La preghiera. A differenza dell’invocazione, che è espressione di uno stato eccezionale di necessità, la preghiera è espressione muta, oltre che vocale, di uno stato quotidiano di bisogno. Un sostegno continuo alla nostra debolezza, più che una richiesta di aiuto contingente.
Questa, almeno, è la concezione più diffusa, e già elevata, della preghiera. Ancora a un livello umano, ma non troppo umano, poiché nessuna richiesta che aiuti a superare, almeno grazie alla speranza, le innumerevoli esigenze della vita, è di troppo per chi è carico di affanno e di dolore. Perciò la candela accesa dinanzi all’immagine della Vergine o del Cristo in croce non è da meno del più puro slancio del mistico. È bello desiderare giungere a quella che nella Chiesa d’Oriente viene chiamata ‘ la preghiera di Gesù, o del cuore’, la dimensione contemplativa di ‘ una vita nascosta nel Cristo’, la Preghiera del pellegrino russo, il vagabondo di Dio che attraversa i suoi giorni e le sue notti ripetendo all’infinito nel suo cuore la formula: « Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi pietà di me » ; o fare scivolare tra le dita i grani silenziosi di un rosario magari stando seduti al tavolo di una riunione di affari. Ma poiché siamo di carne, la preghiera è anche della carne. (di Ferruccio Parazzzoli – avvenire 3/3/2010)