristica e Storia del Dogma presso l’Università Gregoriana. Dall’anno accademico 1976/77 è docente presso l’Università Pontificia Salesiana; è professore ordinario di Filosofia dell’educazione e pedagogia della scuola presso la Facoltà di Scienze dell’Educazione. Da vari anni insegna anche presso la Facoltà di Scienze della Comunicazione sociale. Già Decano-Preside della Facoltà di Scienze dell’Educazione nel sessennio 1995-2001 e di nuovo dal 23 aprile 2008, il 18 giugno 2009 è stato nominato Rettore Magnifico della Pontificia Università Salesiana, in Roma; è stato riconfermato il 1 luglio 2012 per un secondo triennio.

Dal 1999 è Assistente Ecclesiastico Centrale dell’UCIIM.

Numerose le sue pubblicazioni, unanimemente apprezzate in ambito ecclesiale e in campo pedagogico – educativo; si segnalano alcuni titoli: L’educazione tra crisi e ricerca di senso, Educazione e pedagogia in una cultura che cambia, Il sistema preventivo di don Bosco, Emmanuel Mounier. Il pensiero pedagogico, Educare cristianamente, Educarsi per educare, Educare con don Bosco alla vita buona del Vangelo. Ha collaborato al Dizionario di Scienze dell’Educazione.

L’incontro con il prof. don Carlo Nanni, a cui sono invitati docenti, dirigenti scolastici, genitori ed educatori vuole essere occasione per una riflessione sulla pedagogia di don Bosco e in particolare sul metodo preventivo, la cui rilevanza ed urgenza sono oggi particolarmente evidenti.

Inoltre vuole collocarsi in quella prospettiva di studio delle tematiche educative proposte  dagli orientamenti della Chiesa Italiana per il decennio 2010-2020.

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Famiglia, cima della vertigine educativa. Nella serata sul tema “Educare è un viaggio”

Famiglia, cima della vertigine educativa

Famiglia, cima della vertigine educativa

Nella serata sul tema “Educare è un viaggio”, il Vescovo ha parlato delle relazioni genitori-figli-scuola

Molto partecipato l’incontro promosso da AGe, Aimc, Fidae, Fism e Uciim nella serata di martedì 28 maggio al Centro Giovanni XXIII di Reggio Emilia Famiglia, cima della vertigine educativa

Educare è un coinvolgimento di esistenze, è rivivere continuamente ciò che si è vissuto accanto ai propri cari: il coniuge, i figli, i nipoti, gli amici. Con una base ineguagliabile, la famiglia naturale, sempre più insistentemente nel mirino della mentalità corrente. Francia docet.

È un piccolo distillato dell’incontro “Educare è un viaggio” in compagnia di Massimo Camisasca, in diretta dal Centro Giovanni XXIII di Reggio Emilia nel dopocena di martedì 28 maggio. Anche la serata diventa un viaggio: gli scompartimenti “viaggiatori” – le due aule al primo piano di via Prevostura 4 – si riempiono rapidamente e qualcuno resta in piedi o si accomoda nel pianerottolo. Nel primo tempo l’itinerario sull’educazione proposto dal Vescovo è accompagnato dalle domande di Gabriele Rossi, il presidente dell’Associazione Genitori (AGe), che promuove l’iniziativa insieme alle altre sigle cattoliche Aimc (maestri), Fism (scuole dell’infanzia paritarie), Fidae (scuole primarie e secondarie) e Uciim (insegnanti medi). Poi è la volta degli interventi del pubblico: una mamma, un nonno, due presidi in pensione, a confrontarsi chi con lo sportello psicologico alle scuole medie chi con i cambiamenti epocali nel modo di abitare, di lavorare e di comunicare, o ancora sul ruolo dell’associazionismo e sul “prezzo” delle separazioni.

Tutto il discorso educativo fa perno sulla famiglia e sulla sua intrinseca vitalità. Monsignor Camisasca attinge in particolare al libro “Amare ancora” (Edizioni Messaggero Padova, 2011 – da qui scheda libro online su ibs con il 15% di sconto),

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già presentato in più di cinquanta città italiane, che ha scritto dopo avere ascoltato a lungo genitori e figli di oggi. Con un convincimento profondo: anche se la cronaca, tra delitti “domestici” e alternative giuridiche, erutta quotidianamente fatti negativi, la famiglia è una bella opportunità da riscoprire per il futuro. E con un fondamento altrettanto saldo: la persona, che è sempre concepita in relazione con altri “tu” in ogni esperienza umana, in contrapposizione all’individuo inteso come “io” assoluto, che non ha altri riferimento all’infuori di sé. Non a caso, dice il relatore collegandosi al magistero di Benedetto XVI e alle prime omelie di Papa Francesco, all’origine della crisi dell’uomo contemporaneo c’è proprio la chiusura in questa visione egoistica, portatrice di frammentazione sociale.

Ecco che quell’avverbio di tempo, ancora, che compare anche nel titolo del libro di Camisasca, più che la trincea di una difesa agguerrita diventa il tratto di una speranza da rifondare. Lo dicono i ragazzi che ancora si innamorano e progettano insieme il domani, così come le famiglie che ancora sono felici di accogliere la vita come un dono, scegliendo la “logica della testimonianza”.

Il Vescovo poi, sapendo di sfidare la cultura dei desideri/diritti tanto in voga in Europa, parla ancora di natura: comunque la si voglia chiamare, spiega, è difficile nascondere che nell’uomo c’è qualcosa di insopprimibile: la creaturalità, l’idea di bene e di male, il senso di compiutezza che egli può realizzare solo aprendosi nell’amore, nella fraternità, nell’amicizia.

Certo, viene per tutte le relazioni la prova del tempo, e capita non di rado che la promessa venga meno, “non in sé, ma in noi”. La fedeltà – commenta il presule – è una virtù che vive se rinasce continuamente e nel corso della vita la si può sostenere quanto più si diventa consapevoli che è un “bene difficile” e si impara a perdonare, anche se stessi.

Pure rispondendo a una domanda su paternità e maternità, Camisasca passa da quel “crocevia di tutte le esperienze della vita umana” che è la famiglia. Così, il padre è definito come “colui che prende per mano il figlio e lo porta a incontrare le cose”, a scoprire che la vita è anche (ma non soltanto) problemi, rifuggendo gli estremi del genitore ossessivo/autoritario o viceversa troppo remissivo. Quanto alla madre, ogni donna è essenzialmente “bellezza”, una bellezza che è attrattiva, generativa e “custode” della casa. Ma chi riduce a zero l’importanza del padre e della madre, ammonisce, pone le premesse per lo sviluppo di personalità più fragili, insicure e violente. Il pensiero torna ai surrogati di matrimonio e di generazione che premono per il loro “riconoscimento” legale, mentre la politica, che dovrebbe favorire le politiche familiari per la casa, il lavoro e la natalità, appare animata da una “strana voglia suicida”.

Circa il rapporto scuola-famiglia, il Vescovo insiste sulla necessità che bambini e ragazzi siano aiutati a crescere attraverso le capacità sia intellettive che affettive, rinnovando un’alleanza che richiede nuovi investimenti.

Educare è infine un rischio, perché significa trasmettere se stessi – ogni giorno, nella vita comune – e non un semplice prontuario per l’esistenza. È un “viaggio”, conclude Camisasca, che implica ascolto e quindi pazienza, fino a rispettare il limite della libertà del figlio-altro da sé, giacché “siamo tutti madri e padri putativi”. Questa è anche la “vertigine” dell’educazione: solo in famiglia la si può vivere fino in fondo.

Edoardo Tincani – diocesi.re.it