Siria, il primo ministro Hijab si unisce ai ribelli

Il primo ministro siriano Riyad Hijab ha lasciato il governo del presidente Bashar al Assad e si è unito all’opposizione. Lo ha riferito oggi un suo portavoce in una dichiarazione trasmessa sulla tv al Jazeera. Intanto bombardamenti e scontri con armi automatiche si registrano in molti quartieri di Aleppo. Un’esplosione ha scosso la sede della radiotelevisione statale a Damasco, provocando vittime

Il primo ministro siriano Riyad Hijab ha lasciato il governo del presidente Bashar al Assad e si è rifugiato in Giordania  tappa intermedia prima di arrivare nel Qatar. Lo ha riferito oggi un suo portavoce in una dichiarazione trasmessa sulla tv al Jazeera. “In Siria – ha denunciato – è ormai in corso un genocidio”.
Dopo almeno 27 generali e tre diplomatici, fuggiti nelle scorse settimane, sembrano dunque aver deciso di lasciare Assad al proprio destino anche alcuni tra gli esponenti più in vista delle istituzioni: nella fuga, confermata da diverse fonti compresi gli stessi servizi segreti di Amman, Hijab è stato infatti accompagnato non soltanto da una decina di parenti e dalle rispettive famiglie, ma anche da almeno altri due ministri e da tre ulteriori ufficiali delle Forze Armate.
L’ex premier ha fatto sapere di aver preso tale decisione già da “mesi”, tanti ne sono occorsi per preparare la
diserzione, per denunciare i “crimini di guerra” e il “genocidio” perpetrati dalle autorità di Damasco, e di essersi pertanto “unito alla rivolta”. Si tratta della personalità più in vista ad aver finora abbandonato il regime. Non solo: avrebbe voluto imitarlo anche il suo ministro delle Finanze, Mohammed Jalilati. Non lo ha fatto perchè è stato arrestato.

Le difficoltà in cui si dibatte Assad è dimostrata dal tentativo di spacciare ufficialmente la defezione del premier per una sua mera “destituzione”; e dal fatto che i lealisti non sono nemmeno riusciti a evitare un attentato nella sede stessa della radio-televisione di Stato, nel cuore di Damasco: solo alcuni feriti lievi, ma un valore simbolico enorme.

TERZI: «ASSAD SI FACCIA DA PARTE».  “La defezione del primo ministro siriano Riad Hijab dimostra il progressivo isolamento di Assad anche nei confronti della sua cerchia più ristretta. È un segnale chiaro di quanto la violenza esercitata verso il suo stesso popolo stia spingendo il regime su un percorso di inesorabile implosione”. Lo afferma il titolare della Farnesina, Giulio Terzi, secondo il quale “gli ultimi sviluppi confermano l’ assoluta improrogabilità di una transizione politica a Damasco a guida siriana”.
Infine, Terzi auspica: “Spero che a farsi da parte senza ulteriori indugi sia ora lo stesso Assad, risparmiando ulteriori sofferenze ai siriani, che meritano di entrare in nuova fase della loro storia decidendo liberamente del proprio futuro”.

La defezione del premier siriano dimostra che Bashar al Assad ha perso il controllo del Paese e il suo popolo ritiene che il presidente abbia i giorni contati. Lo ha affermato il portavoce del Consiglio nazionale di sicurezza Usa Tommy Vietor. “Le notizie di oggi sulle defezioni di diversi membri del regime, tra cui il premier Riad Hijab, sono l’ultimo segnale che Assad ha perso il controllo della Siria in un momento favorevole all’opposizione e al popolo siriano”, ha detto il portavoce.

CONTINUA LA BATTAGLIA DI ALEPPO. Il regime di Bashar al-Assad continua incessantemente a martoriare Aleppo, in attesa di sferrare L’offensiva finale sulla seconda città della Siria, e secondo
l’opposizione, si è macchiato dell’ennesima strage ad Harbnafsa, località nella provincia centrale di Hama, dove quaranta civili sono stati uccisi e altri 120 feriti.

STAMPA TURCA: ESECUZIONI E TORTURE DA PARTE DEI RIBELLI
Comandanti ribelli in Siria giustificano l’applicazione sul terreno di una “legge della giungla” mentre crescono le accuse di torture ed esecuzioni contro le forze ostili al regime del presidente Bashar al Assad, rileva oggi il quotidiano turco Hurriyet. Un gruppo di ribelli integralisti ritenuto vicino ad Al Qaida, il Fronte Al Nusra, ha rivendicato negli ultimi giorni l’esecuzione del giornalista della Tv pubblica Mohammed al-Saeed, rapito mentre usciva di casa a Damasco. Lo stesso gruppo jihadista ha anche firmato l’esecuzione sommaria di 13 persone a Deir ez-Zor, riferisce il quotidiano. Sostenitori del regime di Assad sono stati inoltre giustiziati negli ultimi giorni in particolare ad Aleppo, teatro di violenti combattimenti fra esercito e ribelli. Fonti del comando dell’Esercito della Siria Libera (Esl) hanno preso le distanze dalle esecuzioni sommarie. Hurriyet rileva che i ribelli “sono confrontati con una lista crescente di accuse di torture ed esecuzioni”. Il comandante regionale dei ribelli ad Azaz, nel nord della Siria, Ahmet Gazali ha detto al quotidiano turco che i leader dell’Esl “parlano da un campo in Turchia e non vengono in Siria a vedere le realtà sul terreno”. “Abbiamo dei leader nei campi turchi e dei combattenti sul terreno. I capi non possono vedere la situazione come la vedono i combattenti, che agiscono come è opportuno” ha aggiunto. I ribelli, ha detto ancora, non hanno “tribunali o giudici per giudicare e punire per i loro crimini” i sostenitori del regime.

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