Musei e luoghi della cultura gratis per le donne

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AGI – “Vivere la cultura e le meraviglie del patrimonio artistico dell’Italia è il modo perfetto per celebrare l’8 marzo. Immergersi nella bellezza della storia e nella vastità dei parchi archeologici sarà la chiave per riscoprire il senso profondo di una giornata dedicata solo alle donne”. Lo dichiara il Ministro della cultura, Gennaro Sangiuliano, alla vigilia dell’8 marzo, giorno in cui, su sua proposta è previsto l’ingresso gratuito per le donne nei musei, parchi archeologici, complessi monumentali, castelli, ville e giardini storici e altri luoghi della cultura statali.

Decine di iniziative sono state organizzate in tutta Italia per sensibilizzare e riflettere sull’importanza culturale della Giornata: dai laboratori alle visite guidate, dalle conferenze ai dibattiti.

L’elenco degli appuntamenti è in costante aggiornamento:
https://cultura.gov.it/evento/giornata-internazionale-della-donna-2023

8 marzo: violenza donne, in casa ‘numeri da guerra’ Polizia in convegno a studenti, ‘serve trasformazione culturale

 © ANSA

(di Gioia Giudici) (ANSA) – MILANO, 6 MAR – I segni di quanto successo oltre 10 anni fa, Filomena De Gennaro li porta addosso, costretta su una sedia a rotelle da un proiettile sparato dall’ex fidanzato che non si rassegnava alla fine della loro storia, ma li sfoggia con un sorriso pieno di coraggio, che questa mattina ha incantato gli studenti riuniti al convegno ‘Questo non è amore’, organizzato dalla polizia di Stato. Lei, che da 12 anni porta la sua testimonianza sperando che qualche donna decida di farsi aiutare, è convinta che “denunciare è fondamentale, non c’è altra soluzione per uscire da una gabbia di violenza che, se non porta alla morte fisica, conduce sicuramente a quella psicologica”. Ed è ugualmente convinta che servano la certezza della pena e un grande cambiamento culturale, perché l’uomo che diceva di amarla e che per poco non l’ha uccisa, “dopo 7 anni in prova ai servizi sociali oggi è una persona libera e, nel paese del foggiano di cui siamo originari entrambi – racconta – spesso sono io che devo restare in casa mentre lui esce a testa alta, convinto di essere nel giusto, e tanti la pensano come lui”. Anche il prefetto Vittorio Rizzi, direttore centrale anticrimine della polizia, è convinto che per arginare la violenza sulle donne, serva “una profonda trasformazione culturale”. Se inizialmente l’ingresso delle colleghe fu accolto come “un potenziale vulnus”, oggi nell’affrontare il problema della violenza sulle donne, secondo Rizzi, la Polizia ha un “vantaggio di genere”. Si deve proprio a una poliziotta, il dirigente dell’ufficio prevenzione della questura di Milano Maria José Falcicchia, l’ideazione del protocollo Eva, nato “per dare una risposta ai numeri da guerra che sono quelli delle guerre domestiche” e poi adottato a livello nazionale. In tutto, grazie ad Eva, sono state raccolte 5488 segnalazioni, una media di 422 al mese. L’età media dell’ aggressore è 42 anni, 2 volte su 3 è italiano, quasi sempre uomo. In 102 casi si è arrivati all’arresto, in 152 alla denuncia, in 59 all’allontanamento. Sono numeri che fanno paura, come quelli delle vittime di violenza sessuale seguite dalla dottoressa Alessandra Kustermann: 1.100 nel 2017, di cui 136 sotto i 13 anni. Sono poco più grandi, 14 e 16 anni, le ragazzine vittime di violenza da parte di uno ‘zio’ orco arrestato grazie alla denuncia del figliastro e alle intercettazioni ambientali. Nonostante le ripetute violenze, le ragazzine hanno difeso a lungo l’uomo che chiamavano ‘zio’ perché – come spiegato dal capo psicologo della questura di Milano Giorgia Minotti – “chi subisce una violenza si sente in colpa e per questo è importante riconoscere i segnali che non permettono di denunciare”. (ANSA).

La festa delle donne Melissa, Asia, Falak: ecco il nostro 8 marzo

è l’8 marzo, festa della donna. Abbiamo scelto alcune figure che descrivono (parzialmente) la complessità del mondo in cui vivono oggi le donne.

FALAK IN FUGA DALLA GUERRA
febbraio-falak.jpgÈ arrivata a Roma all’inizio di febbraio, con la prima apertura del corridoio umanitario organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio insieme alle chiese evangeliche e e ai valdesi. Falak (qui a lato con la madre Yasmine, 27 anni) ha 7 anni e da quando aveva 4 mesi di vita combatte contro un tumore che le ha portato via l’occhio sinistro. Viveva ad Homs, in Siria, ma i bombardamenti ordinati dal presidente Assad ha distrutto la casa e la vita della famiglia. La piccola con i genitori e il fratellino minore si sono rifugiati prima a Damasco e poi in un campo profughi in Libano. Le cure di Falak si sono interrotte, ma i volontari dell’Associazione Papa Giovanni XXIII hanno incluso il suo nome tra i siriani autorizzati a entrare in Italia per motivi umanitari. Ed eccola qui, al sicuro a Roma, lontano dalle bombe, dalla precarietà. E i medici sperano anche lontano dalla malattia. Una nuova vita per Falak, simbolo di tutte le donne e le bambine vittime innocenti della guerra.

HADIQA: MAI PIU’ SPOSE BAMBINE
Hadiqa Bashis ha appena 14 anni ma già da tempo è impegnata attivamente nella difesa dei diritti delle bambine. Nella Valle dello Swat, in Pakistan, dove è nata e cresciuta, l’usanza vuole che le donne si sposino quando sono ancora piccolissime. Hadiqa-Bashir_Cropped.jpgC’è chi viene data in matrimonio a soli otto anni, costretta a sposare uomini che spesso sono già anziani o, comunque, decenni più vecchi di lei. Hadiqa ha cominciato la sua battaglia visitando i vicini casa per casa, spiegando quanta sofferenza provochi questa pratica, cercando di sensibilizzare le famiglie.
Buon 8 marzo a tutte le bambine che riescono a restare tali sfuggendo aun destino di piccole spose.

ASIA BIBI IN CARCERE DA 2.448 GIORNI
Una giovane donna pakistana è diventata suo malgrado simbolo delle libertà negata di professare la propria fede.
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Asia Bibi è in carcere da più di 6 anni in Pachistan, condannata a morte con la falsa accusa di blasfemia dopo un processo lungo e complesso. Per la sua libertà si sono mobilitati centinaia di migliaia di persone; una petizione è stata organizzata anche da Avvenire e avvenire.it; ha fatto il giro del mondo la sua lettera a Papa Francesco. Asia Bibi, simbolo di una fede imprigionata che però non si arrende.

MELISSA COOK, LA RIBELLE DELL’UTERO IN AFFITTO
Poteva essere una delle tante madri surrogate californiane che per qualche migliaia di dollari porta in pancia il figlio di qualcun altro. Melissa Cook, 47 anni, già mamma di 4 figli, però con la sua ribellione ha svelato al mondo (se ce ne fosse ancora bisogno) quanto iniqua sia questa pratica.

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Rimasta incinta di tre gemelli, si è rifiutata di abortirne uno, come ordinatole dall’uomo per la quale stava portando in grembo i bambini. L’uomo minacciava di non pagarla se non l’avesse fatto, ma lei è andata avanti. “Mi ero legata a tutti e tre”, ha detto Melissa, affidandosi a un avvocato. I bambini – tre maschietti – sono nati il 23 febbraio, a sei mesi di gestazione, e l’ospedale ha impedito a Melissa di vederli e perfino di conoscere le loro condizioni di salute, perché così prevedeva il contratto che affida i tre neonati al committente. Ma ora il Tribunale potrebbe ribaltare la situazione.  Buona festa della donna a Melissa, che, anche se tardi, si è ribellata alla logica predatoria dell’utero in affitto.

Avvenire

La festa delle donne… L’8 marzo e il lavoro che non c’è

Sono ancora un esercito. Spesso non volontario. La Festa della donna è come ogni anno il momento in cui si fanno i conti con la “condizione femminile” a partire dalla (mancanza) di lavoro e di pari opportunità (reali) con i colleghi. Nel 2014 fare la casalinga non è così fuori moda: dati Istat alla mano se ne contano circa 7,5 milioni, una cifra in costante calo ma comunque tutt’altro che trascurabile. Anche perché le occupate non sono neppure due milioni in più. Guardando alle donne in età da lavoro, sotto i 65 anni, il numero si ferma a 4 milioni 386 mila, in diminuzione di mezzo milione rispetto al 2008.

Tuttavia, anche in questo caso, il confronto con le lavoratrici fa riflettere: approssimando si può dire che c’è una casalinga per ogni due occupate in quella stessa fascia d’età (9,2 milioni). Ma nel Mezzogiorno a vincere, anche se per un soffio, sono ancora le donne di casa: 2 milioni 217 mila contro 2 milioni 117 mila. Una buona fetta di loro resta quindi fuori dalle forze lavoro. Certo, c’è una tendenza ribasso, che prosegue ininterrotto, soprattutto tra quante hanno meno di 65 anni. Un discorso a parte lo meritano i casalinghi, ormai già da qualche anno sopra i 100 mila e i 70 mila badando solo a quanti sono in età lavorativa. La flessione della donne massaie sembra così leggermente controbilanciata dal fenomeno degli uomini tutti “casa e famiglia”.

Rapporto Eurispes: la difficile conciliazione. È la conciliazione tra i tempi lavorativi e quelli personali e familiari la maggiore criticità per le donne che lavorano: è quanto emerge da un’indagine di Eurispes. Le donne lamentano soprattutto la mancanza di spazi da dedicare a se stesse a causa dei tempi lavorativi (68,3%) e segnalano la difficoltà di far conciliare lavoro e famiglia (50%). Anche l’assenza di stimoli professionali è considerata un peso per le lavoratrici (47,7%) al pari del carico di lavoro troppo oneroso al quale sono sottoposte (41%). Sul versante dei diversi fattori economici evidenziati nell’indagine solo le voci relative alla difficoltà di arrivare con lo stipendio alla fine del mese (51,3%) e l’impossibilità di fare progetti per il futuro (56,3%) risultano preponderanti. Tanto che un donna su 5 ammette di avere un doppio lavoro. La propensione a trasferirsi in un altro Paese è molto elevata tra le donne (45,1%), disposte a cambiare vita soprattutto per accedere a maggiori opportunità di lavoro (67%).