Torinese, classe 1927, era entrato nella Compagnia di Gesù a 17 anni, e ordinato sacerdote il 13 luglio del 1952. Cinquant’anni dopo, Giovanni Paolo II gli rivolgerà queste parole: «Tutti sanno con quanto zelo pastorale hai voluto comunicare la Parola di Dio attraverso la catechesi scritta e orale, e anche grazie a convegni di alto livello scientifico. E grazie alla predicazione degli esercizi spirituali hai recato grande giovamento sia ai credenti sia ai non credenti». E ancora: «Tu non solo hai tentato di condurre alla dottrina del Vangelo i fedeli cattolici, ma anche il mondo laico e chi si dimostrava indifferente». Era stato proprio Karol Wojtyla – era il 1979 – a scegliere come arcivescovo di Milano il rettore della Ponteficia Università Gregoriana. Sotto lo sguardo protettore della Madonnina, Martini (nel frattempo – 1983 – creato cardinale) è rimasto fino al 2002, per poi riprendere per alcuni anni gli studi biblici a Gerusalemme («simbolo stesso dell’umanità», la chiamava), fino a quando i problemi di salute non lo avevano costretto a ritornare in Lombardia.
L’amore per la ricerca di Dio, quello era già scoppiato in giovanissima età. Lo ricordava lo stesso cardinale Carlo Maria Martini, in un’intervista ad Avvenire: «A 11 o 12 anni – raccontava – desiderando possedere un’edizione del Nuovo Testamento in italiano, mi misi a cercarla nelle librerie di Torino. Fu abbastanza difficile trovarla. Allora esistevano pochissimi sussidi e anche poche traduzioni. C’erano versioni dei Vangeli, ma era raro trovare una versione dell’intero Nuovo Testamento. Finalmente la trovai, in due volumi. Ancora la ricordo: era come se avessi scoperto un tesoro, ed era infatti un vero tesoro». Anche Martini, per la comunità cristiana – milanese e non – era un tesoro. E questa, oggi, si sente più povera.