Sono un Papa con un cuore di parroco

«Era un bravo ragazzo, ha fatto ciò che poteva, non era poi così male». Così Papa Francesco risponde all’ultima domanda (come vorrebbe essere ricordato?) di una lunga intervista pubblicata dal quotidiano spagnolo La Vanguardia.
L’articolo inizia così. “I cristiani perseguitati sono un problema che mi tocca da vicino come pastore. So molte cose sulla persecuzione che non mi sembra prudente raccontare qui per non offendere nessuno. Ma ci sono dei luoghi dove è proibito avere una Bibbia o insegnare catechismo o portare una croce… C’è una cosa che voglio però mettere in chiaro: sono convinto che la persecuzione contro i cristiani oggi sia più forte che nei primi secoli della Chiesa. Oggi ci sono più cristiani martiri che a quell’epoca. E non è una fantasia, lo dicono i numeri”.
Il giornalista si sofferma sull’incontro per la pace in Medio Oriente, svoltosi in Vaticano. ” Qui, in Vaticano, c’erano il 99 per cento delle persone dicevano che non si sarebbe fatto e poi quell’uno per cento è cresciuto. Io sentivo che venivamo spinti verso qualcosa che non si era mai verificato e gradualmente ha preso forma. Non è stato un atto politico ma religioso: l’apertura di una finestra sul mondo”. Francesco tocca poi il tema della violenza in nome di Dio. “E’ una contraddizione che anche noi cristiani abbiamo a volte praticato”. Uno dei problemi più grandi per il dialogo è il fondamentalismo. “Le tre religioni monoteiste hanno al loro interno gruppi fondamentalisti, anche se sono piccoli”. Anche quando non uccide nessuno, “la mentalità del fondamentalismo è violenza in nome di Dio”.
Domanda: perché è importante per tutti i cristiani visitare Gerusalemme e la Terra Santa? “Perché, per noi, tutto è cominciato lì. È come il paradiso in terra, un’anteprima di ciò che ci attende nell’aldilà, nella Gerusalemme celeste”. L’intervistatore, lo incalza. “Alcuni dicono che lei sia un rivoluzionario?”. Il Papa risponde citando una canzone e confondendo Mina con Iva Zanicchi. “Dovremmo chiedere come in quella canzone: prendi questa mano zingara… così potremmo leggere a fondo il passato e vedere che cosa contiene”. Il Papa, secondo quello che scrive il quotidiano spagnolo, qui sorride. Poi si fa serio: “Per me, la grande rivoluzione è andare alle radici, riconoscerle e vedere cosa hanno da dire al giorno d’oggi”.

Lei, prosegue La Vanguardia, ha rotto molti protocolli di sicurezza per avvicinare le persone. “So che può accadermi qualcosa facendo così, ma è nelle mani di Dio.. Mi ricordo che in Brasile mi avevano preparato un papa-mobile chiusa, con i vetri blindati, ma non posso dire ciao alla gente e dirgli che la amo chiuso in una scatola di sardine fatta di vetro spesso. E vero che tutto può accadere, ma alla mia età non ho molto da perdere”. Il giornale affronta poi un altro tema caro a Francesco. “Perché per lei è importante che la Chiesa sia povera e umile?”. Risponde il Papa: “La povertà e l’umiltà sono il cuore del vangelo. Non si può capire il Vangelo senza povertà, che però deve essere distinta dal pauperismo. Credo che Gesù voglia che i suoi vescovi siano servitori”. Per ridurre il crescente divario tra ricchi e poveri anche la Chiesa può fare molto: “Quando vedo le immagini di bambini malnutriti in varie parti del mondo, penso che siamo in un sistema economico globale non buono. È dimostrato che con gli avanzi potremmo nutrire le persone che soffrono la fame. Al cuore di ogni sistema economico deve esserci l’essere umano. Invece hanno messo i soldi, il dio denaro, al centro di tutto. Sono caduti nel peccato di idolatria, l’idolatria del denaro. L’economia si muove con uno spasmodico desiderio di avere sempre di più e, per arrivarci, ha generato la cultura dello scarto”. Un flagello che colpisce tutti: bambini, giovani e anziani, cioè la linfa vitale e la memoria della società. Simili economie guardano con favore anche alle guerre come fonte di business. Non solo. “Questo pensiero unico toglie la ricchezza della diversità di pensiero e quindi la ricchezza di un dialogo tra le persone”.

Francesco conferma poi che è in progetto l’apertura degli archivi vaticani anche sui documenti legati alle persecuzioni degli ebrei. È preoccupato di cosa potrebbe essere scoperto?, chiede l’intervistatore. “No, quei documenti porteranno molta luce. Su Pio XII, il Papa che ha guidato la Chiesa durante la Seconda Guerra Mondiale, hanno gettato di tutto. Ma molti ebrei sono stati nascosti nei conventi di Roma e di altre città italiane, anche nella residenza estiva di Castel Gandolfo. Lì, nella stanza del Papa, sono nati 42 bambini, figli di ebrei e di altri rifugiati perseguitati lì. Non che Pio XII non abbia commesso errori, anche io ne faccio un sacco, ma il suo ruolo deve essere letto nel contesto del tempo. Era meglio denunciare col rischio di altre perdite o tentare di salvare delle vite?”. A Papa Francesco viene “un’orticaria esistenziale” quando vede che “tutti se la prendono contro la Chiesa e Pio XII, e dimenticano le grandi potenze. Sapete che sapevano perfettamente che esisteva la rete ferroviaria dei nazisti per portare gli ebrei nei campi di concentramento? Avevano le foto. Ma nessuno ha bombardato i binari del treno”. Per Francesco, in ogni caso, “dentro ogni cristiano è ebreo”. “Forse – spiega – sarebbe più corretto dire ‘non si può vivere il cristianesimo se non riconoscendo le radici ebraiche”. “Non parlo – precisa – di ebrei in quanto razza semitica ma nel senso religioso. Penso che che il dialogo interreligioso serva per approfondire questo, alla radice”. “Prego ogni giorno – afferma Francesco – l’Ufficio divino con i Salmi di Davide. La mia preghiera è ebrea, e poi ho l’Eucaristia che è cristiana”. Nell’intervista, Papa Francesco parla anche dell’antisemitismo che descrive come “una ragnatela che si estende a destra come a sinistra”. E ammette che ci sono cristiani che ne sono affetti: “Anche da noi chi nega l’Olocausto è pazzo”. Poi Francesco aggiunge: “Non saprei spiegare perché accada, però credo che, in generale, l’antisemitismo sia più legato alle destre, si annidi meglio nelle correnti politiche di destra che in quelle di sinistra, no?”.

Interpellato sul “conflitto tra la Catalogna e la Spagna”, dice: “Ogni divisione mi preoccupa“. C’è l’”indipendenza”, la “secessione”… Ogni caso deve essere studiato a sé. Scozia, Padania, Catalunya… ci saranno casi in cui sarà giusto e casi in cui sarà ingiusto, ma la secessione di una nazione senza una storia di unità forzata deve essere presa con molte pinzette e analizzata caso per caso”. Il giornalista torna a parlare del ruolo del Papa. Verso quale futuro porteranno i cambiamenti che sta adottando? Francesco spiega. “Non ho alcun progetto personale”. In Vaticano è arrivato “con una piccola borsa per tornare rapidamente a Buenos Aires. Quello che sto facendo è quello di cui abbiamo ragionato coi cardinali durante le riunioni e durante il conclave”.

Nuovo tema: l’avanzare dell’ateismo. Cosa pensa delle persone che credono che la scienza e la religione si escludano a vicenda? “Lo scontro tra scienza e fede ha raggiunto il picco nel secolo dei Lumi, ma non è così di moda oggi, grazie a Dio, perché ci siamo resi conto tutti della vicinanza tra una cosa e l’altra”. Sulla rinuncia di Benedetto XVI, Francesco ribadisce: “Ha fatto un grande gesto. E ha aperto una porta, ha creato un’istituzione”. Oggi che si vive più a lungo, capita di raggiungere un’età in cui non riusciamo più ad andare avanti nel nostro compito come vorremmo. “Chiedo al Signore di illuminarmi quando arriverà per me quel momento”. Per la sua vecchiaia Papa Francesco voleva ritirarsi in una casa di riposo per sacerdoti anziani a Buenos Aires. “L’avevo già scelta. Avevo pensato che mi avrebbe fatto bene mettermi al servizio delle parrocchie”.

L’incontro si chiude con una battuta sui Mondiali di calcio. So che non posso chiederle per chi tifa ai Mondiali di calcio, perché lei deve essere neutrale… dice il giornalista. “Mi hanno chiesto di essere neutrale, tanto più che il Brasile e l’Argentina sono sempre state squadre antagoniste. E devo mantenere la promessa”.

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