Superiori nella vita religiosa: non solo preti

di: Marcello Neri

“Il Santo Padre Francesco, nell’Udienza dell’11 febbraio u.s. ai sottoscritti Cardinale Prefetto e Arcivescovo Segretario ha concesso alla Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica la facoltà di autorizzare, discrezionalmente e nei singoli casi, ai sodali non chierici il conferimento dell’ufficio di Superiore maggiore in Istituti religiosi clericali di diritto pontificio e nelle Società di vita apostolica clericali di diritto pontificio della Chiesa latina e da essa dipendenti, in deroga al can. 588 §2 CIC e al diritto proprio dell’Istituto di vita consacrata o della Società di vita apostolica, fermo restando il can. 134 §1”.

Con questo rescritto si apre alla possibilità, per le congregazioni religiose maschili, di nominare a cariche di governo locale o generale anche fratelli non chierici – previa ricognizione e conferma da parte della Congregazione vaticana per la vita religiosa.

Risale al 2017 la richiesta da parte dei quattro rami della famiglia francescana di poter nominare fratelli laici come superiori provinciali o generali, per poter corrispondere così pienamente al carisma proprio degli ordini. Ora, la deroga da quanto previsto nel CDC coinvolge tutti gli ordini e le congregazioni maschili andando oltre quelli che avevano mosso la richiesta.

Si tratta di una provvisione importante per ciò che concerne la vita religiosa maschile, dove è il carisma (e non l’eventuale ministero ordinato) ad articolare anche la struttura interna di governo. Non senza ricadute, però, sull’intera vita della Chiesa cattolica: perché – come ha ricordato il francescano p. Perry – una tale possibilità mostra che governo e autorità non devono essere necessariamente legati all’ordinazione sacramentale.

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