Sotto il duomo una basilica del V secolo

di Giuliano Zanchi
Direttore generale del Museo Adriano Bernareggi

I recenti scavi nel sottosuolo del duomo di Bergamo, effettuati a partire dal 2004, impongono di raccontare una storia diversa a quella sino a oggi nota. Semplici escavazioni per ragioni manutentive portavano infatti alla luce, fra la sorpresa generale, un basamento di plutei marmorei con decorazioni a graticcio sormontato da archetti ciechi in laterizio decorati con affreschi della seconda metà del tredicesimo secolo attribuibili al Maestro della Rocca di Angera. La natura sensazionale di questi primi ritrovamenti convinceva il vescovo di Bergamo, il compianto monsignor Roberto Amadei, a consentire la prosecuzione di una campagna di scavi che avrebbe portato alla luce le tracce di più di quindici secoli di storia ancora del tutto sconosciuti.
La laboriosa campagna archeologica ha lasciato affiorare tutte le fasi evolutive di un sito abitato già dal X secolo prima dell’era cristiana, i cui strati di base sono quelli della Bergamo romana, un quartiere adiacente al foro, probabilmente costituito da edifici con funzione commerciale, tracce di spazi abitativi, con ragguardevoli resti di pavimentazioni musive: un insediamento sufficientemente strutturato da far nascere la suggestione di una presenza cristiana sorta sulle basi di una domus romana. Al di sopra di questo livello romano gli scavi documentano la presenza a partire dal V secolo di una basilica paleocristiana, dedicata a san Vincenzo, le cui imponenti dimensioni (45 metri in lunghezza e 24 in larghezza) sono l’evidente documento di una comunità cristiana già consistente, attiva, influente, provvista dei mezzi finanziari necessari a un’impresa edilizia di grandi dimensioni. La scoperta, che scompagina ampi capitoli di storia bergamasca, apre ora la strada agli studi.
Nel frattempo, per volontà del vescovo di Bergamo, monsignor Francesco Beschi, la diocesi si è impegnata a trasformare il sito degli scavi nel Museo e tesoro della Cattedrale che diventerà parte del Museo diocesano Adriano Bernareggi.Il progetto è stato possibile grazie al lavoro di supervisione di una commissione nominata dal vescovo e presieduta da monsignor Alberto Carrara (delegato episcopale per la cultura e le comunicazioni sociali), dalla consulenza scientifica della Fondazione Bernareggi, ma soprattutto grazie al progetto museale affidato all’architetto Giovanni Tortelli, con la supervisione scientifica di Saverio Lomartire e Gianni Romano.
Dopo sette anni di lavoro lo scavo archeologico diventa quindi un museo. Verrà inaugurato il 25 agosto alla presenza del vescovo, dei ministri italiani per i Beni culturali, Lorenzo Ornaghi, e degli Esteri, Giulio Terzi. Per la Chiesa di Bergamo significa ritrovare contatto, quasi per inaspettato miracolo, con l’antico e vivo mormorio delle proprie radici.

(©L’Osservatore Romano 24 agosto 2012)