Sull’uso delle immagini dei minori va sempre rispettata la dignità del bambino

Siamo tutti convinti che il bambino è degno di rispetto, qualunque sia la sua condizione fisica, la sua origine culturale, sociale o religiosa. E con il termine rispetto vogliamo intendere il significato più ampio ed esteso. Tale diritto può essere leso anche con un uso inappropriato delle immagini che ritraggono la persona e che appartengono alla sua sfera privata, e nel contesto di bambini e ragazzi intendiamo la famiglia e le diverse comunità di appartenenza e di esperienza. Le immagini sono informazioni e per questo dobbiamo aver cura di esse, così come ne abbiamo di altri dati personali. Con esse possiamo descrivere una realtà e oltrepassarla, veicolare dei messaggi. Attraverso di esse facciamo visitare e conoscere luoghi, avvenimenti e situazioni, lieti o tragici. Si tratta di una conoscenza mediata dal filtro di chi propone le immagini stesse.

Al Segretariato internazionale della Pontificia Opera della Santa infanzia a Roma arrivano ogni giorno molte immagini di bambini e ragazzi, in relazione alle varie attività di animazione e formazione missionaria che le direzioni nazionali delle Pontificie opere missionarie (Pom) svolgono nei vari paesi del mondo. Così mi sono chiesta in che modo parliamo dei bambini attraverso le immagini usate nei nostri documenti, nelle notizie, nel materiale che viene prodotto. Come guardiamo? Cosa guardiamo? E con che cosa guardiamo? Con gli occhi del viso o anche con quelli del cuore?

Il fondatore dell’Opera della Santa infanzia, monsignor Charles de Forbin-Janson, aveva a cuore la salute spirituale e fisica dei bambini cinesi e, nel 1843, iniziò quest’Opera coinvolgendo i bambini francesi. Oggi in più di centoventi paesi nel mondo la Santa infanzia continua a coinvolgere i bambini nella missione della Chiesa, dedicandosi alla loro crescita nella fede e umana in una prospettiva missionaria, di appartenenza alla Chiesa universale. In occasione dell’anniversario della fondazione dell’Opera, il 19 maggio sono stati inviati a tutti i direttori nazionali delle Pom gli Orientamenti all’uso delle immagini dei minori stilati dal Segretariato internazionale della Santa infanzia, al fine di sottolineare il carisma delle Pontificie opere missionarie all’interno della Chiesa e nel mondo.

Con questi orientamenti intendiamo offrire uno strumento a quanti collaborano nella missione della Chiesa auspicando che si facciano scelte nel rispetto delle priorità indicate nel documento. Tre sono gli elementi di partenza: il concetto di dignità della persona, di ogni persona, creata a immagine e somiglianza di Dio, immagine che va custodita e mai oscurata, perché alla Chiesa sta a cuore la dignità della persona (Evangelii gaudium, 213); il concetto di immagine e comunicazione sociale, intese come risorse per la promozione della persona; il concetto di minore. Il bambino e il ragazzo siano soggetto e non oggetto dell’immagine. Questa deve promuovere e attrarre perché comunica bellezza, protezione, sviluppo, fede, testimonianza, gioia, speranza.

Siamo chiamati a usare discrezione, prudenza e buon senso per informare, per aiutare le persone a conoscere il mondo e la realtà della Chiesa nel mondo; non intendiamo edulcorare la realtà ma neanche colpire con immagini crude di chi in quel momento non può difendere la propria dignità.

Siamo responsabili delle informazioni che diffondiamo, sempre nel rispetto reciproco. Nessuna persona desidera essere descritta come miserabile anche se vive in una condizione estrema di povertà, che spesso è dovuta a motivazioni complesse e diverse a seconda delle culture. Inoltre, la povertà non è solo mancanza di denaro, di lavoro o di cibo, ma è anche mancanza di affetto, di una comunità, e per noi cristiani la più grande povertà è non conoscere il Signore.

di Roberta Tremarelli
Segretario generale della Pontificia Opera missionaria della Santa infanzia

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