Stati Uniti. «No alle armi». La grande marcia dei giovani americani

Un momento della manifestazione con la cantante Demi Lovato (Lapresse)

Un momento della manifestazione con la cantante Demi Lovato (Lapresse)

Tante stragi. Tanti loro coetanei morti falciati dai colpi di un fucile semiautomatico. Tante promesse degli adulti, che non sarebbe più accaduto. Fino a alla goccia finale di Parkland, il 14 febbraio scorso, quando una manciata di studenti ha capito che i grandi avevano fallito e che era ora di prendere il cambiamento nelle loro mani. Da allora, la generazione del “mai più”, NeverAgain, è stata bravissima nel non permettere che la capricciosa attenzione dei media e dell’opinione pubblica si spegnesse sull’epidemia di morti per armi da fuoco negli Stati Uniti.

Prima hanno scioperato, abbandonando le loro aule per 17 minuti un mese dopo la morte di 17 loro compagni in Florida. Poi hanno incontrato parlamentari statali e federali. Quindi, in poco più di una settimana, hanno raccolto tre milioni e mezzo di dollari per una campagna contro le armi d’assalto. E ieri hanno riunito 800mila persone, secondo gli organizzatori, ai piedi del Campidoglio, a Washington, che hanno circondato di slogan, musica e discorsi per mettere in guardia deputati e senatori al suo interno. E altre marce si sono tenute in centinaia di altre città americane.

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E ieri in piazza negli Stati Uniti non c’erano solo adolescenti. C’erano genitori con passeggini, preoccupati del clima che I loro figli troveranno alle elementari. “Non è possibile che un bambino di 6 anni debba fare due esercitazioni all’anno per imparare a nascondersi, a non piangere e a non fiatare in caso di sparatoria a scuola”, spiega il padre di due bambine.

Davanti al Campidoglio (Lapresse)

Davanti al Campidoglio (Lapresse)

C’erano nonni che temono per la vita dei loro nipoti. C’erano insegnanti che si rifiutano di dover portare una pistola in classe, come ha suggerito Donald Trump per aumentare la sicurezza nelle scuole. E c’erano gruppi di sopravvissuti di altre sparatorie.

In mezzo alla folla e ai cartelli variopinti di Pennsylvania Avenue c’erano anche celebrità che si sono schierate, con il peso della loro fama e del loro denaro, a fianco dei ragazzi di NeverAgain, come George Clooney e la moglie Amal, che si sono detti “di nuovo orgogliosi del loro Paese”, come L’attrice Emma Watson, il cantante ex Beatles Paul McCartney e, virtualmente, Barack Obama. “Niente può ostacolare milioni di voci che chiedono il cambiamento”, ha commentato su Twitter l’ex presidente Usa, che per otto anni ha tentato, invano, di fare approvare dal Congresso una serie di misure per contenere la diffusione delel armi da fuoco nel suo Paese.

In marcia a Washington (Lapresse)

In marcia a Washington (Lapresse)

Dal canto suo l’attuale inquilino della Casa Bianca, Donald Trump, ha fatto sapere tramite un portavoce di considerare coraggiosi i ragazzi scesi in piazza, assicurando che “tenere al sicuro i nostri bambini è la nostra massima priorità”. Trump ha detto di aver sollecitato il Congresso ad approvare un provvedimento per fermare la violenza nelle scuole, che prevede un maggiore addestramento delle guardie armate, la fornitura di pistole agli insegnanti e l’aggiunta di metal detectors all’ingresso degli istituti secondari.

Misure che non basteranno certo per i ragazzi di NeverAgain, che sono convinti di aver finalmente avviato un cambiamento che era sfuggito alle generazioni che li hanno preceduti. O, come ha risposto ieri una ragazza a un automobilista che “clacsonava”, impaziente di vedersi la strada sbarrata dai manifestanti: “Rilassati, siamo impegnati a cambiare il mondo”.

da Avvenire